L'atteggiamento che Aalto
rivolge alla città è fondato nel suo amore per la cultura
urbana italiana, ma fu solo nell'entusiasmo giovanile degli anni
Venti che tentò di trapiantare i modelli italiani direttamente
sul suolo finlandese. Nel 1932, in un notevole (prescient)
atricolo intitolato "La geografia della questione degli
alloggi" (egli ha speculato sull'impatto del telefono
sfruttando i dati del pagamento delle tariffe bolletta e ha
sostenuto che "questo tiene conto del decentramento
geografico basato su gruppi locali", e dimostrò con un
divertente quanto chiaro esempio quali fossero le ideali
condizioni per una città quando il bisogno di comunicazione tra
la popolazione che ospita è preso come un criterio di base).
Scritto all'apice del suo entusiasmo per la corrente principale
del modernismo europeo, l'articolo è chiaramente concorde con la
linea di pensiero ala base della Carta di Atene e Aalto rimase
convinto in un tale approccio nella costruzione di abitazioni per
tutta la sua lunga carriera.
Tuttavia, differentemente da Le Corbusier, che al tempo della
creazione della Carta non diede apparentemente importanza ad un
centro urbano monumentale, Aalto quando affrontò la sfida per
disegnare ed edificare i centri urbani, disegnò direttamente
sulle vecchie tradizioni europee esemplificate dall'analisi di
Camillo Sitte a proposito dello spazio urbano della "corona
urbana", espressione derivata da una pubblicazione del 1919
di Bruno Taut.
Le soluzioni proposte da Sitte e Taut erano inoltre presenti già
presenti nel libro "La città come lavoro dell'arte"
scritto da un amico di Aalto, Gustav Strengell, nel 1922.
Strengell, come Sitte prima di lui, fu felice di dedicarsi
all'ordine organico emerso dall'apparentemente avventizio
processo storico dello sviluppo urbano; e mentre Aalto placò il
suo entusiasmo, egli venne anche influenzato dall'apparentemente
autentica tradizione di città giardino che Lars Sonck, tra gli
altri, ha evocato come particolarmente appropriata per il
contesto di una piccola città finlandese.
Aalto sostenne che in Finlandia la natura suggerisse da sola, in
un modo facilmente riconoscibile, il modo più adatto per creare
un insediamento urbano. Queste idee di interferenza costruttiva
tra la città e l'ambiente circostante sono esemplificati in
progetti come quelli per Imatra (1947-53) dove, anche nei pressi
del centro della città, sono stati conservati ampi tratti
caratteristici del paesaggio di campagna o delle foreste.
Comunque, come per il suo grande progetto per Helsinki, Aalto
ebbe poco successo nel realizzare il suo obiettivo su larga
scala.
La prima opportunità per proporre completamente un centro urbano
si presentò ad Aalto nel 1944, in Svezia, nella piccola e
relativamente nuova comunità di Avesta. I piani di Aalto
combinarono un gran numero di ambienti adibiti a mansioni
differenti - uffici, caffè, negozi, club dei lavoratori, teatri
e librerie - per creare una pittoresca varietà di edifici
attorno ad una informale piazza pedonale. La composizione era
dominata dalla forma cubica del municipio - completata da un
orologio - e dal tetto spiovente del teatro che fu posizionato in
un angolo della circostante rete cittadina come segno della sua
funzione civica. Il progetto contiene già le tracce di tutti i
futuri progetti di centri cittadini di Aalto, ma venne rifiutato
dalla comunità che disprezzò il collegamento con il contesto
ambientale e obbiettò la determinazione di Aalto di combinare
differenti funzioni in un unico edificio: un'ala del municipio,
per esempio, aveva delle boutiques nella galleria al piano
inferiore e la libreria si erigeva al di sopra di negozi. Aalto
ipotizzò che un tale combinazione di attività sarebbe stata
salutare in giorni promozionali - e per un uso notturno del
centro civico - un principio che riconsiderò più tardi
all'Istituto Nazionale delle Pensioni - e sperò che
raggruppandoli potesse creare un complesso di grandezza, varietà
e presenza sufficiente, col quale contrastare la presenza di
edifici commerciali, che in alcune città hanno già precluso
ogni altra possibilità di stabilire un complesso civico come una
simbolica e visuale "corona".
Nel 1949, come una parte del suo piano complessivo per Imatra,
Aalto produsse un dettagliato, ma per nulla realizzato disegno
per il centro città, la cui articolata e ampia silhouette di
ammassi di torri mostra una chiara influenza delle città
collinari italiane. Il progetto mostrava un'ampia piazza aperta
da un lato e circondata dagli altri tre lati dal municipio, dal
teatro, da appartamenti e dalla caserma dei vigili del fuoco.
