"Che
cosa hai detto?
.Torni a Los Angeles?
ma Angel, non puoi farlo!
L'Incantesimo esiste ancora! Tu sei
il mio Sire. Se te ne vai ora,
io
."
Buffy si sentiva confusa e stordita. Odiava l'intonazione disperata che
aveva assunto la sua voce, ma era più forte di lei. Non poteva concepire
l'idea che lui l'abbandonasse proprio nel momento in cui la sua stessa vita
dipendeva da lui. Eppure le parole che il vampiro aveva appena pronunciato
erano state inequivocabili: aveva intenzione di andarsene, ancora una volta,
senza una spiegazione plausibile.
"Ho fallito Buffy." Dichiarò Angel in tono rassegnato,
voltandosi finalmente per osservarla. "Non sono in grado di aiutarti
a combattere l'Incantesimo. Dovrà farlo qualcun altro al mio posto.
Non ha senso che io resti."
Buffy sentì la paura, insieme ad una rabbia cieca, travolgerla.
Le tornarono in mente i giorni appena trascorsi: i suoi vani tentativi
di ribellione a quella situazione che le pareva assurda, l'incontro con
il vampiro sconosciuto, il senso di sollievo che aveva provato, nel condividere
con il suo Sire i suoi sogni più intimi, il vestito attillato,
la scena al Bronze e la notte appena trascorsa.
Aveva provato dolore, sofferenza, umiliazione, a causa sua, ma anche serenità,
gioia e piacere.
Ora lui, con poche semplici parole voleva cancellare ogni cosa. Tutto
sarebbe stato inutile. Qualcosa da dimenticare e basta!
"Angel
sei un vigliacco e soprattutto un bugiardo!" esplose,
gli occhi luccicanti di lacrime a stento trattenute. "Un tempo hai
ammesso di amarmi, ma mentivi! Sapevo già che non ti importa nulla
dei miei sentimenti. Lo hai dimostrato due anni fa lasciandomi, ma credevo
che almeno la mia vita, la mia sopravvivenza, significasse qualcosa per
te! Evidentemente mi sbagliavo."
"Io voglio che tu viva. Per questo me ne vado." Fu la pacata
risposta alla sua sfuriata.
Buffy si ricompose, ma il suo sguardo ora era gelido come il tono della
sua voce.
"Splendido! E chi sarebbe il qualcun altro che dovrebbe sostituirti,
se mi è concesso saperlo?"
"Spike." Il nome riecheggiò nel silenzio della stanza
per istanti che a Buffy parvero eterni.
Quando riuscì finalmente a rispondere lo stupore aveva sottratto
alla sua voce ogni traccia di aggressività.
"Spike? Tu vuoi che Spike sia il mio Sire? Ti fidi di lui fino al
punto di mettere la mia vita fra le sue mani, o meglio dovrei dire
.fra
i suoi denti!"
La prospettiva assurda di avere Spike come Sire le aveva fatto tornare
il senso dell'umorismo.
"Lo è stato già una volta, quando ti ha salvato da
quell'animale che avevi incontrato, e non ne ha approfittato. Ha il microcip.
Non ti farà del male."
"Non mi farà del male?"
L'ira stava di nuovo prendendo il sopravvento sulla sorpresa nell'animo
di Buffy. Angel evidentemente parlava sul serio. Intendeva davvero cederla
a Spike come
un oggetto, senza alcun valore per lui! Se in quel momento
avesse avuto un paletto
Istintivamente volse gli occhi intorno a
sé, come se cercasse davvero un'arma con cui colpire il vampiro
che continuava ad osservarla, apparentemente indifferente.
In realtà tutto quello che desiderava Buffy era sfuggire allo sguardo
penetrante di quegli occhi scuri in cui non riusciva a leggere altro se
non il vuoto. Ogni cosa le appariva irreale, eppure famigliare, come in
un incubo ricorrente, destinato a tormentarla in eterno, notte dopo notte.
Angel la lasciava e lei restava sola, ma questa volta non sarebbe stata
sola. Spike avrebbe fatto parte della sua vita, ne sarebbe diventato il
fulcro, come ora lo era Angel: sarebbe stato il suo Sire.
Un brivido di orrore la percorse. Spike non era Angel e non avrebbe mai
potuto esserlo!
