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RATING:
NC 17 per trascrizione grafica di argomenti relativi al sesso RINGRAZIAMENTI: per questa storia devo ringraziare tutte le persone che attraverso la vita hanno aperto i miei orizzonti insegnandomi a trovare lamore guardando oltre le convenzioni.DEDICA: a coloro che amano.....un uomo, una donna, un animale, unopera darte, un oggetto o unidea perché non importa chi e come si ama, limportante è amare! |
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Capitolo III
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Un Amore Diverso
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Angel aveva
deciso di attendere in giardino, osservando gli ultimi sprazzi dei colori
del tramonto, che ancora illuminavano il cielo. Ormai da secoli, quel pallido
riflesso di luce, era tutto quello che gli era concesso di vedere del sole.
Il suo era destinato ad essere un mondo di luci artificiali, che sbiadiscono
e alterano i colori, togliendo loro ogni calore. L'unica alternativa era
il buio e spesso il buio era la scelta più facile. Nel buio non c'erano
rimpianti, non c'erano ricordi. Dalla fredda luce dei neon invece prendeva
vita la rabbia, la frustrazione per tutto quello che avrebbe potuto essere
e che invece non sarebbe mai stato. Un tempo lui aveva scelto il buio, poi
era arrivata Buffy ad illuminare la sua esistenza. Presto lei sarebbe giunta, insieme alla notte. Quante volte, in passato, l'aveva attesa, con impazienza, in quello stesso luogo? E ora, proprio quando aveva rinunciato ad ogni speranza, era di nuovo in quel giardino, l'orecchio teso a cogliere il rumore dei suoi passi. Continuava a ripeterlo a se stesso, per convincersi, ma qualcosa in lui rifutava di crederci. Buffy era ancora la sua ragazza, e, questa volta, per sempre, a meno che.....lei non avesse cambiato idea. A Los Angeles sembrava così sicura di quello che voleva, ma poi era tornata a Sunnydale, dai suoi amici, i suoi impegni, la sua vita di tutti i giorni, da cui lui sarebbe sempre stato escluso. Forse si era già pentita della decisione presa impetuosamente e sarebbe venuta solo per dirgli....forse non sarebbe venuta affatto. L'alba lo avrebbe sorpreso solo, seduto in quello stesso punto, sul freddo scalino di pietra, e allora...avrebbe salutato con gioia l'arrivo del sole. Il rumore stridente dei cardini del cancello di ferro che si apriva lo distolse dai suoi cupi pensieri. Buffy era arrivata. Presto avrebbe saputo. Buffy aprì lentamente la pesante struttura, arruginita dal tempo. Era entrata centinaia di volte in quel giardino, in preda ai sentimenti più diversi, ma mai l'ansia l'aveva tormentata come quella sera. Con un gesto deciso, raddrizzò le spalle, e si diresse spedita verso l'entrata dell'abitazione. "Ciao " Sobbalzò al suono della voce di lui, che pareva sorgere dal nulla. Era arrivata presto, impaziente di incontrarlo. Non pensava che lui fosse già arrivato. Sperava di avere un po' di tempo per raccogliere le idee, prepararsi, invece lui era seduto in giardino, su uno scalino di pietra, quasi nascosto dalle ombre della sera e dalla vegetazione incolta. "Ciao" Angel si alzò agilmente per venirle incontro, ma si fermò a pochi passi da lei, come incerto. Non lo aveva più visto dalla sera della sua visita a Los Angeles. Lo osservò con attenzione. Fisicamente sembrava lo stesso uomo che aveva incontrato in un vicolo buio, tanto tempo prima, ma qualcosa nel suo sguardo, nel suo portamento era cambiato. Lei lo aveva cambiato, questo lo sapeva. Il loro amore era stato un fiume in piena, che aveva attraversato le loro esistenze, sconvolgendole. Come potevano aver pensato, anche per un solo istante, di poter dimenticare, andare a avanti, nella vita, da soli? Nel suo sguardo però, quella sera, Buffy lesse qualcosa che non vi aveva mai letto prima, qualcosa di indecifrabile. L'uomo che aveva di fronte non era più la stessa persona che