Xander! L'ira insorse violenta nell'animo di Buffy. Se l'amico, in quel
momento, fosse stato presente probabilmente non sarebbe riuscita a trattenersi
dallo sfogare la sua furia su di lui. Non era mai stata veramente consapevole
di quanto Xander, con il suo crudele sarcasmo e la sua diffidenza, aveva
ferito Angel. Lo aveva fatto sentire escluso e indesiderato proprio quando
stava iniziando a ritrovare un po' di fiducia in se stesso e negli altri.
Il giovane non si era mai fidato ed era stato quasi soddisfatto quando
Angelus era tornato, perché finalmente tutti avrebbero capito che
lui aveva sempre avuto ragione
Anche quando Angel aveva ripreso il suo posto fra loro lui non lo aveva
mai veramente dimenticato le sue colpe e non aveva mancato occasione per
rinfacciargliele.
In verità, dal loro primo incontro, non gli aveva mai perdonato
nulla. Soprattutto, quello che non gli aveva perdonato era di essere infinitamente
migliore di quello che lui avrebbe mai potuto diventare.
Gelosia, invidia, senso d'inferiorità avevano fatto emergere quello
che di peggio c'era in lui, trasformandolo, per il vampiro, in un giudice
implacabile. Angel ne aveva pagato le conseguenze e lei
aveva taciuto.
In verità aveva combattuto per il suo amore, contro i suoi amici,
ma solo quando era stata costretta a farlo. Prima aveva cercato di ignorare
il problema, poi, quando lui era tornato dall'Inferno, si era rifugiata
nell'inganno. Solo quando, proprio Xander, aveva scoperto il sotterfugio,
aveva finalmente preso posizione. Per sua fortuna, sia Angel sia i suoi
amici, avevano compiuto quello che pareva impossibile, rimarginando la
frattura che Angelus aveva creato fra loro.
Buffy aveva provato un incredibile sollievo quando si era resa conto di
non dover scegliere. Era un momento difficile per lei e Angel, eppure
dentro di sé sapeva che non l'avrebbe abbandonato
mai. Probabilmente
sarebbe stato lui a farlo
con un anno d'anticipo!
Era arrivata, come sempre, allo stesso punto. Angel che la lasciva, rinunciava
a lei, voltandole le spalle nella nebbia, una nebbia molto simile a quella
che ora la avvolgeva. Eppure fra loro era rimasto un legame abbastanza
forte da condurla in quel luogo incredibile: la sua mente.
Un senso di freddo la pervase. Non era una sensazione fisica, naturalmente,
ma più profonda.
La foschia si stava addensando e i colori, in essa, sparivano gradualmente,
inghiottiti da un'oscurità minacciosa.
Per la prima volta, da quando quell'esperienza era incominciata, Buffy
ebbe paura.
In breve tempo sparì ogni traccia di luce e di colore e la tenebra
la inghiottì.
Non era il buio privo di dimensioni e sostanza in cui ci si trova quando
una sorgente di luce si spegne. Quell'oscurità era viva, pulsante
e
malvagia. Il gelo che sentiva era il gelo della morte.
Di fronte a lei improvvisamente comparve una fiamma ardente. Con terrore
la vide diventare sempre più grande. Stava precipitando nel cuore
infernale di quella oscurità che era Angelus, il demone, e non
poteva fare nulla per evitarlo. Il panico la sconvolse. Quel fuoco non
emanava luce e neppure calore, ma solo un freddo intenso. Bruciava con
un'intensità incredibile, ma senza emettere alcun suono. Il silenzio
assoluto intorno a lei aumentò la sua angoscia.
Quando non vide altro che il rosso sangue delle fiamme cercò di
chiedere gli occhi, ma non le fu concesso neppure quel misero sollievo.
La sua anima era indifesa, priva di un corpo che la proteggesse. Non poteva
nascondersi o fuggire, ma solo cadere, senza nessuna speranza.
La sua mente stava già vacillando. Avrebbe perso sicuramente la
ragione penetrando in quell'abisso fiammeggiante. Quello che vi si nascondeva
nessuna mente umana avrebbe potuto comprenderlo senza impazzire.
