CAPITOLO 3

 

ANNAPOLIS, MARYLAND

MAY 4, 1997

8.32 p.m.

 

 

     Dana Scully chiuse la porta dietro sua madre e piegò la sua testa affaticata contro di essa. Sola. Era finalmente sola. Tirò il chiavistello e si voltò per guardare lo stato del suo appartamento. Le composizioni floreali dovevano essere buttate per prima, decise. Il nauseante odore di mezza dozzina di bouquet acquisiti durante e dopo la sua ospedalizzazione l’avevano nauseata per troppo tempo. Con l’andata di sua madre, tutta la finzione di apprezzamento per loro era scomparsa. Benché astutamente mascherati da innocui bouquet, servivano solo a ricordarle della sua imminente morte. Non poteva permettersi di ricordarlo oltre. La faceva sentire debole.

     Lavorò velocemente, afferrando vasi alti e tozzi e trasportandoli in cucina per gettarne il contenuto nella spazzatura. I biglietti che li accompagnavano stavano attaccati nella parte inferiore delle scatole. Uno da Bill Jr., un altro da Charlie e sua moglie. Un terzo da sua madre. Skinner le aveva fatto visita con dei tulipani piantati in un vaso e una profusione di domande dirette concernenti il suo stato di salute; e mascherando quelle sul suo stato mentale. Lei aveva facilmente deviato queste ultime. Una Venere pigliamosche, dai Lone Gunman, era comparsa misteriosamente sul gradino davanti alla porta la sera che era stata rilasciata dall’ospedale.

     Se ne liberò senza pensarci. Il suo unico scopo era di sottrarle alla vista. Questa era la sua casa. Non poteva permettersi che diventasse un salotto da funerale.

     Non sono ancora morta, dannazione!!

     Completamente cambiata dalla donna di una settimana fa, pensò ironicamente. L’esausta donna denutrita e scheletrica era riuscita nell’ennesima trasformazione durante la sua permanenza in ospedale. Ancora una volta, Dana scully si era tirata su e aveva giurato a se stessa di morire con tutta la dignità che le era rimasta.

     Mentre lasciava la cucina e girovagava senza scopo per il suo ordinatissimo appartamento, Scully distrattamente ponderò la fonte della sua ritrovata energia. Aveva onestamente pensato che fosse completamente diminuita con la morte di Mulder. Le aveva detto arrivederci e l’aveva lasciata in pace. Aveva accettato che il cancro che correva attraverso il suo corpo potesse vincere la sua battaglia. Si era rassegnata ad una morte sgradevole e penosa.

     Si era risvegliata la sua seconda mattina in ospedale, uscendo fuori da un sogno su Mulder ed aveva sbattuto le palpebre contro la luminosa luce solare che filtrava dalla finestra. Ed aveva, in quel momento, sperimentato un lampo di assoluta chiarezza. Il corso della sua vita in quegli ultimi cinque anni era stata dettata da uomini che operavano nell’ombra. Uomini che decidevano il destino delle nazioni e distribuivano con parsimonia quel destino senza riguardi nei confronti delle vittime create dai loro schemi.

     Potevano, in definitiva, aver governato la sua vita. Non potevano non imporre la sua morte, se lei fosse morta per le verità che lei e Mulder avevano lottato per scoprire, che sarebbe potuto essere il sistema che avrebbe scelto lei stessa. Le avevano rubato la vita. Non potevano non controllare la sua morte.

     Il suicidio di Mulder cominciava ad avere un senso per lei. Si rese conto di comprenderlo ora perché aveva scelto quel sentiero. Non era stato semplice per via delle parole che si erano scambiati. O l’accusa velata che gli aveva sottilmente gettato in faccia.

     Scully si ritrovò a scavare dentro il suo armadietto, cercando alla cieca sotto la pila ordinata di biancheria. Con la punta delle dita sfiorò sul marcato bordo di una fotografia, la tirò fuori e la studiò.