l'aveva lasciata un anno prima. La voce di Angel la distolse dai suoi pensieri. "Vieni. Ho acceso il fuoco." Buffy lo seguì, attraverso la portafinestra, nel soggiorno in ordine, com'era sempre stato. Non c'era polvere. Probabilmente lui l'aveva tolta prima del suo arrivo. L'ultima volta che era stata in quella casa, ormai vuota, in preda alla nostalgia, ogni cosa appariva già grigia e spenta, morta, insieme alle sue speranze di essere felice. Da allora era passato molto tempo. " Hai abbastanza caldo?" chiese Angel avvicinandosi al camino acceso. "Sì, grazie." Il vampiro non diede segno di aver udito la risposta, mormorata a bassa voce. Si sentiva impacciato e imbarazzato, come un ragazzino al suo primo appuntamento. Lei era così bella. Vestita impeccabilmente, i capelli in ordine, il trucco che le sottolineava discretamente i lineamenti, Buffy gli appariva per la prima volta come una donna adulta, responsabile, autonoma. Per un istante provò uno struggente rimpianto per la ragazzina di cui si era innamorato. A quei tempi lei si sarebbe precipitata fra le sue braccia, senza esitazioni. Sarebbe stato lui, facendo violenza a se stesso, a dover porre dei limiti alla sua esuberanza. Allora era incosciente, perché ignorava il futuro che la aspettava. Sapeva solo che lo amava. Ora invece, sembrava fredda, distante. Angel non avrebbe saputo dire se era venuta perché lo amava ancora o per dirgli che fra loro era finita, che aveva riflettuto e non voleva rinunciare alla sua vita normale. L'incertezza lo divorava, ma non sapeva come avvicinarla. Il solo guardarla gli dava un senso di soggezione. Come se fosse una sconosciuta. No. Lei era qualcosa di più. Era una conosciuta, che aveva fra le mani la sua anima, il suo futuro. "Non mi aspettavo di trovarti già qui. Il sole è appena tramontato. Quando sei arrivato?" Angel non poteva aver fatto un viaggio così lungo con la luce. Quindi doveva essere giunto a Sunnydale quella mattina, prima dell'alba. Perché non l'aveva avvisata? Avrebbe voluto chiederglielo direttamente, ma non osava. La nuova vita, i nuovi amici probabilmente lo avevano reso una persona diversa, da quella che lei aveva conosciuto e amato, una persona che lei sentiva lontana, quasi ostile. In quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa per ritrovare la confidenza, l'intesa che li aveva uniti un tempo. Ne aveva un disperato bisogno. Angel si voltò stupito. "Sono arrivato questa mattina, ma pensavo che tu, per oggi avessi altro da fare. A giudicare da quello che mi hai raccontato al telefono la tua vita mi è sembrata piuttosto piena di impegni." Angel, con tono pacato e tranquillo, aveva confermato il suo sospetto, che lei si era persa "un'intera giornata" con lui, senza un valido motivo. Buffy sentì la rabbia crescerle dentro, insieme alla felicità. Aveva ritrovato l'uomo che amava. Era sempre lui, l'essere che più al mondo sapeva renderla felice, ma anche esasperarla. L'unico uomo, che con poche parole, riusciva a toccare la sua anima, nel bene e nel male. "Angel certo che la mia vita è piena....di te! O almeno vorrei che lo fosse. Non lo hai ancora capito? Neppure adesso? Dopo tutto quello che è successo, che ci siamo detti? Non c'è stato giorno, da quando ci siamo visti, che non abbia pensato a te in ogni istante: studiando, andando in macchina, parlando con Willow, allenandomi con Giles, aspettando una tua chiamata che non è mai arrivata!" Si erano sentiti ogni sera, dopo l'incontro di Los Angeles, ma era stata sempre lei a chiamare. Lui non l'aveva mai cercata, neppure durante il giorno. All'inizio, ogni volta che sentiva squillare il telefono, si era precipitata a rispondere nella speranza di sentire la sua voce, poi si era rassegnata. Forse lui era troppo occupato dal suo lavoro per trovare il tempo di telefonarle o forse non aveva lo stesso bisogno che provava lei di sentire la sua voce, essere rassicurata, essere amata. Si era proposta di non