"Buffy, ne sei proprio sicura?" Willow
era sconvolta.
"Sì, ne sono certa." rispose Buffy, fissando un punto
imprecisato alle spalle dell'amica.
Erano nella cucina di casa sua, un luogo che avrebbe dovuto essere famigliare
per lei. In quel momento invece le appariva del tutto estraneo.
Questa volta non si trattava di una folle magia di Willow, o dell'intervento
di qualche oscura entità, che avrebbe potuto sconfiggere con una
formula magica o un paletto. Questa volta era qualcosa che sarebbe potuto
accadere a qualsiasi ragazza troppo idiota per stare attenta o troppo
sfortunata per sfuggire al proprio destino.
Willow la osservava con lo stesso stupore con
cui avrebbe osservato un ectoplasma che si fosse materializzato in mezzo
alla stanza.
"Hai deciso che cosa vuoi fare?" le chiese titubante, gli occhi
ancora sgranati per la sorpresa.
"Dannazione NO! Non riesco neppure ancora a crederci...figuriamoci
se so quello che devo fare!" esplose Buffy con impazienza. Le dispiaceva
prendersela con Willow, che non aveva nessuna colpa, ma il panico dentro
di lei stava prendendo il sopravvento.
Confidarsi con l'amica le era sembrata una buona idea, ma ora era pentita
di averlo fatto.
Willow era ancora più impreparata di lei ad affrontare quello che
le stava succedendo e parlandone il suo incubo era divenuto tremendamente
reale.
"Lui lo sa?" trovò il coraggio di chiedere la giovane
strega, dopo lunghi istanti di silenzio.
"No. Sei stata la prima a cui l'ho detto...e per un pò anche
l'ultima. Ho bisogno di tempo per ...rendermi conto di quello che mi sta
succedendo."
Willow sospirò. Odiava i segreti. Non sapeva mentire e detestava
non avere il conforto delle persone di cui si fidava, come il Signor Giles.
In quel caso però Buffy aveva il diritto di prendersi tutto il
tempo di cui aveva bisogno, anche se di tempo non gliene restava molto.
Giles li aveva riuniti a casa sua d'urgenza
a causa di un vecchio manoscritto, contenente antichi rituali. Il libro,
chissà come, era finito fra le spire di un demone, con le sembianze
di un serpente, che si nascondeva nel sottosuolo della Bocca dell'Inferno.
Da chi il Signor Giles avesse avuto la notizia Buffy poteva facilmente
immaginarlo. Sapeva bene delle frequenti telefonate del suo Osservatore
a Los Angeles, ma preferiva ignorarle. La faceva soffrire l'idea che altri
potessero godere del privilegio, a lei negato, di poter intrattenere liberamente
rapporti con il suo ex ragazzo.
A volte si chiedeva se parlassero mai di lei, se Angel fosse a conoscenza
dell'esistenza di Riley nella sua vita. Poi ricordava le parole terribili
che lei stessa gli aveva urlato in faccia, prima di colpirlo.
In quel momento era soprattutto una donna abbandonata
e gelosa. Faith, la loro comune nemica, non solo era nella sua casa, ma
fra le sue braccia. Se avesse avuto un paletto probabilmente in quel momento
lo avrebbe ucciso. Invece lo aveva colpito con le parole, conoscendo bene
i punti dove lui era più sensibile. L'aveva definito un animale,
un mostro succhiasangue gettandogli in faccia il suo nuovo, perfetto e
affidabile amore: Riley!
Infine, sentendo che le sue parole non erano state sufficienti a dar sfogo
a tutto il suo dolore, e non trovandone altre di adeguate lo aveva colpito
al volto e lui...l'aveva a sua volta colpita. Non lo aveva mai fatto prima!
Durante il suo ritorno a casa aveva pianto,
questa volta però non per se stessa, ma per il dolore che aveva
letto nei profondi occhi scuri dell'uomo che amava.