Il palcoscenico del teatro poteva aprirsi su una balconata
affacciata sulla piazza come all'interno. Il palazzo municipale
è stato disegnato con una pianta a "L" che circonda un
giardino interno, con un tetto a farfalla, una lunga scala
esterna che si arrampica sino ad una sala cubica adibita ai
consigli. Le somiglianze con il più piccolo centro di Saynatsalo
sono ovvie. L'idea sviluppata ad Avesta. Le idee sviluppate ad
Avesta e Imatra furono applicate più tardi ai nuovi centri
cittadini di due città finlandesi, a Seinajokin, Rovaniemi e
Jyvaskyla. Nessuno di questi progetti fu completato a causa della
morte di Aalto nel 1976, ma entrambe Seinajoki e Rovaniemi sono
stati successivamente completati seguendo i progetti disegnati
dall'architetto nel suo ufficio mentre era ancora vivo. Il
progetto meglio riuscito è senza dubbio Seinajokin, che sarà
considerato per questo motivo come un esempio dell'impostazione e
del successo dell'architetto finlandese. Aalto cominciò a
lavorare su quello che sarebbe poi divenuto il centro civico di
Seinajokin quando vinse il concorso per la chiesa che chiamò
"la croce della semplicità", nel 1952. La sua
ostruzione non iniziò fino al 1958, e negli anni seguenti vinse
un altro concorso per il progetto dell'intero centro, comprensi -
in aggiunta alla grande chiesa e al centro parrocchiale - un
municipio, una libraria, un teatro civico e edifici comunali.
Aalto concepiva il centro libero dal traffico e costituito da tre
piazze collegate tra loro. La prima, davanti alla chiesa, funge
da cornice per il centro parrocchiale - uffici, sale di ritrovo,
aree di gioco per i bambini - ed è vicina ad un'ampia zona
pedonale che parte da Koulukatu, un'importante strada che
attraversa il centro tagliandolo in due parti. Disegnata come
un'estensione della navata centrale, questa piazza può
accogliere fino a 15.000 persone durante funzioni in cui la
parete occidentale della chiesa, che consiste di una porta
scorrevole, viene aperta, quando Seinajokin funge da centro
religioso per la chiesa luterana nella Finlandia centrale e
settentrionale in caso di celebrazioni speciali.
La seconda piazza, delimitata dal municipio (1961-5), dalla
libreria (1063-5) e dal teatro (1968-87) assomiglia più ad una
larga strada, pavimentata da una griglia in tartan che percorre
tutta Koulukatu fino all'entrata del recinto della chiesa, mentra
la terza è essenzialmente solo uno spazio adibito alle macchine,
nascosto alla vista dalle zone pedonali.
Sebbene non sia ovvio a prima vista, la disposizione del
municipio e della libreria ripercorre fedelmente la traccia
stabilita a Saynatsalo: il municipio circonda un giardino che qui
crea un anfiteatro informale dal quale si possono osservare gli
avvenimenti civici dal "foro" della strada-piazza al di
sotto. I principali spazi pubblici e cerimoniali del palazzo
municipale sono rivestiti dalle mattonelle blu scure preferite da
Aalto, che effettivamente suggeriscono sia lo stile delle
tradizionali murature che la disposizione verticale della
struttura di una foresta.
Le mattonelle appaiono come strisce verticali o placche
rettangolari che attraverso il giardino interno stabiliscono un
accento verticale dominante. Formano tuttavia anche un punto di
lettura per la griglia strutturale al di sotto, altrimenti
illeggibile in un contesto di elevazione generale.
Questo è un tipico esempio di cosa sia l'evitare i ritmi di
architettura artificiali: si può notare a riguardo, un
collegamento con la Villa Mairea.
La sala delle riunioni stessa sorge come una geometrica collina
al di sopra della sua astratta foresta. Vista da un punto di
osservazione prossimo alla zona pedonale, è una
"fetta" di sezione che ci si aspetta che sia
semplicemente in rilievo, ma continua nel piano posteriore
seguendo i piano inferiore. Per evitare un conflitto di colori
con la riccamente colorata e molto articolata forma del
municipio, la libreria offre una reticente elevazione
dell'entrata verso la grande piazza. La lunga e ampia facciata è
situata sopra una scura base di pietra, stabilendo un familiare
rapporto di equilibrio "geologico" rispetto alla massa
superiore, mentre le finestre rivolte verso gli uffici sono
riparate da uno schermo protettivo di barre metalliche molto
vicine, verticali, che richiamano le betulle piantate nel piccolo
parcheggio dietro. Una volta dentro, uno dei più stupefacenti e
felici spazi che si rivelano, con librerie che seguono il fare
ondulato del soffitto, ideate come a Viipuri, per ridistribuire la luce riflessa anche dall'interno. L'organizzazione degli
spazi segue sostanzialmente i progetto sviluppato a Viipuri: il
banco di controllo centrale per la sorveglianza di una
sottostante area di lettura, l'articolazione volumetrica di un
programma all'interno di una immaginaria sala di una libraria che
viene interpretato da Aalto con una parete ondulata di fronte al
tappeto erboso, punteggiata da betulle argentate, e un blocco
lineare inferiore di spazi di supporto.
Il tema del ricco e modellato soffitto è uno di quelli a cui
Aalto si è più volte dedicato e che riprese in una sua opera
più tarda, nella villa Carrè, in Francia, come nelle numerose
chiese e auditoria.