Some Things Are...Forever > Quello Che Whedon Non Dirà Mai > Storie Tristi >Lezioni d'Amore> Un Aquilone Rosso per un'Anima

 

 

RINGRAZIAMENTI: a tutte le partecipanti della ML Angelforever, e in particolare a Simona, per avermi ispirato, con i loro commenti e riflessioni, e a coloro che mi hanno incoraggiato, con i loro apprezzamenti.
 
Capitolo IV
Un Aquilone Rosso Per Un'Anima
Willow si sciolse dall'abbraccio di Buffy, e con aria colpevole si rivolse ad Angel: "Ciao, sono contenta di rivederti, anche se….beh, hai capito. La nostra irruzione era per proteggere anche te, la tua anima, insomma….non volevamo ti accadesse nulla, e qui…solo con Buffy…dopo tanto tempo che non vi vedevate…."
Angel le sorrise tristemente, con un'espressione comprensiva sul volto: "Certo Willow, capisco, volevate proteggere Buffy, me….e il mondo: mi sembra giusto."
Buffy, notando l'atteggiamento imbarazzato dell'amica, decise di intervenire in suo aiuto: "Bene, ormai tutto è stato chiarito. Il mondo è salvo da Angelus, e, almeno per il momento, anche da Gloria, quindi possiamo tornare tutti a …." Lo squillo del telefono le impedì di finire la frase.
Con evidente irritazione, Buffy si avvicinò al comodino, e sollevò la cornetta del telefono.
"Pronto, …….che cosa?…Giles non è possibile, non adesso….maledizione!……Sì è qui da me, ……anche Willow, ma Riley se ne é andato….certo,….no, è tutto a posto, poi le spiegherò. Arriviamo!"
Posato il telefono Buffy non poté evitare di lanciare un'occhiata di fuoco a Willow, per poi rivolgersi con aria sconfitta ad Angel: "Era il Signor Giles. Sembra che Gloria abbia deciso di agire questa notte, almeno a giudicare dalle fiamme che stanno devastando la zona industriale di Sunnydale. Il Signor Giles è diretto lì e noi dovremmo raggiungerlo il più presto possibile. Ha chiamato anche gli altri. Sarà meglio che andiamo."
Angel si rivestì in fretta e, mormorando qualcosa circa Los Angeles e la necessità di avere maggiori informazioni, uscì dalla stanza. Aveva capito che le due ragazze avevano bisogno di qualche istante da sole, nonostante il momento di crisi.

Buffy infatti, appena Angel fu uscito, diede sfogo alla sua esasperazione: "Certo che Willow, fra te e Dawn, avete avvisato mezza Sunnydale che Angel era nella mia stanza! Che cosa avete pensato? Che fossimo due pazzi incoscienti in preda alla cieca passione? Se avessimo voluto…correre certi rischi, l'avremmo fatto due anni fa, non credi?"
Willow assunse un'aria colpevole e indirizzò all'amica, occupata a togliersi il pigiama e vestirsi, uno sguardo di scusa: "Buffy, io non ho pensato…davvero…quello che tu pensi! Ma Riley…lui sembrava così convinto che tu fossi in pericolo…che insomma, tu e Angel insieme nella tua camera…senza che nessuno sapesse del suo arrivo…lui era convinto che voi due…..e io mi sono lasciata contagiare dalla sua paura…mi conosci! Ho chiamato il Signor Giles, perché non sapevo che cosa fare, ma lui non c'era. Allora gli ho lasciato un messaggio sulla segreteria e ho seguito Riley, pensando che fosse meglio. Lui sarebbe venuto lo stesso. Che cosa ti ha detto il Signor Giles riguardo a…Angel?"
Buffy, pronta per uscire, sospirò, ormai rassegnata all'affetto, a volte un po' soffocante, dei suoi amici: "Niente, Willow" rispose con tono paziente "Il Signor Giles non mi ha detto niente riguardo ad Angel, perché lui sa …maledizione…lui sa più di quello che so io! Angel mi deve delle spiegazioni!"
Con quelle parole Buffy lasciò la sua stanza, determinata ad affrontare e sconfiggere Gloria, l'Inferno e i misteri che ancora le nascondeva il suo enigmatico compagno.