chiamarlo più. Di aspettare per scoprire quanto tempo lui avrebbe impiegato per sentire la sua mancanza, ma era stato troppo difficile, e ogni sera era tornata a comporre il numero, che ormai conosceva a memoria. Lui palava poco. Era soprattutto lei a raccontare, spiegare, interrogare a volte. Sapeva così poco della sua nuova vita! Non osava affrontare al telefono i mille argomenti importanti di cui avrebbero dovuto discutere: il loro passato, il loro presente e soprattutto il loro futuro. Doveva poterlo guardare negli occhi quando l'avrebbe fatto. Perciò spesso parlava a vanvera di cosa senza importanza. Lo sapeva, ma non voleva mettere giù la cornetta, interrompere quel tenue legame che la univa a lui. Parlava, ma ascoltava anche, avidamente. Cercava disperatamente in ogni parola, sospiro o silenzio di lui la conferma che lui l'amava ancora come un tempo. Lui però si esprimeva quasi per monosillabi, come se non avesse nulla da condividere con lei o non volesse farlo, per qualche oscuro motivo. "Mi dispiace Buffy, ma è successo tutto così in fretta. So così poco ora di te e non volevo essere inopportuno, interromperti mentre facevi qualcosa di importante. Se potessi tornare a Sunnydale forse sarebbe diverso." All'idea di avere di nuovo Angel vicino, ogni giorno, il viso di Buffy s'illuminò di speranza. "Perché non puoi Angel? Tutto tornerebbe ad essere come prima. Potremmo vederci più spesso e ogni cosa sarebbe più facile." Angel fu afferrato dal desiderio di rinunciare ad ogni cosa e acconsentire alla sua richiesta. Il suo lavoro, gli amici che credevano in lui, la speranza, vaga eppure reale, di una redenzione dalle sue colpe perdevano importanza di fronte a quel viso dolce, a quegli occhi imploranti che non chiedevano altro che il suo amore. Ma non era possibile, non sarebbe stato giusto e lei sarebbe stata la prima a soffrirne. Distolse lo sguardo dal suo. Non voleva guardarla, nella consapevolezza che stava di nuovo per deluderla. "Mi piacerebbe Buffy, ma il tempo non torna in dietro. Mi sono assunto delle responsabilità, degli impegni in cui sono coinvolte anche altre persone. Inoltre il mio lavoro a Los Angeles ha uno scopo, un significato che per me è importante: la mia redenzione, se mai potrò ottenerla. E' questo il prezzo che devo pagare per avere te? Tradire ogni promessa fatta agli altri e a me stesso, rinunciare alla speranza di poter, magari fra mille anni .non chiedermi di scegliere Buffy, ti prego, perché so che sceglierei te e la dannazione per l'eternità. Non sono forte come dovrei essere, evidentemente!" Lo sconforto che traspariva dalla voce di Angel indusse Buffy a ricordare il passato, non solo il loro amore, ma anche tutto il dolore che aveva letto, su quel bel viso, da quando lo aveva conosciuto: i rimorsi che lo tormentavano, la lotta incessante contro la sua natura, il rimpianto per tutto quello che aveva perso, insieme alla vita, l'isolamento a cui solo lei era riuscita a sottrarlo. Improvvisamente si sentì molto egoista. Aveva parlato senza riflettere, impulsivamente, come l'adolescente che era stata un tempo, pensando solo a se stessa, al bisogno che aveva di lui, della sua presenza, del suo amore. L'anno trascorso in solitudine però le aveva insegnato che la vita è più complicata di quanto appare a quindici anni e che amare può anche voler dire rinunciare a qualcosa. "Angel no, non devi scegliere nulla. Io sarò sempre la tua ragazza, in qualsiasi luogo tu sarai: a Los Angeles o anche all'Inferno. A pensarci bene Los Angeles è meglio dell'Inferno, almeno ti posso telefonare!" Buffy ora stava sorridendo apertamente. Si sentiva sollevata e felice: aveva avuto la rassicurazione che cercava. Lui l'amava. I chilometri che li separavano non erano importanti. Angel rispose al suo sorriso. Aveva ritrovato la coraggiosa Buffy che un anno prima aveva lasciato. Lei era stata la sua forza, il suo sostegno nei momenti difficili e lo sarebbe