Era stata
una sola parola, quasi sussurrata, che però aveva colpito la sua
mente cancellando ogni pensiero. Si voltò incredula e la sua voce
suonò alle sue stesse orecchie come irreale.
"Che cosa
Angel, io
non capisco!"
Il vampiro finalmente si decise a guardarla, ma Buffy non trovò nessun
calore nei suo occhi scuri. La stava fissando come se lei fosse un estranea,
un essere senza nessuna importanza, che però l'aveva contrariato.
Probabilmente era quello lo sguardo che riservava alle sue vittime, prima
di ucciderle. Lei non era molto diversa da quei poveri esseri per lui. Loro
gli avrebbero fornito il loro sangue, la sua linfa vitale, lei
non
riusciva ancora completamente a comprendere che cosa volesse da lei.
"Hai capito benissimo." Fu la tranquilla risposta. "Sono
il tuo Sire e voglio che tu mi soddisfi. Adesso!" L'ordine risuonò
netto e deciso.
Buffy strinse le labbra mentre sentimenti contrastanti combattevano dentro
di lei. Nonostante la situazione qualsiasi traccia di desiderio era svanita
dal suo corpo. Il sesso in quel momento era l'ultimo dei suoi pensieri.
Non avrebbe saputo dire se a farla soffrire di più era l'orgoglio
ferito o l'ira alla quale non riusciva a dare sfogo. Eppure qualcosa dentro
di lei la rendeva insicura, impedendole di andarsene per sempre da quella
stanza.
Ad Angel non sfuggì neppure il più lieve mutamento della
sua espressione. Poteva leggere la sua anima, come il suo corpo. Buffy
ora provava solo odio per lui e forse anche disprezzo al ricordo di quanto
era avvenuto poco prima in soggiorno. Non era certo ansiosa di far l'amore
e tutto in lei si opponeva a quello che le era stato ordinato di fare.
Per un breve istante il vampiro esultò. Buffy questa volta sembrava
disposta a combattere. Ancora una volta fu però deluso.
La sofferenza e l'ira sembrarono abbandonare d'incanto il viso pallido
incorniciato dai capelli biondi.
Buffy aveva deciso di ribellarsi, ma a modo suo. Erano anni che desiderava
quel momento. Far l'amore con lui, essere di nuovo una cosa sola con lui.
Certo aveva sognato dolci carezze, tenere frasi sussurrate nel buio non
un freddo ordine da parte di un essere che non era più sicura di
conoscere. Eppure non voleva rinunciare ai suoi sogni. Probabilmente se
ne sarebbe pentita, ma non poteva lasciarsi sfuggire un'occasione che
aveva atteso così a lungo e che forse non sarebbe presentata mai
più. Se farlo le avesse causato altro dolore
almeno non sarebbe
stata per sempre torturata dai dubbi. L'idea che l'Incantesimo stesse
influenzando le sue decisioni la sfiorò, ma decise di non soffermarsi
a rifletterci. Qualsiasi fosse il motivo ormai aveva deciso: non se ne
sarebbe andata. Angel avrebbe avuto da lei quello che chiedeva.
Lentamente tornò ad avvicinarsi a lui e gli fece scorrere lentamente
una mano sul petto. La sua pelle era fresca e liscia, esattamente come
la ricordava. Lo guardò con una muta domanda nello sguardo. Non
sapeva esattamente che cosa doveva fare.
Angel rimase immobile, incredulo per il cambiamento che lei aveva subito
sotto i suoi occhi. Non capiva che cosa fosse successo, ma ormai non poteva
più fermarsi. Doveva procedere con il suo piano. Il seducente contatto
della piccola mano sui suoi muscoli e gli enormi occhi grigi che lo guardavano
colmi di indecisione stavano però mettendo a dura prova il suo
autocontrollo.
"Non sono un ragazzino bisognoso di carezze!" le comunicò
freddamente afferrandole la mano e scostandola con violenza, per far cessare
ogni contatto fra loro.
Buffy chiuse gli occhi. Per un motivo che lei non comprendeva Angel non
stava cercando di facilitarle le cose. Eppure la freddezza con cui aveva
accolto il suo approccio era solo servita a renderla ancora più
risoluta a restare e combattere quella battaglia.
