Un breve incontro
I Parte : Il piacere
Le immagini scorrevano veloci sullo schermo. Buffy le fissava con
sguardo assente. La sua mente era lontana. Cambiò posizione nello
scomodo sedile del cinema, alla ricerca di una sistemazione più
confortevole. Il suo compagno sembrò non accorgersene.
Aveva scelto lei il film e, come quasi sempre accadeva, Angel l'aveva
accontentata. Era un film sentimentale, con lieto fine assicurato: il
suo genere preferito.
I due protagonisti lottavano contro svariate avversità, per infine
realizzare il loro sogno d'amore. Normalmente avrebbe seguito con partecipazione
lo svolgersi della vicenda, ma quella sera qualcosa la turbava al punto
da richiedere tutta la sua attenzione.
Nervosamente infilava in bocca i popcorn, uno dopo l'altro. Era acutamente
consapevole della presenza del suo accompagnatore, almeno quanto lui sembrava
ignorare la sua esistenza.
Angel sedeva eretto, immobile. Il volto rivolto verso lo schermo pareva
completamente concentrato sul succedersi degli avvenimenti sullo schermo.
Le aveva telefonato solo quella mattina. Si erano dati appuntamento
a casa di lei.
Era arrivato puntuale, poche ore prima. Buffy l'aveva atteso per tutto
il giorno con impazienza, ma quando finalmente gli aveva aperto la porta
di casa, dopo un rapido bacio di saluto, lui si era subito immerso in
una fitta conversazione con Willow e Tara su oscuri argomenti di magia.
Buffy aveva ciondolato intorno a loro, fingendo di pulire la cucina immacolata,
sentendosi esclusa e trascurata.
Era delusa. Sperava che anche lui fosse impaziente di vederla quanto lo
era lei. Non aveva osato però protestare, nè fare nulla
per attrarre l'attenzione di lui su di sè, un po per orgoglio,
ma un po anche per buonsenso. Angel era il suo ragazzo, ma non per questo
doveva rinunciare a coltivare altre amicizie o i propri interessi. Presto
sarebbero usciti da soli e lui...sarebbe stato solo suo!
Improvvisamente aveva colto lo sguardo penetrante del compagno fisso
su di lei seguirla in ogni suo movimento. Era come se Angel avesse iniziato
un nuovo gioco, coinvolgendola, ma senza spiegarle le regole.
Irritata dal suo comportamento enigmatico era salita in camera per cambiarsi
l'abito. Aveva impiegato più tempo del necessario, lasciando il
vampiro alle cure delle amiche, con cui evidentemente si trovava più
a suo agio che con lei.
Quando discese le scale lo trovò già sulla porta, ad aspettarla
tranquillamente. Non ci fu nessun commento sul suo abbigliamento, neppure
un sorriso o uno sguardo di ammirazione, come di consueto.
Buffy era uscita di casa sospirando. Probabilmente Angel, con quella manifestazione
di indifferenza, voleva punirla per averlo fatto attendere...e ci era
riuscito.
Buffy era sicura di sè, ma lei e Angel passavano lontani uno dall'altra
troppo tempo. I fantasmi delle splendide donne che lui certo incontrava
nella grande città apparivano frequentemente negli incubi di Buffy.
L'ammirazione del compagno, quando si incontravano, era la sola cosa che
avesse il potere di farli svanire.
Erano trascorse quasi due settimane dal loro ultimo incontro. Due settimane
durante le quali lui non aveva mai chiamato. Quando era stata Buffy a
cercarlo ripetutamente al telefono non aveva risposto mai ottenuto risposta,
neppure durante il giorno.
Alla fine si era rassegnata a chiamare Cordelia, che aveva giustificato
l'assenza del suo principale con una missione, sulla cui natura era stata
piuttosto vaga. Neppure lei sembrava avere notizie precise su dove si
trovasse esattamente il vampiro e perchè.
Buffy allora aveva iniziato a preoccuparsi. Accadeva abbastanza di frequente
che Angel sparisse, per periodi più o meno lunghi, ma normalmente
la avvisava sempre prima di volatilizzarsi nel nulla. Sapeva bene quanto
le sue improvvise assenze la mettessero in ansia e la infastidissero.