stata ancora. In lei avrebbe ancora trovato conforto e aiuto come in passato. Buffy però era anche diventata qualcosa di più: una donna in grado di accettare le sconfitte con un sorriso e gioire di quello che poteva avere. Ad un tratto il sorriso sparì dal volto della ragazza. Forse era stato l'accenno al telefono, forse il modo in cui Angel ora la stava guardando, ma a Buffy tornò in mente la loro prima telefonata e provò un intenso desiderio di scappare più lontano possibile da quella casa. Non poteva restare lì, di fronte a lui, ripensando alle parole che gli aveva detto e soprattutto a quello che aveva fatto, sola nel suo letto, ascoltando la sua voce suadente. Qualcosa doveva essere trapelato dalla sua espressione. Forse era arrossita, o più probabilmente, Angel aveva letto nella sua mente, come pareva saper fare tanto bene. "Buffy, al telefono, non hai fatto nulla di sbagliato. Mi hai aiutato a stare meglio, e io spero di avere fatto lo stesso per te. Che cosa ci può essere di male in questo?" Angel provò una punta di rimorso all'idea di aver sbagliato. Per lei poteva essere stato troppo presto, poteva non essere ancora pronta. Al telefono però gli era sembrato che il desiderio di lei fosse così forte e lui... Maledizione a Riley! Possibile che quel ragazzo non le avesse insegnato nulla, neppure ad accettare i propri bisogni come naturali e non come qualcosa di cui provare vergogna? La consapevolezza che Angel sapeva quello a cui stava pensando accrebbe l'imbarazzo di Buffy. "Non c'è niente di male credo, è solo che....non lo avevo mai fatto prima e...." Gli occhi di Angel si addolcirono alla vista di quella giovane creatura, generalmente tanto sicura di sé, ora alla ricerca di parole che sembravano sfuggirle. Con un moto di tenerezza le si avvicinò e la prese fra le braccia. Lei si abbandonò fiduciosa e le loro labbra s'incontrarono. Il bacio li travolse istantaneamente. Se le loro menti avevano esitato a ritrovare l'intesa passata i loro corpi si riconobbero istintivamente, come sempre era stato. Quando Buffy socchiuse la bocca e Angel non esitò a impossessarsene con avidità. Il respiro dolce di lei, il suo sapore, il suo calore lo invasero. La strinse a se con forza, quasi nel timore che potesse sfuggirgli di nuovo. Desiderava poter toccare, accarezzare, baciare ogni centimetro di quel corpo vibrante di vita che premeva contro di lui. Voleva essere una parte di lei, per sempre. Ogni pensiero coerente aveva abbandonato la mente di Buffy nell'istante in cui lui l'aveva sfiorata. Si sentiva felice, contro quel corpo solido, possente eppure accogliente. Si sentiva a casa finalmente, in pace con l'universo, senza più dubbi e paure. Eppure qualcosa si agitava ancora in lei. C'era un vuoto che doveva essere ancora colmato. Con gesto impaziente gli infilò una mano sotto maglietta, per accarezzargli la schiena nuda. Voleva sentire la sua pelle liscia sotto le dita, contro la propria. La presenza dei vestiti che ancora si frapponevano fra loro improvvisamente le sembrò intollerabile. Il suo gemito di protesta morì fra le labbra di lui. Fu proprio quel tenue gemito, quasi un sospiro, a risvegliare la coscienza del vampiro che bruscamente si staccò dalla compagna. Buffy barcollò un istante, priva del solido appoggio del corpo di lui, le labbra ancora socchiuse e il corpo proteso a ricevere quello che, senza preavviso, le era stato negato. Nei suoi occhi però la comprensione sostituì presto lo stupore. "Angel...io...mi dispiace." Poche parole, ma nelle quali Angel sentì riecheggiare tutto il proprio dolore e la propria frustrazione. "Buffy non lo devi dire. Non ti è spiaciuto come non è spiaciuto a me, ma non possiamo...cioè io non posso....." Buffy sospirò con impazienza. "Angel, conosco la storia. Io...ti ho reso felice, tu non hai più sofferto, per un attimo per le tue colpe, e la maledizione è stata sconfitta. Quindi la tua anima ti è stata tolta, perché il suo