"Non mi farà del male!" ripetè, questa volta
in tono non più stupito, ma sarcastico. "Hai ragione. Probabilmente
non mi morderà il collo, bevendo il mio sangue fino ad uccidermi,
e neppure mi picchierà e non mi torturerà. Non oserà
farlo. Si limiterà a usare il suo potere su di me a sua completa
discrezione. Dovrò vivere con lui, obbedire ai suoi capricci e
sicuramente imparerò con lui moltissimo su come soddisfare un vampiro
a letto! Alla fine di tutto questo forse qualcuno troverà il modo
di rompere l'Incantesimo, ma
" a Buffy mancò la voce.
Angel tacque. Non c'era nulla che potesse dire.
Trascorsero lunghi momenti di silenzio. Fu Buffy a riprendere a parlare,
ma questa volta non più con sarcasmo, ma solo con dolore.
"Non riesco a rassegnarmi Angel che tu possa semplicemente voltarti
e uscire da quella porta sapendo che mi lasci
a lui. Un tempo sei
uscito dalla mia esistenza perché io fossi felice, ma ora? Credi
che svegliandomi vicino a lui, accarezzandolo, baciandolo, sentendolo
entrare dentro di me io possa essere felice? E' questo che vuoi per me?
Che io appartenga a Spike anima e corpo perché lui possa usarmi
a suo piacere?"
"Io voglio che tu viva!" Ripetè testardamente il vampiro
voltandosi e dirigendosi verso la porta.
Buffy rimase immobile, in mezzo alla stanza quasi buia. Il sole era ormai
tramontato. Non udì la porta richiudersi. Qualcosa dentro di lei
si era infranto. Si sentiva confusa, stordita, incapace di fare qualsiasi
movimento. Avrebbe voluto piangere, ma anche quel sollievo le era negato.
Oltrepassato l'austero cancello di ferro Angel si fermò. La casa
alle sue spalle era buia e silenziosa.
Restò in attesa alcuni minuti, ma nulla accadde. Si voltò,
come se fosse tentato di tornare in dietro, ma un'ombra sorse dal buio,
frapponendosi fra lui e l'edificio.
"Sei in ritardo." Mormorò il bruno vampiro con disappunto.
"Volevo darti il tempo di sistemare le cose con lei. Immagino che
tu l'abbia lasciata di pessimo umore
.come sempre."
I lineamenti di Angel si irrigidirono. L'ira repressa era evidente dal
tono della sua voce. "Spike, non cambierai mai! Va da lei, ma ricordati,
se le farai del male
."
Il vampiro più giovane scosse le spalle con noncuranza. Un sorriso
ironico gli increspò le labbra.
"Stai tranquillo. Non ho intenzione di farle del male, anzi
la
farò sentire bene, probabilmente molto meglio di quanto l'abbia
mai fatta sentire tu!" concluse con palese malizia nello sguardo.
Non ebbe però la soddisfazione di vedere l'effetto delle sue parole
sul vampiro più anziano. Angel gli voltava già le spalle
percorrendo a lunghi passi la strada deserta.
Il Negozio di Magia era affollato. Uno dopo l'altro erano tutti arrivati
nell'angusto locale senza essersi dati nessun appuntamento. Erano perplessi
e preoccupati e cercavano inconsciamente sostegno nella reciproca compagnia.
Anya mormorava qualcosa all'orecchio di Xander, attraverso il bancone.
Willow e Tara sfogliavano insieme un enorme libro, ma svogliatamente.
Evidentemente avevano perso la speranza di trovare fra le pagine consunte
la soluzione al loro problema.
Giles controllava un elenco di parole incomprensibili a chiunque altro.
Erano titoli di testi antichi, scritti in lingue ormai morte da tempo.
Si interrompeva spesso, per pulire scrupolosamente le lenti dei suoi occhiali,
come se fosse colpa loro se non trovava quello che ostinatamente stava
cercando ormai da giorni. Riley non c'era, ma nessuno si era neppure accorto
della sua mancanza.
Solo Angel non sembrava trarre sollievo dalla presenza degli altri. Quando
era arrivato il suo volto era talmente scuro che nessuno aveva osato fare
domande.
In ogni caso non ce ne era bisogno. Se lui era con loro era perché
Spike era con Buffy.
Il vampiro si era seduto in disparte, nell'ombra. Fissava intensamente
il telefono che taceva, sul bancone.
Spike avrebbe dovuto dare loro notizie su come Buffy aveva reagito al
suo arrivo alla casa, ma evidentemente era troppo occupato per telefonare.
Angel non voleva pensare a che cosa stesse facendo il biondo vampiro in
quel momento.