Entrambi avevano permesso che il loro comune dolore si trasformasse in
rabbia, una rabbia che avevano rivolto l'uno contro l'altra, invece che
contro il destino che li aveva divisi.
Certamente i due uomini più importanti della sua vita quando comunicavano,
parlavano di tutto, tranne che di lei. Uno per discrezione, l'altro forse
perchè preferiva dimenticare.
Anche lei avrebbe dovuto dimenticare, soprattutto
ora che il suo futuro era cambiato inesorabilmente.
Se mai era esistita una vaga speranza per loro ormai si era dissolta.
Non aveva più diritto di pensare a lui. Il suo passato, le sue
speranze i suoi desideri: era ormai tutto cancellato. Esisteva solo un
domani su cui lei non aveva più nessun controllo.
Con uno sforzo di volontà Buffy tornò a concentrarsi su
quello che il Signor Giles stava dicendo.
"I riti descritti nel libro sono molto potenti e quindi pericolosi,
se utilizzati nel modo sbagliato. Potrebbero distruggere non solo questa
città, ma tutta la realtà come la conosciamo."
A Buffy quella eventualità non pareva poi una catastrofe così
immane al confronto della catastrofe che rischiava di diventare in breve
tempo la sua vita.
"Non mi sembra un problema poi così grave Giles." Interruppe
con un atteggiamento quasi di noia. "Andrò nelle fogne, taglierò
la testa a quel lombrico, prenderò il libro e te lo porterò.
A questo punto sarà compito tuo e di Willow distruggerlo. Dopo
di che potremo andare a mangiare una pizza per festeggiare."
"Non sono d'accordo!" esclamò
Willow, con una decisione che sorprese tutti i presenti.
Buffy la fulminò con un'occhiata. "Se non hai voglia di pizza,
vorrà dire che mangeremo hamburger!" esclamò, con un
tono più duro del necessario.
"Non credo che si riferisse alla pizza." tentò di intromettersi
Riley per placare gli animi, pur senza comprendere che cosa avesse generato
la tensione evidente fra le ragazze.
"Infatti!" confermò Willow determinata. Poi, improvvisamente,
sembrò perdere tutto il suo coraggio. Gli amici però sembravano
attendere una spiegazione. Buffy, con le labbra serrate, la fissava intensamente.
Willow, evidentemente a disagio, distolse lo sguardo da lei per fissarlo
sul Signor Giles. Il gentiluomo inglese corrugò la fronte, comprendendo
la sua disperata richiesta di aiuto. Non sapendone però la causa
tutto quello che poté fare fu togliersi gli occhiali e concentrarsi
nello sfregare con meticolosa cura le lenti con un fazzoletto candido.
"Io credo" mormorò alla fine
Willow, rassegnata all'idea che nessuno poteva soccorrerla "che sia
troppo pericoloso per Buffy. Se le succedesse qualcosa là sotto
noi non potremmo aiutarla e ..."
Xander, fino a quel momento concentrato sulla gonna molto corta che indossava
Anya, non aveva colto nulla di strano nella conversazione fra le due amiche.
"Di che cosa parli Willow?" chiese perplesso. "Buffy ha
affrontato situazioni molto più pericolose. Se non può andare
lei a riprendere il libro chi potrebbe farlo? Esiste proprio per eventualità
di questo genere. E' la Cacciatrice in fondo!"
Willow si voltò verso di lui con irritazione. "Sì,
ma lei è anche..."
"Willow!" esclamò Buffy con forza. Il viso pallido e
tirato sembrava prossima a raggiungere l'amica per strangolarla.
A questo punto era palese per tutti che esisteva qualcosa che doveva essere
chiarito.
Riley scrutava i visi dei compagni spaesato,
cercando in essi risposte che loro evidentemente ignoravano.
Anya e Xander parevano più curiosi che preoccupati.
