In questi giorni sono stati depositati i contrassegni elettorali per identificare i partiti sulle schede.
La Campabene, che aveva annunciato un proseguimento dell'impegno
politico, non è stata ferma ed ha presentato al Ministero dell'Interno
ben due simboli-denuncia dei due grandi temi scottanti di queste elezioni.
Ad ogni appuntamento elettorale si assiste ad un'indiscriminata corsa al
deposito dei simboli, durante la quale centinaia di tondi colorati affollano
le pareti e gli archivi del Ministero: ci sono movimenti ispirati al calcio,
contro le tasse, per l'amore... in genere un ritratto dell'Italia sorniona che
in questo caso si sarebbe dovuta sbizzarrire per la coincidenza della scadenza
il giorno del pesce d'aprile! Infatti puntualmente si chiamano sociologi,
pubblicitari ed esperti di turno che si affrettano a dare giudizi sulla
creatività degli italiani e sullo stato di salute della nostra coscienza
di cittadini.
Mi sembra avvilente il gioco al massacro sia di quelli che continuano a presentare simboli per alimentare il proprio narcisismo (ma non dovremmo stupirci, visto che persino un candidato premier è in corsa solo per la soddisfazione e gli interessi personali), sia di quelli che per essere alla moda giudicano negativamente la qualità grafica del materiale (non parlano d'altro, tanto non è politica -dicono-, ma solo un gioco).
La Campabene si pone a metà strada tra il gioco e la politica perché non ha mai preso troppo sul serio quest'ultima e perché ormai non può fare altro che "giocare" (la ferita del furto delle sottoscrizioni non è del tutto rimarginata).
Allora con la Lista Civetta ed il Giovane Astensionismo ha riportato l'attenzione dei media (il quotidiano la Repubblica ed il Tg2 ci hanno notato per primi) dai litigi per la spartizione dei collegi a quelli che sono i problemi veri della politica, primo passo per poi parlare dei problemi veri della gente e far chiudere il cerchio: non dimentichiamoci che la nostra avventura è partita per riavvicinare i cittadini alle istituzioni e fare politica in modo concreto!
Sul primo problema possiamo dire che pur essendo una cosa consentita dalla
legge, il ricorso alle liste civetta è un tradimento del principio che
ha fatto nascere quella legge, quindi va condannato: è un po' come dire
che Berlusconi è eleggibile perché ha ceduto la titolarità
di Mediaset a Confalonieri! Anche lui formalmente rispetta una legge, ma
tradisce lo spirito con cui è stata approvata nel 1957, quando si voleva
evitare che chi aveva conflitti di interessi potesse usare per fini personali
la politica.
La condanna rimane nonostante queste liste annullino molte delle storture
proporzionali che esistono in una legge elettorale
recente e maggioritaria.
Sul secondo problema c'è da dire veramente poco: i giovani (e non solo) sono disinterressati alla politica e fanno anche bene se il panorana rimane questo: il non-voto potrebbe essere una richiesta di giustizia, trasparenza e legalità. Attenti, però, giovani: potreste non aver intuito che nelle nostre mani c'è il destino del Paese e che qualcuno pulito c'è ancora.
Ingrandisci il primo od il secondo simbolo.
Guida al meccanismo delle liste civetta.