Buffy era sua, la sua amante, amica, compagna. Era il suo cucciolo e lui
l'aveva abbandonata. Quando quella mattina ne aveva parlato con Giles
era sembrata una buona idea. Era stata Willow in verità a proporla,
ma
non aveva funzionato come lui aveva sperato.
Come richiamata dai suoi pensieri Willow si avvicinò timidamente
a lui.
"Mi dispiace." Mormorò sinceramente contrita. "Ero
sicura che
tu non hai visto Buffy quando l'hai lasciata la prima
volta. Cioè, l'hai vista, ma non come l'ho vista io. Era distrutta,
arrabbiata e soprattutto disperata. Avrei giurato che questa volta
non
l'avrebbe sopportato. Quando ci hai detto che non eri riuscito a cancellare
quello che c'era stato fra voi e a farla ribellare ho pensato che se tu
l'avessi lasciata non l'avrebbe accettato. Credevo che ti avrebbe ucciso,
pur di non farti andare via. Non veramente ucciso, certo, ma
"
Angel emise un sospiro. Non aveva voglia di parlare, ma Willow era un'amica
speciale. La sola vera amica che avesse in quella stanza. La sua dolcezza
e il suo candore avevano sempre avuto il potere di disarmarlo.
"Willow non importa. E' andata come doveva andare. L'importante
è che Buffy riesca ad uscire da questo incubo. Anch'io mi ero illuso
che la minaccia di abbandonarla sarebbe stata sufficiente e non saremmo
mai dovuti ricorrere a Spike, ma non è stato così. Buffy
ha protestato, quando ho annunciato la mia partenza e soprattutto quando
le ho parlato di Spike, ma l'Incantesimo è stato più forte.
Non si è opposta alla mia volontà. Il suo dolore non è
stato sufficiente a farla ribellare. Non mi ha trattenuto. Ha lasciato
che uscissi dalla sua vita sapendo che non sarei ritornato, e ora
.forse
Spike riuscirà dove io ho fallito. Buffy non ha vincoli di affetto
con lui e Spike, come Sire,
sa molto bene come farsi odiare."
Willow provò un impeto di affetto per l'uomo che le stava davanti,
accasciato su uno scalino, rassegnato a vivere accompagnato da una sofferenza
che pochi uomini avrebbero saputo sopportare con dignità.
Il vampiro le appariva stanco, logorato dalla tensione e dal dolore. Eppure
aveva trovato in sé ancora energie sufficienti per affrontare quella
tremenda attesa.
Tara stava sfogliando un libro, poco distante. Willow si chiese se sarebbe
stata capace di tanto per la sua compagna.
Il telefono in quel momento squillò.
Giles, dopo un momento di incertezza rispose. Fu una conversazione breve,
della quale nessuno comprese il significato. Deposta la cornetta l'Osservatore
si volse verso il vampiro che, dall'ombra, lo guardava come se dalle sue
parole dipendesse la sua stessa vita.
"Angel, credo che sia meglio che tu torni da Buffy
subito."
Angel balzò immediatamente in piedi. "Che cosa è successo?
Se le ha fatto del male, io
."
Giles si affrettò a rassicurarlo. "Buffy sta bene, almeno
credo. Ma Spike pare che abbia difficoltà a comunicare con lei.
Non mi ha detto altro, ma penso sia necessaria la tua presenza."
Quando Angel varcò la porta lo accolse solo il silenzio.
Spike era in soggiorno, seduto in una poltrona. Quando lo vide entrare
quasi di corsa si alzò sulla difensiva. Senza dargli il tempo di
parlare iniziò a giustificarsi. Conosceva per esperienza l'impulsività
del suo Sire, quando era di quell'umore, e non intendeva pagarne le conseguenze.
"Buffy è in camera da letto e gode di ottima salute!"
Le sue parole non erano però bastate a rassicurare Angel.
"Magnifico!" fu la sarcastica risposta. "Ora dimmi che
cosa le hai fatto!"
Spike, di fronte allo sguardo fiammeggiante d'ira del vampiro più
anziano, indietreggiò, ma rispose comunque con spavalderia.
"Nulla! Non l'ho neppure vista. Quando sono entrato si era già
chiusa nell'altra stanza e l'unica cosa che mi ha detto, quando le ho
ordinato di uscire è stato: "Vai all'Inferno!". Non ha
detto altro!"
