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RATING: vietato ai minori di 18 anni (NC17) per descrizione grafica di rapporti sessuali.

COMMENTO: normalmente associamo all'amore l'essere felici. Chi ama e chi è amato è felice. Questo è vero, ma l'amore porta anche, e soprattutto, la sofferenza. Chi di noi non conosce il dolore di una telefonata che non arriva, un appuntamento mancato, una frase detta nel momento sbagliato? Che cosa dire poi della sofferenza amara della gelosia? Fa parte del gioco. Non accettare il dolore vuol dire rifiutarsi di amare.

 

 

 

Oltre i confini del mondo

Capitolo n.24

Il dolore di amare

 


Angel emise un leggero sospiro, percependo la lieve carezza che gli sfiorava il volto.
Rimase immobile assaporando quel dolce tocco. Conosceva quelle dita esili, tiepide, che sapevano suscitare in lui emozioni per lungo tempo dimenticate.
Le sue eleganti labbra si piegarono in un sorriso, ma non aprì gli occhi. Il sonno gli offuscava piacevolmente la mente filtrando le sensazioni che il suo animo amplificava.
Tentò disperatamente di restare in quel confortante mondo d'oblio, in cui il suo solo legame con la realtà era lei, al suo fianco, che faceva scorrere lentamente una mano fra i suoi capelli scuri.

"Angel, svegliati!" Buffy aveva parlato sottovoce senza un motivo preciso.
Quel luogo, in cui aveva vissuto tanti momenti d'intimità con l'uomo che amava, ora le incuteva un oscuro timore. Le cantine non erano più il rifugio segreto del loro amore proibito. Erano un luogo di ombre e di agonia per entrambi.
Non avrebbe voluto turbare il suo sonno. Da quando giaceva relegato in quella stanza buia Angel dormiva molto. Il suo non era il sonno tranquillo che dà ristoro al corpo come all'anima.
Quando Buffy sedeva lungo le scale, nel timore che lui si inquietasse svegliandosi e trovandola accanto a sè, sentiva spesso le catene tintinnare per i movimenti convulsi del vampiro che lottava inutilmente contro incubi senza sostanza.

La realtà doveva però essere diventata per Angel peggiore dell'incubo più terribile, infatti, si rifuggiva da essa nel sonno, un sonno che lo conduceva in un mondo da cui lei era esclusa.
Angel voleva fuggire da lei, che era stata la causa della sua rovina. Di questo Buffy era convinta.
Non aveva senso adesso chiedergli perdono. Come si può chiedere perdono a qualcuno dopo che lo si è mandato all'Inferno? Fino a quel momento però parole di scusa erano le uniche che le erano venute in mente. Perciò aveva preferito tacere.

Lo aveva accudito, per quanto lui glielo permetteva, portandogli il sangue, che era il suo nutrimento e il necessario per lavarsi e cambiarsi. A terra vicino al letto però c'erano, ben ripiegati, esattamente dove lei li aveva posati, i vestiti che gli aveva portato quella mattina. Il sangue nella tazza si era ormai addensato senza che nessuno lo toccasse.

Buffy emise un sospiro di sconforto. Angel stava cedendo ed era comprensibile. Quella attesa indefinita del momento in cui avrebbe perso per l'ultima volta se stesso per ritrovarsi all'Inferno avrebbe fatto perdere la ragione a chiunque.
Per un breve istante si chiese se fosse stato saggio da parte di Giles rifiutarsi di concedere una fine dignitosa al vampiro, come lui stesso gli aveva implorato di fare, prima che la trasformazione si fosse compiuta. Il dolore lancinante che sentì al petto cancellò dalla sua mente quel pensiero.
Non voleva perderlo, per nessuna ragione al mondo. Anche se...anche se fosse diventato Angelus...stava impazzendo anche lei, si rimproverò aspramente. Non aveva senso! Se fosse diventato Angelus non sarebbe più stato Angel, avrebbe avuto il suo corpo, ma niente di più e a lei non bastava. Aveva bisogno di lui, del suo amore, del suo essere uomo come Angelus non avrebbe mai potuto essere.