Solo pochi istanti prima che le fiamme la lambissero qualcosa di caldo
e morbido la avvolse, come una confortevole coperta di lana. Buffy trasse
da quel contatto un immediato senso di sollievo.
Era ormai circondata dal fuoco, ma non aveva più freddo. Fra lei
e le fiamme c'era una barriera impalpabile, ma non per questo meno reale.
"Resisti."
La Voce le giunse ovattata, quasi un sussurro, rassicurante, anche se
flebile.
Buffy vi si aggrappò con tutte le sue forze. "Non posso."
Rispose con disperazione.
"Certo che puoi. Non abbandonarti a lui, non lasciarti trasportare
o resterai qui, prigioniera della sua follia, per sempre."
All'idea di continuare a cadere in quel luogo orribile per tutta l'eternità
Buffy sentì la paura trasformarsi in terrore. Si era inoltrata
con fiducia nella nebbia, ansiosa di scoprire che cosa si nascondeva.
Ora invece non voleva sapere, andare avanti, ma una forza sconosciuta
la stava attirando con sempre maggiore violenza. Le fiamme iniziarono
ad apparirle opache, quasi trasparenti e dietro di esse iniziarono a prendere
forma delle immagini. Erano solo ombre, ma ad ogni istante che passava
diventavano sempre più concrete, reali, in tutto il loro orrore.
Stava per penetrare nel mondo di Angelus.
"Aiutami!" Era disperata. Non voleva vedere, sapere, conoscere
fino in fondo quello che il demone aveva vissuto. Non sarebbe stata in
grado di sopportarlo. Ne era certa, eppure non sapeva come fare a fermarsi
e ritornare dal luogo di pace da cui era venuta.
"Io posso proteggerti solo da lui, non da te stessa."
Buffy cercò freneticamente una via d'uscita, da quell'incubo, in
quelle oscure parole.
"Che cosa vuoi dire?" Ribatté infine con rabbia. Era
troppo confusa e impaurita per giocare agli indovinelli.
"Lui non vuole catturarti. Non sa che sei qui. Non può saperlo.
Ti può fare del male, certo, ma solo perché è quello
che è. Condividere la sua pazzia basterebbe a ucciderebbe la tua
mente. Non è però lui a condurti. E' la tua anima a portarti
dove desideri andare."
"Menti! Non può essere così! Prima nella nebbia
"
Buffy tacque, senza terminare la frase: aveva compreso. La voce aveva
ragione.
Entrare nella mente di Angel, condividere con lui i suoi segreti più
nascosti era quello che aveva sempre voluto. Qualcuno o qualcosa le aveva
dato la possibilità di farlo e lei
si era lasciata condurre
dalle sue insicurezze, cercando, inconsciamente, le risposte alle domande
che Angel le aveva lasciato, andandosene. Le aveva trovate. Lui l'amava,
l'aveva sempre amata. La desiderava, con l'anima e con il corpo. Aveva
bisogno del suo amore, ma soprattutto era legato a lei da un vincolo che
nessun ragionamento, per quanto logico, poteva spezzare.
Se si trovava immersa nell'essenza stessa del suo demone era perché
qualcosa, dentro di lei, voleva essere in quel luogo ostile. Stava cercando
l'ultima risposta. Il vero motivo per cui lui l'aveva lasciata.
La maledizione, l'ostilità dei suoi amici, i problemi che certo
avrebbe comportato per loro il vivere insieme non erano altro che scuse.
A separarli era stato qualcosa di più profondo e oscuro che si
poteva celare solo in quel baratro di terrore.
Ora che sapeva Buffy ritrovò parte della sua sicurezza. La forza
che fino a quel momento l'aveva attirata, per indurla a perdersi in quell'universo
di fuoco, improvvisamente si indebolì, fino a sparire. Stava ancora
cadendo, ma aveva il completo controllo di se stessa. Le immagini sfocate
erano sparite.
Un dubbio iniziò a tormentarla. "Come posso trovare quello
che cerco se non mi lascio trasportare?" chiese preoccupata.
"Sarò io a mostrarti quello che devi vedere." Rispose
la Voce senza incertezze.
