Sentiero per la strada delle
gallerie.
Al Rifugio "gen. A. Papa" per la Strada delle Gallerie e successiva discesa lungo la Strada degli Scarubbi.
Bocchetta Campiglia - Strada delle Gallerie - Passo di Fontana d'Oro - quota 2000 - Rifugio "gen.A. Papa" - Strada degli Scarubbi - Càneve di Campiglia - Bocchetta Campiglia. Ore 5 - segnavia 366.
Tratto dal libro di Gianni Pieropan e Luca Baldi : Guida al Pasubio.
Itinerario di straordinario interesse storico e ambientale, che non ha uguali per la sua arditezza: si tratta di un'autentica meraviglia dell'ingegneria militare e dell'umano lavoro realizzata, su idea del capitano Motti e progetto dell'ing. Zappa, dalla 33a compagnia minatori del 5° genio e da 6 centurie di lavoratori al comando del capitano ing.Corrado Picone. E' un'ampia mulattiera che incide e trafora appicchi e burroni del tormentassimo versante sud del Sottogruppo di M. Forni Alti, determinando un incessante succedersi di sensazioni che conferiscono a questo percorso un primato estetico sicuramente insuperabile. Venne costruita con il fine primario di consentire in qualsiasi stagione e con qualunque tempo il transito di uomini e salmerie al coperto dalla vista e dall'offesa avversaria, perciò assicurando in permanenza l'accesso alla zona sommitale del Monte in condizioni ottimali di sicurezza.
I lavori vennero iniziati nello scorcio d'un tremendo inverno di guerra marzo 1917 e condotti con eccezionale alacrità, tantoche il 3 novembre 1917 l'opera fu completata fino al Passo di Fontana d'Oro e nel dicembre 1917 giunse infine alle Porte del Pasubio. La lunghezza complessiva del tracciato è di circa 6.300 metri, dei quali ben 2.300 distribuiti in 52 gallerie ed i restanti intagliati a mezza costa; la larghezza minima misurava m 2,20 e quella normale m 2,50; la pendenza media risulta del 12%, ma in taluni punti tocca un massimo del 22%. Le gallerie avevano originariamente le dimensioni minime di m 2,20 x 2,20; illuminate elettricamente e mediante finestroni aperti nella roccia, consentivano il transito delle salmerie sia con carico centrale che laterale.
Sul bordo esterno dell'intero tracciato, e in corrispondenza delle fìnestre in galleria, correva una ringhiera in ferro tondo sostenuta da paletti a T .
L'attuale stato di conservazione della gigantesca opera risulta discreto, ma è peraltro auspicabile che le cure da parte di reparti del genio specializzati divengano costanti onde assicurare, attraverso una periodica manutenzione, la salvaguardia indispensabile contro il logorio prodotto dagli elementi naturali. Mai si dovrebbe dimenticare che questa strada è il monumento più significativo e genuino che, dallo Stelvio all'Adriatico, ricordi l'epopea vissuta dal soldato italiano e da un intero popolo fra il 1915 e il 1918: perché se l'è costruito con le sue stesse braccia, col suo coraggio e il suo ingegno.
Si segue la Strada degli Scarubbi, raggiungendo Colle Xomo e bochetta Campiglia 1216 m, dove si trova ampio spazio per parcheggiare gli automezzi. La mulattiera inizia di qui e immediatamente si alza con un paio di tornanti che portano alla 1a galleria (munirsi di torcia elettrica!), incorniciata da un portale sul cui frontone sta scritto: "Ex arduis perpetuum nomen centurie 349 - 523 621 - 630 - 768 - 776/33a compagnia minatori".
Entrata prima galleria.Guadagnando quota con regolare costante pendenza, il tracciato volge sulla sinistra tagliando a capanna le pareti a picco della Bella Laita, forando costoni e pinnacoli per evitare precipizi e canali franosi, talvolta affacciandosi su stupende balconate. La 19a galleria è la più lunga (370 m) ed è illuminata da numerosi finestroni, mentre la successiva gira a spirale nelle viscere d'un torrione fino ad uscirne quasi al sommo.