scopo era tormentarti e non permetterti di essere felice." Con un gesto di sconforto si abbandonò sul divano e incrociate le braccia rimase a fissare il fuoco acceso nel caminetto come se, fra le fiamme, fosse celato il segreto che le impediva di amare l'unico uomo che avesse mai veramente voluto. Angel si sedette ai suoi piedi e rimase a guardarla, incantato dalla perfezione dei suoi lineamenti, illuminati dalla luce calda del fuoco. Avrebbe volentieri sacrificato la sua vita eterna per offrirle quello che desiderava, ma non poteva. La natura gli aveva donato un bel corpo. Angel lo sapeva, anche se da secoli non poteva più vederlo riflesso in uno specchio. Lo sguardo di qualsiasi donna incontrasse, gli diceva quanto fosse desiderabile. Aveva accumulato un'esperienza notevole, in 240 anni, su come compiacere l'altro sesso! Ed era tutto inutile. L'unica persona a cui avrebbe voluto donare tutto questo non poteva accettare il suo dono. Se lo avesse fatto avrebbe messo in pericolo la propria vita e forse la sopravvivenza del mondo intero. L'ira repressa fece contrarre le mascelle del vampiro e il suo viso assunse un'espressione che avrebbe impensierito Buffy, se non fosse stata assorta a scrutare le fiamme. Dopo tanta solitudine, sofferenza, tormenti non si sarebbe arreso proprio adesso che l'aveva ritrovata. "Buffy, ascoltami. Se non posso amarti come tu vorresti io...posso farlo in altri modi." "Certo Angel, lo so." Risposte subito la ragazza, con un sorriso rassicurante. "Ti desidero e vorrei poter fare l'amore con te, certo, ma ci sono state tantissime altre cose di te che mi sono mancate. Ad esempio il tuo giudizio, sempre equilibrato, la tua capacità di ascoltarmi, e capirmi, anche quando neppure io so quello che sto dicendo, il tuo modo di essere presente nella mia vita, anche quando non ci sei, perché sai tutto di me e io posso raccontarti tutto. Questi giorni, in cui ci siamo sentiti solo al telefono, sono stati i più felici che ho vissuto da tanto. La sola idea che se lo avessi voluto avrei potuto parlarti o addirittura venire da te ha reso le mie giornate più intense. Ogni volta che mi accadeva qualcosa il mio pensiero correva a quando te l'avrei raccontato e che cosa tu avresti detto. Al mattino mi alzavo sentendomi piena di energia, perché sapevo che, in quello stesso momento, tu a Los Angeles, andavi a dormire, pensando a me, o almeno lo speravo e che presto ci saremo visti. Fare l'amore sarebbe stupendo certo, ma credo che anche tutto questo mi basti e non intendo rinunciarci." Angel sospirò piano. Evidentemente Buffy aveva ancora molto da imparare su se stessa. "Ti sbagli Buffy. Ti basta forse oggi e forse ti basterà domani, ma sei una donna, giovane e sana e prima o poi la tua natura prenderà il sopravvento. Se non sarà così la frustrazione del tuoi bisogni farà avvizzire la tua anima. Io non voglio vedere inaridire con gli anni la tua vitalità, la tua energia e neppure....voglio vederti fra le braccia di un altro. Un tempo ti ho lasciato perché trovassi un ragazzo "normale", ma allora era solo una vaga idea. Ora che so veramente che cosa significa saperti di un altro uomo non credo che riuscirei più a sopportarlo. Perdonami, forse sono egoista, ma è più forte di me. Eppure so che finirebbe così." Buffy scosse il capo con violenza. "No Angel. Sei tu a sbagliare. Ho provato che cosa significa avere un uomo che non sei tu e credimi, non ripeterò lo stesso errore. In ogni caso...non vedo quale alternativa abbiamo." Angel esitò prima di parlare, pur sapendo di non avere scelta. Quando pensiamo all'amore ci vengono in mente immagini di coppie abbracciate, di bambini sulle ginocchia dei genitori, di persone che fanno la carità a chi è meno fortunato, ma esistono infiniti modi di dare amore. Amare è una parola che ha un significato più profondo di quello che normalmente pensiamo. Le pesone non amano solo facendo l'amore, ma anche scolpendo la