"Chi sei? Perché non mi hai parlato prima? Come fai a sapere
quello che sto cercando?" chiese infine, abbastanza rilassata da
essere curiosa.
"Non dovresti fare domande, quando conosci già le risposte."
Lo stupore impedì a Buffy di replicare. Nello spazio intorno a
lei si stava concretizzando qualcosa dal nulla. Erano due oggetti, all'inizio
trasparenti, poi sempre più concreti. Due anelli, che ruotando
e intrecciandosi, formavano una sfera, dentro la quale lei era sospesa,
sicura e protetta dal male che la circondava da ogni parte.
Vedeva solo l'interno delle due enormi fasce di metallo argenteo, ma sapeva
che cosa si trovava all'esterno di ognuno di essi: due mani che stringevano
un cuore, sormontato da una corona.
Il loro amore, il legame che li univa era la sua guida.
Non era strano che avesse una voce. L'aveva sempre avuta. Aveva guidato
i suoi passi dalla prima volta che aveva incontrato Angel. Le aveva parlato
a seconda del momento in modo dolce e suadente, triste e crudele, urlando
o sussurrando sommessa, ma non l'aveva mai abbandonata. Era stata una
costante nella sua vita.
Doveva a quella voce i momenti più felici della sua vita, ma anche
i più dolorosi. Era però stato grazie a lei che aveva continuato
a combattere ed era sopravvissuta più a lungo delle altre Cacciatrici
che l'avevano preceduta. Buffy sapeva che non poteva morire. Se fosse
morta
Angel non glielo avrebbe mai perdonato!
L'avere riacquistato il senso dell'ironia la rassicurò. Insieme
al suo amore per Angel aveva ritrovato sé stessa e il proprio equilibrio.
Era pronta per affrontare qualunque cosa avesse incontrato.
Ripensò alle domande che aveva posto poco prima.
Quando lei aveva vagato nel passato di Angel la Voce non aveva avuto bisogno
di parole per indicarle la strada. I suoi sentimenti e quelli di Angel
erano stati sufficienti a condurla. Quanto a sapere che cosa lei stava
cercando
. da quando Angel l'aveva lasciata era stata la Voce stessa
a ripeterglielo, infinite volte, nel sonno come durante le ore di veglia:
"Perché?". Quella semplice domanda l'aveva ossessionata
per mesi, fino a quando non aveva deciso di voltare pagina e andare avanti.
Anche allora però, nel buio delle sue notti insonni o nei momenti
più improbabili delle sue intense giornate, era tornata assillante
e dolorosa.
Finalmente, proprio nell'unico luogo dove non avrebbe mai osato guardare,
avrebbe trovato la vera risposta.
"E' ora. Lasciati trasportare." Mormorò la Voce.
Buffy vide le fiamme perdere di nuovo consistenza, ma questa volta non
si oppose al cambiamento. Voleva sapere.
Lui era forte, potente
.vivo! Il corpo morbido sotto il suo fremeva
di piacere, ma anche di dolore. Lei gli apparteneva completamente. Possedeva
il suo ventre con colpi sempre più violenti. Voleva colmarla completamente,
farle sentire che era sua, senza limiti, totalmente.
La tenera carne cedeva sotto le sue spinte, opponendo solo una debole
resistenza. Ogni volta si apriva per accoglierlo, e poi si stringeva contro
di lui, come se volesse trattenerlo in eterno. Lei stava tracciando, con
le unghie, solchi lungo i muscoli della sua schiena. L'odore del proprio
sangue aumentò la sua eccitazione. Quei segni erano la testimonianza
della sua vittoria. Lei era in preda alla passione, voleva il suo sangue
e presto lo avrebbe avuto: lui sarebbe diventato il suo Sire.
Il suo corpo flessuoso, animato dalla forza che aveva fatto di lei la
Cacciatrice, si inarcò contro di lui, in preda al culmine del piacere.
La carotide pulsava, lungo l'esile, bianco collo. Sentiva la vita scorrere
velocemente sotto la pelle sottile, calda, vibrante di energia.
