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Progetto: Giornale d'Istituto "Dalla carta stampata al giornale on line"
Corso teorico-pratico di giornalismo

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IL CODICE DELLE BELLE MANIERE
 

 

 

Un tempo il codice del bon ton, cioè dei bei modi, si insegnava nelle libere scuole insieme alla danza, la retorica, la dialettica. Sviluppavano l'ingegno e facevano brillare il talento. La buona educazione, oggi, in tempo di consumismo, spesso è passata in seconda linea a causa della fretta e dello stress; anziché percorrere le tappe ad una ad una, si vuole divorarle. Non pochi giovani confondono la libertà, con la licenza di fare ciò che si vuole. Con le buone maniere si ottiene tutto, anche la reputazione. Il codice delle belle maniere è strumento di formazione del cittadino e dell'uomo saggio. Nel Medioevo prima di insignire un cavaliere, il Signore si accertava che "fosse uscito fuori del bosco". Non ci poteva essere valore senza virtù e virtù senza educazione. Dalla storia c'è sempre da apprendere. L'uomo, come dice il Pascal, sovrasta ogni altro essere vivente per la statura eretta e sublime, non prona come gli animali; ha intelletto e ragione, facoltà divine. E' bene che usi queste facoltà che lo distinguono dai bruti. Le buone maniere devono diventare abitudini per effetto di volontà e di costanza, un habitus permanente proprio della personalità, del carattere, dell'intelligenza. Le belle maniere sono di pochi, e quei pochi se ne sono fatti un canone. Il codice delle belle maniere non è una disciplina in più, è essenziale. Insegna i valori della vita. E' inutile avere molta

 

cultura se si ignora la creanza. La maggior ricchezza che portiamo con noi e che veramente è nostra, come dice anche Seneca, sono il carattere, la virtù, la serenità dello spirito; prerogative che non possono esistere senza galateo. Chi è sregolato o licenzioso, non può fare né carriera né avere successo, tutti eviteranno la sua compagnia. Il maleducato è nemico dell'associazionismo ed è amico della misantropia; non coltiva amicizie, non sente il fascino della liberalità e solidarietà, non sa dare ascolto alla ragione, è insofferente e insopportabile non solo a se stesso, ma anche alla società. Non ha stile né classe, non sa vestire con eleganza adeguata alla persona, è seccante, parla interrompendo, non sa stare al proprio posto, ha perso l'equilibrio interiore. Noi non sappiamo essere amici di una persona rozza; non ci distaccheremo mai dall'amico che è gentile e ben costumato. Non c'è cosa che offende maggiormente l'uomo dotato di intelletto che le brutte maniere. In conclusione si può dire che le buone maniere non vengono dal caso, ma dalla nostra buona volontà. Inoltre rammento che non viviamo solo per noi, ma anche per gli altri e che quello che impariamo a scuola serve a renderci cittadini rispettosi e rispettati.

Domenico Di Fiore