Angel rimase interdetto. Era strano. Doveva riflettere. In sua assenza
Spike avrebbe dovuto avere su Buffy l'autorità di un Sire, secondo
l'Incantesimo. Non era però stato così. Quindi era possibile
che l'Incantesimo fosse stato rotto senza che né lui, né
Buffy ne fossero consapevoli.
La speranza sorse lentamente nel suo animo, per acquistare sempre maggior
forza, ogni momento che passava.
All'idea che Buffy fosse di nuovo libera si sentì immensamente
sollevato e felice, ma cercò di controllare il suo entusiasmo.
Doveva ancora parlare con lei per essere sicuro che quell'incubo fosse
veramente finito.
"Vattene!" ordinò al vampiro ancora in piedi di fronte
a lui. Il suo sguardo era fisso sulla porta chiusa, che lo divideva da
Buffy e non udì i commenti di Spike sull'ingratitudine di certa
gente mentre usciva sbattendo la porta.
Esitando si avvicinò al battente chiuso, oltre il quale non si
udiva nessun rumore.
"Buffy, per favore esci. Dobbiamo parlare."
Aveva cercato di mantenere il tono il più calmo possibile controllando
l'impazienza che gli faceva stringere a pugno le mani lungo i fianchi.
Se Buffy era ritornata ad essere quella di sempre solo con la pazienza
avrebbe ottenuto qualcosa da lei.
Buffy non lo deluse. Lentamente la porta si aprì e lei gli apparve
davanti bella come non lo era mai stata.
I vestiti erano stropicciati, i capelli spettinati e gli occhi gonfi e
rossi, ma tutto in lei esprimeva forza e determinazione. Lo guardò
accigliata, il capo eretto in un atteggiamento di orgoglio.
"Sei tornato." Fu il suo solo commento.
" Infatti. Non sembri sorpresa di vedermi." Mormorò Angel,
indeciso su come spiegare il suo cambiamento di programma. Non era ancora
certo che l'Incantesimo fosse rotto e temeva di dire troppo.
Buffy al contrario non sembrava avere incertezze.
"Non lo sono. Sapevo che saresti tornato. Tu tornerai sempre da me.
Sei il mio Sire e io sono il tuo cucciolo, ricordi?"
Angel ora era completamente confuso. Non riconosceva la Buffy che aveva
di fronte. Non era la ragazza che aveva lasciato due anni prima, innamorata,
ma incapace di compiere delle vere scelte, e neppure la vittima insicura
e tormentata dall'Incantesimo che aveva ritrovato in quei giorni.
La donna che aveva parlato era palesemente esaurita e bisognosa di un
rilassante bagno caldo, seguito da un buon sonno, ma era anche determinata
e sicura di sé.
"Buffy, non capisco che cosa vuoi dire." Si decise alla fine
a confessare, non sapendo che cosa rispondere.
"L'ho capito quando te ne sei andato. Se lo avessi compreso prima
mi sarei risparmiata molte lacrime immagino, comunque meglio tardi che
mai.
Non so se dipende dall'Incantesimo o da quello che proviamo uno per l'altra
o semplicemente dal destino, ma io sono tua e tu sei mio. Possiamo cercare
di sfuggire in eterno a questa verità, ma non servirà a
nulla. Torneremo sempre a riunirci perché così deve essere.
Ci sono legami che non possono interrompersi, mai. Tornerai come amico,
consigliere, amante, Sire
non lo so, ma tornerai da me
sempre.
Il tempo in cui saremo divisi ci sembra lungo, doloroso e vuoto, ma in
realtà non esiste. Un solo istante con te è un'eternità.
Due anni senza di te non sono che un attimo, nella mia vita. Quando tu
non ci sei nulla può toccarmi. Non sento, non parlo, non vedo,
non vivo. Solo quanto tu ritorni il mio cuore ricomincia a battere, la
mia mente a pensare e la mia anima a vivere. Questo è il mio destino,
il nostro destino. Insieme a te, questa volta, se ne è andata anche
la costante paura di perderti che ho avuto dal giorno in cui ti ho conosciuto."
Buffy ora sorrideva e lo osservava con un'espressione di assoluto trionfo.
Sentiva di avere vinto, non una battaglia, ma la guerra.
Angel rivide se stesso percorrere la strada che da Los Angeles portava
a Sunnydale, in preda alla paura per quello che gli aveva detto Giles,
la stessa paura che lo aveva trasportato, quella sera, dal Negozio di
Magia a quella casa. Ripensò alle infinite volte, durante quei
due anni, in cui era stato tentato di salire in auto e ritornare da lei
e finalmente comprese.