La lotta era finita. Il mondo, ancora una volta, avrebbe potuto continuare a girare tranquillamente, inconsapevole dell'abisso che aveva sfiorato.
Il gruppo camminava stancamente, per le strade deserte, illuminate dalla fredda luce dei lampioni. Presto la luce del sole avrebbe dato ad ogni cosa un aspetto diverso, ma per il momento, regnava ancora il buio.
Angel cercò di immaginare l'aspetto che avrebbe assunto la stessa strada, entro poche ore: persone dirette al lavoro, a scuola, a fare la spesa, visi insonnoliti affacciati dalle porte delle abitazioni per prendere il giornale sul prato del giardino. Gesti abituali, scontati che la gente fa ogni giorno, senza soffermarsi ad assaporarli fino in fondo. Il calore del sole sulla pelle, il fruscio del giornale fresco di stampa, il peso delle borse della spesa: segni di una vita serena, tranquilla, protetta.
Protetta da lei, da quell'esile figura che avanzava a testa bassa al suo fianco. Buffy teneva lontana l'oscurità dalle loro case, impediva ai loro sogni di diventare incubi, arginava il male perché non sommergesse ogni cosa e quelle persone, inconsapevoli di tutto questo, vivevano, giorno dopo giorno, negando con ostinazione l'esistenza di tutto ciò contro cui lei combatteva.
Come se ogni cosa gli fosse dovuta camminavano nei raggi del sole, amavano ed erano amati, dormivano sonni senza incubi, compivano scelte, con una libertà che a lui era stata tolta.
Angel provò una fitta di rabbia per la loro ingratitudine, verso Buffy, verso il destino, che con lui non era stato altrettanto clemente.

Buffy sollevò il capo e corrugò la fronte alla vista dell'espressione assorta di Angel. Con noncuranza gli passò un braccio intorno alla vita e si appoggiò a lui. Come aveva previsto, il semplice contatto dei loro corpi, indusse il vampiro a rilassarsi.
Almeno sotto alcuni aspetti, Angel non era cambiato, durante quegli anni che aveva passato lontano da lei. L'assumere la sua forma di demone, anche se a fin di bene, lo induceva sempre in uno stato di cupa depressione che lo allontanava dal mondo e da chiunque avesse intorno. Nei momenti di estrema debolezza, lei era stata l'unica, a cui aveva concesso l'accesso a quel suo universo privato, fatto di incubi e sensi di colpa, ma anche di desideri e istinti inconfessabili.
Buffy vi era entrata in punta di piedi, timorosa di quello che avrebbe incontrato, per sentirsi immediatamente respingere nella propria realtà, fatta di luce, calore, vita. Anche in quel luogo oscuro, che era la sua stessa essenza, lui sentiva l'esigenza di proteggerla.
Anche questo doveva ad Angel. Grazie a lui, al suo dolore, al suo amore aveva scoperto il proprio lato oscuro, gradualmente, senza traumi e senza disperazione. Se lui poteva convivere con il suo demone, ed essere la persona straordinaria che era, anche lei sarebbe riuscita ad accettare i demoni che assopiti, vivevano dentro di lei, pronti a risvegliarsi se glielo avesse permesso.

Willow e Tara camminavano davanti a loro, per mano, scambiandosi sguardi preoccupati, ciascuna in ansia per le condizioni della compagna. Anche le due giovani streghe cercavano di dissipare, con il contatto delle loro mani, il gelo che li aveva invasi quando avevano sfiorato il Nulla.
Buffy realizzò che non aveva presentato Tara ad Angel, ma ci sarebbe stato tempo di farlo. Certamente ad Angel sarebbe piaciuta la compagna scelta da Willow e Tara non avrebbe esitato ad accettare Angel per quello che era: un essere umano con uno spirito molto affine al suo.

