La circolazione del sangue nel nostro organismo comprende due fasi distinte. La prima, chiamata grande circolazione, implica lo spostamento della massa sanguigna nei vari tessuti e nei diversi organi a cui viene apportato ossigeno e altri elementi essenziali per la loro sopravvivenza; l'altra, la piccola circolazione, è invece legata al passaggio del sangue dal cuore ai polmoni.

Attraverso la grande circolazione il sangue passa dal ventricolo sinistro all'aorta e di qui, mediante capillari, si distribuisce in tutti i tessuti; qui raccoglie vari prodotti di scarto (anidride carbonica e altre sostanze) e inizia il suo viaggio di ritorno (ritorno venoso) verso il cuore raccogliendosi in due grandi vene (vena cava inferiore e superiore), che sboccano poi nell'atrio destro del cuore.

La piccola circolazione si può considerare iniziata proprio con il passaggio del sangue dall'atrio destro al ventricolo sottostante: la sistole ventricolare lancia questo sangue venoso, quindi ricco di anidride carbonica, nei polmoni, dove, mediante gli alveoli polmonari, entra in contatto con l'aria atmosferica ricca di ossigeno. In questo modo l'emoglobina, che nel sangue venoso è legata all'anidride carbonica (carbossiemoglobina), cede quest'ultima e si associa all'ossigeno (ossiemoglobina).

Ritornato arterioso, il sangue, seguendo le vene polmonari, giunge nell'atrio sinistro da dove passa nel ventricolo sinistro e poi nell'aorta, iniziando in questo modo la grande circolazione.

E il ciclo si ripete indefinitamente.

Tutto ciò implica un lavoro, definito appunto dai fisiologi <lavoro cardiaco>, che sottintende un consumo di ossigeno e che può variare entro limiti molto ampi (di 10 - 13 volte) quando il cuore deve fronteggiare sforzi molto intensi (gare sportive o sforzi elevati) e l'organismo richiede una massa di sangue e di ossigeno nettamente superiore al solito.