Buffy aveva ragione. Avevano lottato contro il destino, ma inutilmente.
Per mille motivi o per nessun motivo lui, prima o poi, sarebbe comunque
tornato da lei. Come un'onda, che cavalca gli abissi, non può evitare
di perdersi su una spiaggia, lui avrebbe sempre finito di perdersi in
lei.
Chinò il capo, sconfitto, ma immensamente felice di aver perso
quella futile guerra.
La sua mano tiepida che gli accarezzava il volto lo riportò alla
realtà.
"Bene mio Sire, adesso che programmi hai? Vuoi fare l'amore con
me, o vuoi che sia io a farlo con te? O forse preferisci leggere un libro
mentre io guardo la televisione?"
Il tono di Buffy era stato scherzoso, ma le sue parole ricordarono ad
Angel l'Incantesimo e la necessità di chiarire le cose.
"Buffy, esiste ancora l'Incantesimo." L'ansia presente nella
sua voce non riuscì comunque ad indurre Buffy a prenderlo sul serio.
"Giles e Willow troveranno una soluzione, prima o poi, immagino."
Dichiarò convita, offrendogli le labbra.
Angel, imbarazzato, rifiutò la sua offerta. Non le aveva mentito,
ma le aveva taciuto la verità. Ora era venuto il momento di parlare.
"Giles e Willow hanno già trovato la soluzione, Buffy. Non
te lo abbiamo detto perché era necessario che tu ignorassi ogni
cosa perché il nostro piano funzionasse."
Buffy corrugò la fronte, indecisa su come prendere la notizia.
"Quale piano?" si limitò a chiedere.
"Io dovevo indurti a ribellarti a me, al tuo Sire. Dovevi trovare
in te stessa la forza per rompere il legame che ci univa. Per questo io
.ti
ho provocato, ma tu alla fine
non ti sei mai ribellata veramente.
Eravamo disperati. Per questo abbiamo pensato che se io ti avessi lasciato
e fosse venuto Spike al mio posto
"
Sentire nominare Spike ricordò a Buffy la sofferenza appena provata
e riaccese la sua ira.
"Spike! Davvero un'idea formidabile! Immagino che secondo voi io
adesso sarei dovuta essere fra le sue braccia o magari ai suoi piedi!"
Angel strinse i denti per la rabbia all'idea, ma tentò di giustificarsi.
"C'era la tua vita in gioco!"
Buffy però aveva deciso di non dargli tregua.
"Benissimo. Posso sapere allora perché ora mi stai raccontando
tutto?"
Il vampiro pregò silenziosamente di aver fatto la scelta giusta,
decidendo di affrontare direttamente l'argomento.
"Penso, da come hai mandato Spike all'Inferno, che tu abbia rotto
l'Incantesimo."
"Lo pensi o ne sei sicuro?" Commentò Buffy con tono ironico
"Il solo modo di esserne sicuri è provare." Rispose Angel
con uno sguardo di rimprovero.
"Proviamo allora. Dammi un ordine e io non obbedirò."
Angel sentì la propria mente svuotarsi da ogni idea che avesse
un senso. Non voleva dare ordini a Buffy. Desiderava solo abbracciarla,
stringere a sé il suo corpo morbido e profumato, e non pensare
a nulla. Dovevano però prima risolvere quel problema. Era qualcosa
che non poteva essere rimandato. Pronunciò l'ordine senza neppure
rendersene conto.
"Spogliati!"
La risata di Buffy lo colse di sorpresa.
"Angel, per favore, pensa ad un ordine a cui io non voglia obbedire,
o sarò costretta a tenermi addosso questi vestiti per almeno una
settimana per dimostrarti che non sono più sotto l'influsso dell'Incantesimo!"
Angel sorrise, in risposta, cogliendo l'ironia della situazione.
"Hai ragione. Scusami. Colpiscimi, con tutte le tue forze!"
Il sorriso di Buffy questa volta fu più misurato.
"Dopo che mi hai praticamente offerto a Spike, non direi che questo
è un ordine a cui io non sia disposta ad obbedire. Al contrario,
ad essere sincera, sarei piuttosto tentata di comportarmi come un Cucciolo
obbediente e lasciarti qualche osso rotto su cui meditare."
Angel alzò gli occhi al cielo esasperato. Mettere la parola fine
a tutta quella storia pareva un'impresa più difficile di quanto
aveva previsto.
"D'accordo! Proviamo così. Resta lontano da me, e non mi toccare,
fino a quando non ti darò io il permesso di farlo."
