Capitolo 1: la Diva

 

 

Sono seduto sullo sgabello di questo bar da quella che sembra una eternità. Forse solo perché sono in compagnia di due uomini. O forse soltanto perché uno di questi due uomini è Ed Jerse.

Beviamo i nostri caffè mentre aspettiamo che la ‘Diva’ finisca di imbellettarsi e si aggreghi all’allegra compagnia.

Sono nervoso. Molto nervoso. E la cosa più strana è che non so perché.

Stronzata: lo so perché, eccome!

Ed Jerse è seduto comodamente alla mia destra, beve il suo caffè e posso benissimo leggere nei suoi piccoli gesti la trepidazione. La sta aspettando con un’ansia fuori luogo. Gli ho chiesto per ben due volte di anticiparci quello che ci deve rivelare… ma nulla. Non ha intenzione di parlare se non con lei.

E il mio stomaco brucia.

E so che non è colpa di questo terzo caffè.

Si volta. Mi volto. Si volta anche Skinner.

La ‘Diva’ ci ha raggiunto. Sta sorridendo.

Entra nel locale e ho la netta impressione che l’aria si stia illuminando intorno a lei.

La ‘Diva’.

Accenna un saluto a Skinner, mi guarda negli occhi, si acciglia solo per quello che sembra un millesimo di secondo.

Chissà cosa mi ha visto stampato in faccia?

Poi si posizione di fronte a lui. Lo guarda. Abbassa la testa e sorride.

Chiudi quella bocca, Ed! Mi verrebbe voglia di urlare, ma penso che l’espressione del mio volto sia ben più eloquente di qualsiasi parola possa dire.

“E’ bello rivederti.” Le dice timidamente, lo stronzo. Lei rialza la testa e gli regala quello che immagino sia un sorriso imbarazzato.

Poi mi guarda per un altro secondo prima di sedersi tra me e lui.

Bella posizione, davvero complimenti. Così non solo non posso vedere Ed mentre fa la sua grande rivelazione, ma non posso neppure guardare il volto della ‘Diva’.

Sono convinto che la decisione di mettersi seduta lì sia meditata. Forse ci ha pensato tutta la notte.

Resisto all’impulso di alzarmi in piedi e catapultarmi fuori dal locale.

L’aria è pesante.

Mi volto verso Skinner. Sembra rilassato. Sembrano tutti maledettamente rilassati.

Tranne io, che mi sento cemento nello stomaco.

Lei ordina un caffè e quello la guarda come se avesse appena recitato una poesia.

Il silenzio ritorna. Mi viene in mente che Skinner non sa nulla di quel che è successo due anni fa.

DUE anni fa. Strano, per  me è come se fosse solo ieri.

Forse solo perché sto provando a grandi linee quello che ho provato quella mattina in ufficio.

‘Tu non sei il centro dell’universo Mulder, questa è la mia vita!’.

Se c’è un momento nella mia vita in cui ho odiato questa donna è stato quello.

Se c’è un momento nella mia vita in cui avrei voluto perdere ogni controllo e divorarla è stato quello.

Ma ho boccheggiato come un idiota, incapace di parlare.

Mi brucia ancora non avergli gridato contro cosa pensavo di lei in quel maledetto momento, ed è strano il fatto che non mi sarebbe mai affiorata quella sensazione fino a ieri.

 “Allora Ed…” dice la Diva catturando l’attenzione di tutti. Anche di Ed che si era probabilmente distratto nella sua quieta esplorazione di Dana.

Ne sono certo quando gli sento pronunciare piano “ti trovo in forma, Dana.”

Mi verrebbe voglia di ridere, di ridere forte.

Ma mi trattengo mentre Scully abbassa la testa, imbarazzata.

Poi vedo la sua bocca curvarsi in un sorriso compiaciuto e penso che se Ed non inizia a parlare entro 3 secondi io mi alzo e mi dileguo tra la folla.

Non posso continuare ad assistere a questa pantomima.