La telefonata di quella mattina aveva finalmente messo a tacere le
sue paure.
Era stata tentata di rimproverarlo per il suo lungo silenzio, ma la voce
stanca, quasi esausta di lui l'aveva dissuasa. Aveva rimandato la predica
a un momento più propizio. La missione che aveva appena concluso
doveva essere stata poco piacevole. Effettivamente il loro lavoro non
era mai piacevole, aveva riflettuto lei ironicamente.
Il suo invito ad andare al cinema era stato immediatamente accettato da
Buffy, troppo felice per riflettere sulla stranezza di quella proposta.
Angel generalmente non amava il buio delle sale cinematografiche. Preferiva
i luoghi illuminati, appartati e tranquilli, in cui poter parlare e guardare
in volto la compagna. Soprattutto gli piaceva godere dell'intimità
della loro casa, dove si sentiva libero d'essere se stesso. Insomma, prediligeva
ogni posto che permettesse loro di stare veramente insieme e godere della
reciproca compagnia.
A Buffy piaceva uscire con gli amici e ogni tanto vedere un buon film,
ma era anche lei reticente a sprecare, in una sala buia e silenziosa,
il poco tempo che poteva trascorrere con l'amore della sua vita.
Sentire di nuovo la sua voce, essere certa che stava bene e che presto
l'avrebbe rivisto, l'aveva però resa così euforica che avrebbe
accettato volentieri anche di andare all'Inferno, pur di essere di nuovo
con lui.
Ora però, seduta al suo fianco, nell'oscurità, senza
che i loro corpi neppure si sfiorassero sentiva crescere rapidamente l'ansia.
Anche volendo trascurare l'atteggiamento ambiguo che aveva avuto nei suoi
confronti da quando era arrivato, c'era qualcosa che preoccupava Buffy
nel suo modo di sedere e guardare il film, come se assistere a quello
spettacolo fosse il solo motivo che l'aveva condotto a Sunnydale quella
sera.
Il vampiro era troppo discreto per indulgere in effusioni in pubblico,
ma normalmente avrebbe approfittato del buio della sala per accarezzarle
una mano, o sfiorarle un ginocchio con il proprio. Piccoli gesti innocenti
che però servivano a ricordare ad entrambi la reciproca presenza
e di cui Buffy, dopo la lunga lontananza, sentiva disperatamente la mancanza.
Angel era distante da lei, più di quanto sarebbe stato restando
a Los Angeles.
Il vampiro avrebbe potuto essere semplicemente esausto per la caccia,
ma c'era in lui una tensione che non poteva essere dovuta alla fatica.
Buffy infilò in bocca un altro popcorn, chiedendosi tormentosamente
che cosa poteva aver turbato così il suo compagno.
Angel sembrava preoccupato, ma anche arrabbiato. Chi o che cosa avevano
causato la sua ira?
Era esasperata dalla propria incapacità di comprendere il vampiro,
dopo tutti quegli anni insieme, ma anche dal carattere complesso di lui
che gli impediva di confidarle apertamente che cosa lo tormentava.
Con un sospiro di rimpianto ricordò il loro ultimo incontro. Il
tempo che avevano condiviso era stato breve, ma era sempre troppo breve
per loro.
Avevano trascorso momenti sereni, colmi di passione, ma anche di tenerezza.
Nessuna ombra allora aveva offuscato la loro felicità.
Solo due settimane prima....."Angel, no...aspetta!" Il corpo
premuto contro la porta d'ingresso dalla mole del compagno Buffy tentava
di divincolarsi dalla sua stretta, ma senza molta convinzione. Angel le
stava accarezzando il viso con le labbra mentre le sue mani armeggiavano
con i bottoni della giacca, nel tentativo d togliergliela.
Quando aveva aperto la porta se lo era trovato di fronte, come se l'avesse
attesa sulla soglia di casa.
Non si erano neppure detti " Ciao." Il bisogno che provavano
entrambi di toccare il corpo uno dell'altra, stringerlo, rassicurarsi
che era vero e non un sogno era stato troppo impellente.
