Angel emise un leggero sospiro, percependo la
lieve carezza che gli sfiorava il volto.
Rimase immobile assaporando quel dolce tocco. Conosceva quelle dita esili,
tiepide, che sapevano suscitare in lui emozioni per lungo tempo dimenticate.
Le sue eleganti labbra si piegarono in un sorriso, ma non aprì
gli occhi. Il sonno gli offuscava piacevolmente la mente filtrando le
sensazioni che il suo animo amplificava.
Tentò disperatamente di restare in quel confortante mondo d'oblio,
in cui il suo solo legame con la realtà era lei, al suo fianco,
che faceva scorrere lentamente una mano fra i suoi capelli scuri.
"Angel, svegliati!" Buffy aveva parlato
sottovoce senza un motivo preciso.
Quel luogo, in cui aveva vissuto tanti momenti d'intimità con l'uomo
che amava, ora le incuteva un oscuro timore. Le cantine non erano più
il rifugio segreto del loro amore proibito. Erano un luogo di ombre e
di agonia per entrambi.
Non avrebbe voluto turbare il suo sonno. Da quando giaceva relegato in
quella stanza buia Angel dormiva molto. Il suo non era il sonno tranquillo
che dà ristoro al corpo come all'anima.
Quando Buffy sedeva lungo le scale, nel timore che lui si inquietasse
svegliandosi e trovandola accanto a sè, sentiva spesso le catene
tintinnare per i movimenti convulsi del vampiro che lottava inutilmente
contro incubi senza sostanza.
La realtà doveva però essere diventata
per Angel peggiore dell'incubo più terribile, infatti, si rifuggiva
da essa nel sonno, un sonno che lo conduceva in un mondo da cui lei era
esclusa.
Angel voleva fuggire da lei, che era stata la causa della sua rovina.
Di questo Buffy era convinta.
Non aveva senso adesso chiedergli perdono. Come si può chiedere
perdono a qualcuno dopo che lo si è mandato all'Inferno? Fino a
quel momento però parole di scusa erano le uniche che le erano
venute in mente. Perciò aveva preferito tacere.
Lo aveva accudito, per quanto lui glielo permetteva,
portandogli il sangue, che era il suo nutrimento e il necessario per lavarsi
e cambiarsi. A terra vicino al letto però c'erano, ben ripiegati,
esattamente dove lei li aveva posati, i vestiti che gli aveva portato
quella mattina. Il sangue nella tazza si era ormai addensato senza che
nessuno lo toccasse.
Buffy emise un sospiro di sconforto. Angel stava
cedendo ed era comprensibile. Quella attesa indefinita del momento in
cui avrebbe perso per l'ultima volta se stesso per ritrovarsi all'Inferno
avrebbe fatto perdere la ragione a chiunque.
Per un breve istante si chiese se fosse stato saggio da parte di Giles
rifiutarsi di concedere una fine dignitosa al vampiro, come lui stesso
gli aveva implorato di fare, prima che la trasformazione si fosse compiuta.
Il dolore lancinante che sentì al petto cancellò dalla sua
mente quel pensiero.
Non voleva perderlo, per nessuna ragione al mondo. Anche se...anche se
fosse diventato Angelus...stava impazzendo anche lei, si rimproverò
aspramente. Non aveva senso! Se fosse diventato Angelus non sarebbe più
stato Angel, avrebbe avuto il suo corpo, ma niente di più e a lei
non bastava. Aveva bisogno di lui, del suo amore, del suo essere uomo
come Angelus non avrebbe mai potuto essere.
"Angel svegliati!" ripetè con
più urgenza. "E' notte inoltrata e dobbiamo parlare."
Stava diventando impaziente. Restare così vicino a lui, addormentato,
era un tormento.
Da quando era entrata nella stanza e si era seduta sulla brandina al suo
fianco i lineamenti di lui, nel sonno, si erano distesi come se avesse
percepito la sua presenza.
Guardare il bel viso rilassato nel sonno la riportava indietro nel tempo,
quando credeva che ci fosse un futuro per loro. Era però solo una
breve illusione. Le catene ai suoi polsi, l'ambiente austero, i vestiti
stropicciati indossati dal vampiro la riconducevano inesorabilmente ad
una realtà che non voleva accettare.
"Buffy..." Angel si voltò è
allungò un braccio per cingerle la vita ed attirarla a sè.
Il rumore delle catene sortì però l'effetto che la voce
di lei non era riuscita a raggiungere. Bruscamente il vampiro si sedette
sul letto disfatto rannicchiandosi in un angolo lontano da lei.