Il Signor Giles procedeva in silenzio, pochi passi dietro a loro. Le mani in tasca, osservava il marciapiede come se cercasse qualcosa che aveva perso. Ad un tratto si fermò e richiamò la loro attenzione.
"Aspettate…la chiave…abbiamo perso la chiave!" esclamò in tono preoccupato.
"La chiave?" chiese perplesso Xander, interrompendo la descrizione delle sue prodezze di quella sera, con cui stava intrattenendo Anya, dall'altra parte della strada.
Buffy fu assalita dalla sensazione che le mancasse qualcosa, qualcosa di importante….Dawn…chissà perché le tornava in mente quel nome? Forse lo aveva sentito da qualche parte che ora non ricordava. Angel la strinse più forte a sé e la sensazione passò.
"Sì, la chiave del Negozio di Magia. La tengo sempre nel taschino e ora non c'è!" rispose il Signor Giles con tono preoccupato.
Anya infilata la mano in tasca la estrasse, mostrando a tutti un ingombrante portachiavi: "L'ha data a me Signor Giles, ricorda?"
Il Signor Giles scosse il capo e si strinse nelle spalle, come se si sentisse troppo esausto per fare lo sforzo di ricordare qualcosa, che a quel punto non aveva molta importanza.
"Bene, almeno non dovrò scassinare la porta domani mattina!" Esclamò sollevato. "Siamo tutti stanchi ragazzi, e finalmente possiamo andare a dormire tranquilli!" sentenziò l'Osservatore, per mormorare poi in tono più sommesso: "Angel…resti tu con Buffy? Non credo sia il caso che passi il resto della notte sola."
"Certo Giles, ma…qualcuno ha visto Spike?" rispose Angel improvvisamente preoccupato.
"Sì, io…l'ho visto." Intervenne per la prima volta Tara "Quando la lotta è finita si è allontanato inveendo contro Gloria, Buffy, e l'intero universo credo. L'ultima cosa che gli ho sentito dire è stata che da oggi in poi avrebbe fatto il vampiro perbene, senza mocciose che non esistono e Cacciatrici che ti rovinano l'esistenza!"
"Probabilmente sarà andato a rintanarsi nella sua cripta. In ogni modo non mi pare fosse ridotto poi molto male." Commentò Angel in tono ironico.
Un gemito, del tutto spontaneo, gli sfuggì dalle labbra, quando Buffy lo colpì con una scherzosa gomitata. La lotta appena intrapresa, aveva segnato anche il loro corpi, altre che le loro anime, ma, per fortuna, nessuno era rimasto ferito gravemente. Solo…un vago pensiero iniziò a formarsi nella mente di Angel, ma svanì subito, senza prendere forma. Il vampiro corrugò la fronte, ma le voci degli altri, che li salutavano, lo riportò alla realtà. Erano giunti alla strada che li avrebbe condotti alla casa di Buffy. La preoccupazione per la stanchezza e le condizioni di salute di lei prese immediatamente il sopravvento su qualsiasi altro problema nella sua mente. Angel strinse a sé la compagna e imboccò il viale che li avrebbe condotti alla casa di lei.

Buffy però era di diversa opinione. Mentre i suoi amici si allontanavano, lungo la strada, ruotando piano su se stessa, si pose di fronte a lui, e appoggiandogli una mano sul petto, lo guardò negli occhi: "Angel, no, ..ti prego! Non voglio tornare in quella grande casa vuota, ora che non c'è più mia madre e neppure Gloria che occupa i miei pensieri. Ti prego, andiamo a casa tua."
Angel si fermò e perplesso, rimase alcuni istanti a contemplare il viso di quella ragazza, che conosceva così bene, ma che riusciva sempre a sorprenderlo. Come era possibile che, proprio in quel momento, in cui aveva bisogno, evidentemente, di tutte le comodità che poteva offrirle una moderna abitazione, lei gli facesse una simile richiesta? La vecchia casa in cui Angel aveva vissuto doveva essere disabitata da anni, probabilmente desolata, fredde e piena di polvere. Nonostante questo lei preferiva passare il resto della notte fra quelle mura, piuttosto che ritrovarsi nell'ambiente famigliare della propria abitazione, calda e accogliente.

