"Ciao"
mormorò Buffy, con un'espressione interrogativa sul volto.
"Ciao" rispose Angel, guardandola dolcemente.
Buffy distolse gli occhi dal volto di lui per rivolgerli al mondo circostante.
"Dove siamo?" sussurrò a se stessa, senza attendersi
veramente una risposta. Intorno a lei non c'era nulla da vedere, solo
una distesa grigia che pareva estendersi all'infinito.
"Ha importanza?" rispose Angel con noncuranza. "Siamo insieme."
Buffy si rese conto di non averlo mai visto così tranquillo, solare,
senza che nessuna ombra oscurasse i suoi occhi color cioccolato.
"Hai ragione." Ammise, quasi scusandosi per non aver colto qualcosa
di così ovvio. "Ma...stiamo sognando?" non riuscì
ad impedirsi di chiedere.
"Fa qualche differenza?" domandò
il vampiro sollevando un sopracciglio perplesso.
"No, ma...ho paura che il sogno finisca." ammise Buffy con un
brivido.
"I sogni non finisco fino a quando continuiamo a sperare."
"Se è così allora dobbiamo approfittarne." mormorò
Buffy avvicinandosi a lui con espressione maliziosa.
Angel la accolse fra le braccia e la baciò con passione.
Improvvisamente l'aria intorno a loro si addensò. Il monotono paesaggio
assunse tonalità sempre più cupe. Angel bruscamente allontanò
Buffy da sè.
La ragazza, sorpresa, barcollò indietro sentendo un oscuro timore
sorgerle nell'animo. Angel sembrava terrorizzato.
Buffy scrutò il piatto orizzonte cercando
di comprendere che cosa avesse impaurito il vampiro, ma ancora una volta
non vide nulla. Eppure anche lei percepiva un senso di minaccia pervaderla.
Sulla pianura grigia strisciavano lentamente
ombre simili a chiazze d'olio. Si allungavano, cambiavano forma, unendosi
e separandosi. Buffy sentì un brivido percorrerle la schiena quando
realizzò che non vi era una sorgente di luce nè alcun corpo
che potesse generare quelle ombre dotate evidentemente di vita propria.
"Devi andartene!" esclamò Angel in tono concitato, afferrandola
per un braccio.
"Dobbiamo andarcene, vorrai dire!" lo corresse Buffy, lo sguardo
fisso su quei pozzi di oscurità che ora convergevano inesorabilmente
su di loro.
"No. Io devo restare." rispose Angel con disperazione. "Questo
è il mio Inferno. Il luogo a cui da sempre sono destinato. Loro...stanno
venendo per me. Tu...sei qui per errore. Devi andartene!"
"Io non ti lascio!" protestò
Buffy con tutte le sue forze. "E a parte questo" continuò
in tono più ragionevole "non vedo nessun cartello che indichi
l'uscita."
Il vampiro distolse gli occhi dal suolo per volgerli intorno a sè,
all'ansiosa ricerca di una via di fuga per la donna che amava. Buffy aveva
ragione. Non sembrava esserci alcun mezzo per abbandonare quel luogo.
"Che cosa vogliono?" chiese sommessamente Buffy. Nella sua voce
Angel riconobbe curiosità, ma anche paura.
"Divorarmi...per l'eternità." Rispose con voce atona.
"Ridurranno a brandelli il mio essere e se ne ciberanno. Si alimenteranno
del mio dolore diventando sempre più forti. Quando avranno finito
vomiteranno ogni frammento, che tornerà ad unirsi agli altri perchè
possano incominciare di nuovo il Loro banchetto."
Buffy guardò incredula il compagno. L'orrore
che lesse nei suoi occhi dissipò ogni suo dubbio.
"Deve esserci un modo per fuggire!" esclamò con ira,
poco disposta ad arrendersi.
"Non cercano te. Ne sono sicuro!" dichiarò Angel per
confortarla. "Non so come se arrivata in questo luogo. Forse sono
stato io a condurti con me, ma...non volevo farlo e tu...non hai nessuna
ragione per restare!"
"Non ho nessun'intenzione di andarmene da sola!" decretò
Buffy con decisione "E certamente non intendo restare qui a guardare
mentre Loro..."
"Papà ho paura...!" l'esile voce infantile, incrinata
di lacrime, ridusse Buffy momentaneamente al silenzio.
"Iriel! Sei qui anche tu?" Domandò
Angel con angoscia. Buffy non aveva mai udito tanta disperazione nella
voce del compagno.
"Mio Dio ti prego no! Non i bambini!" pregò con tutta
se stessa.