La mente offuscata dal desiderio, prima di rendersi conto delle sue proteste,
Angel le aveva già tolto non solo la giacca, ma anche il maglione.
Finalmente si fermò, fissandola interrogativamente
"Buffy non vuoi...? Io pensavo..." Il suo sguardo da cucciolo
ingiustamente rimproverato suscitò l'ilarità di Buffy che
si lasciò sfuggire una risata sommessa.
"Certo che lo voglio!" esclamò, gli occhi colmi di
affetto e di passione, posandogli le mani sul petto per respingerlo dolcemente.
"Durante tutto il giorno non sono riuscita a pensare ad altro. Ma
torno ora dalla caccia. Sono sporca e sudata. Vorrei farmi una doccia
prima."
Il vampiro si allontanò leggermente da lei, trattenendola però
sempre per la vita, nell'inconscio timore che lei gli sfuggisse.
La osservò con sguardo critico, ma le sue labbra erano piegate
in un sorriso scherzoso.
Buffy era leggermente spettinata. Ciocche di capelli biondi sfuggivano
al fermaglio per ricadere sulle spalle nude. Indossava un reggiseno di
pizzo bianco, discreto, che lasciava appena intravedere i seni. La pelle
candida del ventre, scoperta, contrastava con il tessuto grezzo dei jeans.
Angel trattenne il fiato. Era un'immagine innocente, ma nello stesso tempo
estremamente conturbante.
"Credo che effettivamente tu abbia bisogno di una doccia!" Esclamò,
dopo averle percorso tutto il corpo con lo sguardo.
Senza avere il tempo di reagire Buffy si ritrovò sollevata da terra
dalle sue forti braccia.
In pochi secondi furono in bagno, i vestiti sparpagliati sul pavimento,
l'acqua che scorreva sui loro corpi nudi abbracciati, le bocche unite
in un bacio che sembrava non dover finire mai.
Buffy aveva ormai perso ogni contatto con la realtà quando
Angel interruppe il dolce contatto. Lei rimase immobile, con un'espressione
confusa sul volto. Era assolutamente adorabile quando appariva così
candida e innocente, pensò il vampiro.
"Pensavo volessi lavarti." Si giustificò, con tono malizioso,
prendendo la confezione del proprio bagnoschiuma e versandosene un po
sulle mani.
"Infatti!" rispose subito Buffy con tono impertinente, avendo
compreso le sue intenzioni. "Ma quello non è il mio!"
protestò, indicando la bottiglia di sapone al profumo di sandalo
che lui stava rimettendo a posto.
"Lo so." assentì Angel con uno sguardo di sfida. "Ma
non intendo profumare di violetta quando uscirò dal bagno."
"Così sarò io ad avere il tuo profumo, dopo la doccia."
commentò Buffy, fingendo un'aria imbronciata.
"Ti dispiace?" le chiese lui con le labbra che sfioravano quelle
di lei.
"No, affatto" sospirò Buffy, abbracciandolo e cercando
la profondità della sua bocca. Angel però si ritrasse di
nuovo.
"Chiudi gli occhi e rilassati." la invitò. Buffy obbedì,
anche se con un po di rimpianto. Dopo essere stata lontana da lui tutti
quei giorni aveva voglia di guardarlo, non perdere neppure un istante
di quei preziosi momenti. Il corpo di lui, muscoloso, mascolino, ma anche
incredibilmente aggraziato ed elegante era uno spettacolo a cui rinunciava
sempre con dispiacere.
Era però anche stanca, non tanto per la caccia, quanto per
la tensione accumulata in quella lunga giornata, vissuta nell'attesa di
quel momento.
Far fronte ai suoi impegni, parlare con la gente, risolvere i piccoli
problemi della vita quotidiana, come trovare un parcheggio nelle ore di
punta, era stato difficile. Continuava a distrarsi e perdersi in sogni
e progetti su che cosa avrebbero fatto lei e Angel la sera, quello che
si sarebbero detti.