I suoi lineamenti cambiarono, la maschera cadde, mostrando la sua vera
natura. Senza esitare, chinò il capo e penetrò con i denti
quella carne che tanto aveva desiderato.
Il sangue sgorgò a fiotti nella sua bocca, dolce, inebriante.
Come un nettare sublime gli corse giù per la gola e dilagò
in tutto il suo corpo. Il mondo esplose intorno a lui. Quello era l'apice
dell'esistenza, il vertice dell'estasi. La vita, l'energia, il calore
di mille vulcani che pervadevano la sua fredda essenza.
Quando tornò in sé il sangue fluiva lentamente fra le sue
labbra. Ritrasse i denti, con incongrua delicatezza. Lambì gentilmente
il rigagnolo che ancora fuoriusciva dalla ferita aperta.
Si separò con rimpianto da lei e rimase ad osservarla giacere inerte
sul letto disfatto. La sua carnagione era pallida, le labbra esangui.
Era stata sua, ora non sarebbe mai più stata la stessa. La morte
stava facendosi avanti, per reclamare quello che le apparteneva, ma non
lo avrebbe avuto, non completamente almeno.
Lei aprì gli occhi e lo guardò. Con un sospiro pronunciò
il suo vero nome: "Angelus!".
Il vampiro sorrise. Quel debole suono era suonato alle sue orecchie come
una preghiera, la preghiera che da sempre aveva atteso.
Si portò un polso alla bocca e con decisione morse la sua stessa
carne. Ne sgorgò un rivolo di sangue rosso che gocciolò
sul letto, macchiando le candide lenzuola.
Avvicinò il polso sanguinante al suo viso, ma fu lei, con un estremo
sforzo, a protendersi, fino a lambire il sangue che ne sgorgava. Mentre
lei beveva lui le accarezzò i capelli scomposti.
Ora sarebbe veramente stata sua per sempre, ma c'era qualcosa che turbava
la sua vittoria. Non era ancora sazio. Sentiva ancora premere dentro di
sé il desiderio per quel sangue caldo, dolce, colmo di vigore ed
energia, un desiderio che ormai sarebbe rimasto inappagato per sempre.
Il corpo di lei era freddo fra le sue braccia. I suoi occhi non erano
più grigi e ardenti di vita, ma gialli e inespressivi. Non era
più Buffy, la Cacciatrice. Era un vampiro, come tanti.
Angelus si allontanò con violenza dal letto e urlò al cielo
tutta la sua ira. Quella notte aveva segnato la propria condanna. Ci sarebbero
state altre vittime, in molti sarebbero ancora morti per il suo morso,
ma nessuna morte avrebbe mai potuto estinguere la sete che lo tormentava.
Buffy Summer era morta!
Buffy non seppe mai quando il rosso del sangue sulle lenzuola si era
trasformato nel rosso delle fiamme che la accompagnavano nel suo viaggio.
Era vagamente consapevole di aver passato molto tempo a fissare il nulla
alla ricerca del proprio equilibrio, della propria realtà.
Aveva assistito alla morte, non solo del suo corpo, ma anche della sua
anima.
Si era offerta, non all'uomo che amava, ma a quel mostro, che le aveva
rubato, insieme alla vita, anche la sua anima. Era stata consenziente.
Lo aveva voluto, desiderato, eppure
non le sembrava possibile di
aver tradito in quel modo se stessa, tutto quello in cui credeva e soprattutto
Angel e il loro amore.
"Che cosa ho visto?" chiese sommessamente, temendo la risposta
che avrebbe ricevuto. "Il futuro? Il nostro futuro se fossimo rimasti
insieme?"
"Forse." Fu l'enigmatica risposta. "Quello che hai condiviso
con il demone, in realtà, non era altro che un suo sogno, il sogno
che lo ha ossessionato da quando sei comparsa nella sua esistenza."
"E' questa la risposta? E' per questo che Angel mi ha lasciato? Aveva
paura di cedere alla tentazione, di consegnarmi al suo demone, provocando
la mia morte? Non può essere! Avevamo già affrontato questo
problema e lo avevamo superato. Era una lotta che potevamo vincere insieme!"