"Sì, certo che ci sono anch'io." continuò Iriel
in tono piagnucoloso. "C'è anche Liam, ma lui...ha troppa
paura per parlare. Ti prego...fai finire tutto questo. Non mi piacciono
quelle macchie scure."
I genitori si guardarono ansiosamente intorno alla ricerca dei figli,
ma non riuscirono a scorgerli.
Fu Angel il primo a notare la calda luce che li circondava e la leggera
brezza che accarezzava il suo volto e quello di Buffy.
"Sono qui in spirito." mormorò. Buffy comprese immediatamente
che cosa lui intendesse, ma non ne fu molto sollevata. Esitando allungò
una mano come se volesse accarezzare il vento, stringerlo a sè,
ma la brezza scorse fra le sue dita senza fermarsi.
"Devo farvi andare via tutti da qui!"
gemette Angel, con la determinazione che nasce dal terrore.
"Non puoi." gli rispose debolmente la voce di Liam. "Noi
siamo parte di te. Il tuo Inferno è anche il nostro. Tu però
puoi farlo svanire."
"Come?" chiese Angel con angoscia.
"Lo devi affrontare." fu la tranquilla risposta.
"Non posso. Ho già tentato in passato, ma ho fallito."
mormorò Angel in tono sconfitto.
"Ora puoi." lo rassicurò Iriel "Noi e la mamma siamo
con te."
Buffy si voltò verso il vampiro prendendogli
il bel volto fra le esili mani.
"Hanno ragione." sussurrò, prima di posargli un caldo
bacio sulle labbra.
Le ombre ormai erano vicine. Una sfiorò un piede di Angel, lo avvolse
per risalire lungo la gamba. Il vampiro sentì il gelo di quel tocco
penetrargli nella carne come una lama di ghiaccio. Gemette, contro le
labbra della compagna. Buffy lo strinse più forte, dischiuse le
labbra offrendosi a lui.
Angel fu invaso dal suo calore. Non era solo, non c'era solo muto silenzio
intorno a lui.
Buffy, i bambini lo amavano, avevano bisogno di lui. L'oscurità
che tentava di avvolgerlo gli faceva paura, ma non quanto l'idea di perdere
per sempre le persone che erano tutta la sua vita.
Senza preavviso ebbe la sensazione di essere diventato cieco. Esisteva
solo più il buio, un buio da cui desiderava fuggire. Buffy stretta
a lui però lo tratteneva, gli impediva di rifugiarsi nel dolore
e nella pazzia. Angel tentò di sciogliersi dal suo abbraccio, ma
lei era troppo forte.
Lentamente la paura si dissolse. C'era ancora
il buio, ma lui non lo temeva più. Un brivido scosse l'oscurità
fatta di vuoto. Un urlo agghiacciante scaturì dal nulla e l'ombra
si ritrasse.
Lentamente, come si erano avvicinate, anche le altre chiazze di oscurità
iniziarono ad allontanarsi fino a quando il paesaggio non ritornò
ad essere una distesa argentea uniforme.
Un vento impetuoso interruppe l'abbraccio di Buffy e Angel che si separarono,
senza però distogliere gli occhi uno dall'altra.
Buffy sentì la forte mano di Angel stringere la sua. Rispose alla
stretta. Quell'innocente contatto infuse sicurezza ad entrambi. Angel
sembrava stordito, ma soprattutto sollevato.
Il vento, senza un motivo apparente, tornò a trasformarsi in una
piacevole brezza. La luce che li avvolgeva divenne sempre più intensa
e calda, senza però essere fastidiosa. Angel anzi ne assaporò
il tepore trovandolo confortante.
"Non ne avete avuto ancora abbastanza di
baci?" la voce di Iriel, giocosamente irrisoria, spezzò definitivamente
la tensione.
"Non sono affari tuoi, Iriel!" rispose Liam, in tono di affettuoso
rimprovero.
"Sono affari anche miei invece! Guarda che cosa hanno combinato!
Quelle ombre erano...orribili!" si giustificò Iriel con ancora
una sfumatura di paura nella voce.
"Mi dispiace." si scusò Angel con espressione sofferente.
"Non volevo..."
"Non è stata colpa tua papà. Cioè non del tutto."
si affrettò ad interromperlo Liam. "Noi abbiamo cercato di
farvi comprendere certe cose, ma voi..." la sua irruente sorellina
non riuscì a trattenersi dall'interrompere. "...ma voi proprio
non volete capire!"
Angel corrugò la fronte preoccupato.
"Sei stata tu quella sera a indurci a ... fare quello che non avremmo
dovuto fare?" chiese irritato.
"Sì." ammise prontamente Iriel. "Anche Liam era
d'accordo." aggiunse subito nel tentativo di difendersi. "Bisognava
che qualcuno risolvesse la situazione! E' stato facile. Molto più
facile che indurre zia Willow a non darmi da mangiare il frullato di mela.
