TACCUINO INDISCRETO DEL XV FESTIVAL IL "BALORDO" CENSURATO |
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Dino Panzironi, il componente del complesso "I Balordi" che ha dovuto sostituire la sua divisa pluridecorata per imposizione della censura TV. |
Napoli,
luglio
Grosso choc e momenti di grave perplessità, per gli organizzatori televisivi della kermesse napoletana, di fronte alle paradossali divise del complesso milanese de “I Balordi” che, tra l'altro, prima di Napoli si è messo in evidenza con la sigla di “Lei che ne dice”, la vivace trasmissione radiofonica del martedì firmata da una nuova coppia di autori: Faggiano e Vesigna. I quattro “balordi” hanno adottato uno stravagante guardaroba che ognuno di loro si è fatto tagliare su misura. Una giacca blu a righe, stile 1920, è quella di Andrea Muratori, il flautista, mentre il fratello “Gion”, apprezzato disegnatore per ragazzi, è affezionato ad una giacca da cerimonia pakistana che si è dipinta da solo. Indiana, ma non da cerimonia, è l'uniforme di Bruno Pellegrini, il chitarrista. Di Beppe |
Panzironi il batterista de “I balordi” l'unico elemento del complesso che non sia nato a Milano, ha fatto invece colpo la giacca di tenente medico di cavalleria, squadrone “Savoia”. E proprio la divisa di Panzironi, soprattutto il “medagliere” che ostentava sulla giacca. ha messo in grave imbarazzo la censura TV. Il fatto è che si trattava di medaglie di tutti i tipi, israeliane, della guerra turca, delle gare di catechismo. Nelle semifinali ha prevalso il parere dei censori indulgenti e Panzironi si è esibito col suo buffo “medagliere”; ma per la finalissima non c'è stato niente da fare: via la giacca “Savoia”, via il “medagliere”. Il batterista “balordo” ha rimediato all'imprevista “spoliazione” indossando una giacca militare avventurosamente rubata al cantante francese Antoine circa tre mesi fa. |
Dino è un errore della didascalia.
L'articolo, anche se personalmente non ricordo la sigla radiofonica, è attendibile. Era stato Beppe a procurarmi una giacca blu pakistana, molto elegante. Mia madre ne confezionò una uguale, bianca, che dipinsi. L' ho ancora.
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