Le sue labbra si mossero, per formulare le frasi ovvie, che forse l'avrebbero dissuasa da quell'idea assurda. Non riuscì però a dare voce a quelle parole. Negli occhi di lei aveva letto il ricordo di ogni attimo, ogni istante che avevano condiviso fra quelle pareti spoglie. Le notti trascorse sul grande letto, l'uno nelle braccia dell'altro, godendo della reciproca presenza, mentre i loro cuori, all'unisono, maledicevano il destino che li condannava a privarsi di una felicità maggiore, gli allenamenti, troncati, quando la consapevolezza del corpo dell'altro diventava troppo dolorosa, le frasi scambiate a bassa voce, alla sola luce del camino, i sogni, i progetti, costruiti di fronte a quel fuoco. Quelle stanze oscure, erano state illuminate dalle loro illusioni e dalle loro speranze. In quel luogo avevano potuto credere, per pochi brevi istanti, di essere semplicemente un uomo e una donna che si amano. Durante le sue solitarie notti, dopo che l'aveva lasciata, anche se non avevano mai fatto l'amore in quel grande letto, erano stati i ricordi di quei piccoli gesti quotidiani, a perseguitarlo, più di ogni altra cosa: l'asciugamano bagnato, dimenticato per terra da lei, in bagno, dopo che si era fatta la doccia; un maglione, dimenticato sul divano, con ancora il suo profumo; la tazza da cui aveva bevuto il the, con il segno del suo rossetto sul bordo; il modo del tutto casuale, con cui abbandonava le sue cose in ogni luogo, che contrastava con il senso di ordine di lui, ma dava vita a ogni ambiente in cui passava. Sogni, illusioni destinati a dissolversi al sorgere del sole.
Il buio, le tende tirate, il sangue nel frigorifero, la mancanza di specchi: anche queste cose facevano parte di quella casa, facevano parte di lui, ricordò Angel. Dopo averli a lungo combattuti, ora lui aveva imparato ad accettare quegli aspetti della sua vita, ma Buffy era veramente pronta a farlo come affermava?
Senza discutere tornò ad abbracciare quella che, finalmente, poteva di nuovo considerare la sua ragazza, per condurla a casa.

Il fuoco ardeva nel camino, come in passato, ma il freddo regnava ancora nella stanza. L'umidità della notte era penetrata, nonostante i serramenti chiusi, e Buffy, accovacciata sul divano, indossò con gratitudine il maglione che Angel le porgeva.
Angel, in silenzio, andò a sedersi vicino al fuoco. Non aveva bisogno del suo calore, ma la luce tremolante della fiamma gli dava conforto. Abbassò il capo, scrutando le proprie mani, abbandonate sulle ginocchia, incapace di guardare l'esile figura che, dal divano, lo osservava. Buffy, le braccia strette intorno al corpo per proteggersi dal freddo o forse dai colpi, che lei sapeva, lui stava per infliggerle…di nuovo, aspettava.
Per un attimo il vampiro prese in considerazione l'idea di fuggire, ancora una volta, di fronte a una realtà che non voleva affrontare.
"E' quasi l'alba e lei è esausta. Deve dormire almeno qualche ora. Avremo tempo di parlare più tardi."
Il pensiero gli attraversò la mente e in risposta un sorriso di ironico gli sfiorò le labbra: durante gli anni passati a Los Angeles avrebbe dato qualsiasi cosa pur di poterle parlarle, come un uomo fa con la sua donna, e ora che ne aveva l'opportunità, finalmente, riusciva solo a pensare a come evitarlo!
"Buffy, se vuoi…"
"Angel, io devo sapere: adesso!"
"Dritta al punto, come sempre!" Evidentemente Buffy, nonostante la stanchezza, non aveva perso il suo spirito!
"Immagino tu ti riferisca alla maledizione, giusto?"
"Sì" rispose Buffy con tono deciso. Indurre Angel a parlare di sé non era mai stato facile. Buffy lo sapeva per esperienza. Questa volta però sentiva, che la sua reticenza, non era solo dovuta alla riservatezza che gli era innata. Voleva proteggere lei e i suoi sentimenti, da parole che sapeva lei non avrebbe gradito.
Buffy strinse le dita a pugno, dentro le maniche del maglione troppo grande per lei, e il suo corpo di irrigidì, ma non distolse lo sguardo dalla figura seduta vicino al fuoco, che ancora non osava guardarla.