L'Angel che lei conosceva bene e amava non poteva essere svanito nel nulla.
Nascosti dietro quegli atteggiamenti enigmatici dovevano ancora esistere
il sorriso rassicurante, lo sguardo affettuoso, l'amore che il vampiro
aveva un tempo provato per lei.
Solo se avesse perso la sua anima avrebbe potuto cambiare così
tanto, ma la sua anima era ancora in lui. Buffy lo sentiva. Ne aveva percepito
chiaramente la presenza, per brevi istanti.
Se quello era il solo mezzo per farla riemergere non si sarebbe tirata
in dietro!
Non conosceva la persona che giaceva accanto a lei, ma il corpo era quello
del suo Angel, famigliare, splendido e confortante. Amarlo non le sarebbe
stato affatto difficile.
Con un sorriso triste, sospirando, riaprì gli occhi.
"Di che cosa hai bisogno allora?" chiese con calma, osservandolo.
Lui si sollevò dal letto e si protese, per afferrarle saldamente
la vita. Buffy si ritrovò inginocchiata sul magnifico corpo disteso.
I loro corpi non si toccavano. Erano vicini eppure lontani l'uno dall'altra
come lo erano le loro anime.
Angel l'aveva lasciata incrociando di nuovo le braccia dietro il capo.
La stava guardando, ma sul suo viso Buffy lesse solo un'espressione di
sfida.
Rimase per lunghi momenti immobile, sospesa su di lui, cercando nei suoi
occhi una scintilla di dolcezza, se non di amore. Non la trovò.
Infine, senza distogliere lo sguardo dal bel viso, abbassò le mani,
per prendere fra le dita sottili la sua virilità che attendeva
pazientemente di essere appagata.
Al gentile contatto Angel non riuscì a reprimere un brivido e
un gemito sommesso. Buffy non osò sorridere, ma una nuova luce
le illuminò gli occhi per quella piccola vittoria.
Se avesse potuto leggere nella mente del compagno, in quel momento, avrebbe
provato una gioia infinita. Angel stava facendo ricorso a tutte le sue
risorse per non perdere il controllo, abbracciarla e fare l'amore con
lei, come aveva desiderato da sempre fare.
Buffy avrebbe però dovuto accontentarsi di quella piccola soddisfazione.
Angel non avrebbe mai sacrificato ai suoi impulsi egoistici la vita della
donna che amava. Perciò continuò a fissarla impassibile,
per quanto gli era possibile, attendendo la sua prossima mossa.
Buffy non era eccitata. Angel aveva fatto il possibile per spegnere in
lei ogni scintilla di passione. Il suo corpo era rigido, freddo, teso
per l'inusuale situazione. La sua mente era lontana dall'idea del piacere.
Gli interrogativi che l'avevano tormentata dalla sera prima ora erano
ancora più assillanti. Tutto le pareva confuso: l'Incantesimo,
la sua presenza in quella casa con Angel, la scena al Bronze e il suo
incontro con Riley, quello che stava per fare. Dove esserci una logica,
un filo conduttore in grado di dare un significato a ogni cosa, ma lei
non riusciva a trovarlo. Le sembrava di vivere in un sogno assurdo, ma
quel sogno non si sarebbe dissolto con la luce del sole.
Lentamente appoggiò il sesso rigido contro il proprio. Era quello
che aveva desiderato, aveva sognato per innumerevoli notti di solitudine
eppure il fresco contatto non generò nel suo corpo nessuna risposta.
Le avrebbe fatto male. Non aveva dubbi.
Aveva imparato da tempo ad ascoltare il proprio corpo. All'inizio della
sua storia con Riley gli aveva detto di sì anche le notti in cui
non provava alcun desiderio per lui. Poi aveva scoperto che il sesso può
anche non essere fonte di piacere, ma solo di sofferenza. Non aveva più
ripetuto lo stesso errore. Aveva accettato le carezze di quello che era
il suo ragazzo solo quando il suo corpo, come il suo spirito, erano stati
disponibili a riceverle.