Mi chiedo cosa avrebbero fatto se si fossero incontrati da soli, e non qui con il capo e con me.

Forse si sarebbero saltati addosso. Si sarebbero abbracciati come vecchi amanti ritrovati… si sarebbero sussurrati ‘mi sei mancata’… ‘anche tu’….

Dio, mi viene la nausea. Sono già passati 3 secondi?

“Dana, lo so che non avrei dovuto disturbati” inizia Ed, evidentemente sulla difensiva “ma non ho avuto scelta …”.

“Vai avanti” incalza Scully.

“Lo sai che adesso lavoro per quel centro di elaborazione dati industriali di Philandelphia.” Afferma.

Afferma? Lo sa? LO SA?!?! Come diavolo fa a saperlo?

Oh cazzo, si sono sentiti… hanno parlato….

Non so se posso resistere ad una tale rivelazione, ho voglia di prendere Scully per una spalla, voltarla e chiederle quando diavolo lo ha saputo.

Ma muovo la mia mano solo per aggrapparmi al bordo del tavolo, con forza.

Ed prosegue “due giorni fa ho ricevuto una telefonata anonima. Una voce, evidentemente distorta, mi ha dato delle informazioni…”.

“Che genere di informazioni?” chiede Skinner anticipando Scully.

Io non ho intenzione di aprire bocca, non ho idea di cosa potrei dire.

“Mi ha dettato un codice” spiega mentre si sposta indietro con la schiena rendendosi visibile a Skinner.

Dana è tutta voltata verso di lui che prosegue“… una password e un indirizzo…”.

“Hai controllato?” Chiede Scully.

“Si…” sospira “subito dopo la telefonata. Ed è per questo che sono qui.”

Dana lo sprona. Gli starà alzando il sopraciglio, perché intravedo Jerse mentre abbassa la testa in cerca di parole adeguate.

Allunga il braccio sotto lo sgabello invece, per prendere una borsa di pelle.

Per una frazione di secondo ho pensato che volesse toccarla.

Ero già pronto a scattare.

“Ecco” dice, mentre armeggia con la borsa e ne tira fuori una cartelletta. La porge a Scully e lei la apre con cautela.

Vorrei scorgere i dati scritti su quei fogli appoggiando il mento sulla spalla di Scully, ma mi rendo conto che sarebbe fuori luogo.

Così aspetto che lei finisca, ma poi vedo che spalanca la bocca. Fissa un punto del foglio così non posso resistere: mi avvicino, le nostre guance sono a poco più di due centimetri. Se non riesco a leggere il foglio, almeno ho l’occasione per mandare un messaggio forte chiaro a Ed.

Ma sono in grado di leggere e non posso che spalancare la bocca a mia volta.

 

Dati. Dati medici. Disposti in fine composte in ordine alfabetico. Scully scorre velocemente il primo foglio poi gira pagina senza aspettare che io finisca di farlo. Al secondo foglio dedica solo pochi secondi e passa al terzo….

Si ferma. Boccheggia. A metà pagina c’è un segno di evidenziatore giallo… il nome è Scully D. K.

Rimaniamo tutti in silenzio col viso proteso verso i fogli. La bocca di Scully è ancora aperta. Aspetto che a Skinner venga la brillante idea di chiedere informazioni perché personalmente non so se ne ho la capacità.

Lo fa. Io quasi sospiro dal sollievo.

“Di che si tratta, Agente Scully?” Chiede serio.

Lei ci mette qualche secondo per percepire la domanda ed altri per formulare la risposta. Poi inizia. Cerca disperatamente di mantenere il suo tono di voce più neutro possibile. Probabilmente è ‘neutralità’ che gli altri due uomini percepiscono, ma io no. Io lo sento che è sconvolta.

IO so che reazioni ha davanti a cose del genere.

Distratto da questa meditazioni quasi non l’ascolto. Ritorno attento.