"Stammi lontana!" esclamò deciso, guardandola con occhi
colmi di rabbia e di dolore.
Buffy pregò che quella rabbia non fosse veramente destinata a lei.
Non sarebbe riuscita a sopportarlo. Sul suo viso si dipinse un'espressione
tragicamente ironica.
"Mi sembra un pò tardi per preoccuparci di questo!" rispose
tristemente, lasciando ricadere la mano con cui lo aveva accarezzato.
"Hai ragione." ammise Angel in tono più rilassato, abbassando
il capo.
Buffy provò la tentazione di afferrargli
i capelli per costringerlo a rialzarlo e guardarla negli occhi. Detestava
vederlo nell'atteggiamento dimesso di chi prova vergogna per se stesso.
Avevano sbagliato insieme e insieme sarebbero stati puniti, anche se la
punizione di Angel sarebbe stata molto più terribile di quella
destinata a lei.
Con un notevole sforzo controllò quell'impulso irrazionale Angel
in quel momento aveva bisogno di tenerezza, non violenza, anche se la
sua sarebbe stata una violenza colma d'amore.
"Non hai mangiato." osservò, tentando di usare un tono
noncurante.
"Non ne ho più bisogno." fu la lapidaria risposta.
Buffi impallidì e strinse le labbra, ma non si arrese.
"Sono passati tre giorni e tre notti."
mormorò, incrociando le braccia come se volesse impedirsi di toccarlo.
La sua era però anche un'inconscia difesa contro la risposta di
lui che non riusciva a prevedere.
"Lo so." rispose Angel, dopo quella che a Buffy parve un'eternità.
Nella sua voce c'era una nota di stupore però come se nella penombra
sempre uguale delle cantine, immerso nel suo dolore, avesse perso il senso
del tempo.
"Se non è successo nulla fino adesso..." continuò
Buffy, non riuscendo però a terminare la frase.
In lei ardeva una speranza che nessuna logica riusciva ad uccidere, ma
era consapevole che sperare per il suo compagno avrebbe potuto essere
solo un ulteriore atroce tormento.
Angel, infatti, non le rispose. Sollevò semplicemente il capo e
la guardò. Per la prima volta da quando lo conosceva, per un breve
attimo, Buffy lo vide come un morto. Le orbite scure nascondevano i begli
occhi, la pelle sui fini lineamenti alla fioca luce pareva tirata e priva
di qualsiasi colore.
Lui dovette leggere lo sgomento sul suo viso
perchè parve riscuotersi. Si mosse e le sfiorò una mano,
come per consolarla. Buffy si rilassò. L'espressione del vampiro,
nella sua preoccupazione per lei, sembrava aver ripreso vita. Rapidamente,
nel timore che lui volesse sfuggirle di nuovo, lei gli afferrò
il polso con forza.
"Se non è successo nulla fino adesso" riprese con più
sicurezza " potrebbe volerci ancora del tempo, forse il tempo necessario
perchè noi..."
"Perchè noi...che cosa?" chiese il vampiro senza comprendere.
"Se devi...andartene" esplose Buffy quasi con ira " è
assurdo che tu lo faccia da solo, chiuso qui sotto senza...di me."
"Potrei farti del male! Lo sai benissimo!" protestò il
vampiro con veemenza. "In realtà la trasformazione potrebbe
già esserci stata e questo essere tutto un inganno del demone."
continuò scuotendo il capo, come se volesse negare le sue stesse
parole. "Non dovresti rischiare la vita tua e dei bambini in questo
modo!" concluse rimproverandola senza però molta convinzione.
"Io voglio rischiare!" fu l'immediata
risposta di lei. "E poi ci sono le catene, che potremmo anche accorciare,
se necessario."
Angel sollevò un sopracciglio perplesso. Lo sguardo di lei però
era molto eloquente. I profondi occhi grigi esprimevano desiderio, ma
sopratutto un disperato bisogno di amore.
Buffy aveva paura del futuro che la attendeva, del dolore e della solitudine
che presto avrebbe dovuto affrontare. Desiderava potersi aggrappare a
ciò che stava per perdere in un disperato quanto inutile tentativo
di evitare l'ineluttabile.
Il vampiro comprendeva bene quei sentimenti perchè erano anche
i suoi. Avrebbe voluto stringerla fra le braccia, accarezzarla, sentire
ancora una volta il tepore della sua pelle contro la propria. In cambio
di quelle sensazioni sublimi anche l'Inferno gli sarebbe parso un destino
accettabile.
"I bambini..." tentò di protestare
senza molta convinzione.