Con Angel il dolore sarebbe stato maggiore perché con lui la natura
era stata più generosa, ma non aveva importanza. Lui non era il
suo ragazzo, l'uomo che la sua famiglia e gli amici adoravano, con cui
usciva alla sera per non restare sola. Era Angel, il suo primo e unico
amore. Per lui avrebbe sopportato qualunque dolore. Gli avrebbe offerto
quello che lui le aveva chiesto. Lentamente, ma con determinazione, appoggiandosi
al suo petto, per mantenere l'equilibrio, spinse i fianchi contro di lui.
Angel si morse le labbra con forza, fino a farle quasi sanguinare. Doveva
fermarla. Quando vide i dolci lineamenti distorti dal dolore dimenticò
l'Incantesimo, il suo piano per romperlo, il pericolo che rappresentava
per la vita di Buffy. Nella sua mente ora c'era posto solo per lei e la
sua evidente sofferenza. Gli pareva assurdo e pazzesco il fatto di esserne
lui la causa!
Era però ormai tardi. Con un'ultima spinta Buffy lo fece penetrare
completamente dentro di sé e poi restò immobile, sovrastandolo,
gli occhi chiusi, il corpo teso come un arco.
Ondate di vertigini la sommergevano impedendole di pensare. Il dolore
acuto che aveva provato stava lentamente svanendo per essere sostituito
da un dolore pulsante, ma più lieve. Il suo corpo si stava adattando
a quella invasione. Aprì gli occhi e vide il suo viso. Per un breve
istante le parve di leggere negli occhi scuri ansia e preoccupazione,
ma quando riprese completamente il controllo di sé lo sguardo del
suo compagno era di nuovo freddo.
Angel dischiuse le labbra, come se volesse dirle qualcosa, ma le richiuse
senza parlare. Le sue grandi mani continuavano a restare abbandonate,
vicino a lei. Non la sfiorava neppure.
Buffy, facendo leva sulle ginocchia, si sollevò leggermente. Provò
un istantaneo sollievo. Si alzò fino a quando lui non fu quasi
completamente fuori di lei e un sospiro le sfuggì dalle labbra.
Angel sperò che il dolore fosse stato sufficiente a convincerla
a rinunciare, ad abbandonarlo per sempre, liberandosi così dell'Incantesimo
che minacciava la sua sopravvivenza.
Buffy provò la tentazione di ribellarsi a lui, al dolore, alla
umiliazione, ma qualcosa in lei era cambiato. Lo voleva ancora sentire
dentro di sé, anche se sarebbe stato doloroso.
Il suo corpo non era rimasto insensibile al contatto con quello di lui.
Svanita la sofferenza, l'eccitazione ne stava prendendo il posto. Le pareti
del suo ventre si contrassero, in una muta protesta contro il vuoto che
ora sentiva dentro di sé. Era un vuoto che doveva essere colmato.
L'inerzia di lui ora le sembrava una sfida, un invito a costringerlo
ad uscire da quella fredda indifferenza.
Senza riflettere tornò a scendere verso quel corpo imponente che
la attendeva immobile. Questa volta non vi fu dolore, ma solo piacere,
a cui Buffy si abbandonò senza riserve. Iniziò a muoversi
con movimenti sempre più decisi sentendo che stava facendo la cosa
giusta. Il suo corpo lo desiderava quanto la sua anima. Amico, compagno,
amante, Sire: lui era suo!
Angel percepì chiaramente il mutamento. Il ventre di lei ora lo
accoglieva con gioia, la sua pelle calda scorreva contro la sua con facilità
provocando in lui sensazioni sempre più intense.
Il suo piano non aveva funzionato! Buffy non solo non si era ribellata.
Stava indubbiamente provando piacere, nel sottomettersi. Presto sarebbe
stato lui a doversi arrendere!
La scelta più semplice: lasciarsi trasportare dai suoi sensi,
dal suo amore. Tutto il suo essere non chiedeva altro se non di poterla
amare, in modo completo ed assoluto, per l'eternità. Darle piacere,
sentirla raggiungere l'estasi fra le sue braccia era il suo desiderio
più grande, ma la vita di Buffy era più importante.