"E' accaduto non molto tempo fa. Il mio passato è tornato da me e io …non l'ho saputo respingere, come avrei dovuto e voluto fare."
"Il tuo passato? Angel…vuoi dire che Angelus…"
Angel alzò di scatto il capo sorpreso e guardò Buffy con occhi colmi di dolore.
"Non hai ancora dimenticato vero? Nella tua voce c'è ancora tutta l'angoscia che hai provato in quei terribili giorni. Le ferite che ti ho causato allora non sono ancora del tutto guarite e io sto per provocartene delle altre. Forse…dovresti andartene, lontano da me, per sempre."
Buffy spalancò gli occhi allibita "Angel…smettila di dire idiozie! Io non vado da nessuna parte e tu mi dirai tutto quello che mi devi dire, e poi….saremo finalmente liberi di ricominciare.
Quanto ad Angelus….certo che non ho dimenticato. Come avrei potuto? Anche lui è una parte di te. Non è forse così? Allora non l'avevo compreso, ma con il tempo ho imparato che la realtà è più complicata di quanto sembra."
Angel provò un moto di ammirazione per la donna stupenda in cui si era trasformata l'impetuosa ragazzina che lui aveva conosciuto, una sera, in un vicolo deserto. Sentì però anche l'apprensione crescere dentro di sé: la donna adulta e matura di oggi sarebbe stata capace di comprendere e perdonare come aveva fatto allora la ragazzina immatura e ingenua?

"Buffy, tu…mi ami? Dimmelo!" Non un ordine, non una domanda,…ma una preghiera.
Quelle poche parole, mormorate a bassa voce, riportarono Buffy bruscamente al passato, alla cucina di casa sua, dove lui le aveva parlato di Drusilla. In quell'occasione aveva per la prima volta veramente realizzato chi era stato l'uomo che amava, che cosa aveva fatto, le vite che aveva distrutto. Drusilla non era un nome su un libro, una vecchia foto sbiadita, un racconto del Signor Giles: Drusilla era un vampiro, reale, concreto che camminava per il mondo, causando rovina e distruzione a causa di Angel, dell'uomo che era tutta la sua vita.
Buffy chiuse gli occhi per impedirsi di piangere. Dopo tutto quello che c'era stato fra loro lui aveva ancora bisogno di essere rassicurato, di sapere che lei l'amava e quindi avrebbe compreso, capito, perdonato.
Dopo aver superato, decenni di solitudine, la morte per mano sua, secoli di torture, all'Inferno, Angel provava paura, di fronte a lei. Paura del suo disprezzo, della sua condanna.
"Io ti amo Angel…non ho mai smesso di amarti neppure per un solo, singolo istante, dal giorno in cui ti ho conosciuto. Ti ho amato perfino…quando mi hai lasciato!"
Angel tornò a chinare il capo e ricominciò a parlare, questa volta con meno incertezza.

"Darla è ritornata da me. E' stata riportata in vita, il come non ha importanza, ed è ritornata da….Angelus. Lei rivoleva il suo cucciolo e io….lei era il mio Sire. Non credo tu possa capire il legame che esiste fra un vampiro e il proprio Sire, è un legame che si crea con il sangue, fatto d'amore e di odio, un legame…eterno.
Avrei dovuto ignorarla, evitarla, escluderla dalla mia esistenza. Invece le ho permesso di entrare nella mia vita. Mi illudevo che le cose questa volta potessero andare in modo diverso, ma…..lei rivoleva il suo cucciolo.
Sono stato di nuovo suo, per una notte. L'ho accarezzata, baciata, posseduta…come avevo fatto per più di un secolo e ho goduto dei suoi abbracci, del suo corpo sotto il mio, vibrante di piacere.
Potrei dirti che mi ha sedotto, che non ero cosciente di quello che stavo facendo, ma….non voglio cercare scuse o attenuanti. Questo è quello che è successo."

Angel smise di parlare, le labbra strette, per trattenere parole che non intendeva dire.
Sarebbe stato facile cercare consolazione al suo dolore fra le sue braccia. Buffy non gli avrebbe negato il suo conforto e gli avrebbe perdonato ogni cosa, ne era certo ora, perché lo amava, ma non sarebbe stato giusto.
Lei stava soffrendo, a causa sua. In passato aveva saputo solo chiederle conforto e perdono. Ora era cambiato, cresciuto: poteva offrirle qualcosa in cambio del suo dolore.