"C'è Willow con loro e stanno dormendo. Non hanno bisogno
di noi." rispose brevemente Buffy sorridendo, ormai certa di avere
vinto. "Prima di pensare alle catene però è più
pratico se ti liberi dai vestiti." osservò, aprendo i pesanti
bracciali fissati ai polsi e alle caviglie di lui.
"Esci." la invitò bruscamente Angel, appena fu libero.
"Da quando sei diventato timido?" chiese Buffy, genuinamente
divertita.
"Sono libero...e potrei diventare pericoloso!" rispose Angel
con impazienza. "Quindi...fuori! Almeno fino a quando non mi sarò
incatenato di nuovo."
Il sorriso si spense sulle labbra di Buffy. Le parole di Angel l'avevano
brutalmente riportata alla realtà. Si voltò e lasciò
la stanza senza dire altro timorosa che la sua voce tradisse quello che
provava. La massiccia porta di legno si chiuse con un tonfo alle sue spalle.
Solo quando sentì il cigolio del chiavistello che si chiudeva Angel
iniziò a togliersi la maglietta.
Quando Buffy riaprì l'uscio era passata
solo una decina di minuti, che a lei però erano parse ore.
Angel era steso sulla brandina, coperto solo
da un leggero lenzuolo, le braccia e le gambe distese e trattenute dalle
catene. Le sue possibilità di movimento erano molto limitate.
Buffy avanzò fino al cerchio di luce disegnato sul pavimento dalla
lampadina appesa al soffitto.
"E' un gioco che abbiamo già fatto." osservò,
in tono quasi casuale, iniziando a sfilarsi i vestiti.
"E' vero." rispose Angel, lo sguardo fisso su di lei. "Ma
questa volta è diverso."
"E' molto diverso." concordò Buffy sottovoce togliendosi
gli ultimi capi di abbigliamento che indossava. L'intensità di
quel momento la stava privando perfino della capacità di respirare.
Il cuore le batteva nel petto con violenza confondendo
i suoi pensieri. Era la loro ultima volta. Non avrebbero avuto altre possibilità
di stare insieme, toccarsi, tenersi stretti, amarsi oltre ogni confine.
Voleva godere di ciascuno di quegli istanti preziosi, dimenticando quello
che il futuro avrebbe riservato loro, il prezzo che avrebbero pagato.
Nel profondo del suo animo però sapeva che erano stati giudicati
e condannati e che non sarebbero riusciti a sfuggire alla loro punizione.
Angel non pensava a nulla. La sua mente, il suo intero universo si era
fermato in quella stanza, di fronte a quella donna meravigliosa che ancora
una volta stava per dimostrargli il suo amore donandogli tutta se stessa.
Inebetito dallo stupore, euforico per l'intensa felicità che presto
avrebbe provato il vampiro aveva abbandonato ogni senso di colpa. Sentiva
di aver oltrepassato la soglia del bene e del male. Non si poneva più
domande. Lei era la sua unica risposta.
Buffy si avvicinò al compagno, non con
la studiata lentezza della seduttrice, sapeva che non aveva bisogno di
sedurlo, ma con l'incertezza dell'innocenza. Aveva paura di non sapergli
dimostrare come avrebbe voluto tutto il suo amore, di non riuscire a comunicargli
quanto bisogno aveva di lui.
Guardando però nei dolci occhi scuri, colmi di desiderio e di promesse,
sentì svanire ogni timore.
Era il suo compagno, il solo uomo che avesse mai amato veramente. Fra
di loro tutto poteva essere solo perfetto.
Si distese su di lui scostando il lenzuolo. Le loro bocche si unirono
in un lungo bacio. Le labbra si dischiusero alla ricerca di un'intimità
di cui entrambi avevano sentito disperatamente la mancanza.
Buffy si strinse a lui con tutte le sue forze
nel tentativo di fondere, unire i loro corpi in modo che nulla potesse
più separarli.
Facendo scorrere le mani lungo il corpo muscoloso e possente di lui, si
sentì piccola e fragile. Era una sensazione che la Cacciatrice
non provava spesso e che adorava. Finalmente poteva riposarsi dalla continua
lotta che era la sua vita certa della protezione di lui. Era libera di
abbandonarsi, lasciandosi guidare, senza dubbi o paure. Lui l'amava e
avrebbe saputo condurla in quel luogo di piacere e pace assoluta che era
nascosto nel profondo della sua anima.
Angel non la deluse. Si scostò da lei,
gemendo per la frustrazione, quando le catene impacciarono i suoi movimenti.
Buffy però comprese le sue intenzioni e scivolò su di lui
fino ad offrire il suo seno al tocco fresco della sua bocca. Un sospiro
di piacere a quella carezza gentile le sfuggì dalle labbra.