Voi volevate farlo. Io ho solo dovuto darvi un piccolo aiuto."
Buffy sospirò esasperata.
"Iriel, voi non sapete..." non trovò le parole per spiegare
alla figlia la portata di quello che aveva fatto."Ora vostro padre
dovrà..." stava per dire morire, ma la stretta della mano
di Angel divenne più forte e si fermò in tempo. I suoi figli
potevano anche essere speciali, ma erano pur sempre bambini e sarebbe
stato assurdo e ingiusto metterli di fronte alla morte del padre accollandogliene
inoltre la responsabilità.
"Io ...dovrò andare via...per un
pò di tempo." Cercò di spiegare Angel, tentando di
non far trasparire dalla sua voce la disperazione che provava. "Sono
certo che avete agito a fin di bene, ma...in futuro dovrete chiedere il
permesso della mamma prima di interferire nella vita degli altri!"
Buffy dovette scostarsi con una mano i capelli dal viso. Improvvisamente
l'aria sembrava muoversi con più energia e la luce divenne più
brillante.
Lo sguardo di Angel si incupì. Non sapeva fino a che punto arrivava
la sua influenza su quei due straordinari esseri che aveva generato.
"Torni dalle ombre e ci lasci soli?" domandò Iriel con
voce ora stridula "Sei cattivo!"
"Papà non è cattivo!" controbatte immediatamente
Liam con sicurezza. "Tu non vuoi ...andare da Loro vero?" chiese
poi in tono più incerto.
"No. Non voglio." rispose Angel tristemente, rendendosi conto
che i suoi figli, pur non osando pronunciare la parola morte, sapevano
esattamente di che cosa stavano parlando. "Ma devo farlo."
"Perchè?" chiese candidamente Iriel.
"Perchè è il mio destino
anche se non è il vostro." fu la sola risposta che Angel riuscì
a formulare. Non esisteva un modo semplice per spiegare a due bambini
il significato di quella parola tanto difficile da comprendere anche per
un adulto vecchio di secoli.
"Se ne sei proprio convinto va bene." osservò Liam seriamente.
"Ma non c'è però motivo perchè tu debba farlo
proprio ora. Potresti aspettare un pò."
"Almeno qualche secolo !" suggerì Iriel, entusiasta dell'idea
del fratello.
Buffy e Angel si guardarono. L'ingenuità dei loro figli era disarmante.
Buffy avrebbe voluto averli di fronte a sè in carne ed ossa per
abbracciarli entrambi. Stringere a sè i loro piccoli corpicini
l'avrebbe in parte consolata dal dolore di dovergli spiegare così
presto quanto crudele potesse essere la vita.
"Non posso attendere così tanto"
mormorò infine Angel, la voce resa roca dalla commozione "Ho
fatto un errore e ora... devo pagarne il prezzo."
"Un errore?" domandò Liam sorpreso. "Ti riferisci
al fatto di aver amato la mamma?"
"Sì." confermò il vampiro con un sospiro. "Non
avrei dovuto farlo...non lo meritavo."
Dubitava che i suoi figli avrebbero compreso in quel momento il significato
delle sue parole, ma in futuro, quando sarebbero cresciuti, forse avrebbero
capito chi era loro padre. Pregò silenziosamente perchè
quella scoperta non facesse dimenticare loro quanto li aveva amati, anche
se aveva avuto poco tempo per dimostrarglielo.
"Non capisco." obiettò, infatti, Iriel irritata. "La
mamma è buona, è la Cacciatrice, salva le persone e lotta
contro il male. Perchè non avresti dovuto amarla? A me sembra la
cosa più bella che tu abbia mai fatto nella tua vita."
Buffy, sorpresa, fu tentata di chiedere alla
figlia come faceva a sapere che sua madre era la Cacciatrice e chi l'avesse
informata sul passato di suo padre. Poi ricordò l'esperienza nel
Negozio di Magia. I suoi figli erano speciali. Doveva rassegnarsi a farsi
sorprendere da loro.
Angel tacque riflettendo su quelle parole, scaturite dal nulla, ma con
un timbro che gli era tanto famigliare.
"La prima volta che l'ho amata...sono stato punito con la perdita
della mia anima." osservò, parlando più a se stesso
che ai suoi interlocutori.
"Nessuno ti ha punito" dichiarò Liam con voce infantile,
ma colma di saggezza. "Sei stato tu a punirti. Non pensavi di meritare
quello che la vita ti stava offrendo. Avevi paura di essere felice. Era
passato così tanto tempo dall'ultima volta che avevi provato quelle
emozioni che ne hai avuto timore e sei fuggito. Hai creato il tuo stesso
Inferno privandoti di lei e di tutto quello che avrebbe potuto donarti."