Il Signor Giles invece aveva lo sguardo serio di chi vede avvicinarsi
un tornado e si chiede se sopravviverà per raccontarlo. Conscio
delle proprie responsabilità prese, senza preavviso, il controllo
della situazione.
"Buffy, se c'è qualcosa che interferisce nei tuoi doveri devi
dirlo, qui e adesso." Il suo tono non ammetteva repliche. Aveva abbandonato
le vesti dell'amico e del padre per assumere quelle di Osservatore.
Fra i presenti era forse il solo veramente consapevole dei rischi che
Buffy doveva affrontare e il legame di affetto che aveva con la Cacciatrice
lo rendeva solo più determinato a proteggerla, anche da se stessa,
se necessario.
"Non c'è nulla che interferisca," rispose Buffy, con
una sicurezza che non provava. "E' solo un'idea di Willow."
"Benissimo!" esclamò Giles.
Il sollievo di Buffy fu però di breve durata. "Allora sentiamo
l'idea di Willow." concluse l'osservatore, voltandosi verso l'interessata.
"Perchè secondo te Buffy non può svolgere questa missione?"
Il colorito di Willow era diventato paonazzo. Sapeva di non poter mentire
al Signor Giles: "Potrebbe fare male..."
"Non mi farà alcun male!" la interruppe energicamente
Buffy. Willow si era però ormai arresa.
"Potrebbe fare male al bambino." Concluse con tono tranquillo.
"Quale bambino?" domandò Riley interdetto.
"Avresti dovuto dirmelo subito, Buffy!".
Riley appariva costernato e confuso.
Gli amici, superata la sorpresa, li avevano lasciati soli.
A Buffy la loro uscita di scena era sembrata molto una fuga. Poteva comprenderli
benissimo. Nessuno di loro era preparato ad affrontare un simile problema.
Neppure lei lo era e anche lei avrebbe voluto fuggire, ma non poteva.
"Lo so." Assentì stancamente, fissando con ostinazione
un punto imprecisato fuori dalla finestra. Aveva paura di affrontare lo
sguardo del ragazzo a cui ora era legata da un vincolo ben più
concreto di una promessa pronunciata davanti ad un altare.
"Avevo bisogno di tempo per riflettere su cosa fare. Mi dispiace."
Continuò con tono assente.
In realtà il suo bisogno di scusarsi aveva radici più profonde
di quanto appariva. La parte razionale ed emancipata della sua mente protestava
che erano stati in due a commettere quell'atto che avrebbe sconvolto le
loro vite. Il bambino stava però crescendo nel suo ventre, era
suo, e quindi se ne sentiva responsabile.
"Non mi sembra ci sia molto da riflettere."
commentò Riley solennemente. "Innanzi tutto ci sposeremo il
più presto possibile, troveremo una casa, un lavoro e formeremo
una famiglia. I miei genitori ci aiuteranno e sono certo che anche tua
madre capirà. Mi occuperò io di tutto. Tu dovrai solo pensare
alla nascita del piccolo."
Buffy socchiuse le labbra, ma non riuscì a parlare.
Per lui era tutto semplice, ovvio, normale. Sposarsi, interrompere gli
studi, avere un figlio: pochi minuti gli erano stati sufficienti per programmare
ogni cosa. Lei però non era affatto sicura di voler far parte dei
suoi progetti.
Riley la abbracciò con affetto. "Non devi essere triste."
le sussurrò all'orecchio. "Noi ci amiamo e la nascita di un
bambino è un evento stupendo. Certo, avrei anch'io preferito aspettare,
ma tu sei la madre che comunque avrei scelto per i miei figli. Sarebbe
stata solo questione di tempo."
Buffy si morse le labbra per non piangere. Era lusingata e commossa per
il comportamento di Riley, ma anche infinitamente triste perchè
per quanto si sforzasse non riusciva a condividere quello che lui provava.
"Riley, non sono certa di poter..."
tentò di obiettare, ma lui la interruppe scostandola da sé
quasi con violenza. Buffy, le spalle strette fra le sue grandi mani, si
sentì ancora più in colpa di fronte alla sua espressione
sconvolta.