Seguono altre gallerie più corte e quindi la mulattiera aggira ad altissima quota la scoscesa testata della V. Camossara; sono ancora visibili i resti dei poderosi muraglioni a secco costruiti quale sostegno e protezione, per un complesso di circa 400 mc di muro. Incidendone le rocciose pareti sud-est e sud, dalle cui inscrutabili pieghe arrivano gli itinerari che risalgono i Vaj del Pino, del Motto e di Mezzo, la mulattiera aggira M. Forni Alti: procedendo tra visioni di meravigliosa dantesca potenza, si raggiunge infine il Passo di Fontana d'Oro circa 1875 m (ore 2), dove si notano i resti di una cabina elettrica.
Una galleria franata (la 42a) costringe a scavalcare il crinale, portandosi così per pochi passi sul versante nord e cogliendo un'estesa panoramica sul settore sommitale del Monte.
Tornati sulla mulattiera, si sale lievemente con altre gallerie lungo il dirupato versante sud del Cimon del Soglio Rosso, alla cui altezza si tocca il punto più elevato del percorso (circa 2000 m), caratterizzato da un pulpito roccioso. Qui ci si affaccia sull'impressionante burrone della Val Canale e trova origine il poderoso contrafforte che si protende a sud fino a troncarsi netto oltre la sommità del Soglio Rosso.
Scendendo ora leggermente, il tracciato taglia a capanna la parete della Cima dell'Osservatorio che cade a picco per oltre 200 m sul Vaio Sud, toccando anche in questo punto accenti di rara bellezza e arditezza. Quindi la discesa s'accentua e, con un'ultima galleria in forte pendenza, passando tra resti di postazioni d'artiglieria, di ricoveri e di stazioni d'arrivo di teleferiche, si cala all'intaglio delle Porte del Pasubio e in pochi passi al Rifugio (ore 0,45).
La via di discesa percorre per lungo tratto la strada degli Scarubbi, fin dove abbandona la sottostante vasta prateria dell'Alpe Pasubio e si affaccia infine alle Càneve di Campiglia. Qui si tagliano i numerosi suoi tornanti con ripide scorciatoie, finche si arriva alla strozzatura del Vallone; la si taglia con un'altra scorciatoia sulla destra che porta infine in vista della sottostante Malga Campiglia e quindi nel tratto conclusivo della rotabile, che in ultimo sale lievemente verso Bocchetta Campiglia 1216 m (ore 2).
L'itinerario maggiormente percorso sul Pasubio è senz'altro quello chiamato Tricolore. Siamo nel cuore di quel teatro di guerra che non ebbe eguali nell'accanita contesa, durata tre lunghi anni, di una stretta fascia di roccia; guerra allo scoperto, fatta di assalti e bombardamenti, e ben presto guerra di mine fatte brillare sotto le postazioni avversarie. Siamo nella Zona Sacra. Nelle foto sotto, l'enorme frana causata dalla grande mina austriaca fatta brillare il 13 marzo 1918 sotto le gallerie del Dente Italiano: Lo videro letteralmente alzarsi e ripiombare con il suo carico di intrappolati, modificando lo stesso aspetto del monte.
Inizia dove sorge il Rifugio Generale Papa. e conduce alla cima del massiccio Cima Palon. Da questa prosegue fino ai Denti. Sono moltissime le persone che passano sopra il Dente Italiano. scendono alla Selletta dei Denti e poi salgono sul Dente Austriaco affacciandosi agli imbocchi più evidenti di quell'autentico labirinto di gallerie che è nascosto nelle viscere di questi due speroni rocciosi. Ma quasi nessuno si rende conto di cosa c'è sotto i loro scarponi.
