Angina pectoris

L'angina pectoris rappresenta, insieme all'infarto, una manifestazione della cardiopatia ischemica, la malattia in assoluto più importante nei Paesi occidentali: si calcola che sia responsabile ogni anno di dodici milioni di morti nel mondo occidentale. L'ischemia è la condizione in cui un organo, in questo caso il cuore, riceve una quantità di sangue, e quindi di ossigeno, insufficiente alle proprie esigenze. La causa principale della cardiopatia ischemica è sicuramente rappresentata dall'aterosclerosi .
Una localizzazione delle placche, le lesioni tipiche dell'aterosclerosi, a livello delle coronarie, le arterie che nutrono il cuore, rende difficoltoso il passaggio del sangue destinato a portare ossigeno al muscolo cardiaco. La conseguenza sarà l'ischemia. O meglio, è possibile che in condizioni di riposo la quantità di sangue che riesce a transitare, anche se inferiore al normale, sia comunque sufficiente. Quando tuttavia le richieste aumentano, per esempio in seguito a un esercizio fisico, a un'emozione, si verifica uno squilibrio fra la disponibilità di ossigeno garantita dalle coronarie e le necessità del cuore: ecco apparire l'ischemia. Quando l'ischemia si prolunga troppo, la parte di cuore non nutrita andrà incontro a morte: è ciò che si verifica nell'infarto (vedi oltre). Un'ischemia transitoria si manifesta invece con un episodio di angina pectoris, che colpisce soprattutto gli uomini, di solito fra i cinquanta e i sessant'anni. Il disturbo più tipico è la comparsa di una sensazione di peso, di oppressione o di fastidio, più raramente di dolore, che viene avvertita al centro del torace, a livello dello sterno. Da qui può irradiarsi alla spalla sinistra, a tutte e due le braccia, all'avambraccio e alla mano; talvolta il dolore viene avvertito anche al dorso, al collo, alla mandibola, ai denti e allo stomaco. Il sintomo, che tende inizialmente ad aumentare d'intensità, per poi attenuarsi e scomparire nell'arco di pochi minuti (di solito da uno a cinque), è classicamente scatenato dallo sforzo fisico o da una emozione e tende a risolversi con il riposo. Esiste tuttavia la possibilità che l'angina si presenti durante la notte, quando il paziente è a riposo. Particolarmente a rischio per l'insorgenza dell'angina sono le ore del mattino. E possibile che una persona manifesti la comparsa della crisi tutte le mattine compiendo un determinato sforzo che può invece tranquillamente effettuare in altre ore della giornata senza che ciò provochi la comparsa di angina. In un tipo particolare di angina (l'angina di Prinzmetal) che compare di solito a riposo, sembra essere coinvolto uno spasmo delle coronarie, cioè un'improvvisa contrazione che riduce il diametro di queste arterie: l'angina sarebbe così provocata da un meccanismo un po' differente da quello classico. Talvolta l'angina viene definita instabile. Questo termine si riferisce a una forma di recente comparsa caratterizzata da attacchi frequenti o alla presenza di un'angina a riposo o a un aggravamento recente di un quadro precedentemente stabile o a un'angina insorta poco tempo dopo un infarto. Si tratta di una forma di angina particolarmente pericolosa per il frequente rischio di infarti. Gli accertamenti utili nello studio della cardiopatia ischemica comprendono, oltre al classico elettrocardiogramma, l'esecuzione di un test da sforzo al cicloergometro, e anche l'effettuazione di un test di Holter, cioè di un elettrocardiogramma continuo per 24 ore. Quando questi esami non forniscono sufficienti indicazioni si può ricorrere alla scintigrafia miocardica e, dove indicato, alla coronarografia.
La terapia si fonda su una serie di interventi che consentono un'azione a diversi livelli. Sicuramente importanti sono l'eliminazione dei fattori di rischio cardiovascolare e la cura di malattie associate che possono aggravare l'angina. È poi fondamentale comprendere come la cura sia indirizzata a evitare che si realizzi quello squilibrio fra flusso di sangue disponibile e necessità del muscolo cardiaco. Ciò significa che oltre ai farmaci si può intervenire cercando di ridurre i consumi e quindi la richiesta di ossigeno, semplicemente effettuando con maggiore lentezza le stesse azioni che normalmente scatenano la crisi. Per quanto riguarda i farmaci, vengono generalmente utilizzati i nitroderivati, i beta-bloccanti, i calcio-antagonisti e i medicinali, in primo luogo l'acido acetilsalicilico, capaci di rendere il sangue più fluido. In alcuni casi si rende, infine, necessario il ricorso a procedure dette di "rivascolarizzazione" che permettono di ristabilire il flusso del sangue alle aree malate: si tratta dell'angioplastica coronarica e del by-pass aortocoronarico. Il primo è un intervento in cui si introduce nella coronaria ristretta un catetere, un tubicino, terminante con un palloncino che, gonfiato, consente la dilatazione dell'arteria malata. In alcuni casi questa procedura viene accompagnata dall' inserimento nell'arteria appena dilatata di una specie di cilindro costituito da una rete metallica (lo stent) che ha lo scopo di prevenire un nuovo restringimento. Nel caso del by-pass viene invece effettuato un collegamento fra l'aorta e la coronaria malata, ovviamente al di là dell'ostruzione. Di solito il by-pass viene eseguito utilizzando un pezzo di una vena della gamba, la safena.


 
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