Aritmie

Il cuore batte in maniera regolare, ritmica. In condizioni normali la sua frequenza, il numero cioè di contrazioni che effettua in un minuto, è compreso fra un minimo di 60 e un massimo di 80 (un po' di più nei bambini). Talvolta può tuttavia accadere che le pulsazioni presentino delle irregolarità o che il loro numero aumenti o diminuisca in maniera eccessiva. Si parla in questo caso di aritmia.

Un eccessivo rallentamento del cuore, una bradiaritmia, è dovuta a un difetto nella produzione o nella diffusione dell'impulso elettrico che viene in qualche modo rallentato. Il problema può risiedere a livello del nodo del seno, la "centralina elettrica", che non riesce a produrre o a trasmettere l'impulso in maniera corretta. È quanto si verifica nel caso delle disfunzioni del nodo del seno. La conseguenza è un notevole rallentamento del battito cardiaco o addirittura un suo arresto per alcuni secondi, con perdita della coscienza.

Un'altra condizione che si presenta con un sensibile rallentamento della frequenza cardiaca è rappresentata dal blocco atrioventricolare. In questo caso il problema risiede lungo il "filo elettrico" che porta l'impulso dagli atri, dove esso origina, ai ventricoli. Il blocco atrioventricolare viene in realtà suddiviso in tre gradi. Il blocco di 1° grado è rappresentato da un semplice rallentamento nel passaggio della corrente elettrica: si tratta di una condizione che non dà alcun disturbo e che può essere osservata solo eseguendo un elettrocardiogramma. Nel blocco di 2° grado si assiste al salto di qualche battito: nulla di grave, se non fosse per il pericolo di un'evoluzione verso un blocco di 3° grado, situazione in cui il filo elettrico è come rotto e non consente ad alcun impulso di giungere ai ventricoli. Il momento in cui il filo si" rompe", quello cioè del passaggio dal secondo al terzo grado, è estremamente rischioso, perché il cuore si ferma per un periodo più o meno lungo provocando una perdita di coscienza. Nell'arco di pochi secondi entra in funzione nei ventricoli una centralina elettrica di riserva. Essa non è tuttavia sufficientemente ben attrezzata e produce un basso numero di impulsi al minuto (generalmente meno di quaranta). La conseguenza sarà un estremo rallentamento della frequenza con cui batte il cuore. Tale condizione potrà essere corretta con l'impianto di un pace maker. Non è raro che eseguendo un elettrocardiogramma si scopra la presenza di un blocco di branca. Si ratta di un difetto nella trasmissione degli impulsi elettrici all'interno del cuore che non deve tuttavia preoccupare. In che cosa consiste esattamente? Una volta giunto a livello dei ventricoli il "filo elettrico" che conduce l'impulso prodotto dalla centralina del nodo del seno si divide. Vi sarà quindi un ramo che porta la corrente al ventricolo sinistro e un ramo che si diffonde al ventricolo destro. Il blocco di branca non è altro che un'interruzione di uno di questi due rami. In tal caso l'impulso elettrico è comunque in grado di raggiungere 1 ventricolo anche a valle del punto di rottura. Ovviamente tutto ciò comporterà un piccolo ritardo nella diffusione del segnale elettrico e questo "scarto" può essere registrato con l'elettrocardiogramma.


 
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