Fibrillazione

Può accadere che la tachicardia ventricolare si trasformi in fibrillazione ventricolare: una condizione di assoluta anarchia del cuore. In pratica, gli impulsi elettrici prodotti non riescono a provocare un efficace movimento dei ventricoli che non pompano più sangue: si ha un arresto cardiaco. Si tratta di una condizione la cui comparsa è immediatamente seguita da perdita di coscienza e, se non trattata, dal decesso.

Notevolmente meno rischiosa è invece la fibrillazione atriale. In questo caso il completo disordine elettrico a livello degli atri ne rende inefficace la contrazione.
Inoltre, essendo malfunzionante la centralina elettrica che garantisce la regolarità del ritmo del cuore, le contrazioni dei ventricoli avvengono senza un ritmo preciso, i battiti si succedono cioè in maniera disordinata.

Generalmente, quando compare, la fibrillazione atriale si manifesta con palpitazioni. Essa può inoltre peggiorare i sintomi di un'insufficienza cardiaca o accompagnarsi alla comparsa di angina. Una temibile complicazione della fibrillazione atriale è rappresentata dal possibile verificarsi di embolie, in particolare a livello del cervello. Ciò dipende dal fatto che all'interno degli atri possono formarsi trombi, ovvero masserelle solide di sangue coagulato. Se si staccano dagli atri, questi trombi vanno a finire nelle arterie con il rischio di ostruirne una. Dove possibile si cerca di riattivare la centralina elettrica, facendo ritornare il cuore a battere ritmicamente. Questo obiettivo può essere ottenuto sia con l'impiego di farmaci anticoagulanti, sia con la cardioversione elettrica.


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