"Angel svegliati!" ripetè con più urgenza. "E' notte inoltrata e dobbiamo parlare."
Stava diventando impaziente. Restare così vicino a lui, addormentato, era un tormento.
Da quando era entrata nella stanza e si era seduta sulla brandina al suo fianco i lineamenti di lui, nel sonno, si erano distesi come se avesse percepito la sua presenza.
Guardare il bel viso rilassato nel sonno la riportava indietro nel tempo, quando credeva che ci fosse un futuro per loro. Era però solo una breve illusione. Le catene ai suoi polsi, l'ambiente austero, i vestiti stropicciati indossati dal vampiro la riconducevano inesorabilmente ad una realtà che non voleva accettare.

"Buffy..." Angel si voltò è allungò un braccio per cingerle la vita ed attirarla a sè. Il rumore delle catene sortì però l'effetto che la voce di lei non era riuscita a raggiungere. Bruscamente il vampiro si sedette sul letto disfatto rannicchiandosi in un angolo lontano da lei.
"Stammi lontana!" esclamò deciso, guardandola con occhi colmi di rabbia e di dolore.
Buffy pregò che quella rabbia non fosse veramente destinata a lei. Non sarebbe riuscita a sopportarlo. Sul suo viso si dipinse un'espressione tragicamente ironica.
"Mi sembra un pò tardi per preoccuparci di questo!" rispose tristemente, lasciando ricadere la mano con cui lo aveva accarezzato.
"Hai ragione." ammise Angel in tono più rilassato, abbassando il capo.

Buffy provò la tentazione di afferrargli i capelli per costringerlo a rialzarlo e guardarla negli occhi. Detestava vederlo nell'atteggiamento dimesso di chi prova vergogna per se stesso.
Avevano sbagliato insieme e insieme sarebbero stati puniti, anche se la punizione di Angel sarebbe stata molto più terribile di quella destinata a lei.
Con un notevole sforzo controllò quell'impulso irrazionale Angel in quel momento aveva bisogno di tenerezza, non violenza, anche se la sua sarebbe stata una violenza colma d'amore.
"Non hai mangiato." osservò, tentando di usare un tono noncurante.
"Non ne ho più bisogno." fu la lapidaria risposta.
Buffi impallidì e strinse le labbra, ma non si arrese.

"Sono passati tre giorni e tre notti." mormorò, incrociando le braccia come se volesse impedirsi di toccarlo. La sua era però anche un'inconscia difesa contro la risposta di lui che non riusciva a prevedere.
"Lo so." rispose Angel, dopo quella che a Buffy parve un'eternità. Nella sua voce c'era una nota di stupore però come se nella penombra sempre uguale delle cantine, immerso nel suo dolore, avesse perso il senso del tempo.
"Se non è successo nulla fino adesso..." continuò Buffy, non riuscendo però a terminare la frase.
In lei ardeva una speranza che nessuna logica riusciva ad uccidere, ma era consapevole che sperare per il suo compagno avrebbe potuto essere solo un ulteriore atroce tormento.
Angel, infatti, non le rispose. Sollevò semplicemente il capo e la guardò. Per la prima volta da quando lo conosceva, per un breve attimo, Buffy lo vide come un morto. Le orbite scure nascondevano i begli occhi, la pelle sui fini lineamenti alla fioca luce pareva tirata e priva di qualsiasi colore.