"Poi la mamma ti è venuta a cercare" continuò
Iriel "Ti ha ricondotto vicino a sè, ma tu non hai più
avuto il coraggio di provare i sentimenti di quel momento fino a quando...
non siamo intervenuti noi."
"Ma la Maledizione..." tentò
di obiettare il vampiro. Iriel irritata non gli permise di terminare la
frase. "Come tutte le maledizioni funziona se chi le subisce ci crede
e tu...ci hai creduto. Non hai mai odiato gli zingari che te l'avevano
fatta. Sei sempre stato convinto che avessero ragione!"
"Mi hanno restituito l'anima!" esclamò Angel incredulo
che tutto fosse così drammaticamente semplice.
"Non credo che nessun uomo abbia un simile potere sull'anima di un
altro." osservò Liam. "Penso piuttosto che quell'ultimo
orrore compiuto da Angelus sia stato troppo e tu finalmente ti sei ribellato
all'abuso che veniva fatto del tuo corpo. Sei stato tu a decidere di tornare,
anche se dopo averlo fatto il peso dei peccati del demone è stato
troppo grande per te e ti sei rifugiato nella follia."
Con orrore Angel, guardando nel profondo del suo animo, realizzò
che suo figlio aveva ragione. Aveva costruito da solo intorno a se stesso
le sbarre della sua stessa prigione. Il demone dentro di lui esisteva,
ma poteva controllarlo, se veramente desiderava farlo. Nessuno poteva
privarlo della sua anima, nessuna Maledizione e nessun Incantesimo aveva
tanto potere.
Non perdere se stesso, la sua umanità, tutto quello in cui credeva
dipendeva solo da lui. La felicità poteva fare male. Per essere
felice avrebbe dovuto rinunciare alla corazza che si era costruito intorno
a sè, amare Buffy, vivere nel mondo, subire vittorie, ma anche
sconfitte.
Solo lui che poteva decidere se affrontare quella lotta o fuggire rifugiandosi
in un'esistenza di sofferenza.
"Io credevo...ho pensato..." mormorò
Buffy, sconvolta quasi quanto Angel da quella rivelazione.
"Ti sei sentita in colpa, mamma, perchè gli altri ti hanno
fatto sentire così!" esclamò Iriel impaziente. "Solo
zio Rupert aveva capito. Ti ricordi quando ti ha detto che ti comprendeva
e non ti giudicava perchè sapeva quanto voi vi amavate? Zio Rupert
qualche volta è veramente grande...anche se non mi lascia giocare
con i suoi occhiali!"
"Iriel ha ragione." interloquì Liam più composto
"C'era solo innocenza in voi, non peccato. Per questo Angelus era
tanto arrabbiato con tutti e due. Veramente lo è ancora, soprattutto
ora che sa che è papà che comanda!"
La sfumatura di divertita ironia che colse in quelle parole provocò
un sorriso sulle labbra di Angel. Se il suo demone pensava che gli sarebbe
stato facile imporre la sua volontà sui bambini si sarebbe presto
accorto che non era così.
"Allora...resti con noi?" chiese Iriel,
la voce sottile colma di timore.
"Sì!" rispose Angel senza esitare. "Resto con voi."
"Per sempre?" domandò ancora Liam, come se avesse bisogno
di essere ulteriormente rassicurato.
Angel vide la stessa domanda riflessa negli occhi grigi di Buffy che lo
scrutavano ansiosi.
"Per sempre." mormorò, chinandosi per baciare la compagna
con dolcezza.
"Adesso non la smetteranno più!" osservò Iriel
con irritazione.
"Credo proprio di no." annuì Liam tranquillamente. "Ma
a me non dispiace."
"E' ora che voi due andiate a dormire...veramente!" esclamò
Buffy con un sorriso, separando leggermente le labbra da quelle di Angel.
"Vostra madre ha ragione!" aggiunse Angel con espressione divertita,
fissando il volto di Buffy proteso verso di lui. "E domani dovremo
fare una lunga discussione sulla riservatezza dei sogni degli altri."
Il vento improvvisamente cessò e la luce
disparve. Buffy e Angel tornarono a baciarsi, questa volta con passione.
"I vostri sogni sono anche i nostri!" protestò una voce
infantile in lontananza, ma i due amanti, persi uno nell'alta non la udirono.
"Speriamo che a colazione non ci sia frullato di mela!" sentì
vagamente Buffy, poi si risvegliò accanto all'uomo che amava e
che le sarebbe rimasto vicino per tutta l'eternità.
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