     Mulder. L’unica foto che aveva di lui. L’unica che era riuscita a nascondere e che tirava fuori occasionalmente. Con colpevole piacere. Un qualcosa della quale si era accaparrata e che si godeva privatamente, egoisticamente.

     Carezzò l’immagine del suo volto con un dito, tracciandone il profilo, memorizzandolo come aveva fatto ogni volta che l’aveva guardata. Imprimendosi a fuoco l’immagine un po più profondamente ogni volta, fino a che non fu una stampa indelebile nel suo cervello.

     Mulder alla fine aveva visto il ruolo che aveva giocato, capendolo per quello che era. Non era stato nient’altro che una marionetta, la sua vita era stata pianificata ed organizzata da potenze al di fuori della sua portata.

     Solo la sua morte gli apparteneva.

     Era stata una lezione che Scully portava nel cuore.

     Era inconsapevole delle lacrime che scendevano sul suo viso. Raccogliendosi e cadendo inascoltate. Come pioggia delicata.

     La foto era stata fatta durante un indagine alcuni anni prima. Un ragazzino ossuto di dieci o undici anni aveva scattato la foto a Mulder al ristorante. Un posto piccolo ma pulito che avevano trovato in una polverosa strada a due corsie nel mezzo del nulla. Il bambino era il figlio del proprietario; gli piaceva scattare fotografie alla gente che si fermava per un pasto veloce o per una tazza di caffè. Foto su foto erano attaccate sul muro dietro il bancone. Alcune erano attaccate vicino al registratore di cassa e sul contenitore di vetro sul quale era poggiato. Mulder non si era accorto della Polaroid, ma Scully aveva colto il lampo del flash ed aveva finito col dare cinque dollari al ragazzo in cambio della foto. La transazione fu fatta sul posto mentre Mulder era alla toilette.

     Allo stesso tempo, Scully era stata abbastanza curiosa da chiedere di vedere la foto. Sapeva per esperienza che foto di Mulder erano una cosa rara. Odiava farsi fotografare.

     Ma lei l’aveva presa per il modo in cui nell’immagine Mulder le stava sussurrando qualcosa. Erano entrambi seduti vicino alla finestra, ed il viso di Mulder era girato così che si vedeva solo il suo profilo. Lo sguardo era focalizzato sulla lunga strada vuota all’esterno. I capelli erano spettinati dal vento e gli occhiali da sole erano appollaiati sulla sua testa. Sembrava trasognato e pensieroso – mille miglia lontano da dove si trovavano e da quello che stavano facendo li. Scully aveva studiato la fotografia nel piccolo ristorante ed aveva capito in un istante che doveva averla.

     Dana Scully sapeva che tutte le risposte che stava cercando, poteva trovarle nell’immagine di Mulder, se solo avesse imparato a vederle. Quando alla fine aveva afferrato che cosa vi si nascondeva, riuscì a capire perché stava con lui. Perché aveva affidato la vita a quell’uomo e alla sua crociata.

     Aveva intravisto un barlume di tutto questo e si era sforzata di catturare la totalità delle risposte. Il suo sopracciglio si inarcò mentre guardava con cipiglio la foto; guardando. Semplicemente guardando.

     Aprì un altro cassetto e la sua pistola di servizio venne rimossa dalla fondina. Se la portò mollemente di fianco, chiudendo la luce dietro di se e sedendosi sul divano. Poggiò la pistola sul tavolino e sollevò la foto. L’unica illuminazione nell’appartamento veniva dalla bassa luce che si trovava in cucina sopra il lavello, ma era sufficiente per vedere il suo viso, se avesse guardato con abbastanza insistenza. Se davvero avesse cercato di farlo.

     Poteva aspettare. Aveva ancora tempo. Qualche giorno ancora, come minimo. Tempo sufficiente per vedere l’intera foto prima di accompagnare se stessa nella morte e da qualche parte nell’oltretomba.