Disperatamente Angel cercò di escludere dalla sua mente quel dolce
contatto per poter pensare lucidamente. Farlo gli costò un notevole
sforzo, ma alla fine trovò la soluzione. Se il dolore non l'aveva
portata oltre i limiti della sua sopportazione forse ci sarebbe riuscito
il piacere.
In quel momento Buffy emise un gemito sommesso e il suo esile corpo si
inarcò nell'estasi.
Angel, toccandola per la prima volta, le afferrò i fianchi, sostenendola.
Poi con dolcezza, senza separarsi da lei, la coricò sul letto,
sotto di lui.
Lei assecondò passivamente i suoi movimenti, il corpo e la mente
ancora sconvolti dal piacere. Con naturalezza lo abbracciò e gli
offrì le labbra dischiuse. Angel raccolse il suo invito, è
Buffy sentì il calore della sua bocca contro la propria. Il vampiro
aveva incominciato a muoversi dolcemente. Stava facendo l'amore con lei!
Buffy aprì gli occhi sorpresa.
Era felice. Aveva vinto. Lui non era più indifferente. L'amava!
Le labbra che scorrevano sulla sua pelle in tenere carezze non erano quelle
di un estraneo. Le grandi mani, le stringevano i seni, con una presa ferma
e sicura, come quella di chi rivendica ciò che gli appartiene.
Il suo intero essere sembrava voler esplodere per il piacere intenso che
le stava procurando quel corpo stupendo. Angel si muoveva come se sapesse
esattamente quello di cui lei aveva bisogno, i punti dove la sua pelle
era più sensibile.
Con gioia ed entusiasmo rispose all'impeto del suo amante, inarcandosi
contro di lui, per accoglierlo, rispondendo con uguale energia ai suoi
movimenti. Gemeva, ma non più per il dolore. I suoi lamenti erano
una sommessa protesta, ogni volta che lui la lasciava, per poi tornare,
con rinnovato vigore.
L'estasi questa volta fu più violenta e devastante della precedente.
Buffy pensò che non dovesse finire mai. Eppure finì.
La prima sensazione di cui fu cosciente, quando tornò alla realtà,
fu di piacere. Lui era ancora su di lei. Con studiata lentezza, posandole
teneri baci sul seno, usciva dal suo corpo, ancora palpitante di passione,
ma solo per brevi istanti. Buffy sentiva immediatamente la propria carne
aprirsi di nuovo, cedendo arrendevole alla sua dolce pressione.
Angel era al limite della sopportazione. La sua virilità esigeva
in modo sempre più pressante una soddisfazione che lui continuava
a negarle. Guardò il viso soffuso di piacere della donna abbandonata
sotto di lui. Buffy lo stava guardando, con occhi luminosi, colmi d'amore.
Non sapeva che cosa lei vedesse: l'uomo, il vampiro, l'amante o il Sire,
ma non aveva importanza. Non poteva permettere che quella luce si spegnesse
nella pazzia o peggio, nella morte.
Avrebbe conservato per sempre nella memoria quello sguardo, come un tesoro
di inestimabile valore. Avrebbe ripetuto a sé stesso, forse illudendosi,
che era per lui, vampiro con un anima e non per l'uomo che non avrebbe
mai potuto essere. L'avrebbe conservato con cura, perché sarebbe
stato l'ultimo segno d'amore che lei gli avrebbe mai concesso. Non ce
ne sarebbero stati altri. Presto, troppo presto, lei avrebbe provato solo
odio e disprezzo per l'uomo che ora accoglieva con gioia dentro di sé.
Se avesse ceduto ai propri istinti di uomo, concedendosi quel piacere
a cui tutto il suo corpo agognava, sarebbe stato felice. Entrambi sarebbero
stati felici! Solo per quella notte però. La realtà avrebbe
presto infranto il loro sogno. Buffy sarebbe morta e lui
avrebbe
trascorso l'eternità nel gelo di un mondo privo della sua luce.
Sentì la tenera carne stringerlo quasi con violenza. L'aveva portata
nuovamente all'apice dell'estasi, ma non intendeva fermarsi. Non poteva.
