Capitolo 10 - La via più semplice

 

Non ricordo di essermi tolto i vestiti e di essermi infilato sotto la doccia.

Non ricordo di essere uscito dal bagno e di essermi rivestito.

Non posso dire da quanto tempo sono impalato accanto alla finestra.

Osservo la notte scura oltre il vetro, l'ombra del lago Erie che sembra un'enorme pozzanghera da qui.

Sembra fango, lo stesso fango che mi sento colare dal petto.

La sola cosa certa è la frase che la mia mente continua a ripetermi... ancora ad ancora....

'le hai mentito.... perché le hai mentito?'

Dio, non lo so.

'le hai mentito....'

Dio, lo so.

'perché?'

Oh cazzo.

Perché non volevo che mi accusasse di averle mentito.

Rido amaro.

E' tutto così drammaticamente ironico.

Le mento perché non voglio che pensi che le abbia mentito.

Così assurdo.

Così *me*.

Sono incazzato con lei – cerco di giustificarmi, ma è impossibile – sono incazzato perché---

Dio, le ho mentito.

E non so più perché sono incazzato, forse solo perché le ragioni sono diventate così tante e sono così profondamente stratificate che non sono più in grado di distinguerle.

Sono arrabbiato con lei solo perché la credo responsabile di questa situazione del cazzo, è così.

Penso che sia colpa sua… perché è cocciuta, cieca e pavida.

Ma per quanto cerchi disperatamente di scaricare barili, il fatto rimane: *io* le ho mentito.

Non le avevo *mai* mentito

Si, avevo omesso in un numero incalcolabile di occasioni... su mille argomenti--- ma mai mentito.

Sono due cose completamente differenti.

*Lei* non l’ha MAI fatto... di questo ne sono assolutamente certo.

Non importava quanto eravamo immersi nella merda... quanto potesse essere più semplice farlo.

Solo, non l'ha fatto.

Ed io si invece, quasi due ore fa ormai.

Le parole sono uscite dalla mia bocca... ricordo di averci anche riflettuto.

'Dio, cosa le dico?' ricordo di aver pensato 'sono qui... sono qui' ho sussurrato, però 'non ho scoperto niente che valga la pena dirti, per adesso almeno'.

Dio... mi faccio troppo schifo.

Quando lo scoprirà... - perché lo scoprirà - io sarò fottuto.

Posso giocare sporco con Scully - Dio solo sa se non è la sola cosa che ho fatto negli ultimi tempi - posso spingere quanto voglio, posso forzare la mano... ma non questo.... non *questo*.

Questo è cattivo.

Questo è pericoloso.

Questo è un punto di non ritorno.

Questo non dovrà *mai* più succedere.

MAI.

Sento il rumore della chiave che gira nella serratura.

E' Diana.

Ingoio saliva e nausea.

"Fox?" sussurra appena dentro a questa kiva di rabbia e colpa.

Non rispondo.

Sospiro.

"Ho portato qualcosa da mangiare..." mi comunica calma.

Quasi rido.

Cibo?

Scuoto la testa.

"No"

"Ma Fox?".

"NO" e mi volto di scatto verso di lei.

Mi guarda con occhi spalancati mentre appoggia il vassoio sull'antica scrivania.

"Ok... Fox" sussurra, un ombra di esasperazione nella sua voce "... ma se c'è qualcosa che ti... disturba, Fox... ti prego di ricordare che non ne sono certo *io* la responsabile!" Conclude ed è così raro sentire quel tono di rabbia nella sua voce, soprattutto rivolto verso di me, che non posso fare a meno di spalancare la bocca.

Mi pare di aver colto una implicita citazione ad una certa Dana Scully.

Mi pare.

E' responsabile?

E’ *Diana* la responsabile?

No... è colpa mia.

Qualsiasi cosa sia… è colpa mia… *sempre*.

Solo *mia*.

Ed ha ragione.

Mi allontano da lei nel vano tentativo di sentirmi più pulito.... ma sono io quello sporco.

Che idiota.

Che completo e irreparabile –idiota-.

"Scusa... Diana.... ma non ho fame" è la sola cosa che posso dire mentre mi volto ancora verso la finestra, inorridito da me stesso.

Da quello che mi rendo conto di essere diventato.

Bisbetico e vigliacco.

"Non ti devi scusare" le sento dire piano mentre si avvicina alle mie spalle.

Seguo i suoi movimenti dal riflesso sulla finestra.

Ancora una volta sopprimo l'impulso di allontanarmi.... e questo aumenta il senso di schifo che sento in gola… e nel petto.