     Dammi una risposta, Mulder. Dimmi quello che ho bisogno di sapere. E tardi e mi manchi così tanto. Non farmi aspettare ancora a lungo.

 

ANNAPOLIS, MARYLAND

MAY 5, 1997

2:42 a.m.

 

 

     Mulder aveva un solo pensiero che gli rotolava in testa come un mantra:

     Fa che questa chiave funzioni!

     Non aveva mai avuto l’occasione di usare la chiave che Scully gli aveva dato alcuni anni prima. Sembrava che ogni volta che doveva guadagnare l’entrata, prendere a calci la porta era sempre stato il miglior metodo. Non c’era mai stato tempo per prendere la chiave.

     Adesso annaspava fuori della sua porta. Arcuando le spalle sotto la giacca, pregando che nessuno di coloro che vivevano nel palazzo decidesse di fare un viaggetto nel bel mezzo della notte verso lo spioncino delle loro porte. Aveva svitato tutte le lampadine per metà del corridoio verso la sua porta, desiderando intensamente le ombre che gli offrivano. Mentre faceva scivolare la chiave nella serratura, la sua recente conversazione con Skinner gli ritornò alla mente:

     “ Ha perso il suo fottuto cervello, Mulder?! Non può andare a casa sua e annunciarle che non è morto!!!! “

     “ Sarà la prima cosa che farò “, aveva controbattuto.

     “ E’ fuori questione! Abbiamo già discusso di questo. Senta, farò in modo di procurarle un incontro con lei. Le spiegherò la situazione e la porterò da lei “

     “ No. Niente affatto. Devo farlo io. Non posso lasciarle sentire questa storia da qualcun altro. E’ una cosa che è venuta da me. Posso convincerla a farlo, lei non può. In nessun dannato modo!! “

     “ E cosa la rende così sicuro che lei l’ascolterà?! “

     “ Lo farà. Lo ha sempre fatto “

     “ E se non lo facesse?! “

     “ Allora la imbavaglierò, la legherò mani e piedi e la porterò fuori di li sopra le mie spalle! “

     “ Seriamente, Mulder “

     “ Non sono mai stato così serio in vita mia, signore “

     Ed ora non era mai stato più spaventato. Splendido! Aveva fronteggiato ogni tipo di incubi, umani e di altro genere, vi si era trovato faccia a faccia. Si era mosso volentieri in situazioni che la maggior parte della gente sana avrebbe evitato a tutti i costi. E nessuna lo aveva spaventato così tanto come il pensiero di passare attraverso la porta e fronteggiare Scully.

     Aveva la bocca secca. Il cuore stava ballando la Pitty Pat Dance nel suo torace. Il respiro era rapido e profondo. Mulder lentamente, quietamente, voltò la maniglia e passò attraverso la porta, chiudendola silenziosamente dietro di se. Fece una smorfia mentre lo scatto della serratura che si chiudeva suonava abnormemente forte nelle sue orecchie. Si voltò e si inclinò verso la porta, chiuse gli occhi e fece un respiro profondo prima di riaprirli nuovamente.

     L’appartamento era completamente in ombra. L’unica illuminazione veniva dalla piccola luce che Scully aveva sopra il lavello in cucina. Diede una rapida occhiata verso la cucina e il salotto e si gelò appena individuò una piccola sagoma sul divano. Fece un altro passo in avanti e la osservò.

     Scully stava dormendo raggomitolata su un fianco, una coperta a scacchi bianchi e blu la copriva dai piedi fin sotto il mento. Una piccola mano era posata sotto la guancia, mentre l’altra era mollemente chiusa a pugno e poggiata sotto il mento. Mulder sentì qualcosa strapparsi nel suo petto ed i suoi occhi si riempirono di improvvise ed inaspettate lacrime.

     Dio, mi sei mancata, Scully. Così tanto.