"Non penserai davvero di...liberarti di lui?" esplose Riley
incredulo.
Lei non seppe che cosa rispondere.
Da giorni ormai mille pensieri le vagavano per la mente in un caos totale.
Aveva vagliato centinai di possibilità, anche le più assurde,
senza saper prendere una decisione.
Ora, l'eventualità di sposare Riley si era aggiunta alle altre
possibili alternative che la tormentavano. Fino a quel momento il problema
era stato solo suo. Improvvisamente non lo era più e questo, invece
di esserle di sollievo, complicava solo le cose.
Con uno scatto si liberò dalla stretta del compagno e uscì
dalla stanza quasi correndo.
La sua camera le era sembrata il rifugio ideale,
ma appena vi entrò si pentì di non aver scelto qualsiasi
altro luogo dove fuggire.
Quel posto era pieno di ricordi.
Pupazzi, frammenti della sua infanzia, che aveva portato con sé
nella sua vita di adulta. Fotografie delle persone che amava e che l'amavano,
soprammobili che non rammentava dove aveva acquistato, ma che ormai facevano
parte della sua esistenza, vecchi libri di scuola, logori non per l'uso,
ma per essere stati spesso strapazzati.
Oggetti privi di valore, ma che rappresentavano ciò che per lei
era stato importante.
Ora però avrebbe dovuto mutare drasticamente la sua scala dei valori.
Tutto sarebbe cambiato.
Un paletto, dimenticato su una mensola, insieme a bottigliette di acqua
santa sembravano volerle rammentare un'altro evento ineluttabile della
sua vita, un evento che non le aveva lasciato nessuna scelta. Altri avevano
scelto per lei.
Questa volta però non sarebbe stato così semplice. Questa
volta era lei a dover decidere.
Senza pensare a nulla si diresse verso la scatola dove conservava i suoi
gioielli. La svuotò fino a quando, sul fondo, non restò
altro che un'anonima scatoletta nera. La aprì.
Con delicatezza, come se maneggiasse una preziosa
reliquia, ne trasse la piccola croce d'argento che da tempo non indossava
più.
Si sedette sul letto, fissando l'oggetto che stringeva fra le mani.
Il metallo era un pò ossidato dal tempo, ma brillava ancora. Quella
croce era il simbolo di un'epoca in cui poteva ancora sognare, sperare,
credere in un futuro che non si sarebbe mai realizzato.
Non erano stati anni facili da vivere. C'erano state lacrime, dolore e
scelte difficili da compiere anche allora, ma allora...non era sola.
Riley, come sempre, si era dimostrato il ragazzo ideale. Aveva fatto di
tutto per sollevarla da ogni responsabilità, anche troppo. Voleva
che lei facesse parte della sua vita ordinata, programmata, normale al
punto da impedirle di avere una vita propria.
Assurdamente Buffy si rese conto che l'eventualità di sposare Riley
la spaventava più dell'idea di diventare madre.
Nella sua mente prese corpo la figura di un
uomo, che spariva nella nebbia. Buffy strinse gli occhi per respingere
le lacrime. Non poteva pensare a lui, non in quel momento, non ora che
portava il figlio di un altro. Non ne aveva il diritto e soprattutto sarebbe
servito solo a farla soffrire ancora di più.
"Ciao, speravo che tornassi a casa."
Buffy sobbalzò violentemente e strinse istintivamente le dita intorno
alla croce, come per nasconderla. Sua madre probabilmente ne ignorava
la provenienza, ma lei non voleva rischiare di dover dare spiegazioni.
Non avrebbe saputo giustificare neppure a se stessa il perchè aveva
deciso di toglierla dalla sua scatola.
"Ciao mamma. Immagino ti avranno già informato." Il suo
tono di voce era rassegnato, ma l'espressione di comprensione sul volto
della madre fece emergere tutto quello che faticosamente aveva tentato
di reprimere.