Lei lo stringeva in un abbraccio colmo di passione. Probabilmente gli
sarebbero rimasti sulla pelle le tracce della sua stretta. Il tempo avrebbe
fatto sparire quei segni dal suo corpo, ma le cicatrici che lei avrebbe
lasciato sulla sua anima sarebbero durate in eterno. Non avrebbe mai smesso
di rimpiangere il suo amore
.eppure, non esisteva un'altra soluzione.
Ancora una volta lei giaceva sotto di lui, abbandonata fra le sue braccia,
aspettandosi una clemenza che lui non poteva concederle. Si fidava e lui
stava per tradirla.
Con orrore Angel vide una goccia di sangue macchiare un seno candido.
Sollevò lo sguardo preoccupato. Buffy non si era accorta di nulla.
Aveva gli occhi chiusi e sorrideva, probabilmente immersa in sogni d'amore,
felicità e pace. Il vampiro trattenne un sospiro di sollievo. Le
labbra gli dolevano. Se le era morse fino recidere la pelle nel tentativo
di non perdere il controllo. Era il suo sangue ad essere stato versato
quella notte.
Chinò il capo e lambì la pelle calda facendo sparire ogni
traccia. Un sapore famigliare gli invase la bocca. Era il sapore del suo
dolore, che conosceva molto bene.
Mosso dalla disperazione si sollevò, inginocchiandosi, senza separarsi
dalla compagna.
Ancora una volta Buffy non si oppose. Priva di energie però questa
volta non si mosse neppure.
Chiudendo gli occhi, per non affrontare l'inevitabile conseguenza delle
sue azioni, il vampiro afferrò i fianchi snelli e sollevò
il bacino, penetrando profondamente nel corpo della donna che amava.
Buffy in risposta aprì gli occhi ed emise un gemito, non più
di piacere, ma di protesta. In quella posizione Angel era riuscito a raggiungere
profondità del suo ventre fino ad allora inesplorate. Una nuova
ondata di eccitazione aveva scosso il corpo di Buffy, ma era ormai al
limite delle sue forze.
"Angel, fermati, ti prego! Non credo di poter più
"
la frase, addolcita da un sorriso, fu interrotta da un nuovo gemito. Angel
non si era interrotto, né dava segno di voler smettere. La sua
voce suonò fredda e distante.
"Sono il tuo Sire! Deciderò io quando fermarmi e lo farò
solo quando sarò soddisfatto!"
Buffy vide tutte le sue illusioni infrangersi sotto quello scuro sguardo,
ora gelido.
Un'ira impotente la accecò. Si sentiva costretta, violata, umiliata
da quel corpo maschile che la sovrastava. Posò le mani sugli avambracci
muscolosi, in un vano tentativo di ribellione. La sua stretta però
si affievolì prima di aver raggiunto il suo scopo.
Gli eventi di quella notte e infine la passione di quei ripetuti amplessi
avevano esaurito le sue forze. I muscoli indolenziti e doloranti non avevano
sufficiente energia per ribellarsi a quella stretta.
"Lasciami! Ti odio!" urlò con l'ultimo fiato che le restava.
Angel non rispose, se non con un sorriso ironico. Le parole non gli servivano.
Con una mano, quasi distrattamente, le sfiorò il sesso, nel punto
dove era più sensibile.
Incredula Buffy sentì il proprio corpo rispondere a quella carezza
inarcandosi per ricevere nuovo piacere dal corpo di lui.
Serrando le labbra tornò a chiudere gli occhi, nell'inutile tentativo
di sfuggire a se stessa, e si arrese ai propri istinti.
Non avrebbe saputo dire quando il piacere si trasformò in dolore,
un dolore da cui però non riusciva a sottrarsi. Nulla aveva più
senso, nel suo mondo. Il dolore e il piacere si alternavano, dentro di
lei, fondendosi in una dolce, incessante agonia.
Lui la stava possedendo, toccando, accarezzando, baciando. Non riusciva
più a distinguere il suo corpo dal proprio. Era una cosa sola con
lui.
L'estasi la travolgeva, come una raffica di vento, che la trasportava
contro la sua volontà verso l'ignoto. Si fermava solo per brevi
istanti e subito ricominciava.