     I suoi occhi studiarono le sue guance profondamente incavate, il naso finemente scolpito, la pienezza delle sue labbra leggermente aperte. La sua pelle sembrava trasparente nella debole luce, sottilissima e pallida; tirata sulla fine struttura del suo viso. I capelli giacevano come una scura nuvola di fuoco attorno alla sua testa.

     Era passata solo una settimana da quando l’aveva vista l’ultima volta? Mulder si sentiva come se fosse passata un eternità.

     Il suo sguardo si spostò e si soffermò sul tavolino. Piegò la testa perplesso e senza far rumore fece il giro del divano. Inclinandosi in avanti, afferrò lentamente la bottiglietta con la prescrizione medica, facendo attenzione che non sbatacchiasse troppo. Diede una sbirciata per leggere l’etichetta e riconobbe un blando sedativo. La boccetta sembrava piena, forse ne mancavano una o due. Mulder rilasciò il respiro che non si era reso conto di aver trattenuto.

     Bene, questo spiegava il sonno profondo di Scully. Non si era mossa di un centimetro fin da quando era arrivato.

     Ma l’altra cosa sul tavolo era molto più preoccupante. Era stata spaventata da qualcosa da tenere la pistola così tremendamente vicina alla sua mano? Non aveva modo di sapere se questo era tipico di Scully. Per un qualche motivo non poteva saperlo.

     Allora, per cos’era quella pistola, era pronta a sparare? Doveva salvaguardare la salvezza o la disperazione? Mulder era intimamente affine ad entrambe le cose.

     Fece scivolare un dito sotto la Polaroid e la capovolse. Ed ora questa da dove saltava fuori? Mulder non ricordava di averla fatta. Mistero. Che combinato con la pistola, significava guai grossi.

     Scully, cosa stavi facendo?

     Le sue fibre nervose tornarono a gridare vendetta, scuotendo il suo corpo con la loro ferocia. Il suo stomaco divenne la casa di un immenso stuolo di farfalle. La paura lo sommerse e lo spinse verso la porta.

     Non poteva farlo. Skinner aveva ragione. Non poteva fronteggiarla in quel modo. Era sbagliato. Assolutamente sbagliato.

     Stava allungando la mano verso il chiavistello quando Scully cominciò a smuoversi dietro di lui. Benché Mulder avesse sperimentato la lotta o la sindrome del volo molte volte nella sua vita, le vibrazioni che sentiva attraverso il suo corpo lo scuotevano come il vento. Trattene il respiro e guardò da sopra alla spalla mentre Scully si voltava sulla schiena, ascoltandola mormorare qualcosa tranquillamente. Era consapevole che si stava dondolando avanti e indietro sui piedi. Un passo avanti, verso la porta, ed uno indietro, verso Scully.

     Che magnifico esempio di risolutezza che sei, Mulder! Gesù, è solo Scully. E tu desideri fare questo. Cosa potrebbe fare, spararti?! Bene, si, questo pensiero gli attraversò la mente. Okay, prenditi cura di questo problema, propose a se stesso. Decise di tornare verso il divano e fu fermato sui suoi passi da una voce rintronante.

     “ Agente Federale! Metti su le mani e allontanati dalla porta!! “

     Quante volte aveva sentito quella voce dire quelle parole? Il cuore gli balzò in gola ed avrebbe voluto ridere di gioia. Questo era abbastanza folle. Ma il fatto che lui sapeva che Scully lo stava guardando attraverso la canna della sua pistola, lo convinse a fare qualcosa.

     Cominciò a voltarsi con un sorriso stampato sulla faccia. “ Ehy, Scu…… “

     “ Ti ho detto metti su le mani e allontanati dalla porta!! “, Mulder sentì una lama di ghiaccio conficcarsi nella spina dorsale e si rivoltò.Ovvio. Non poteva sapere che era lui. Stava al buio e lei era ancora annebbiata dai sedativi che aveva preso. Con calma, si ammonì. Lentamente sollevò una mano e fece come se volesse parlare.