Buffy cercava disperatamente qualcosa da dire per interrompere il silenzio che l'opprimeva, ma nessuna frase coerente riusciva a prendere forma nella sua mente.
L'immagine di Angel che faceva l'amore con Darla le comparve di fronte agli occhi e il suo cuore mancò un battito. Quante notti si era svegliata piangendo, dopo aver sognato il calore dei suoi abbracci che sapeva che non avrebbe mai più provato? Quanto aveva desiderato, bramato con tutta se stessa le sue carezze, i suoi baci, essere di nuovo sua, come lo era stata quella notte, ormai così lontana? Ma lui, da quando era tornato dall'Inferno, le aveva sempre negato ogni intimità, per paura di perdere la sua anima.
E ora era davanti a lei e osava dirle che l'aveva tradita, tradendo anche se stesso, rischiando perfino la propria esistenza come uomo, per un amplesso con Darla, il vampiro che l'aveva ucciso, più di due secoli prima. Non solo l'aveva tradita e aveva rischiato ogni cosa per quell'essere immondo: ne aveva tratto anche piacere! Lo aveva confessato chiaramente: aveva goduto del contatto dei loro corpi e delle sue carezze!
Buffy sentì la rabbia sorgere in lei. Come aveva potuto farle questo? Perché proprio con quel vampiro?
Buffy non era mai riuscita a fargli perdere il controllo, a Darla, il suo Sire…aveva ceduto!

Non aveva più pensato a Darla dal giorno in cui l'aveva vista dissolversi in polvere di fronte ai suoi occhi. Lui l'aveva uccisa per lei. Non c'era altro di importante da dire allora, almeno così lei aveva pensato. Solo ora si stava rendendo conto di quanta importanza aveva avuto per lui quel gesto. Che cosa lui aveva sacrificato per salvarle la vita. Angel aveva ucciso molti vampiri durante la sua esistenza di vampiro con un'anima, ma Darla…. non era un vampiro come gli altri, era il suo Sire…lei non l'avrebbe mai uccisa….se non per salvare la vita a lei…la Cacciatrice.
Quale influsso aveva avuto Darla su di lui? Quale potere? Che cosa aveva provato lui dopo averla uccisa?
Buffy sospirò, in preda all'impotenza, di fronte alle infinite domande che le si prospettavano alla mente e improvvisamente, il fatto che lui l'avesse tradita, sembrò perdere di importanza.
Provava ancora gelosia e una lacerante invidia, per quello che doveva essere successo quella notte, ma era gelosa soprattutto di quello che doveva essere successo secoli prima e di cui ignorava ogni cosa.
Un pezzo di legno si assestò nel camino, e la luce sembrò diminuire nella stanza.
Buffy realizzò che Angel continuava a tacere. Sembrava lontano, perso in un mondo da cui lei era esclusa.

"Angel, la maledizione….", mormorò piano.
"Hai ragione, perdonami…" rispose lui, con il tono di chi cerca a fatica di tornare alla realtà.
"Ti posso perdonare tutto amore, ma non lasciarmi più….neppure con i tuoi pensieri." pensò Buffy.
"Lei voleva indurmi a rinunciare alla mia anima, alla mia umanità…a te, e io….Angelus, sarebbe voluto tornare, essere ancora quello che era stato in passato, …per sempre…con lei, ma….non c'è riuscito. Io ho scelto. Ho scelto la mia anima, e con essa la sofferenza, la solitudine, il rimorso, il mio amore per te, senza speranza..…per l'eternità.
Quando ormai tutto appariva concluso gli Oracoli mi hanno chiamato, e io mi sono recato da loro, per ascoltare quale nuova condanna il destino avesse in serbo per me, ma non si trattava di una condanna..
In passato non ero mai stato io a decidere. Gli zingari l'avevano fatto al mio posto, per odio e per vendetta. Tu e Willow mi avete restituito la mia anima, la seconda volta. Questa volta invece…..è stata la mia volontà a guidare il destino. Io ho voluto essere quello che sono, pur essendo consapevole di quello che avrebbe significato e quindi…..niente potrà più rendermi diverso, in nessun modo."