"Ma dormi almeno" sussurra e le sue mani sono sopra i muscoli tesi del mio collo.

Mi irrigidisco.

Scuoto la testa di nuovo.

"*Devi* Fox" ordina "altrimenti come farai a guidare domani."

Domani...

Dio, sembra lontano millenni e nello stesso tempo troppo vicino.

Non sono pronto ad affrontare quello che sicuramente mi aspetta dietro l’angolo.

Ma non è che abbia molta scelta sull'argomento, almeno che non decida di nascondermi qui per sempre.

"Guiderai tu" sussurro e deglutisco perché la gola è diventata arida come deserto.

Diana ride piano alle mie spalle e si appoggia alla mia schiena.

Quasi sobbalzo.

E questa volta non posso non allontanarmi.

Lei spalanca gli occhi e mi guarda sorpresa "Rilassati Fox" espira calma.

Già... un gioco da ragazzi.

Rido amaro.

"Notte Diana" mi volto di nuovo verso la finestra e verso quel fango scuro.

Chiudo conversazione e probabile pericolo.

Pericolo?

Per chi?

Per me - mi rispondo - per quel briciolo di sanità mentale che mi illudo ancora di possedere.

Cedere di nuovo su questo *aspetto* della mia relazione con Diana sarebbe così semplice.

Ma ho scelto la via più facile già per troppe volte stanotte.

Eppure non posso fermare quest'ondata di malato desiderio nei suoi confronti.

Ti senti solo - mi ripeto - ti senti solo troppo solo.

E' vero.

E mi sentirò solo per molto... forse per sempre...

Quanto ancora potrò resistere?

"Diana?" mi sorprendo a sussurrare.

"Si Fox?" un velo di ansia nella sua voce.

No.

NO, Mulder.

"N-niente" mormoro e rimango immobile.

Diana sospira alle mie spalle.

E poi la porta del bagno si apre e Diana scopare all’interno.

So che sospetta che presto cadrò nella sua rete... forse ha ragione.

Vorrei solo che il tempo volasse fino a domani.... o vorrei che si fermasse.

Odio questa apparente immobilità mentre il flusso di colpevoli pensieri mi brucia le cellule del cervello.

Troppo stanco per stare in piedi, per pensare o anche solo per respirare, mi butto sulla vicina poltrona.

Chiudo gli occhi e sento nella mia testa quel ‘va bene’ spezzato di Scully.

Cosa starà succedendo a Washinton?

Cosa starà facendo adesso?

Impazzirà, Scully.

La farò impazzire.

Forse è già pazza… forse è per questo che rimane.

Ma in qualsiasi senso giri questa storia, il pazzo sono sempre io.

Io che le dico di *non metterla sul personale*, e poi le dico *non ho idea di cosa provo per te*.

Contraddittorio e completamente assurdo.

Io che le dico che non ho mai messo in dubbio la fiducia che ci lega… e poi tradisco quella fiducia con la stessa semplicità con cui cambierei marca di mutande.

Sono pieno di merda.

Pieno.

Ma adesso mi sono spinto troppo oltre.

La sto spingendo troppo oltre.

E *devo* capire cosa è giusto fare, come procedere.

La mia relazione con Scully, a qualsiasi natura realmente appartenga, traballa vorticosamente adesso.

Non c’è tempo per essere pavidi, altrimenti presto non ci sarà nulla da salvare.

Sospiro e stringo forte le mie palpebre.

Oddio.

Cosa ti sto facendo Scully?

Lo squillo di un telefono mi fa trasalire.

Merda… fa che non sia lei.

Proietto la schiena in avanti e ascolto.

Non è il mio cellulare, realizzo.

E’ quello di Diana.

E’ sulla scrivania, vicino al vassoio… lo vedo lampeggiare.

Ma non mi alzo… non mi sento in dovere di rispondere.

E’ il *suo* telefono.

L’acqua finisce di scorrere in bagno.

Dopo secondi Diana apre la porta ed esce avvolta solo da un accappatoio corto che le copre a malapena le ginocchia.

Distolgo lo sguardo mentre mi passa davanti.

Prende il cellulare e risponde. “Fowley”

Rimane in silenzio.

Mi volto verso di lei.

La sua bocca è spalancata.

“Q-quando?” balbetta.

Ancora silenzio.

“Va bene” dice piano “la prego di contattarmi a questo numero se dovesse avere altre informazioni”.

Aspetta qualche secondo e chiude la comunicazione.

Mi fissa.

“Diana?” Domando apprensivo.

Si schiarisce la voce “Hanno trovato Karpenter… morto, meno di un’ora fa.”

Cosa?

Dio.

Che diavolo sta succedendo qui?