I Denti furono trasformati tra la seconda metà del 1916 e la fine della guerra in due autentiche fortezze dalle cui postazioni sparavano bocche da fuoco di vario calibro e venivano azionati i lanciafiamme. In numerose gallerie erano stati sistemati depositi di munizioni e di viveri, ricavati posti di medicazione e la sede di truppe e Comandi.
L'ottimo stato di conservazione del sistema austriaco consente di ricavarne l'impressione di un sistema concepito e realizzato con logica e cura seguendo, se non un progetto, una direttiva ben precisa. Quest'insieme di gallerie fu voluto dal col. brig. Ellison allorché decise di far costruire postazioni in caverna per cannoni e mitragliatrici e di incrementare le già esistenti caverne-ricovero.
Ellison intuì infatti che l'evoluzione dei combattimenti sarebbe sfociata anche in una micidiale guerra di ciclopiche mine. Fu lui che il 6 novembre 1916 fece iniziare la costruzione di una grande galleria di mina - la galleria Ellison - che perforò tutto il Dente Austriaco da nord a sud giungendo fino sotto il Dente Italiano. Ancor oggi è possibile percorrere quasi interamente questo incredibile labirinto e, passando una quarantina di metri sotto la Selletta dei Denti, arrivare sotto i resti di quelle che erano le propaggini nord fatte saltare, del Dente Italiano.
Le galleria italiane nacquero per scopi diversi. Quelle a livello superiore furono realizzate allo scopo di fortifcare il Dente che bisogna dire, prima di venire sfigurato dalla grande mina austriaca del 13 marzo 1918. offriva già una buona difendibilità, perché il versante nord che dà alla Selletta dei Denti. era caratterizzato da dirupi di difficile accesso. Le gallerie del sistema inferiore furono invece tutte scavate tranne la Zero nel tentativo di impedire agli austroungarici di far saltare il Dente Italiano. Erano le cosiddette gallerie di contromina. realizzate seguendo non un progetto ma i suoni, i rumori e gli scoppi di piccole cariche che provenivano dai lavori necessari alla realizzazione della Ellison. Ne consegue una serie di gallerie dall'andamento caotico, imprevedibile più strette e più basse di quelle del livello superiore. Le truppe italiane avevano realizzato in caverna ottimi ricoveri, depositi e posti di comando sotto il Cogolo Alto e Cima Palon. raccordati al Dente tramite le gallerie Generale Papa e Generale Ferrario. E impressionante come si presentano oggi questi tunnel. La deflagrazione di 40.000 Kg. di dinamite e di 10.000 Kg. di clorato. Questo è il quantitativo di esplosivo che distribuito in due camere di scoppio venne fatto esplodere il 13 marzo 1918. Siamo all'esplosione della grande mina austriaca che determinò la fine della cosiddetta "guerra delle mine" sul Pasubio.
Una visita completa dei due sistemi richiede almeno un paio d'ore per il Dente Italiano e circa tre ore per quello Austriaco. Indispensabili sono il casco, un paio di vecchi calzoni e tante luci! Là sotto fa freddo, bisogna rimanere calmi non entrare da soli! e una volta dentro non bisogna preoccuparsi eccessivamente per il pericolo di crolli. Personalmente ritengo che. specie nel Dente Austriaco. la roccia sia ben salda. Ma è ben ovvio che, specie sotto la Selletta dei Denti e nel Sistema inferiore italiano, il volersi infilare strisciando in certi buchi per vedere cosa c'è dall'altra parte è un voler chiedere troppo alla fortuna. Resta comunque da dire che la visita a questo Pasubio sotterraneo arricchisce l'appassionato delle vicende belliche con una serie di sensazioni che gli permettono di "entrare" nella storia. Paragonabili per grandiosità a quelle che si avvertono visitando i resti di un qualche tempio di civiltà antichissime. Si tratta invece di una vicenda vicinissima a noi, ancora nel nostro quotidiano.
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