La passione però animò presto la bocca del vampiro fino
a rendere i suoi baci quasi violenti.
Eppure il contatto con le labbra morbide trasmise a Buffy un'intensa tenerezza.
Poteva sentire il desiderio di lui in modo quasi tangibile scorrerle lungo
il corpo, fino nei suoi recessi più intimi, accrescendo la sua
eccitazione.
"Ti prego...non posso aspettare!"
gemette Angel contro la sua pelle.
Buffy, persa nel piacere delle sue carezze, dischiuse le labbra, ma scoprì
di non essere in grado di formulare una risposta. Si limitò quindi
ad afferrargli i capelli e scivolare contro di lui stimolando inconsapevolmente
i suoi sensi. Neppure lei poteva attendere oltre il compimento di quell'atto
che aveva tanto a lungo desiderato.
Le catene erano tese al massimo. Angel sentiva tutto il suo corpo pulsare
di desiderio. Penetrò nel ventre caldo con un gemito di sollievo,
misto a dolore. Il corpo morbido di lei che si dischiudeva per accoglierlo,
stringerlo, diventare parte di lui liberò il suo animo da ogni
frustrazione, senso di colpa, paura. L'universo si aprì di fronte
a lui. Tutto era possibile in quel momento. Il tempo non aveva più
nessun significato. Il passato non era altro che un sogno, il futuro un
miraggio divenuto realtà. Solo quell'attimo esisteva e sarebbe
esistito per sempre.
"Ti amo!" esclamò Buffy ritrovando
la voce e con essa la volontà di vivere. Quello era il significato
della sua esistenza. Il loro amore. Loro due abbracciati, legati indissolubilmente
da un vincolo che niente e nessuno avrebbe potuto rompere. Neppure il
destino.
Buffy iniziò a muoversi lentamente, assaporando ogni sublime istante.
Si allontanava da lui, lo abbandonava. Angel si inarcava. Tentava invano
di restare immerso in quella squisita fonte di piacere, ma lei non si
fermava. Solo quando il senso di perdita diveniva più intenso,
quasi irrevocabile tornava a stringerlo, a farlo penetrare nel profondo
del suo essere. Per il vampiro era una sublime tortura.
Infine però anche i sensi di Buffy non ressero più. Divenne
più impaziente. Sentiva dentro di sè un vuoto che solo lui
poteva colmare. Iniziò a muoversi con più vigore, perdendo
ogni controllo, dando libero sfogo ai suoi istinti.
Le sue unghie segnarono la pelle chiara del
petto di lui. Il vampiro chiuse gli occhi e il suo viso si contrasse in
un'espressione di intenso piacere. L'amore ardeva dentro di lui bruciandogli
l'anima. Era un amore fatto di tenerezza, bisogno di proteggere, ma anche
di gelosia e desiderio di possesso. Voleva adorarla come una dea, ma anche
spezzarla, piegarla ai suoi voleri perchè divenisse parte di lui
in modo totale ed assoluto per l'eternità.
Buffy provò un istante di panico quando si rese conto di che cosa
aveva scatenato. Il dubbio di tenere fra le braccia non il suo amore,
ma il demone la sfiorò. Con stupore però realizzò
che ad amarla in quel modo tanto violento quanto esaltante era il suo
primo e unico amante. Nel profondo del suo animo, repressi, ma vibranti
ardevano gli stessi sentimenti che animavano Angel.
Fu tentata di tenerli ancora nascosti, negarli
perchè ne aveva timore. Non sapeva dove quei sentimenti l'avrebbero
condotta. Da sempre la sua mente aveva filtrato i suoi sentimenti proteggendola
da nefaste conseguenze. La sola volta che aveva costretto il suo buonsenso
a tacere Angel aveva perso la sua anima e lei ... aveva pagato quel momento
di follia con lacrime e rimpianti. Ora Angel stava per lasciarla ancora
una volta, l'ultima. Non aveva più nulla da perdere. Se avesse
distrutto se stessa si sarebbe risparmiata lunghi anni di solitudine e
sogni destinati a non realizzarsi mai.
Con un sorriso di sfida sul volto verso un destino che non riusciva a
comprendere si abbandonò rispondendo con pari impeto ai movimenti
dell'amante.
Le sue unghie gli penetrarono nella pelle facendone
sgorgare gocce di sangue. Angel emise un gemito, ma Buffy non si fermò.
Si chinò su di lui e lo con ardore. Il gusto salato del sangue
invase la sua bocca che invece di provarne orrore ne fu esaltata. Non
sapeva se era il suo sangue o quello di Angel, ma non aveva importanza.