Buffy rimase immobile. Angel sentì il cuore stretto in una morsa
di paura. I dubbi lo assalirono. Poteva essersi sbagliato. L'Incantesimo
forse stringeva ancora nella sua presa la volontà di Buffy e ora
che lei sapeva sarebbe stato ancora più difficile liberarla.
Buffy lo guardò con occhi innocenti e imploranti.
"Angel, questo significa che non posso venirti vicino, baciarti,
toglierti i vestiti, accarezzarti e premere il tuo corpo nudo contro il
mio. Immagino di non poter neppure sentire il sapore della tua pelle,
mentre tu stringi i miei seni fra le dita e dovrò anche rinunciare
a
."
Buffy si interruppe, impietosita dall'espressione di panico comparsa sul
volto del compagno.
Aveva voluto prendersi una piccola rivincita sul suo Sire, ma non riuscì
a portare fino in fondo il suo proposito.
Desiderosa solo di tranquillizzarlo si precipitò fra le sue braccia,
baciandolo con trasporto.
Angel rispose al bacio con evidente sollievo.
La donna che teneva fra le sue braccia era di nuovo la sua Buffy.
"Andiamo in camera da letto." Mormorò lei con le labbra
che sfioravano ancora quelle del compagno.
Angel però la lasciò, anche se con riluttanza.
"No. Dopo l'altra notte hai bisogno di un bagno caldo e molto riposo."
Buffy sospirò. "Va bene, ma dormirai con me." Conosceva
bene quel tono. Non sarebbe riuscita a distoglierlo dalla sua decisione
.se
non quando si fossero trovati, uno accanto all'altra sul letto. Allora
sarebbe stata tutta un'altra storia, pensò con un sorriso, dirigendosi
verso il bagno.
Angel colse l'espressione che le attraversò il viso e la riconobbe
per quello che era. Buffy non si era arresa. Ne fu felice, nonostante
la consapevolezza di avere ragione. Avevano entrambi bisogno di recuperare
le forze.
Buffy però, fatti pochi passi, si voltò, colta da un improvviso
dubbio.
"Angel, perchè ho rotto l'Incantesimo? E' stato il vestito,
Riley, quando abbiamo fatto l'amore o
il fatto che tu mi abbia lasciata?"
Ricordando tutto quello che aveva passato Angel chiuse gli occhi e sospirò.
Quando li riaprì vide la sua donna, scarmigliata ed esausta, osservarlo
in attesa di una risposta.
"Non lo so Buffy, e non credo lo sapremo mai. E' importante?"
Buffy sorrise.
"No, non lo è. Forse il vero Incantesimo non è neppure
stato rotto. Devo ammettere di essere stata felice di essere il tuo cucciolo"
mormorò sottovoce, quasi incredula per le sue stesse parole. "
Almeno quasi sempre" aggiunse infine, come per un ripensamento. Le
sue labbra si piegarono però subito in un sorriso irriverente.
"Ricordati però che posso anche morderti, se mi farai arrabbiare
troppo!"
Questa volta senza più fermarsi Buffy scomparì dalla sua
vista.
"Anch'io sono stato felice di essere il tuo Sire, perché
è questo quello che sono." Mormorò Angel, in tono triste,
quando lei ormai non poteva più sentirlo.
Finalmente lo aveva ammesso, anche se solo con se stesso. Non avrebbe
avuto il coraggio di confessarlo a Buffy, ma nel loro rapporto aveva per
troppo tempo rinnegato la sua vera natura.
Lui era un vampiro e lei avrebbe dovuto accettarlo, se voleva avere un
futuro con lui.
Finchè fossero rimasti insieme lui sarebbe stato il suo Sire e
lei il suo Cucciolo. Forse Buffy aveva già compreso che non c'era
nulla di umiliante in questo, che il potere vero era qualcosa di più
complesso di quello che appariva. Lei apparentemente si era sottomessa
a lui, ma sottomettendosi aveva vinto la sua guerra. Ogni suo ordine,
ogni sua decisione era dipesa solo da lei. Era stata Buffy la più
forte fra loro. Forse un giorno l'avrebbe compreso.
Ci sarebbe comunque stato tempo domani per pensare al loro futuro. Ora
era troppo stanco per farlo. Voleva solo godersi il presente.
Avrebbe telefonato a Giles, per tranquillizzarlo e poi
in fondo un
bagno caldo avrebbe fatto bene anche a lui e la vasca da bagno era abbastanza
grande per due.
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