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Vi proponiamo una
riflessione sulla protesta insorta nelle scuole italiane e sfociata in
"pratiche non sempre condivisibili". Gli alunni di questo Istituto
hanno voluto intervenire al riguardo, per far capire le loro ragioni.
Dopo le vacanze Natalizie nelle trincee scolastiche è
stata issata, almeno per il momento, bandiera bianca. Infatti, le contestazioni
insorte in seguito alla proposta di riforma del Ministro Moratti si sono
placate anche se alcuni istituti di Napoli e di Genova (e di questo siamo
fieri) sono ancora in agitazione.
Siamo coscienti del fatto che con queste settimane di protesta abbiamo
perso ore di lezione e provocato non pochi disagi, ma crediamo che la
causa sia importante, e se fosse necessario e ci fosse un'organizzazione
capace di creare una protesta "plateale", continueremmo per
altri mesi. Ma ciò è impossibile. Innanzitutto perchè
non abbiamo avuto l'appoggio dell'ambiente scolastico, e ciò ha
creato in noi sconcerto, dubbi e paure per l'atteggiamento di biasimo
di alcuni componenti della scuola. A chi ci ha rimproverato di usare la
protesta, in maniera pretestuosa, per sfuggire agli obblighi rispondiamo
che i motivi che ci hanno spinto a disertare le lezioni sono senz'altro
legittimi. Vero è che, se la massa, molto spesso si lascia trasportare,
sull'onda della protesta, seguendo la scia, senza talvolta essere coscienti
del perché e del per come, ci sono anche giovani responsabili che
credono nella difesa dei loro diritti in nome di un ruolo responsabile.
Studenti di tutt'Italia si sono uniti
per un'unica protesta, per difendere il diritto di istruzione. Infatti
con la scusa di
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portare
le scuole italiane ai livelli di modernizzazione delle altre scuole europee
si tenta di far accettare una riforma che ci chiede di dimenticare radici
culturali e origini storiche, per dare spazio d
un sapere che assomiglia sempre più ad un ammasso di nozioni sena
anima. Una scuola che vuole essere moderna deve ,si, interessarsi dei
nuovi saperi emersi dallo sviluppo, ma non deve smarrire il prezioso patrimonio
culturale, che si fonda sulla storia, sulla filosofia, sull'arte,
sulla letteratura e sulle altre discipline, specifiche di ogni corso di
studi. La privatizzazione è l'esempio più concreto di un
processo che porta alla distruzione dell'istituzione scolastica pubblica,
poichè con essa si dimentica che la scuola non è un'"INDUSTRIA!"
La lotta è l'unica arma che noi studenti abbiamo, ed è l'unica
che fin dai più remoti tempi ha fatto si che l'uomo difendesse
i suoi diritti. Questi mesi hanno fatto crescere in noi la consapevolezza
di essere persone titolari di diritti, e abbiamo capito che per veder
riconosciuti questi ultimi spesso bisogna mettersi in prima fila, rischiare
e combattere, perchè è facile stare a guardare, mettersi
al sicuro, non fare niente. E se bisogna pagare e rischiare per ottenere
tutto ciò, beh! noi siamo pronti a scendere in piazza per urlare
la nostra rabbia, perchè pur essendo parte importante della scuola
non siamo rispettati e soprattutto ascoltati. Ciò, abbiamo tratto
da questa esperienza, e abbiamo capito purtroppo che i "GRANDI"
al potere,(per così dire), spesso ci considerano solamente pedine
di un ingranaggio di cui non sempre siamo i motori e speculano sui nostri
ideali.
Rosalba
Barra
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