"L'amore è anche questo" pensò in modo frammentario
"sangue e dolore." Poi l'estasi esplose nella sua mente cancellando
ogni altra immagine.
Angel normalmente avrebbe lottato contro i suoi
impulsi per prolungare il piacere e rendere più intenso il suo
culmine. Quella notte però non aveva bisogno di farlo e soprattutto
non avrebbe potuto. Sapeva che ad attenderlo alla fine della strada che
aveva intrapreso ci sarebbe stata un'estasi tale da annullare tutto il
suo essere, non si era aspettato però nulla di così devastante
e travolgente. Tutto il suo corpo si contrasse. Si afferrò alle
catene frustrato perchè non la poteva toccare, non poteva afferrarsi
a lei nel tentativo convulso di non perderla e soprattutto non perdersi
in quella sconvolgente emozione.
Quando finalmente si abbandonò sul materasso
ogni energia sembrava aver abbandonato il suo corpo. le sfiorò
i capelli con le labbra e chiuse gli occhi nel tentativo di trattenere
le lacrime di sollievo e di gioia che gli pungevano le palpebre, le stesse
lacrime che scorrevano liberamente sul volto di lei.
Passarono minuti che avrebbero potuto essere ore per i due amanti. Non
avevano il coraggio di muoversi, parlare per timore di interrompere il
fragile incantesimo che ancora li univa ora che i loro corpi si erano
alla fine divisi.
"Grazie." sospirò alla fine Angel sottovoce.
"Grazie a te." rispose Buffy con un sorriso accarezzandogli
il petto.
"Forse non avremmo dovuto farlo" mormorò il vampiro "ma...è
stato bello." ammise, prima che lei avesse il tempo di protestare.
"E' vero." assentì subito Buffy. "Se per questo
ci meritiamo l'Inferno...allora forse l'Inferno è il mio posto."
concluse con determinazione.
"Non sai di che cosa stai parlando Buffy"
la rimproverò dolcemente Angel. "In ogni caso l'Inferno è
il mio posto...non il tuo. Tu non hai colpe. La tua unica colpa è
stata innamorarti di me e non credo che l'amore possa essere punito."
"Lo stesso ragionamento vale per te." Fu pronta ad obiettare
la sua compagna.
Angel, con un sospiro di rimpianto, piegò il capo volgendosi verso
la parete. Buffy sentì un acuto senso di solitudine percependo
che lui si stava allontanando da lei. Sollevò il capo per osservarlo.
Angel fissava fredda pietra, il viso soffuso di dolore.
"No. Io non avevo il diritto di amarti. L'amore rende felici e io
ho provocato troppa sofferenza durante la mia esistenza per meritare di
essere felice. Sono stato debole, quando il male mi ha tentato. Ho ceduto
la mia anima in cambio di false promesse che nascondevano solo il vuoto
della morte. Anche quando la mia anima mi è stata restituita se
non avessi incontrato te..."
"Però mi hai incontrato...e mi hai amato." osservò
Buffy, nel tentativo di alleviare la sofferenza che percepiva nelle parole
di lui.
"Non so ancora oggi dove ho trovato il
coraggio di parlarti!" esclamò il vampiro con un sorriso ironico.
"Forse se tu non ti fossi accorta che ti seguivo in quel vicolo...comunque
ormai non ha più importanza. E' solo questione di tempo e...tutto
sarà finito!"
La disperazione invase l'animo di Buffy che non poté fare a meno
di ribellarsi.
"No. Ti sbagli. Non finirà mai. Ti seguirò fino all'Inferno
se necessario." esclamò con ira.
"Non lo farai." Dichiarò Angel con sicurezza. "Non
questa volta. Non puoi fermarti al passato. Devi continuare a vivere...per
loro...per i nostri figli. Avranno bisogno di te."
Al pensiero dei bambini che presto sarebbero stati così ingiustamente
privati del padre gli occhi di Buffy si riempirono di lacrime che però
nascose. Non aveva diritto di piangere di fronte a lui. Angel non aveva
bisogno delle sue lacrime, ma della sua forza d'animo.
"Hanno bisogno anche di te." si limitò
a mormorare stringendosi a lui.
Angel fu tentato di respingerla, ma le catene glielo impedirono. Non trovò
la voce per invitarla ad andarsene e quindi con un sospiro, ma anche un'espressione
di gratitudine sul volto, si abbandonò al suo abbraccio chiudendo
gli occhi. Solo però quando sentì il respiro di lei, regolare
nel sonno, permise a se stesso di abbandonare la realtà addormentandosi.
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