     “ Chi sei? “, gli chiese seccamente. La voce di Scully era fredda come ghiaccio e senza la minima traccia di paura. Aveva una pistola. E lei prima avrebbe sparato e poi avrebbe fatto le domande. Mulder era certo di questo. Aveva sentito il divano scricchiolare sotto il suo peso mentre si alzava. E poi lo scatto della lampada da tavolo che si accendeva. La stanza fu inondata di luce.

     “ Voltati! “, ordinò Scully. “ Lentamente “

     E lui lo fece.

     Mulder non ricordava di aver mai visto la  miriade di emozioni che attraversarono il viso di Scully. Durante quei primi attimi, il tempo sembrava essersi fermato con uno stridio. Lui lesse tutte queste emozioni ed ebbe il tempo di analizzarle prima che scemassero per lasciare il posto ad altre.

     In un qualche punto non definito fu shock. Incredulità. Confusione. C’erano un accenno o due di quella che doveva essere evidente comprensione li. Ma era la prima e l’ultima cosa che vedeva e che poteva rimanere con lui per sempre. La prima era indescrivibile gioia. Così dolce e pura da lacerargli il cuore. La seconda era implacabile, immutabile rabbia. Come solo Scully poteva avere.

     “ E questo cos’è?! “, sibilò Scully. Le braccia erano saldamente rigide di fronte a lei, le mani stringevano la pistola d’ordinanza. Mulder notò un lieve tremolio di tensione nelle sua braccia. Sapeva che se avesse fatto una mossa sbagliata, si sarebbe ritrovato con un terzo occhio. Lei era un ottimo cecchino.

     “ Scully, sono io! “

     Vide una sottile ruga apparire tra le sue sopracciglia per poi scomparire. La fuggevole espressione fu la sua unica reazione alle sue parole. Poi i suoi lineamenti tornarono ad una fredda maschera d’incredulità.

     “ Tu sei morto! “, annunciò con calma.

     Mulder scosse lentamente la testa. “ No “, il cuore gli batteva forte nel petto. Sono io Scully, implorava silenziosamente.

     Lei lo osservò attentamente. “ Io……. Io ti ho visto. Ho identificato il tuo corpo “, le braccia che un secondo prima avevano cominciato ad abbassarsi, scattarono di nuovo verso l’alto. “ Chi diavolo sei? Cosa sei? “

     “ Sono io, Scully! “, davvero originale, Mulder. Cominciò ad incespicare con le parole, ansioso di allontanare la tensione e respingere il pericolo. “ Mi dispiace. Non intendevo spaventarti. Davvero. Io….umm….. ho sperato che ti svegliassi un uno scenario più tranquillo “, cominciò ad abbassare le mani, risollevandole di scatto appena Scully ampliò la sua posizione di tiratore. “ Ma va tutto bene. Io….. io posso essere d’accordo con questo…..va bene, Scully. Solo….solo metti giù la pistola, così possiamo parlare. Ti dirò tutto quello che vuoi sapere “

     “ Sta zitto! “, lei scosse la testa come se volesse schiarirsela.

     “ Scully, so che vuoi davvero premere quel grilletto “, Mulder non aveva la pretesa di implorarla. Questo era vero. Niente più prove generali come quelle che aveva recitato nella sua testa ogni minuto d’attesa dell’ultima settimana. Era tempo di dire quello che c’era da dire. “ Ma tu devi ascoltarmi! “

     “ Sta zitto!! “, i suoi occhi erano infiammato ghiaccio blu. I capelli erano arruffati, il respiro usciva veloce e profondo, le sue guance erano arrossate. Non era mai stata così bella. “ Come faccio a sapere che non sei uno di loro? “

     Un mutaforma. Ovvio. Scully aveva condiviso gli incontri con questi alieni e con altre cose. Era perfettamente naturale per lei presumere che non potesse essere quello che diceva di essere. Mulder cominciò a scavare nel suo cervello per trovare un modo che provasse che era proprio lui. Ne afferrò uno al volo e disse: “ Fammi una domanda. Qualunque cosa tu voglia sapere. Qualunque cosa io possa sapere. Segli un caso, un X Files “