“L’hanno trovato poco lontano da qui… con un proiettile in testa, Fox”.

Cazzo.

 

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Riconosco a stento di avere la facoltà di piangere solo quando sono tra le lenzuola del mio enorme letto.

Ma non lo faccio.

Mi fa sentire stupida.

Anche se ne avrei il diritto.

Il mio cervello è ancora troppo attivo per fermarsi qui, però.

Perché Kaili è morta? - mi domando nervosa.

Perché adesso e perché in quel modo?

Mulder è certo che si sia suicidata.

E non è dato sapere alla superflua Scully su che diavolo si basa questa sicurezza.

Stronzo.

Beh, ma quanti indizi suggeriscono il contrario?

E si ritorna al solito punto.... perché Kaili è morta?

Era impiantata.

So che è un tassello fondamentale.

Ma quasi ogni appartenente al MUFON lo è.

Perché hanno ucciso *proprio* lei?

Magari se riesco a formulare qualche ‘metodo di scelta’ potrò fare una classifica e vedere quale posizione occupo in questa maledetta hit-parade.

Qualcosa mi dice che mi sono guadagnata il podio, che fortuna.

Dio… non ci *devo* pensare.

Mi rendo conto che per quanto possa frastullarmi non arriverò mai a qualcosa di utile.

Non con le poche informazioni in *mio* possesso.

Faccio mente locale... e un nodo mentale per ricordarmi di contattare i LGM.

Ho bisogno di più informazioni su di lei.

Devono scavare più a fondo.

Ed in un lampo la voce di quello sconosciuto si insinua nella mia mente frastornata.

'Conosco il caso di cui si sta occupando... lasci perdere... il pericolo è grosso.... segua le direttive'

Dio, che diavolo sta succedendo proprio sotto il mio naso?

E' possibile che sia stata così stupida da cadere in trappola?

Ma quale trappola?

Chiudo gli occhi e mi rigiro nel letto.

Mi rigiro ancora.

Ed ancora.

Cosa sta facendo Mulder?

Cosa sta facendo e cosa non mi sta dicendo?

Come posso continuare qui se quello che considero il mio partner si rifiuta di dividere quello che sa con me?

Dio.

Ma forse è vero.

Forse non ha davvero scoperto nulla di rilevante.

Non so quale delle alternative più terrificante: il fatto che lui mi nasconda qualcosa o che non stia neppure cercando le risposte alle domande che mi stanno facendo impazzire.

Non ci voglio pensare.

Ma come faccio a non pensarci?

Oh cazzo – mi ammonisco dura.

La mia mano si allunga senza il preventivo permesso del mio cervello verso il telefono sul comodino.

Voglio chiamare il Plaza- mi rendo conto - voglio parlare con Ed, voglio parlare con qualcuno che non sappia nulla di tutta questa storia.

Voglio parlare.

Non posso stare ferma.

Ma appena il nome Ed affiora nella mia mente... l'evento di ieri lo segue a ruota.

Come ho fatto ad andare al Plaza?

Il fatto che sia successo adesso, ancora, ha qualcosa a che vedere con quello che sta succedendo?

Con Kaili?

Dio...

'La smetta di porsi domande inutili, Agente Scully' - mi ammonisce il ricordo della voce di quello straniero.

Chi era?

Cosa voleva?

Perché mi ha detto quello che mi ha detto?

Basta.

Alzo il telefono.

Chiamo la compagnia telefonica come posseduta e mi faccio dare il numero del Plaza.

Chiamo il Plaza e chiedo di ED.

'Chi gli devo dire?' domanda annoiato l'operatore della hole.

Deglutisco.

E finalmente mi rendo conto che sono le due di notte.

Le due.

Sto chiamando Ed alle DUE di notte.

Oh cazzo.

Troppo tardi per attaccare.

"Dana... Dana Scully... mi conosce"

'Aspetti in linea'

Aspetto.

E più aspetto e più sono cosciente del fatto che non ho nulla da dirgli.

Perché diavolo lo sto chiamando?

Ne ho il diritto?

Passano minuti lunghi come ore.

Sono così nervosa che mi tremano le mani.

'D-Dana' gli sento dire all'improvviso.

Una inspiegabile fitta mi trapassa lo stomaco.

"Scusa... Ed... immagino stessi dormendo." Riesco a mormorare.

Ma va? - quando sei scaltra Dana.

'No... non preoccuparti Dana' sussurra ed un altro brivido mi percorre '... c'è qualcosa che non va?' chiede piano, in apprensione.

Rido amara.

C'è *tutto* che non va Ed - vorrei dirgli.