“… mappe cromosomiche… solo mappe cromosomiche” specifica. Il fatto che abbia sottolineato quel  solo non mi tranquillizza affatto. Prosegue “Hmmm… niente più di questo… niente più che non si possa scoprire con un semplice esame del sangue…”

Skinner interviene ancora. Gliene sono immensamente grato.

“Ma… per cosa…? A cosa servono…?”.

“Non ne ho idea, Signore.” Sospira ed io so che è vero… non ne ha la più pallida idea. Ed è questa l’esatta ragione per cui sta reagendo in questo modo.

Io sono così impietrito che non mi sforzo neppure di ragionare.

Scully si muove nervosa sulla sedia e poi riprende a parlare con un tono concitato che attrae la mia attenzione

“… Ed, hai ancora quei dati che ti hanno fornito via telefono?”

“Si..” sussurra Ed in evidente apprensione “Ma ho già ricontrollato… tutto è stato rimosso poche ore dopo aver scaricato i files che hai in mano.”

“Non importa…”.

Si volta verso di me così velocemente che quasi sobbalzo.

Oggi è veramente bella da far male, penso.

“Mulder…”.

Faccio un cenno col capo. Lei riprende “… magari i ragazzi riescono a scoprire qualcosa…”.

Annuisco ancora e mi domando dove diavolo sia finita la mia voce.

“Ok allora…” interviene Skinner “… che qualcuno vada da loro…”.

Come mai ho la netta impressione che quel qualcuno sia io?

Ma non mi muovo, fisso Scully che sta frugando nelle tasche del suo immacolato tailleur nero.

Estrae un bigliettino.

“Per qualunque cosa Ed, chiama.” Sussurra.

Ed io voglio veramente URLARE.

“Ok… spero che non sia nulla…” dice Ed scrollando le spalle ed accettando il bigliettino reverente.

“Lo spero anch’io” sospira Scully prima di alzarsi e dirigersi verso la porta d’ingresso.

Skinner e Jerse si alzano e la seguono, io ci metto un po’ di più a riprendermi e sono in fondo a questa fila indiana di Men/Woman in Black.

 

Quando siamo tutti fuori, fermi sul marciapiede come manichini mi viene l’impulso irrefrenabile di ridere. Lo argino ma non riesco a fermare un sonoro sbuffo.

“Che c’è?” Chiede Scully voltando le spalle a tutti per starmi di fronte con le mani sui fianchi.

“Vado dai ragazzi…” comunico serio.

“Vengo con te!” Mette subito in chiaro. Io scuoto la testa poi sento Skinner chiedere a Ed di dargli uno strappo in ufficio.

L’idea di Skinner che chiede passaggi mi risulta nuova.

Scully si volta, fa un cenno di saluto ad entrambi gli uomini e loro rispondono annuendo e nascondendosi in macchina.

Ho perso qualche dettaglio?

“Andiamo…” ordina. Ed io eseguo.

 

Scully guarda fuori dal finestrino ed io continuo a muovermi nel sedile per cercare un comoda posizione mentre guido a velocità ben oltre il limite verso la tana dei LGM.

“Che ne pensi?” Chiedo per spezzare questo silenzio pesante che mi sta facendo sudare.

Sospira e non risponde.

“Scully…” incalzo.

“Non so.” Replica in fretta.

Ancora silenzio.

“Non so tu, Scully… ma io sento puzza di trappola…” affermo amaro.

“Che diavolo vorrebbe dire?” Interviene voltandosi verso di me e abbagliandomi con quegli occhi lucidi e duri come diamanti.

“.. che… che… è una fregatura Scully…”.

“In che senso?”.

Come cazzo fa a non capire? Dio, Scully ti sei bevuta il cervello?

Mi verrebbe veramente voglia di urlarglielo in faccia ma mi trattengo.

“… Dai Scully… pensi che questo ingresso di Ed Jerse sia del tutto disinteressato…”.

“Mulder!” Mi ammonisce voltandosi.

Non era quello che volevo dire… non lo volevo far suonare come uno sfogo di gelosia.

Sarebbe fuori luogo. Non è così, Scully?