Senza ormai più vergogna, rimorsi, dubbi assaporò sensazioni
esaltanti e violente, di cui non si era mai creduta capace. Sentì
il bisogno di dare voce alla marea che la stava sommergendo. Socchiuse
le labbra, ma non ne uscì nessun suono. Se avesse urlato quello
che provava sarebbe divenuto reale, acquistando un significato che lei
non voleva che assumesse. Ne aveva paura. Non sapeva se l'urlo che avrebbe
emesso sarebbe stato di dolore o di piacere.
Quando sentì che la coscienza stava per abbandonarla tentò
di trattenerla, aprendo gli occhi. Il suo corpo era ormai esausto, ma
la sua mente non voleva fuggire. Confuso dalle ombre della stanza non
vide il viso dolce dell'uomo di cui si era innamorata e neppure il viso
freddo dello sconosciuto che l'aveva a lungo tormentata, quella sera.
Il volto che quasi sfiorava il suo era semplicemente il volto di un uomo.
Gli occhi chiusi, i bei lineamenti contratti in un'espressione che poteva
essere tanto di sofferenza quanto di estasi, Angel non le era mai apparso
così fragile, umano, simile a lei. Provò l'impulso di proteggerlo,
di dare sollievo al suo tormento. Si sollevò per abbracciarlo.
Lui istintivamente la accolse fra le braccia forti, sorreggendola in una
stretta convulsa. Nell'istante in cui i loro corpi si congiunsero nell'abbraccio
Buffy sentì il piacere di lui esplodere dentro di lei.
"Ti amo" furono le sole parole che riuscì a mormorare
prima che una nuova ondata di piacere, misto a dolore, trasportasse la
sua mente sconvolta verso l'oblio.
Fu la voce preoccupata di Angel a svegliarla.
"Buffy? Stai bene?"
"Si, lasciami dormire
..per favore."
La sua voce, resa flebile dalla stanchezza, straziò l'anima del
vampiro.
Era così piccola, fragile fra le sue braccia, nel grande letto.
Quel "
per favore" mormorato con tono quasi infantile,
la fiducia con cui quella giovane donna si stringeva a lui, anche nel
sonno, andava oltre ogni sua precedente esperienza.
Nessuno dei suoi cuccioli aveva mai dimostrato tanta abnegazione verso
di lui. Il legame che l'aveva legato a Spike e a Drusilla era stato forte,
ma la loro sottomissione aveva avuto un sapore diverso.
Buffy aveva provato rabbia e perfino odio verso di lui, ma solo per brevi
istanti, e alla fine
.era tornata da lui, non solo con il suo corpo,
ma con tutto il suo essere. Di questo, né Spike, né Drusilla
erano mai stati capaci. Erano rimasti con lui, ma una parte di loro, la
parte che lo odiava per averli resi quello che erano, gli era sempre stata
preclusa. Buffy invece gli aveva offerto tutta se stessa, senza negargli
nulla. Probabilmente l'Incantesimo era più forte di quello che
lui aveva supposto.
Quando Buffy si svegliò era pomeriggio inoltrato.
Scoprì con sollievo di essere sola nella stanza. Si alzò,
sentendosi ancora leggermente intorpidita.
Se non fosse stata la Cacciatrice probabilmente avrebbe dovuto restare
a letto per una settimana.
Ringraziando silenziosamente il destino per le sue inusuali doti di recupero
si fece una doccia e si vestì.
Non prestò attenzione a quello che indossava. Era impaziente di
incontrare Angel, anche se temeva il loro incontro.
Cercò di non pensare alla notte appena trascorsa. Sapeva che riflettere
sull'accaduto non sarebbe servito. C'erano troppi punti che le erano oscuri,
cose che non erano state dette. Per comprendere gli avvenimenti di cui
era stata partecipe doveva avere delle risposte e Angel era il solo che
poteva offrirgliele.
Lo trovò il soggiorno, in piedi, vicino a una finestra, parzialmente
oscurata da una tenda di velluto. Sembrava in attesa. Quando Buffy varcò
la porta non si voltò.
Il sole sarebbe tramontato fra poco. Li divideva una sottile striscia
di luce che filtrava fra le pesanti pieghe della stoffa. Buffy istintivamente
si mosse, per chiudere meglio le tende, ma la voce di lui la fermò.
"Torno a Los Angeles."
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