"No" mi trovo a rispondergli "... lo so che è strano.... ma.... volevo sentir - volevo sapere fino a quando rimanevi in città?"

Oh Grande - bella mossa Dana.

Lo chiami alle due di notte per avere informazioni sui suoi programmi turistici.

Alla fine sussurro quello che prima non ho avuto il coraggio di dire "... volevo sentirti."

Silenzio dall'altra parte.

Odio i silenzi al telefono.

Odio i silenzi.

Un sospiro.

 '... ne sono felice' bisbiglia.

Un sospiro mi scivola dalla bocca.

E strano, ma non mi sento più tanto fuori luogo adesso.

'E, mh... rimango fino a sabato... o domenica... non so, so solo che la compagnia mi vuole dietro il mio computer lunedì alle nove.'

Sorrido assente.

Domenica.... è tra tre giorni.

Perché mi interessa?

Per la stessa ragione per cui lo hai chiamato adesso, Dana - mi rispondo.

Ti senti sola.

Evito di compatirmi solo perché è fin troppo squallido.

"Bene" espiro ".. e mh... beh... potremmo vederci... se... se ti va" la mia voce si affievolisce.

Dovrà pensare che sia una completa idiota... o pazza.

'Oh.. certo... beh... speravo che mi chiamassi Dana' sussurra.

Oh Dio.... mi fa piacere sentirglielo dire...  - realizzo.

"Anche se l'ho fatto alle due di notte?" domando piano, cosciente.

Ed è come se lo vedessi sorridere dall'altra parte.

Ricordo di averlo visto sorridere....

Ricordo che mi era piaciuto quello che avevo visto.

'Anche se sono le due di notte' mi rassicura piano, il sorriso è evidente nel suo tono.

Sospiro di nuovo.

Sorrido anch'io.

Mi sento più leggera adesso.

Non so perché... ma sono contenta che stia parlando… con lui.

"Beh..." sussurro.

'Beh...' risponde.

Rido.

"Ti... ti chiamo io... ok?" sono in grado di mormorare.

'Oh... certo, beh.... mi trovi.... qui....' balbetta.

"... magari domani"aggiungo.

'domani magari' replica.

E rido perché mi rendo conto che siamo imbarazzati al limite del ridicolo.

'Non è stato così difficile a Philadelphia...' sussurra consapevole.

"Non eravamo in *noi*" devo specificare.

E i ricordi di quel caso mi affiorano all'improvviso davanti agli occhi.

Curioso che usi il termine 'caso' e non 'esperienza'.

Quando tutto è diventato X-files?

'Lasciatelo dire Dana...' incomincia e sento imbarazzo nella sua voce '... potrò essere stato *fuori di me* per tutto il resto... ma non quando ti ho chiesto di uscire...'

Oh. Dio.

'... beh... *dopo* si... certamente' conclude in un sospiro.

Vergogna e colpa nella sua voce.

"Lo so" cerco di rassicurarlo.

Sembra stupido farlo... in realtà non ho mai responsabilizzato ED per quello che è successo--- anche se è stato lui a mettermi in quel sacco e ...

Scuoto la testa.

"E' passato"dico.

'Vorrei che fosse così' mi contraddice immediatamente.

"Lo è... quel- quell'esperienza.... è passata. E' così." Ripeto più ferma.

Sospira a fondo.

'Grazie' mi sussurra 'grazie per avermelo detto'.

"E' la verità"confermo piano.

Non era in lui e non è giusto che si senta in colpa.

'Dana?' mi chiama.

"Si?"

'Non - non dimenticare di chiamare... voglio- vorrei vederti prima... prima... di domenica'.

Uno strano senso di fierezza improvvisamente mi invade.

E' pazzesco, lo so, ma il fatto che voglia vedermi mi fa sentire come un adolescente quando le viene proposto il primo appuntamento con un ragazzo.

Rido di me stessa.

"Certo"sussurro "... notte".

'Oh...' sussurra, come se gli costasse interrompere questa conversazione '... notte Dana' dice piano.

Inspiro a fondo prima di riattaccare e appoggiare la testa sul cuscino.

Espiro lentamente.

Chiudo gli occhi.

Mi svuoto il cervello e mi sento come galleggiare quando sembra che il sonno decida di farmi visita, stanotte.

Ma un pensiero sopraggiunge, improvviso come inaspettato.... è il suono della *mia* voce mentre affermo chiaro e lampante protetta dalle pareti scure dell’ufficio del seminterrato 'Non tutto il mondo gira intorno a te, Mulder - questa è la mia vita.'

La mia vita?

Cosa è diventata la mia vita?

 

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Continua…