Si era chiesta di che umore sarebbe stato lui, tormentandosi nel dubbio
che forse il vampiro non viveva con la sua stessa impazienza la prospettiva
di vederla.
Il suo sguardo era caduto regolarmente sull'orologio. Aveva avuto per
tutto il giorno la sensazione che il tempo non passasse mai. Invece era
passato e ora...Angel, scivolando alle sue spalle, aveva incominciato
a insaponarle il collo e la schiena con lenti movimenti circolari.
Buffy emise un sospiro di puro piacere. Le sue mani erano grandi,
forti, ma riuscivano ad accarezzarla con estrema delicatezza. Il sapone
amplificava la dolcezza del suo tocco. I muscoli indolenziti, ad uno ad
uno, si rilassavano sotto la pressione delle sue dita mentre il sangue
le scorreva sempre più veloce nelle vene.
Quando lui premette il palmo delle mani contro i suoi glutei un brivido
di eccitazione le percorse la spina dorsale. Angel riusciva sempre a sorprenderla,
anche nell'intimità. Le sue dita che si insinuavano gentilmente
nella fessura fra le natiche trasformarono quel brivido in un tremito
incontrollabile. Assurdamente quel gesto le sembrò il più
intimo che Angel avesse mai compiuto su di lei.
Il tocco fresco della sua bocca sul collo, che interrompeva il flusso
caldo dell'acqua, esasperò ancora di più i suoi sensi. Le
gambe iniziarono a tremarle.
Dopo alcuni secondi di quella dolce tortura Angel, posandole le mani
sui fianchi, condusse il suo corpo contro il proprio offrendole sostegno.
Buffy accolse con sollievo il tocco fresco del suo petto contro la schiena.
Il vampiro aveva però appena iniziato. Senza smettere di baciarle
il collo e la nuca le fece scorrere le mani sui seni e infine sul ventre.
Il corpo di lei, che si era appena rilassato, si inarcò per il
piacere.
Per lunghi minuti lui continuò a stringere, sfiorare, accarezzare
fino a quando Buffy sentì il desiderio diventare insostenibile.
Proprio in quel momento lo sentì mormorare fra lo scroscio dell'acqua:
"Mi dispiace ... ma non posso più aspettare.". Le sue
mani la afferrarono, facendola voltare. Vide il suo viso su di sè.
Rivoli d'acqua gli scorrevano sul volto come lacrime, ma i suoi occhi
scuri esprimevano solo amore e un'intensa felicità.
Le gambe strette intorno ai fianchi di lui, le braccia avvolte intorno
al suo collo Buffy lo sentì penetrare dentro di sè con un'irruenza
che accrebbe il suo piacere. Anche lui la desiderava, aveva bisogno di
lei.
Non sentì il contatto delle piastrelle bagnate contro le spalle
e neppure il getto della doccia che le colpiva il petto. Tutto il suo
essere era concentrato sulle sensazioni che lui le stava offrendo, intense
al punto da incuterle paura. Si aggrappò allora con più
energia alle forti braccia maschili che la trattenevano, trovando nella
loro solidità la sicurezza che cercava. Si abbandonò quindi
completamente a lui, al suo amore.
L'estasi esplose nello stesso momento per entrambi, violenta e sublime.
Il solo ricordo di Buffy di quegli istanti sublimi furono le labbra di
lui socchiuse in un gemito sommesso.
"Sai...avevo proprio bisogno di una doccia." mormorò,
alcune ore dopo.
Erano distesi uno accanto all'altra sul letto. Avevano fatto ripetutamente
l'amore e ogni volta era stata un'esperienza unica e travolgente per entrambi.
I sensi ormai appagati, esausti e rilassati, godevano semplicemente della
reciproca presenza, di quell'intimità unica che poteva esistere
solo fra persone capaci di amarsi in modo totale e assoluto.
"Anch'io ne avevo bisogno...più di quanto tu pensi."
rispose sospirando il vampiro.
Buffy strinse le labbra con rincrescimento. Angel era talmente...perfetto
come amante e compagno, che a volte dimenticava che anche lui sotto certi
aspetti...era un uomo come gli altri.