“… Dio, Scully.” sbuffo invece.

“No Mulder…” mi interrompe schifata “.. pensi che tutto questo sia una… modo… per … Ed.. di” e non conclude.

Adesso mi viene voglia di ridere e rido. Rido forte.

“Mulder!” mi avverte ma io non smetto.

Rido come un maniaco e non so perché.

“Cazzo Mulder… c’è il mio nome su quelle fottute carte!!!” Urla e si volta.

Io riesco a fermarmi perché realizzo che ha ragione, maledizione.

Come faccio a non rendermi conto che è in apprensione. Il suo NOME su cartelle cliniche è già un campanello di allarme.

Cosa le avranno fatto ancora? Cosa hanno in serbo per lei?

Rimango in silenzio e cerco di ragionare.

“Scully…” riprendo ma lei non si muove. Gomito sul bracciolo, pollice sotto il mento ed indice sulla bocca.

La posizione classica quando cerca di trattenere le emozioni. C’è una parte di lei che vorrebbe schiaffeggiarmi in questo momento.

“… pensi veramente che sia casuale il fatto che ED JERSE abbia ricevuto una telefonata anonima e sia venuto in possesso di DATI GENETICI nei quali era ben evidente il TUO NOME?”.

“No” sussurra.

Io annuisco.

Un punto per me.

“Partendo dall’assunto, per altro poco probabile, che quei dati non siano fumo negli occhi… i FILES dovevano arrivare a TE!”

“E tu pensi che ED…” (sia coinvolto i tutto questo?) Non ha la forza di dire. Ma perché diavolo lo difendi così a spada tratta?

“Forse… o forse è solo un burattino….”

“Un burattino…? Ma nelle mani di chi? Chi c’è nell’ombra Mulder?” Dice in fretta, più incazzata che esasperata.

“… Non lo so, Scully…”.

Mi volto per guardarla. Si volta anche lei, con quella espressione indecifrabile che quasi mi fa vacillare.

“Chi avrebbe interesse a conoscere i tuoi dati genetici, Scully? E chi avrebbe interesse a fare in modo che tu lo sappia?”

Chi ha raccolto questi dati e ha fatto di te una cavia, è la risposta tacita… ma la vera domanda è… PERCHE’?

Guardo l’asfalto di fronte a me e dopo minuti intensi di silenzio sento un riluttante “Perché?” provenire da Scully.

“Non lo so…. Non lo so…” rispondo scuotendo la testa.

Sono stanco di dirlo, sono stanco di non sapere.

La strada scorre sotto di noi. Siamo quasi arrivati.

Quando parcheggio, Scully appoggia una mano sul mio braccio. Ferma e fredda anche attraverso la giacca che indosso.

Quasi sussulto. Sono così sconvolto dal gesto che non ho la forza per voltarmi.

In fondo mi ero quasi abituato alla mancanza di contatti fisici vista la brutta aria che tira ultimamente.

“Mulder…” mi chiama piano.

“Si?” Le rispondo senza voltarmi.

“Ed… Ed… non è stato per me quello pensi sia stato…” boccheggia.

Ed io sono pietrificato.

Dio.

Ma poi mi rendo conto che questa frase non ha alcun senso.

Cosa non è stato, Scully? Il tuo amante? Il tuo atto di ribellione? Ribellione verso di ME… Dio Santo… Sono affari miei… adesso? … NON ha senso!

“Buon per te, Scully” rispondo secco “ma non è questo quello che conta adesso!”.

La sento irrigidirsi di fianco a me. La sua mano si stacca rapidamente dal mio braccio ed in tre secondi è fuori dalla macchina.

        

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Sono veramente incazzata… sul serio… non ricordo di essere mai stata tanto incazzata con Mulder in tutta la mia vita… forse si, lo sono stata.. ma in questo istante non riesco a ricordare altre occasioni.

So solo che il rumore freddo di quel “non è questo quello che conta adesso” rimbomba nella mia testa, preme sulle pareti e mi sembra di essere sull’orlo di una esplosione.