D'impulso si alzò dal letto e si gettò fra le braccia che
tante volte, da bambina, l'avevano accolta.
Pianse a lungo. La mano ancora serrata contro
i suoi sogni infranti, nelle narici il profumo che aveva accompagnato
la sua infanzia Buffy diede sfogo a tutte le sue ansie e le sue paure.
Joyce saggiamente attese la fine di quel prevedibile sfogo. La sua bambina
era diventata donna troppo in fretta. Si era sentita tradita e impotente
quando aveva scoperto che era la Cacciatrice, ma il problema che ora Buffy
avrebbe dovuto affrontare era finalmente un problema alla sua portata.
Sarebbe stata finalmente la buona madre che aveva voluto essere da sempre.
"Riley mi ha telefonato." spiegò, quando i singhiozzi
di Buffy si furono calmati. "Era preoccupato per te. Mi hai detto
che quando vi siete lasciati eri sconvolta e mi ha anche spiegato il perchè."
Buffy provò un moto d'ira verso il ragazzo che credeva di poter
decidere al posto suo al punto di porsi fra lei e sua madre. Soffocò
però l'ira, sentendosi in colpa. Riley cercava solo di aiutarla.
Anche per lui quella era un'esperienza nuova e sicuramente era confuso
quanto lei.
"Mi dispiace, mamma." Ancora una volta
si stava scusando. Silenziosamente si chiese se avrebbe mai potuto smettere
di farlo.
"Buffy, non ti devi scusare." cercò di tranquillizzarla
Joyce. "Sono cose che succedono, anche quando si sta attenti. Certo,
sarebbe stato meglio se non fosse accaduto, ma ora è inutile piangere
sul latte versato."
Buffy si staccò malvolentieri dall'abbraccio per tornare a sedersi
sul letto. Aveva bisogno di ritrovare la calma, per pensare lucidamente.
"Non capisco, mamma. Ti giuro che sono sempre stata attenta e se
anche non lo fossi stata...sai come è fatto Riley! Non riesco a
capire come sia stato possibile!" terminò in tono frustrato.
"E' inutile pensare a questo ormai."
decretò Joyce con decisione."Dobbiamo pensare a che cosa fare.
Riley mi ha detto che progettate di sposarvi. Mi sembra un'ottima cosa.
Certo all'inizio non sarà facile, ma credimi, non è mai
facile." osservò con un sospiro triste. Evidentemente stava
pensando al fallimento del suo matrimonio nato sotto auspici decisamente
migliori. Il suo sguardo tornò però subito ad illuminarsi.
"C'è comunque un lato positivo in tutto questo: almeno è
successo con il ragazzo giusto!"
Buffy provo una sensazione di shock a sentire quelle parole: "Il
ragazzo giusto!". Quella semplice affermazione aggiustava ogni cosa,
per sua madre e probabilmente anche per il resto del mondo.
La nuova vita che stava crescendo dentro di lei, ignara del proprio futuro,
le sue angosce, il suo dolore per tutto quello che non avrebbe mai più
potuto essere, le occasioni perdute di lavoro, amicizie, amore non avevano
importanza visto che aveva "il ragazzo giusto!"
"Giusto per che cosa?" Chiese a se stessa. "Per offrirmi
una vita normale, tranquilla, serena, senza fastidiose complicazioni,
come l'amore, la passione, la felicità?"
"Sei stanca." concluse sua madre, vedendola assorta. "Riposa
ora. Ne riparleremo domani."
Il tonfo della porta che si chiudeva, alle spalle della madre, parve a
Buffy il lugubre rumore della porta di una cella, destinata a non aprirsi
mai più.
Il parco era affollato e nessuno si curava delle
due giovani sedute su una panchina.
"Willow, non so che cosa fare. Io non pensavo...sono la Cacciatrice,
ho ricevuto una buona educazione, e per la mia età sono una persona
abbastanza istruita, ma niente mi ha preparato a questo!"