"Vorresti farlo più spesso? " chiese sottovoce, sollevandosi
e appoggiando un gomito sul cuscino per osservarlo in volto.
"Tu no?" rispose lui sorridendo, ma ombra di timore gli attraversò
il viso.
"Si, certo." lo rassicurò subito Buffy con convinzione.
"Anch'io vorrei ... a volte mi manchi al punto che mi sembra di morire."
dichiarò tristemente. "E' una frase scontata, lo so, ma è
vero!" protestò, anche se lui non aveva commentato nulla.
"Per voi uomini però è diverso" tentò di
spiegare "... almeno credo." aggiunse poi in tono dubbioso,
dopo un attimo di esitazione.
" Non sono più un ragazzino Buffy. Non è il sesso
di cui sento la mancanza." rispose il vampiro. "O almeno..non
solo." aggiunse con un sorriso di autoironia. "Sei tu che mi
manchi." mormorò, guardandola intensamente. "Ho imparato
da molti anni a controllare i miei istinti, e ho fatto abbastanza sesso
da poter reggere tranquillamente ad un po di astinenza." A quel commento
sulle sue passate esperienze le sopraciglia di Buffy si alzarono in modo
minaccioso. Angel fissava il soffitto e quindi non si accorse del pericolo.
"Ma quando penso a te..." continuò ignaro "credo
che non riuscirei ad amarti quanto vorrei neppure se vivessi al tuo fianco
ogni istante!"
Quella semplice, candida, onesta ammissione, pronunciata in tono tranquillo
dal vampiro, generalmente tanto restio a manifestare i propri sentimenti,
commosse profondamente Buffy che impulsivamente si chinò per baciarlo
con affetto.
Lui la abbracciò, attraendola su di sè, e l'affetto si trasformò
presto in passione.
"Mi dispiace, ma devo proprio andare." disse Buffy, allacciando
gli ultimi bottoni del vestito.
Era un abito grigio diritto, in lana mista a seta, sobrio ed elegante.
Angel dal letto la osservava come se volesse cogliere ogni suo minimo
gesto per riportarlo alla mente più tardi, quando fosse rimasto
solo.
Buffy irritata si volse verso la finestra. Un esile raggio di sole penetrava
nella stanza fra le tende accostate, solcando il tappeto ai suoi piedi.
Rapidamente sistemò meglio le pieghe della pesante stoffa con gesti
bruschi. Da un cassetto estrasse una sciarpa di un azzurro chiaro che
sfumava nel grigio. Era un regalo di Angel. Se la drappeggiò sulle
spalle e si volse verso il compagno. Lui scosse il capo. La sciarpa tornò
nel cassetto.
Non aveva mai fatto un vero e proprio trasloco, così come non lo
aveva fatto Angel. Era stato qualcosa di naturale lasciare nei pochi,
antichi mobili abiti e altri oggetti personali.
La loro vera vita si svolgeva fra quelle mura. La casa in cui era
vissuta da ragazza o l'appartamento di Angel a Los Angeles erano diventati
gradualmente semplici luoghi dove trascorrevano il loro tempo quando non
potevano essere insieme.
Molte delle sue cose erano ancora nella sua vecchia abitazione naturalmente,
dove trascorreva la maggior parte delle sue giornate, ma gli oggetti a
cui teneva veramente, gli abiti che amava di più indossare, i suoi
album di fotografie, i gioielli il cui valore esulava da quello economico
erano lì, dove poteva condividerli con la persona che più
amava al mondo.
Vederli riposti vicino, a volte confusi, con quelli di Angel dava a Buffy
un confortante senso di intimità e sicurezza. Le ricordava che,
anche se loro due vivevano a chilometri di distanza, le loro esistenze
erano comunque strettamente connesse.
"Lo so." rispose Angel con una punta di melanconia. "Hai
la tua vita. Non è giusto che la trascuri per me."
"Tu sei la mia vita." pensò Buffy, ma non disse nulla
sapendo che lui avrebbe letto nel suo sguardo tutto quello che lei avrebbe
voluto dirgli.