Lui dovette leggere lo sgomento sul suo viso perchè parve riscuotersi. Si mosse e le sfiorò una mano, come per consolarla. Buffy si rilassò. L'espressione del vampiro, nella sua preoccupazione per lei, sembrava aver ripreso vita. Rapidamente, nel timore che lui volesse sfuggirle di nuovo, lei gli afferrò il polso con forza.
"Se non è successo nulla fino adesso" riprese con più sicurezza " potrebbe volerci ancora del tempo, forse il tempo necessario perchè noi..."
"Perchè noi...che cosa?" chiese il vampiro senza comprendere.
"Se devi...andartene" esplose Buffy quasi con ira " è assurdo che tu lo faccia da solo, chiuso qui sotto senza...di me."
"Potrei farti del male! Lo sai benissimo!" protestò il vampiro con veemenza. "In realtà la trasformazione potrebbe già esserci stata e questo essere tutto un inganno del demone." continuò scuotendo il capo, come se volesse negare le sue stesse parole. "Non dovresti rischiare la vita tua e dei bambini in questo modo!" concluse rimproverandola senza però molta convinzione.

"Io voglio rischiare!" fu l'immediata risposta di lei. "E poi ci sono le catene, che potremmo anche accorciare, se necessario."
Angel sollevò un sopracciglio perplesso. Lo sguardo di lei però era molto eloquente. I profondi occhi grigi esprimevano desiderio, ma sopratutto un disperato bisogno di amore.
Buffy aveva paura del futuro che la attendeva, del dolore e della solitudine che presto avrebbe dovuto affrontare. Desiderava potersi aggrappare a ciò che stava per perdere in un disperato quanto inutile tentativo di evitare l'ineluttabile.
Il vampiro comprendeva bene quei sentimenti perchè erano anche i suoi. Avrebbe voluto stringerla fra le braccia, accarezzarla, sentire ancora una volta il tepore della sua pelle contro la propria. In cambio di quelle sensazioni sublimi anche l'Inferno gli sarebbe parso un destino accettabile.

"I bambini..." tentò di protestare senza molta convinzione.
"C'è Willow con loro e stanno dormendo. Non hanno bisogno di noi." rispose brevemente Buffy sorridendo, ormai certa di avere vinto. "Prima di pensare alle catene però è più pratico se ti liberi dai vestiti." osservò, aprendo i pesanti bracciali fissati ai polsi e alle caviglie di lui.
"Esci." la invitò bruscamente Angel, appena fu libero.
"Da quando sei diventato timido?" chiese Buffy, genuinamente divertita.
"Sono libero...e potrei diventare pericoloso!" rispose Angel con impazienza. "Quindi...fuori! Almeno fino a quando non mi sarò incatenato di nuovo."
Il sorriso si spense sulle labbra di Buffy. Le parole di Angel l'avevano brutalmente riportata alla realtà. Si voltò e lasciò la stanza senza dire altro timorosa che la sua voce tradisse quello che provava. La massiccia porta di legno si chiuse con un tonfo alle sue spalle.
Solo quando sentì il cigolio del chiavistello che si chiudeva Angel iniziò a togliersi la maglietta.

Quando Buffy riaprì l'uscio era passata solo una decina di minuti, che a lei però erano parse ore.

Angel era steso sulla brandina, coperto solo da un leggero lenzuolo, le braccia e le gambe distese e trattenute dalle catene. Le sue possibilità di movimento erano molto limitate.
Buffy avanzò fino al cerchio di luce disegnato sul pavimento dalla lampadina appesa al soffitto.
"E' un gioco che abbiamo già fatto." osservò, in tono quasi casuale, iniziando a sfilarsi i vestiti.
"E' vero." rispose Angel, lo sguardo fisso su di lei. "Ma questa volta è diverso."
"E' molto diverso." concordò Buffy sottovoce togliendosi gli ultimi capi di abbigliamento che indossava. L'intensità di quel momento la stava privando perfino della capacità di respirare.