"Per sempre?" chiese la voce in un sussurro. "Forse."
Tornò a ripetere. "Sii paziente. Per nessuna domanda c'è
solo una risposta."
"Allora mostrami quello che devo ancora vedere!" esclamò
Buffy con ira.
Quello che aveva visto, vissuto, poco prima, l'aveva sconvolta. C'era
un abisso fra l'amore, la dolcezza, la fragilità che aveva percepito
nella mente di Angel e la violenta passione, la brama di vita che le aveva
trasmesso il demone. Quello che però veramente l'aveva toccata
nel profondo era la consapevolezza che, anche se solo per brevi istanti,
in passato, lei aveva condiviso quel sogno.
Quando lui le aveva annunciato che l'avrebbe lasciata lei non si era arresa.
Si era aggrappata a tutte le alternative che poteva immaginare, anche
le più inverosimili e assurde, pur di allontanare lo spettro di
un futuro senza il suo amore.
Nei momenti più bui, quando intorno a lei c'era stata solo la
notte, con il suo lugubre silenzio, e il dolore era diventato più
forte, mentre la paura della solitudine cresceva dentro di lei, anche
quella possibilità era nata in un recesso nascosto della sua mente.
Darsi completamente a lui, offrendogli la sua anima, per vivere al suo
fianco tutta l'eternità, senza più ostacoli che li dividessero.
Diventare un vampiro era da sempre stato il suo peggior incubo, ma per
lui l'avrebbe fatto. Fra le sue braccia la morte sarebbe stata dolce.
Era stata un'idea pazzesca, che aveva subito cancellato dalla sua coscienza.
Non era quello che lei voleva e neppure lui l'avrebbe voluto. Ne era certa.
L'amava per quello che era. Se fosse diventata un vampiro senz'anima lui
avrebbe pianto la sua morte e avrebbe odiato e disprezzato quello che
sarebbe rimasto di lei. Probabilmente l'avrebbe uccisa, con un paletto
ben acuminato, per risparmiare alla sua anima il tormento dei crimini
che il suo corpo, vagando per il mondo, avrebbe commesso.
Eppure
il sogno di quel mostro le era sembrato il riflesso di quei
vaghi, sconnessi pensieri che avevano turbato le sue notti insonni, quando
tutto il suo mondo era crollato.
Le fiamme che la avvolgevano persero di nuovo consistenza, ma Buffy resistette.
Desiderava sapere, ma aveva anche paura di quello che avrebbe dovuto affrontare.
"Non puoi tornare indietro, Buffy, dopo aver amato non si può
mai tornare in dietro." Mormorò la Voce in tono comprensivo.
"Vuoi dire che sono condannata a restare qui per l'eternità?"
Buffy si vergognò del senso di panico che traspariva dalle sue
parole, ma quell'idea la terrorizzava.
"No. Devi andare avanti. Il tuo cuore non ti lascia altra scelta.
Hai incontrato la sua anima. Avresti potuto fermarti, e ritornare alla
tua vita, paga di quello che avevi condiviso con lui. Non ti è
bastato. Hai scelto, per la prima volta, di affrontare veramente anche
il demone, perché lui ha le risposte che cerchi. Ora puoi continuare
a cercare oppure
.puoi lasciarmi. Fra quelle fiamme probabilmente
perderai la ragione, ma forse l'odio che nascerà dentro di te,
alla vista di quegli orrori, ti proteggerà. Non lo so. Conosco
il potere dell'amore. Il potere dell'odio non lo comprendo. Non è
nella mia natura. Tu però lo conosci. Puoi scegliere."
Buffy restò in silenzio. La scelta che le proponeva la voce era
una scelta completamente nuova per lei.
Aveva amato Angel dalla prima volta che l'aveva incontrato. Era stato
semplice, naturale, ovvio amarlo. Anche quando aveva desiderato con tutte
le sue forze uccidere quel sentimento che le costava così tanto
dolore non ci era riuscita. Lui aveva continuato a tormentarla, invadendo
perfino i suoi sogni. Non le era mai neppure venuta in mente l'alternativa:
l'odio.