Buffy emise un lungo sospiro. L'incubo era finito, niente avrebbe più potuto allontanarlo da lei.
"Quindi Angelus non tornerà mai più, giusto?" domandò esitante.
"Vorrei poterti dire che è così Buffy, non sai quanto lo vorrei, ma non posso. Non sono un uomo, sono un vampiro, anche se ho un'anima. Angelus sparirà per sempre solo quando anch'io sparirò con lui, Buffy, perché lui è parte di me. Io posso dominarlo, controllarlo, sottometterlo, ma lui esiste e esisterà sempre, fino a quando io resterò nel mondo, perché a lui devo la mia esistenza. Lo odio, lo temo, lo combatto, ma ho bisogno di lui. Non puoi avere me senza di lui Buffy. Non è possibile. Questo è quello che io sono! Puoi accettarmi anche così?"
Angel aveva di nuovo sollevato il capo e ora la osservava attentamente. Nel suo sguardo Buffy poteva leggere il timore di un suo rifiuto, ma anche una sicurezza di sé che le era nuova. Era veramente cambiato in quegli anni a Los Angeles.
"Io l'ho già fatto Angel, una notte di tanto tempo fa, quando mi sono svegliata al fianco di un uomo che non eri tu. Quella notte ho scoperto che tutto nella vita ha un prezzo: perfino l'amore di un uomo che tu non ami. Se accettare Angelus è il prezzo che devo pagare per avere te e la tua meravigliosa anima accanto a me sarò felice di pagarlo, per tutta la vita."

Buffy provò un profondo desiderio di abbracciarlo, di stringerlo a sé, e fargli dimenticare ogni cosa che non fosse il loro amore, ma non era ancora venuto il tempo di dimenticare.
Questa volta fu lei ad abbassare lo sguardo prima di parlare. Non voleva vedere la sofferenza che sicuramente avrebbero causato le sue parole, ma c'erano domande che dovevano essere fatte: il silenzio aveva regnato troppo a lungo fra loro. Ora era il momento di parlare.
"Angel….dimmi di Darla, non quello che è successo a Los Angeles….quello che è successo allora, in Irlanda. Ti prego…non ne abbiamo mai parlato, e so che ti fa male ricordare, ma io…ho bisogno di sapere…di capire."
Angel appoggiò il capo contro il caminetto alle sue spalle.
Sapeva che, prima o poi, avrebbe dovuto rispondere a quella domanda e ora era quasi sollevato dal fatto che Buffy finalmente l'avesse formulata. L'attendeva da tanto tempo. Durante gli anni in cui erano stati insieme Buffy non aveva mai avuto il coraggio di chiedere o forse aveva preferito non sapere. Si era cullata nella illusione che quello che era accaduto più di due secoli fa non potesse più influire sulle loro vite. Il fatto che quella sera, invece di inveire contro di lui per il suo recente tradimento, lei cercasse di comprendere eventi tanto lontani, dimostrava chiaramente quanto fosse maturata negli ultimi anni. Forse ora lei avrebbe veramente potuto capirlo.

"Incontrai Darla in una sera uguale a tante altre. Io ero giovane, ubriaco e soprattutto insoddisfatto della mia vita. Rispetto a lei non ero altro che un bambino. Lei mi ha offerto…….quello che mi mancava?….quello che cercavo?…..quello di cui avevo bisogno?…non lo so Buffy, non riesco a descriverti il futuro che lei mi ha prospettato, quello che posso dirti è che non ho saputo rifiutare. Venendo da te questa sera ho attraversato il parco. C'era un bambino, per mano a sua madre, che piangeva disperatamente e tirava con tutte le sue forze la mano del genitore, che cercava di trascinarlo via. Voleva un aquilone rosso, che un ragazzino stava facendo volare nel cielo della sera. La madre mormorava vaghe promesse e minacce, ma lui non l'ascoltava. I suoi occhi erano fissi sull'aquilone, alto nel cielo. Forse era solo un capriccio il suo, ma in quel momento, sono certo che, quel bambino, avrebbe dato qualsiasi cosa per l'aquilone.
Darla mi ha offerto il mio aquilone rosso, quella sera, per volare alto sopra il mondo, sopra il destino degli altri comuni mortali, e io l'ho afferrato, senza rendermi conto che mi sarebbe costato la mia anima.