"Vieni qui." Sussurrò il vampiro, allungando una mano
come per afferrarla. Sotto le palpebre abbassate il suo sguardo brillava
di passione.
"No." rispose decisa Buffy, compiendo un passo in dietro verso
la porta.
"Voglio solo salutarti!" cercò di convincerla lui con
un sorriso innocente.
"Non vuoi salutarmi!" protestò Buffy. "Vuoi farmi
arrivare in ritardo e con il vestito stropicciato! "
"E' vero." confessò Angel con un'espressione di finto
pentimento.
"Mi piacerebbe...non sai quanto! Ma oggi non posso proprio permettermelo!"
tentò di spiegargli.
"E' colpa di quel vestito." si giustificò lui. "Ti
sta troppo bene. Non te lo avevo mai visto."
Il complimento rassicurò Buffy che lui comprendeva e non era offeso.
"Non me lo avevi mai visto perchè è la prima volta
che l'indosso. L'ho comprato qualche giorno fa a una svendita."
A Buffy piaceva che fosse lui a vederla per primo indossare qualcosa di
nuovo. Le sembrava fosse un tributo che gli era dovuto, un modo per rafforzare
il loro legame. Angel se ne era accorto e, anche se non aveva mai commentato
la cosa, era felice di godere di quel piccolo privilegio. Serviva ad attutire
la sua gelosia per tutto quello che Buffy non poteva condividere con lui.
Buffy aveva poi anche un motivo più pratico per mostrare per primo
al vampiro i suoi acquisti. Angel era sempre cortese, ma anche onesto
nei suoi commenti e aveva un incredibile buon gusto in fatto di vestiti,
considerato quanta poca cura prestasse al suo abbigliamento.
"Ora devo proprio andare." mormorò con un sospiro.
"Quando torni?" chiese lui sottovoce.
"Prima possibile, ma certamente dopo il tramonto. Mi aspetterai prima
di partire?" chiese con voce esitante.
"Certo." confermò lui "Ma non avremo molto tempo.
Questa notte devo essere a Los Angeles per incontrare un informatore."
Buffy avrebbe voluto pregarlo di restare ancora almeno una notte,
ma era il suo turno di capire e accettare la realtà senza discutere.
Con uno sforzo ingoiò le parole che la sua bocca stava per pronunciare.
"A presto. Buon riposo." lo salutò brevemente, voltandosi
verso la porta per non cedere alla tentazione di tornare fra le sue braccia
e dimenticare il resto del mondo.
"Ciao...ti aspetto."
La risposta di lui le giunse quando aveva già attraversato la porta
e la accompagnò per tutta la giornata.
Il vampiro inalò avidamente il profumo di violetta che pervadeva
ancora la stanza. Buffy si era fatta la doccia prima di uscire. Con un
sospiro affondò il viso nel cuscino di lei e chiuse gli occhi.
Avrebbe dovuto alzarsi. Si era portato del lavoro da fare durante la giornata,
sapendo che Buffy era impegnata, ma lasciare quel letto non sarebbe stato
facile.
Il suo bel vestito era ormai irrimediabilmente stropicciato, ma non le
importava.
Lei e Angel erano in piedi, in mezzo al soggiorno, abbracciati. Era il
momento che detestava di più. Ora doveva lasciarlo andare, tornare
alla sua vita, alle persone che avevano il privilegio di condividere con
lui il suo tempo, i suoi problemi, tutte quelle piccole cose senza importanza
di cui lei sentiva disperatamente la mancanza.
"Comportati bene mentre io non ci sono!" le raccomandò
lui, come faceva sempre.
Detta da un altro uomo, in procinto di lasciare la sua compagna per alcuni
giorni, quella frase sarebbe suonata come un invito a restargli fedele.
Gli occhi di Angel però esprimevano una preoccupazione di diverso
tipo. Il suo sguardo la implorava di essere prudente e aver cura di se
stessa.
Il fatto di non poterla costantemente proteggere, come avrebbe desiderato
fare, a causa della distanza che li divideva, probabilmente faceva soffrire
il vampiro più che per la mancanza del sesso.