Ma forse ha ragione… non è questo che conta adesso.

Lo pensi davvero Mulder?

Bene….

Fottutamente Bene.

BENE.

Mentre percepisco fili di fumo nero uscire dalle mie orecchie, mi dirigo rapida su per gli scalini della rampa buia e mi fermo solo davanti all’ingresso della tana.

Busso e attendo una risposta cercando di rendere più palese possibile il fatto che NON aspetto Mulder per muovermi.

Sono fottutamente stanca di aspettarlo.

Sempre… in tutto.

‘Parola d’ordine’ si sente da dentro. È Frohike.

“Scully” affermo e mi meraviglio della fermezza della mia voce.

Avrei potuto dire anche “vaffanculo” con lo steso identico tono.

‘Parola d’ordine’ mi sento ripetere.

NON ME LA RICORDO LA TUA FOTTUTA PAROLA D’ORDINE!!!

Non faccio in tempo a pensarlo e a meditare di dirlo che odo i primi lucchetti che si muovono.

Scaltro Frohike, ha capito che non è aria.

“Agente Scully… qual buon vento?” dice piatto mentre apre la porta e mi fa largo per entrare.

Si deve spostare di più di un metro… mi sento gonfia e alta come un gatto iracondo che alza il pelo.

“Mulder… che ci fate qui?” saluta alle mie spalle.

Mulder si schiarisce la voce ed entra, io mi avvicino a Byers perché ho la netta impressione che sia l’unico con cui possa parlare senza rischi di imprudenti scatti d’ira.

“Dati da analizzare” passo subito al sodo “una pass e un indirizzo, e alcun files scaricati.”

Porgo il dischetto Byers. Noto che L. non è nei paraggi.

Strano.

“Da dove arrivano?” chiede Frohike.

“Da un vecchio amico di Scully” risponde Mulder con un tono acido come limone.

“Un vecchio amico di Scully?” si incuriosisce inevitabilmente quella casalinga frustrata di Frohike.

Io lo fulmino con lo sguardo perché è l’unico con cui me la posso prendere… in realtà è Mulder che vorrei folgorare.

Stronzo.

Riprendiamo le redini.“… non abbiamo più di quello che è in mano a Byers” dico “cercate di cavarne fuori più informazioni possibili.”

“Che genere di informazioni?” chiede il rosso.

Domanda legittima, cazzo.

“Non lo so” comincio a farneticare “provenienza, significato… Controllate quei nomi, per incominciare… qualsiasi cosa che possa darci una pista da seguire.”

“Una pista da seguire per… cosa, esattamente?” interviene di nuovo il serpente con l’Armani dal fondo della stanza.

Alzo lo sguardo al cielo.

Cosa vuoi che ti dica, Mulder?

Che non lo so?

NON LO SO, cazzo… comunque questa è notoriamente una tua battuta.

Prendo un profondo respiro “qualsiasi significato abbiano quelle carte sono sicuramente più attendibili di molte delle testimonianze azzardate e informazioni senza fonte che TU definisci PISTE quando ha intenzione di aprire un caso!” quasi urlo.

Non posso evitare di sentirmi imbarazzata quando il silenzio cala nella stanza.

Dannato Mulder che accartoccia la faccia come un cartone animato e mi guarda torvo.

L’aria è stantia intorno a noi fino a quando Frohike tossisce provvidenzialmente e ci riporta tutti sul pianeta terra.

“Sarà fatto” conclude.

Mulder annuisce e io mi rendo conto che stanotte troverò dei lividi sulla pelle dei miei fianchi per la forza con cui ci sto stringendo le dita attorno.

Decido di uscire prima che l’acqua della pelle del viso non evapori del tutto e quando sono fuori finalmente respiro.

Non so neppure se Mulder è dietro di me.

Ma sicuramente è lì.

Sempre un passo indietro o tre avanti.

Mai al mio fianco.

Mai.

 

 

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Continua…