Da quella notte sono appartenuto a lei, perché aveva bevuto il mio sangue e io il suo. L'ho odiata, con ogni atomo del mio essere e l'ho desiderata, mi sono ribellato alla sua autorità e l'ho servita, obbedendo a ogni suo comando. Lei mi faceva sentire un essere immondo o un Dio, a seconda del capriccio del momento. Mi ha insegnato a cacciare, a combattere, a cibarmi, a riconoscere e soddisfare i miei istinti, a vedere il mondo con i suoi stessi occhi. Lei è stata tutto per me: madre, sorella, padrona, amante e amica fino a quando…..non ho avuto di nuovo la mia anima, la stessa anima di cui lei mi aveva privato…. in cambio di un aquilone rosso"

Buffy deglutì più volte, gli occhi spalancati, la mente incapace di afferrare l'enormità di quello che aveva appena udito. Si sentiva piccola, impotente e infinitamente giovane di fronte a quell'anima che sopportava il peso di così tanti i ricordi.
Spesso aveva riflettuto sull'età dell'uomo che amava, ci aveva anche scherzato più volte, con Willow, nel tentativo di sminuire quello che sentiva come un ostacolo fra loro, ma mai si era resa veramente conto di che cosa tutti quegli anni significassero, quali esperienze lui avesse vissuto, giorno dopo giorno, notte dopo notte, in un mondo che le era completamente estraneo.
Ad un tratto sentì lo sguardo di Angel su di sé e provò, per la prima volta, da quando si conoscevano, imbarazzo. Non riconosceva la persona che le stava davanti, seduta vicino al camino, la persona che le aveva appena aperto la porta sul proprio doloroso passato, per condividerlo con lei. Neppure Angelus, nei momenti peggiori, le era sembrato così estraneo. Angelus, in modo crudele e terribile, era stato comunque una parte della sua realtà: il nuovo Angel, che aveva conosciuto quella sera, era vissuto prima ancora che lei nascesse.
Fino a quel momento lei aveva sempre pensato al passato di Angel, come Angelus, come un susseguirsi di crimini e assassini, terribili certo, ma comprensibili. Ora Angel le aveva mostrato un frammento di un mondo ben più complesso, fatto di vincoli, sentimenti, emozioni, che viveva di regole proprie, e che nulla aveva in comune con la società umana. Un mondo che le appariva come un abisso, aperto fra loro.

Angel corrugò la fronte. Comprendeva il tumulto di pensieri che stava attraversando la mente di Buffy. La breve visione che le aveva dato, di quello che era stato il suo universo, per più di un secolo, doveva averla sconvolta, ma….prima o poi avrebbe dovuto sapere. Lui viveva da anni in bilico fra i due mondi e aveva imparato a convivere con entrambi, ma per Buffy, la Cacciatrice…..forse sapere le sarebbe stato utile, ma…sarebbe ancora riuscita ad amarlo, nonostante tutto?
"Buffy…" il suo nome. Un richiamo, una domanda… La mano di Angel si mosse, per protendersi verso di lei, come a colmare la distanza che si era creata fra loro.
Buffy percepì il proprio nome come una scossa che le percorse il corpo e improvvisamente vide davanti a sé non l'estraneo di poco prima, e neppure il vampiro, ma il bambino che voleva volare alto nel cielo, con il suo aquilone rosso.

Senza esitare si alzò dal divano e afferrò la mano protesa verso di lei. Lentamente posò le labbra contro il palmo, in una gentile carezza. Inginocchiata al suo fianco, vicino al camino, sentì il calore del fuoco sulla pelle. Alzò il viso, per incontrare le labbra di lui. In un istante si ritrovarono stretti l'uno all'altro, bramosi del contatto dei loro corpi, di sentire, anche fisicamente, la nuova comunione che si era creata fra le loro anime.

Angel, con un unico gesto, si alzò e la prese in braccio, sollevandola da la terra. Buffy sentì le sue forti braccia avvolgerla e sostenerla, mentre con le labbra esplorava ogni dettaglio del suo viso. Il grande letto la accolse con un leggero scricchiolio. Il cuscino le trasmise un vago profumo di fiori lasciati seccare che le riportò alla memoria gli anni di solitudine ormai finiti, per sempre. Con un sospiro di felicità, posò le mani sulla nuca di Angel, chino su di lei, per trattenerlo, e lo baciò con tutto l'amore che finalmente era libera di offrirgli.

 
Tutto al Suo Posto Continua...