pietra, dipingendo, edificando palazzi, cucinando, pregando, sorridendo, facendo le pulizie, scrivendo, combattendo e a volte morendo. L'artista ama, coltivando la sua arte. L'idealista ama, difendendo la sua idea. Il prete ama, rivolgendosi al suo Dio. La casalinga ama, occupandosi dei suoi cari. E' l'amore che dà un significato ai gesti della vita quotidiana. Senza l'amore la vita non ha senso. Io l'ho scoperto conoscendo te. Lascia che sia il tuo cuore, a dare il loro giusto valore ai tuoi gesti, e non il giudizio degli altri. Vuoi permettermi di amare il tuo corpo, come amo la tua anima, nell'unico modo in cui mi è concesso farlo?" Buffy aveva ascoltato perplessa il lungo discorso di Angel. Non era nella natura del vampiro usare così tante parole per esprimersi. Se l'aveva fatto doveva avere avuto un motivo importante. Le stava offrendo qualcosa, l'opportunità per essere felice con lui, e desiderava che lei comprendesse bene quello che le stava offrendo. Evidentemente non voleva rischiare di ferirla o di agire contro la sua volontà, ma il suo discorso l'aveva confusa. Non riusciva proprio ad immaginare come potesse amarla senza perdere nello stesso istante la sua anima. Guardò il suo volto e vi lesse timore di un suo rifiuto. Ripensò alla loro telefonata e un sorriso le sfiorò le labbra. Forse era quello che aveva in mente, ma...senza il telefono. Dopo un attimo di incertezza decise, come sempre, di avere fiducia in lui. "Angel non sono certa di sapere esattamente che cosa vuoi dire, ma in ogni caso va bene. Ti amo e ho bisogno di te. Fare qualsiasi cosa pur di...amarti. Se esiste il modo....ho solo paura per la tua anima." Un sorriso triste comparve sul viso di Angel, che chinò il capo, distogliendo lo sguardo da lei, in un inconsapevole gesto di vergogna. "Non hai nulla da temere, Buffy. Quella notte, per un breve istante, mentre ero una sola cosa con te, e sentivo il tuo piacere fondersi con mio, mi sono illuso di essere un uomo, senza vincoli, peccati, paure. Croci, acqua benedetta, raggi del sole non significavano più nulla per me. Nella mia mente il seme che ti stavo donando non era freddo e sterile, ma caldo e vivo...come lo eri tu. Essere amato da te mi ha donato questa illusione, che ho pagato con la mia anima. Ho avuto la stessa presunzione di Icaro, che ha osato volare troppo vicino al sole, e come Icaro...sono caduto. Io sono quello che sono, e la mia condanna è non dimenticarlo mai. Il fatto stesso di non poterti amare, come qualsiasi uomo farebbe, serve a ricordarmelo! Non corro quindi il rischio, amandoti in questo modo, di illudermi." Buffy sentì il cuore stretto in una morsa all'idea di quanto doveva essergli costata quella confessione. Il coraggio e la forza che le aveva dimostrato la colpirono più di tanti gesti eroici che gli aveva visto compiere nella loro lotta contro il male. Angel era veramente cresciuto e lei provò il timore di non essere alla sua altezza. Eppure lui l'amava. Quello che lui le stava offrendo lo dimostrava al di là di ogni dubbio. Non osava pensare quanto dovesse ferire il suo orgoglio maschile dover ricorrere a questi mezzi per appagare la sua donna, per non parlare di quanto frustante doveva essere per il suo corpo. Eppure era disposto a farlo...per lei. "Angel....non credo che riuscirò mai a dirti quanto ti amo!" mormorò piano. Con un unico gesto Angel si alzò dal tappeto e la prese fra le braccia avviandosi verso la camera da letto. La stanza era quasi buia. Angel l'aveva adagiata sul letto e spogliata,
senza quasi neppure sfiorarla, e Buffy sentiva sulla pelle l'aria fresca
della sera. Anche se non poteva percepire il suo respiro era consapevole
della sua presenza vicino a lei. Probabilmente la stava guardando. Non
aveva acceso la luce, per rispetto al pudore di lei, ma era stata una
precauzione inutile. Per i vampiri il buio non era un problema.
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Il Dolce Dolore Continua... |