Il cuore le batteva nel petto con violenza confondendo i suoi pensieri. Era la loro ultima volta. Non avrebbero avuto altre possibilità di stare insieme, toccarsi, tenersi stretti, amarsi oltre ogni confine. Voleva godere di ciascuno di quegli istanti preziosi, dimenticando quello che il futuro avrebbe riservato loro, il prezzo che avrebbero pagato. Nel profondo del suo animo però sapeva che erano stati giudicati e condannati e che non sarebbero riusciti a sfuggire alla loro punizione.
Angel non pensava a nulla. La sua mente, il suo intero universo si era fermato in quella stanza, di fronte a quella donna meravigliosa che ancora una volta stava per dimostrargli il suo amore donandogli tutta se stessa. Inebetito dallo stupore, euforico per l'intensa felicità che presto avrebbe provato il vampiro aveva abbandonato ogni senso di colpa. Sentiva di aver oltrepassato la soglia del bene e del male. Non si poneva più domande. Lei era la sua unica risposta.

Buffy si avvicinò al compagno, non con la studiata lentezza della seduttrice, sapeva che non aveva bisogno di sedurlo, ma con l'incertezza dell'innocenza. Aveva paura di non sapergli dimostrare come avrebbe voluto tutto il suo amore, di non riuscire a comunicargli quanto bisogno aveva di lui.
Guardando però nei dolci occhi scuri, colmi di desiderio e di promesse, sentì svanire ogni timore.
Era il suo compagno, il solo uomo che avesse mai amato veramente. Fra di loro tutto poteva essere solo perfetto.
Si distese su di lui scostando il lenzuolo. Le loro bocche si unirono in un lungo bacio. Le labbra si dischiusero alla ricerca di un'intimità di cui entrambi avevano sentito disperatamente la mancanza.

Buffy si strinse a lui con tutte le sue forze nel tentativo di fondere, unire i loro corpi in modo che nulla potesse più separarli.
Facendo scorrere le mani lungo il corpo muscoloso e possente di lui, si sentì piccola e fragile. Era una sensazione che la Cacciatrice non provava spesso e che adorava. Finalmente poteva riposarsi dalla continua lotta che era la sua vita certa della protezione di lui. Era libera di abbandonarsi, lasciandosi guidare, senza dubbi o paure. Lui l'amava e avrebbe saputo condurla in quel luogo di piacere e pace assoluta che era nascosto nel profondo della sua anima.

Angel non la deluse. Si scostò da lei, gemendo per la frustrazione, quando le catene impacciarono i suoi movimenti. Buffy però comprese le sue intenzioni e scivolò su di lui fino ad offrire il suo seno al tocco fresco della sua bocca. Un sospiro di piacere a quella carezza gentile le sfuggì dalle labbra.
La passione però animò presto la bocca del vampiro fino a rendere i suoi baci quasi violenti.
Eppure il contatto con le labbra morbide trasmise a Buffy un'intensa tenerezza. Poteva sentire il desiderio di lui in modo quasi tangibile scorrerle lungo il corpo, fino nei suoi recessi più intimi, accrescendo la sua eccitazione.

"Ti prego...non posso aspettare!" gemette Angel contro la sua pelle.
Buffy, persa nel piacere delle sue carezze, dischiuse le labbra, ma scoprì di non essere in grado di formulare una risposta. Si limitò quindi ad afferrargli i capelli e scivolare contro di lui stimolando inconsapevolmente i suoi sensi. Neppure lei poteva attendere oltre il compimento di quell'atto che aveva tanto a lungo desiderato.
Le catene erano tese al massimo. Angel sentiva tutto il suo corpo pulsare di desiderio. Penetrò nel ventre caldo con un gemito di sollievo, misto a dolore. Il corpo morbido di lei che si dischiudeva per accoglierlo, stringerlo, diventare parte di lui liberò il suo animo da ogni frustrazione, senso di colpa, paura. L'universo si aprì di fronte a lui. Tutto era possibile in quel momento. Il tempo non aveva più nessun significato. Il passato non era altro che un sogno, il futuro un miraggio divenuto realtà. Solo quell'attimo esisteva e sarebbe esistito per sempre.