"Io.." Buffy non riuscì a finire la sua usuale risposta:
"...mi comporto sempre bene!" perchè fu interrotta dallo
squillo del telefono.
Angel con un sospiro di rimpianto e rassegnazione la lasciò
per andare a rispondere.
Dopo un breve amichevole saluto, e poche parole, le fece un cenno. Chiunque
fosse stato a turbare quel prezioso momento voleva parlare con lei.
Buffy con una smorfia silenziosa, a cui Angel rispose con un sorriso divertito,
prese in mano la cornetta e la accostò all'orecchio.
Una Willow molto ansiosa le chiese il numero di telefono del suo estetista.
Voleva fissare un appuntamento per Tara, come regalo per il suo compleanno,
che avrebbero festeggiato quella sera stessa. Anche Angel era stato invitato,
ma aveva dovuto declinare l'invito.
Con una punta di cattiveria Buffy si chiese se l'appuntamento di quella
sera non fosse solo una scusa del vampiro per evitare uno di quegli incontri
sociali che detestava, non riuscendo a trovarsi a suo agio fra tanta gente.
Sapeva che non era così. Angel provava una sincera amicizia per
Tara e aveva scelto lui il loro regalo: un fermaglio per i capelli di
foggia antica in madreperla, elegante, ma originale.
In quel momento però Buffy era irritata con lui, perchè
tornava a Los Angeles, e con Willow che la stava derubando di quei pochi
preziosi istanti che ancora avrebbe potuto trascorrere con lui.
Si rese però immediatamente conto di quanto fosse ingiusta la sua
reazione. Non era colpa di Angel se doveva partire e neppure di Willow
se aveva interrotto i loro saluti. Era la vita che andava avanti, il tempo
che scorreva inesorabile.
Quella stessa notte avrebbe ancora ascoltato la voce di Angel al telefono,
tentò di consolarsi. Non sarebbe stato come averlo vicino, ma...presto
sarebbe tornato da lei. Era il suo compagno...per sempre.
Gli chiese di prendere dal suo portafoglio il biglietto da visita dell'estetista,
mentre Willow le faceva un dettagliato resoconto di tutti i regali a cui
aveva pensato, e che aveva scartato, perchè troppo banali e scontati,
fino a quando non aveva avuto quella illuminazione.
Il vampiro le porse il rettangolo di cartoncino azzurro. Ormai più
serena Buffy lesse all'amica il numero di telefono di cui aveva bisogno
e poi riagganciò il ricevitore.
Quando si voltò la stanza era vuota. Lui, silenziosamente come
al solito, se ne era andato.
Effettivamente era tardi e ...ad Angel non erano mai piaciuti gli addii.
"Sono arrivato." mormorò il vampiro contro la cornetta.
"Bene! Noi non abbiamo ancora tagliato la torta." Rispose Buffy
a voce alta per coprire i rumori della festa, che Angel percepiva di sottofondo.
"Spero che gli invitati vadano via presto. Ho molte ore di sonno
da recuperare." continuò a voce più bassa per non farsi
udire da chi aveva intorno. C'era una sfumatura di malizia nelle sue parole
che però andò sprecata.
Angel doveva avere avuto brutte notizie dall'informatore. Infatti, si
limitò ad augurarle la buona notte in tono neutro.
Percependo il suo malumore Buffy fu tentata di chiedergli come era andato
l'incontro, ma si trattenne. Se era diventata la sua più grande,
se non la sola, confidente era perchè sapeva ascoltarlo, ma anche
rispettare i suoi silenzi.
"Non lavorare troppo." si limitò a raccomandargli. Quando
fosse arrivato il momento giusto certo lui le avrebbe raccontato ogni
cosa.
Il vampiro posò delicatamente la cornetta del telefono. Il
suo sguardo era assente.
Un appunto sulla sua scrivania, scritto da Cordelia, gli ricordava l'appuntamento
di quella notte, ma lui l'ignorò. Davanti ai suoi occhi c'era solo
il volto radioso di Buffy oscurato dall'immagine di un portafoglio femminile
di pelle nera aperto. Il suo peggior incubo era diventato realtà.
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