Buffy detestava sentirsi così impotente. Il bambino era qualcosa
contro cui non poteva lottare, un problema senza una soluzione, o meglio
senza una soluzione che non le rovinasse completamente la vita. A farla
sentire ancora più incapace di reagire erano Riley e sua madre,
che a quanto pareva avevano già pianificato tutto il suo futuro.
"Io penso, " esordì timidamente Willow "che dovresti
fare la cosa migliore, per te...e per il bambino." La giovane strega
avrebbe voluto esserle di conforto, ma era consapevole di non essere di
molto aiuto.
Buffy era sempre stata la più forte, la più sicura delle
proprie scelte, fra loro due. Il suo ruolo era sempre solo stato quello
di raccogliere i cocci, quando il coraggio dell'amica si era infranto
contro le avversità che il destino aveva messo sulla sua strada.
Ora però, forse per la prima volta da quando si conoscevano, Buffy
era confusa, spersa e lei non si sentiva all'altezza di farle da guida,
come l'amica sembrava attendersi.
"Non è così semplice Willow.
Il fatto stesso di chiamarlo bambino...già adesso che non è
ancora nato...non so se è giusto. Sono la Cacciatrice. Che futuro
potrei offrire a mio figlio? Come potrei prendermi cura di lui?"
La giovane strega storse le labbra. Evidentemente Buffy aveva bisogno
di sentirsi dire quello che già sapeva.
"Non credo che questo sia un buon motivo per...liberarti di lui."
commentò in tono ragionevole. "Inoltre non saresti sola a
occuparti del piccolo. Riley mi è sembrato molto disponibile a
starti vicino."
"Anche troppo!" sospirò Buffy. "Si sta rivelando,
un'ennesima volta, come il bravo ragazzo che è. Probabilmente è
colpa mia, deve esserci qualcosa in me che non funziona come dovrebbe."
Il senso di sconforto che provava era evidente in tutto il suo atteggiamento.
"Non dovrei essere così disperata e chiedermi se dovrei...uccidere
mio figlio."
Buffy sollevò lo sguardo per osservare
l'effetto delle sue parole sull'amica. Willow non riuscì a nascondere
una smorfia di repulsione. L'idea di uccidere chiunque, ma soprattutto
un'innocente, poteva solo fare orrore ad un animo sensibile come il suo.
Non disse però nulla. Buffy provò un profondo senso di vuoto
dentro di sè. "Finalmente l'ho detto! Non voglio, non posso
farlo eppure ci sono momenti in cui... L'idea di sposare Riley mi terrorizza
Willow, eppure lui dice di amarmi, si preoccupa per me e....insomma forse
sono semplicemente pazza! Ho sempre desiderato il matrimonio, come qualsiasi
altra ragazza, ma non lo volevo...così!"
Buffy era evidentemente esasperata e nervosa.
Willow la osservava con un misto di compassione e tenerezza. Avrebbe dato
qualsiasi cosa per aiutarla, ma anche lei si sentiva impotente.
Il ragionamento di Buffy era perfettamente logico. Aveva un ragazzo che
l'adorava, era rimasta incinta e lui desiderava sposarla. Non c'era niente
di sbagliato in tutto questo, niente di così tragico che potesse
indurre Buffy a pensare di rinunciare al bambino. Invece...improvvisamente
l'attenzione della giovane strega fu attratta dal modo ossessivo con cui
Buffy si sfregava, come se provasse un senso di fastidio, il collo.
"Buffy, è solo un'ipotesi assurda, lo so, ma..." si interruppe
indecisa se continuare. L'idea che le era sorta sembrava pazzesca, ma
forse poteva aiutare Buffy a vedere meglio dentro se stessa. "...se
tutto questo fosse accaduto prima, se il bambino non fosse di Riley, ma....di
qualcun altro, ti saresti sentita nello stesso modo?"
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