"Ti amo!" esclamò Buffy ritrovando la voce e con essa la volontà di vivere. Quello era il significato della sua esistenza. Il loro amore. Loro due abbracciati, legati indissolubilmente da un vincolo che niente e nessuno avrebbe potuto rompere. Neppure il destino.
Buffy iniziò a muoversi lentamente, assaporando ogni sublime istante. Si allontanava da lui, lo abbandonava. Angel si inarcava. Tentava invano di restare immerso in quella squisita fonte di piacere, ma lei non si fermava. Solo quando il senso di perdita diveniva più intenso, quasi irrevocabile tornava a stringerlo, a farlo penetrare nel profondo del suo essere. Per il vampiro era una sublime tortura.
Infine però anche i sensi di Buffy non ressero più. Divenne più impaziente. Sentiva dentro di sè un vuoto che solo lui poteva colmare. Iniziò a muoversi con più vigore, perdendo ogni controllo, dando libero sfogo ai suoi istinti.

Le sue unghie segnarono la pelle chiara del petto di lui. Il vampiro chiuse gli occhi e il suo viso si contrasse in un'espressione di intenso piacere. L'amore ardeva dentro di lui bruciandogli l'anima. Era un amore fatto di tenerezza, bisogno di proteggere, ma anche di gelosia e desiderio di possesso. Voleva adorarla come una dea, ma anche spezzarla, piegarla ai suoi voleri perchè divenisse parte di lui in modo totale ed assoluto per l'eternità.
Buffy provò un istante di panico quando si rese conto di che cosa aveva scatenato. Il dubbio di tenere fra le braccia non il suo amore, ma il demone la sfiorò. Con stupore però realizzò che ad amarla in quel modo tanto violento quanto esaltante era il suo primo e unico amante. Nel profondo del suo animo, repressi, ma vibranti ardevano gli stessi sentimenti che animavano Angel.

Fu tentata di tenerli ancora nascosti, negarli perchè ne aveva timore. Non sapeva dove quei sentimenti l'avrebbero condotta. Da sempre la sua mente aveva filtrato i suoi sentimenti proteggendola da nefaste conseguenze. La sola volta che aveva costretto il suo buonsenso a tacere Angel aveva perso la sua anima e lei ... aveva pagato quel momento di follia con lacrime e rimpianti. Ora Angel stava per lasciarla ancora una volta, l'ultima. Non aveva più nulla da perdere. Se avesse distrutto se stessa si sarebbe risparmiata lunghi anni di solitudine e sogni destinati a non realizzarsi mai.
Con un sorriso di sfida sul volto verso un destino che non riusciva a comprendere si abbandonò rispondendo con pari impeto ai movimenti dell'amante.

Le sue unghie gli penetrarono nella pelle facendone sgorgare gocce di sangue. Angel emise un gemito, ma Buffy non si fermò. Si chinò su di lui e lo con ardore. Il gusto salato del sangue invase la sua bocca che invece di provarne orrore ne fu esaltata. Non sapeva se era il suo sangue o quello di Angel, ma non aveva importanza.
"L'amore è anche questo" pensò in modo frammentario "sangue e dolore." Poi l'estasi esplose nella sua mente cancellando ogni altra immagine.

Angel normalmente avrebbe lottato contro i suoi impulsi per prolungare il piacere e rendere più intenso il suo culmine. Quella notte però non aveva bisogno di farlo e soprattutto non avrebbe potuto. Sapeva che ad attenderlo alla fine della strada che aveva intrapreso ci sarebbe stata un'estasi tale da annullare tutto il suo essere, non si era aspettato però nulla di così devastante e travolgente. Tutto il suo corpo si contrasse. Si afferrò alle catene frustrato perchè non la poteva toccare, non poteva afferrarsi a lei nel tentativo convulso di non perderla e soprattutto non perdersi in quella sconvolgente emozione.