Sarebbe stato facile in fondo: dopo che lei era arrivata al punto da offrirgli
tutta se stessa lui aveva ucciso i suoi amici, torturato il Signor Giles,
perseguitato lei e la sua famiglia. L'aveva insultata, picchiata, minacciata.
La sua ombra aveva oscurato quelli che avrebbero dovuto essere gli anni
più felici della sua vita, gli anni della adolescenza, della spensieratezza.
Dopo averle rubato la sua innocenza, seducendola con il suo tenebroso
fascino, l'aveva ripagata solo con sofferenza e dolore. Era quasi morta
per lui e lui
l'aveva abbandonata, senza voltarsi in dietro. Sarebbe
stato davvero facile odiarlo. Era stata solo sua la colpa di tutti i suoi
patimenti. Niente avrebbe mai potuto ripagarla di tutte le lacrime che
aveva versato per lui.
Gli anelli intorno a lei iniziarono a muoversi più lentamente
e a brillare di una luce bianca tenue, triste. Ora le sembravano fragili,
effimeri, contro la realtà bruciante delle fiamme che continuavano
ad ardere. In fondo erano solo il frutto della sua immaginazione. Quei
due pezzi di comune argento non erano stati altro che il simbolo di un
sogno durato una notte, di un'illusione, a cui lei, testardamente, si
era sempre rifiutata di rinunciare.
Si distingueva ormai solo più un vago riflesso argenteo fra le
fiamme, ma Buffy scoprì che il fuoco non la stava bruciando. Al
contrario le dava un piacevole senso di sollievo. Si sentiva libera, forte
e potente. Si lasciò con gioia avvolgere dal fuoco, inebriata dall'euforia.
Non c'erano limiti a quello che poteva fare.
Era giovane, sana e bella. Avrebbe potuto avere qualsiasi uomo avesse
desiderato. Forse, prima o poi si sarebbe anche sposata, ma solo dopo
aver scoperto tutti i piaceri che il suo corpo poteva offrirle. Quando
lo avesse deciso avrebbe avuto una magnifica cerimonia, con fiori, uno
stupendo abito e tanti invitati, che l'avrebbero ammirata e invidiata.
Dopo qualche anno probabilmente avrebbe avuto un figlio. Sarebbe stata
una femmina. Poteva vederla, graziosa, intelligente e vivace, con il suo
stesso carattere volitivo e
gli occhi scuri di suo padre.
Gli anelli erano di nuovo intorno a lei, per proteggerla e rassicurarla.
Anche il dolore era tornato, ma Buffy lo accolse con sollievo. Aveva compiuto
la sua scelta. Non sarebbe mai riuscita a odiarlo veramente. Non poteva
perché poteva forse mentire al mondo, ma non a sé stessa.
Angel l'aveva fatto soffrire, stava ancora soffrendo per lui, proprio
in quel momento, ma
aveva anche dato un significato a tutta la sua
esistenza, quel significato che non era più stata in grado di trovare,
da quando lui era partito. Nessuno era mai riuscito a renderla altrettanto
felice, a farla sentire così sicura e completa, così amata.
Aveva ancora paura, ma non voleva più fermarsi. Quando si sentì
ancora attirare dalla forza misteriosa si abbandonò con fiducia.
La camera era immersa nel buio. Buffy stava dormendo, inconsapevole della
presenza accanto a lei.
I libri di scuola erano ancora aperti sulla sua scrivania. I pupazzi sulla
mensola sembravano sorridere nell'oscurità. L'ombra immobile, vicino
al suo letto, fissava il volto abbandonato sul cuscino. Nulla turbava
il silenzio.
"E' così bella!"
"E' stupenda!"
"Nel sonno sembra ancora una bambina."
"E' una donna e sa di esserlo."
"E' così innocente e pura!"
"C'è passione in lei, forza e potere."
"Ha tanto amore da offrire."
"E' capace di odiare!"
"L'amo."
"Deve essere mia."
"La desidero."
"Possiederò il suo corpo, come la sua anima."
"Vorrei renderla felice."
"Mi darà piacere come nessun'altra prima!"
"Lei è il mio destino."
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