     La bocca di Scully si serrò. “ Non sono pazza abbastanza da presumere che tu non possa aver trovato un modo per accedere a tutte le informazioni che volevi. So cosa fa quella gente “

     “ Ok, Ok…..hai ragione “, Mulder si leccò le labbra secche. “ Qualcosa di personale allora. Qualcosa che soltanto noi due possiamo sapere “

     Mulder la guardò mentre lei strizzava gli occhi. Scully stava realmente considerando questa proposta. Questa poteva funzionare. Dio, per favore, fa che funzioni! “ Qualcosa su una conversazione “, la spronò Mulder. “ Non posso dirti quello che….. “

     “ Con che cosa mi hai lasciata? “, Scully lo interruppe bruscamente.

     “ Cosa?! “

     “ Con che cosa mi hai lasciata? “, questa volta erano state parole distinte e taglienti.

     Mulder fece scorrere la domanda attraverso tutti i suoi circuiti e dispositivi, ma non riuscì a trovare riscontro da nessuna parte. Una tavola completamente bianca. La domanda lo aveva trovato completamente impreparato. Non era una buona cosa da succedere in quel momento. Non con una pistola puntata alla testa. “ Scully, io……non ho capito di cosa stai parlando “

     “ Allora sei un uomo morto!! “

     Mulder si coprì di sudore freddo. Stava considerando l’idea di tirare fuori la sua stessa pistola. Ci pensò per un quarto di secondo.

     Va a farti fottere, pensò. E’ preferibile che sia lei a spararmi.

     Guardò nei suoi occhi e vi vide un lampo di incertezza. Non voleva deluderla. Non un'altra volta.

     “ Avanti, Mulder “, lo pungolò. “ Sei il solo con una memoria eiedetica. Sicuramente non puoi averlo già dimenticato. Con che cosa mi hai lasciata, tu, figlio-di-puttana?! “

     E allora lui capì. Semplicemente così. La proverbiale lampadina si accese nella sua testa, lui aprì la bocca e lasciò che le parole defluissero. Lentamente. Chiaramente.

     “ Che importa se la radiosità che una volta era così luminosa “,vide che il mento di Scully cominciò a tremare. “ Mi è stata preclusa per sempre “, la sua posizione era barcollante, le braccia cominciarono ad abbassarsi. Mulder lentamente concesse a se stesso di abbassarle. “ Benché nulla possa restituirmi l’ora dello splendore nell’erba, della gloria di un fiore “, i suoi occhi diventarono lucidi ed umidi. Mulder dovette sbattere gli occhi per trattenere le sue stesse improvvise lacrime. “ Non ci affliggeremo, piuttosto cercheremo la forza in quello che resta indietro “, osservò, vagamente perplesso, mentre Scully si passava la pistola dalla mano destra alla sinistra. Fece un passo verso di lui. E poi un altro. “ Nella primitiva simpatia “, recitò. “ Che non abbiamo mai potuto vivere “

     Lei colmò la distanza tra loro. Lo guardò mentre la sua voce si affievoliva. Mulder trattenne il respiro e concesse a se stesso di annegare nei suoi occhi. E allora si rese conto di cosa stava per accadere. Non ebbe il tempo di evitarlo. E neppure lo voleva. Scully ringhiò. “ TU, BASTARDO!! “, e gli tirò un pugno in piena mascella.

     Mulder fu sbalzato all’indietro, sbalordito dalla forza che c’era dietro il suo pugno. E poi smise di sentire ogni cosa. La sua testa colpì il bordo dell’intelaiatura della porta e il buio lo avvolse.

 

FINE 3/14

 

Capitolo 4

  

 

 

 

    

    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

    

 

 

 

 

 

 

 

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