Comitato di Coordinamento Contro
il Polo Estrattivo di Calenzano


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Il Polo Estrattivo

Le origini del Polo Estrattivo e i danni da esso provocati

Le alternative

 

Le origini

L'Amministrazione Comunale di Calenzano ha scelto di aprire in località La Cassiana una grande cava capace di produrre circa 20 milioni di metri cubi di materiali inerti in un periodo di tempo previsto di 20 anni interessando un'area di circa 70 ettari.

La decisione è stata ratificata con due Delibere del Consiglio Comunale, la n. 135 del 2 ottobre 2000 e la n. 22 del 19 febbraio 2001.

Una delle conseguenze dell'attività estrattiva sarà (come è scritto nella Delibera della Giunta Comunale n. 117 del 26 luglio 1999) la creazione di una "nuova vallata". Praticamente sparirà una collina alta circa 400 metri, il Poggio alle Macine.

Questa cava sarà collocata a meno di un chilometro in linea d'aria da Carraia. L'Amministrazione Comunale ha previsto, nello stesso tempo (vedi la Delibera dei Consiglio Comunale n. 94 dei 30 giugno 2000) la "riqualificazione" di questa stessa località, attraverso un suo sviluppo in termini sia di popolazione che di servizi. Già agli inizi degli anni '80 fu autorizzata dal Comune di Calenzano e poi realizzata una notevole espansione degli insediamenti abitativi della frazione (circa 200 appartamenti e due "centri commerciali", uno grande e uno piccolo), portando così un notevole aumento della popolazione rispetto al suo nucleo "storico".

A nostro parere, la scelta di collocare il "Polo estrattivo" in prossimità della frazione appare dunque contraddittoria e del tutto incompatibile rispetto alla contemporanea decisione di "riqualificarla" e soprattutto rispetto agli aumenti di popolazione che si sono avuti in passato e che sono previsti in futuro.

Sono facilmente immaginabili le conseguenze dirette e immediate dell'apertura della cava sulla vita quotidiana e sulla salute delle persone  di tutto il territorio comunale (traffico pesante, polveri, rumori e quant'altro). Ciò soprattutto se si considera che l'unica viabilità della zona è costituita dalla strada provinciale n. 8 "Barberinese", sulla quale si riverserebbero tutti i camion in entrata e uscita dalla cava. Questo volume di traffico è stato fissato, in maniera quasi ridicola, visti gli strumenti di verifica adottati, dal Protocollo d'intesa tra "Consorzio Estrattivo La Cassiana" (il consorzio che raggruppa i cavatori) e Comune di Calenzano in non meno di 320 camion al giorno in uscita".

La questione della viabilità non è di secondaria importanza. Come dimostrano vari articoli di stampa apparsi nel 2000, la provinciale "Barberinese" presenta notevoli problemi di sicurezza, sia per i conducenti dei mezzi pesanti che per le persone che abitano lungo questa strada. In particolare vogliamo segnalare quanto riportato a pagina 16 dei settimanale "Metropoli" dei 7 luglio 2000, soprattutto le dichiarazioni dei titolare di una ditta di autotrasporti in merito alla mancanza di controlli da parte di varie Autorità.

Occorre aggiungere che, dopo aver percorso la Barberinese in direzione sud, il flusso di traffico pesante sarebbe costretto a immettersi su via Pratese. Ebbene, questa è già oggi un'arteria che soffre pesantemente proprio per problemi di traffico eccessivo. Quali saranno le conseguenze se si andrà ad aggiungere anche il traffico da e per il "Polo estrattivo" ?

Infatti, nonostante che la Giunta Municipale, nella sua Deliberazione n. 117 sopra citata, abbia subordinato l'inizio dell'escavazione alla completa realizzazione della cosiddetta "Perfetti-Ricasoli" e dei bv-pass di Carraia, l'accordo firmato con i cavatori prevede invece che l'escavazione possa iniziare ben prima della fine dei lavori per queste nuove strade.

Bisogna poi aggiungere che il tracciato, previsto dall'Amministrazione Comunale, per aggirare l'abitato di Carraia a nostro avviso non risolve assolutamente il problema, ma si limita semplicemente a spostarlo più a sud, lasciando irrisolta la questione dell'attraversamento della Chiusa, per la quale non è previsto nessun by-pass. Anzi, è prevista invece la realizzazione di due discariche.

Altro fattore di contraddizione - per non dire di totale assurdità - è che l'attuale Amministrazione Comunale di Calenzano, nell'aprile 2000, ha chiesto alla Regione Toscana di istituire l'Area Protetta della Calvana proprio a fianco dei "Polo estrattivo". Come possano convivere due realtà così diverse è cosa che attende ancora di essere spiegata.

Non solo. La Regione Toscana, con Delibera dei Consiglio Regionale n. 342 del 10 novembre 1998, ha individuato i Siti ai sensi delle Direttive 92/43/CEE e 791409/CEE. La stessa cosa ha fatto il Ministero dell'Ambiente, con il Decreto del 3 aprile 2000 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 22 aprile 2000, Supplemento Ordinario n. 65). I SIC sono delle zone di grande valore ambientale che l'Unione Europea ha deciso di sottoporre ad una particolare tutela.

Ebbene, tra questi SIC - individuati, secondo il Decreto Ministeriale, appunto "per permetterne la conoscenza, la valorizzazione e la tutela" - vengono citati proprio La Calvana e Monte Morello (codici IT5150001 e IT5140008). Il "Polo estrattivo" serve dunque per tutelare e valorizzare i Monti della Calvana ?

A tutto questo va aggiunto che, secondo quanto deciso dalla Giunta Comunale con la Delibera 117 del 1999, il "Polo estrattivo" dovrà svolgere anche l'attività di riutilizzo di materiali inerti derivanti dai lavori dell'Alta Velocità ferroviaria, della terza corsia dell'Autostrada e di altre grandi opere.

Dunque, con la scelta dei "Polo estrattivo" si darebbe a Calenzano un ben triste futuro: una massiccia attività di escavazione, che finirebbe inevitabilmente, per la sua dimensione e durata (20 milioni di metri cubi per 20 anni), per peggiorare la qualità della vita dell'intero territorio comunale.

 

Le alternative

Le alternative a questo progetto così distruttivo ci sono e sono pienamente attuabili: pensiamo ad esempio al riutilizzo e riciclaggio degli inerti di scarto derivati sia da opere quali trafori ( viene subito in mente tutto lo "smarino" dell'Alta Velocità Ferroviaria e della futura Terza Corsia A1 ) sia dalla demolizione di edifici.
In altri paesi europei sono stati condotti molti studi all'avanguardia in questo settore ed è stato possibile ridurre significativamente la quantità di materiale estratto dalle cave ( vedi ad esempio la Svizzera ed il Belgio).

Un'altra fonte di inerti sicuramente meno distruttiva dell'apertura di nuove cave è il risanamento di quelle abbandonate, infatti dovendo rimodellare i profili morfologici delle cave abbandonate si ottiene da una parte un risanamento ambientale, dall'altra materiale inerte di qualità e pienamente utilizzabile. Quest'ultima alternativa è stata indicata anche dall' "Autorità di Bacino del fiume Arno" come un'opportunità per metter in sicurezza i nostri fiumi e torrenti evitando nel contempo di aprire nuove ferite nel territorio.