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Perchè
"Sentiero dei fiori"?
(cenni geomorfologici e
vegetazionali)
Alla Regione Medioeuropea,
caratterizzata da un clima temperato e da una copertura vegetale costituita in
prevalenza da conifere e latifoglie a vegetazione estiva, appartiene il
Distretto Alpino comprendente Alpi e Prealpi in generale.
Le montagne bergamasche fanno parte del
Settore Alpino Orientale nel quale si differenzia la fascia calcareo-dolomitica
delle Alpi Calcaree Meridionali (Prealpi) che, a partire dal Lago Maggiore, si
estende ininterrotta fino alla Venezia Giulia ed anche oltre in territorio
jugoslavo. È in questo settore prealpino che viene a collocarsi il massiccio
dell’Arera insieme a tutti i gruppi montuosi più significativi delle Prealpi
Orobiche o Bergamasche (Pegherolo, Menna, Alben, Presolana, Ferrante, Camino,
Bagozza). La cronologia geologica fa risalire a circa 200 milioni di anni fa,
vale a dire al periodo Triassieo dell’Era Mesozoica o Secondaria, la
formazione dei potenti banchi sedimentari di roccia calcareo-dolomitiea che
costituiscono l’imponente struttura del Pizzo Arera e delle altre vette delle
nostre Prealpi, ben distinguibili nel paesaggio per il colore bianco cinereo
delle loro pareti, delle loro rupi, dei loro detriti.
In merito alla collocazione geografica
della nostra fascia prealpina è importante, dal punto di vista botanico,
un’ulteriore precisazione: tutto il territorio delle Prealpi Orobiche viene a
trovarsi nella zona calcareodolomitica compresa tra il Lago di Como e il Lago di
Garda che i botanici, riferendosi all”’Insubria”, antico nome della
Lombardia, hanno definito Distretto Insubrico. E questa una zona ben nota a
studiosi e naturalisti, esempio unico di una eccezionale flora basifila che
annovera specie di notevole valore botanico il cui insieme costituisce il
“contingente insubrico’’, un’entità botanica unica al mondo.
Molte di queste specie fanno parte del
patrimonio vegetazionale del “Sentiero dei Fiori” la cui ricchezza
floristica, qualitativa e quantitativa, è dovuta al verificarsi di eventi
favorevoli che nel corso dei millenni l’hanno determinata.
Sono di primaria importanza le particolari
condizioni climatiche di cui le nostre Prealpi possono godere grazie alla loro
conformazione morfologica gradualmente digradante da Nord a Sud come gigantesca
gradinata affacciata sugli spazi aperti della pianura per accogliere
l’afflusso dei venti meridionali grevi di umidità, e grazie anche alla loro
collocazione tra i due grandi laghi prealpini di Como e d’Iseo che determinano
un clima abbastanza mite ed uniforme e, insieme ad una buona e prolungata
insolazione dei pendii e ad un loro relativamente breve innevamento, favoriscono
lo sviluppo della vegetazione.
L’evento decisivo per l’attuale
insediamento floristico sulle nostre Prealpi si verificò qualche centinaio di
migliaia di anni fa, nell’Era Quaternaria, quando le grandi glaciazioni
trasformarono, a più riprese, l’emisfero boreale in una immensa, desolata
calotta polare. Enormi colate di ghiaccio colmarono anche le grandi vallate
alpine per cui la flora che vi si era insediata a partire dall’Era Terziaria
subì drastici rimaneggiamenti con la distruzione di molte specie alpine e dei
relativi areali di diffusione.
Sfuggirono all’inesorabile massa di
ghiaccio, risentendone meno gli effetti devastanti, alcune zone delle Alpi
Calcaree Meridionali tra cui vasti lembi delle nostre Prealpi.
Sulle loro pendici, mai completamente
soffocate dalle immani masse di ghiaccio che scorrevano nelle vallate
dell’Adda e dell’Oglio, le condizioni climatiche rimasero ancora
sopportabili per la vita vegetale per cui, sui versanti meridionali delle
Prealpi Orobiche, si crearono spazi vitali per la conservazione di una parte
della vegetazione alpina. Queste ‘‘oasi di rifugio” si ritrovarono così
ad ospitare alcune specie vegetali che qui si rifugiarono per sfuggire alla
forza distruttiva dei ghiacciai, evento questo che permise loro di sopravvivere
e di giungere fino a noi.
Queste specie, passate indenni attraverso
gli effetti deleteri delle grandi glaciazioni, vengono oggi indicate come
“relitti glaciali” i quali, data la loro antichissima origine e l’attuale
limitatezza delle loro aree di diffusione, prendono anche il nome di
“paleoendemismi” cioe endemismi antichi.
Molte di queste specie relitte rimasero
localizzate nella zona insubrica per cui si usa indicarle anche come
‘‘endemismi insubrici’’.
Sul “Sentiero dei Fiori” è possibile
osservare un buon numero di questi preziosi endemismi unici al mondo come l’Allium
insubricum, la Campanula raineri, la Silene elisabethae, che donano a questo
ambiente un impronta di notevole valore botanico accresciuta anche dalla
presenza di tre specie esclusive della flora alpina bergamasca: Linaria tonzigii,
Galium montis-arerae, Saxifraga presolanensis, le cui origini hanno profonde
radici nella notte dei tempi.
A ragione quindi si può ben dire che il
“Sentiero dei Fiori” rappresenti uno fra i più interessanti itinerari
naturalistici delle Prealpi Orobiche lungo il quale alla grandiosa varietà del
paesaggio si aggiungono rare e spettacolari fioriture di inattesa e sorprendente
bellezza e di insuperabile valore botanico.
S’impongono perciò la necessità e il
dovere morale di conservare e rispettare integralmente questo straordinario
biotopo alpino che la Natura ha regalato alla nostra terra costruendolo
pazientemente lungo l’arco dei millenni con delicate interazioni tra clima,
suolo ed ambiente per preparare ad ogni creatura lo spazio per la sua
sopravvivenza. Qualsiasi intervento che dovesse intaccare o distruggere
l’equilibrio biologico di un ambiente di rilevante importanza come il
“Sentiero dei Fiori’’ significherebbe un’irrimediabile rinuncia ad una
ricchezza che la Natura non potrà mai più ricostruire.
Tratto
da: "Sentiero dei Fiori" di Claudio Brissoni
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