Quando finalmente si abbandonò sul materasso ogni energia sembrava aver abbandonato il suo corpo. le sfiorò i capelli con le labbra e chiuse gli occhi nel tentativo di trattenere le lacrime di sollievo e di gioia che gli pungevano le palpebre, le stesse lacrime che scorrevano liberamente sul volto di lei.
Passarono minuti che avrebbero potuto essere ore per i due amanti. Non avevano il coraggio di muoversi, parlare per timore di interrompere il fragile incantesimo che ancora li univa ora che i loro corpi si erano alla fine divisi.
"Grazie." sospirò alla fine Angel sottovoce.
"Grazie a te." rispose Buffy con un sorriso accarezzandogli il petto.
"Forse non avremmo dovuto farlo" mormorò il vampiro "ma...è stato bello." ammise, prima che lei avesse il tempo di protestare.
"E' vero." assentì subito Buffy. "Se per questo ci meritiamo l'Inferno...allora forse l'Inferno è il mio posto." concluse con determinazione.

"Non sai di che cosa stai parlando Buffy" la rimproverò dolcemente Angel. "In ogni caso l'Inferno è il mio posto...non il tuo. Tu non hai colpe. La tua unica colpa è stata innamorarti di me e non credo che l'amore possa essere punito."
"Lo stesso ragionamento vale per te." Fu pronta ad obiettare la sua compagna.
Angel, con un sospiro di rimpianto, piegò il capo volgendosi verso la parete. Buffy sentì un acuto senso di solitudine percependo che lui si stava allontanando da lei. Sollevò il capo per osservarlo. Angel fissava fredda pietra, il viso soffuso di dolore.
"No. Io non avevo il diritto di amarti. L'amore rende felici e io ho provocato troppa sofferenza durante la mia esistenza per meritare di essere felice. Sono stato debole, quando il male mi ha tentato. Ho ceduto la mia anima in cambio di false promesse che nascondevano solo il vuoto della morte. Anche quando la mia anima mi è stata restituita se non avessi incontrato te..."
"Però mi hai incontrato...e mi hai amato." osservò Buffy, nel tentativo di alleviare la sofferenza che percepiva nelle parole di lui.

"Non so ancora oggi dove ho trovato il coraggio di parlarti!" esclamò il vampiro con un sorriso ironico. "Forse se tu non ti fossi accorta che ti seguivo in quel vicolo...comunque ormai non ha più importanza. E' solo questione di tempo e...tutto sarà finito!"
La disperazione invase l'animo di Buffy che non poté fare a meno di ribellarsi.
"No. Ti sbagli. Non finirà mai. Ti seguirò fino all'Inferno se necessario." esclamò con ira.
"Non lo farai." Dichiarò Angel con sicurezza. "Non questa volta. Non puoi fermarti al passato. Devi continuare a vivere...per loro...per i nostri figli. Avranno bisogno di te."
Al pensiero dei bambini che presto sarebbero stati così ingiustamente privati del padre gli occhi di Buffy si riempirono di lacrime che però nascose. Non aveva diritto di piangere di fronte a lui. Angel non aveva bisogno delle sue lacrime, ma della sua forza d'animo.

"Hanno bisogno anche di te." si limitò a mormorare stringendosi a lui.
Angel fu tentato di respingerla, ma le catene glielo impedirono. Non trovò la voce per invitarla ad andarsene e quindi con un sospiro, ma anche un'espressione di gratitudine sul volto, si abbandonò al suo abbraccio chiudendo gli occhi. Solo però quando sentì il respiro di lei, regolare nel sonno, permise a se stesso di abbandonare la realtà addormentandosi.

Questa NON è la FINE, non può esserlo, perché l'amore di Buffy e Angel è "forever, this is the whole point"

 

L'albero del bene e del maleContinua