La musica profana

 

 

 

Nel Medioevo la musica ha prevalentemente una funzione pratica: è musica da eseguire per accompagnare un lavoro, una battaglia, un banchetto, una festa, una cerimonia o una celebrazione. Nella ricchissima produzione musicale del Medioevo dobbiamo distinguere innanzitutto tra musica sacra e profana. Della canzone profana dell’Alto Medioevo, che è in latino, ci sono rimasti pochi documenti perché per lungo tempo essa viene scritta raramente; improvvisata e composta per occasioni particolari, non ha bisogno di essere tramandata ai posteri. La musica religiosa invece viene usata durante le celebrazioni liturgiche, tramandati da una generazione all’altra: essa deve quindi essere scritta per rimanere fedele alla tradizione. Scopo della musica religiosa è creare un’atmosfera di raccoglimento, arricchire la preghiera, accrescere la solennità della funzione religiosa. Soltanto dopo il Mille si moltiplicano le testimonianze sulla musica profana che, con il sorgere delle lingue romanze, si diffonde nelle piazze e nelle corti. Se presso le corti aristocratiche la musica si avviava a divenire sempre più raffinate e complesse, nelle campagne e nei borghi al di fuori delle mura castellane la gente semplice si divertiva con forme popolari e festose. Lontana dai virtuosismi polifonici cioè danze con molti saltelli, o a danze in tondo dette danze a catena. Di essa, purtroppo abbiamo pochissime trascrizioni originali: la nostra conoscenza si limita a quel che ci è giunto a traverso antiche melodie tramandate oralmente. I diffusori di queste musiche erano musicisti girovaghi, cantastorie, acrobati e giocolieri, giullari e menestrelli. Alcuni cantavano soltanto, altri si accompagnavano con il tamburo e con la viella . Accanto a questi troviamo dei particolari musicisti girovaghi: dei giovani di varie nazionalità che , abbandonati agli studi religiosi e monastici, viaggiavano spensierati diffondendo quei "canti goliardici" di cui c'è eccezionalmente giunta una nutrita raccolta conosciuta come Carmina Burana. Tali giovani erano i clerici vaganti, sfruttando la loro cultura religiosa, intonavano canti tratti dal gregoriano adattandovi però parole scherzose, canzonatorie e spesso irriverenti, espresse sia in lingua latina sia in volgare.

Nelle piazze i giullari divertono un pubblico popolare; nelle corti i più colti trovatori e trovieri, cantori dell’amor cortese, intrattengono il pubblico più aristocratico. La musica medievale fu per lungo tempo monodica, cioè caratterizzata da una sola melodia. Alla fine dell’XI secolo risalgono i primi esempi di composizioni polifoniche, cioè basate su due o più melodie eseguite contemporaneamente. Ma sarà solo nel corso del Trecento che la polifonia produrrà le raffinate e complesse composizioni dell’Ars Nova.

Trovatori e trovieri  

 

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