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IL LINGUAGGIO MUSICALE

La musica possiede la capacità di convogliare i suoi significati emotivi: ciò porta a pensare che la musica sia una sorta di linguaggio.

Linguaggio e musica sono caratteristiche della specie umana e appaiono universali in tutti gli uomini; affermare tale universalità vuol dire che gli individui possiedono una capacità generale di acquisire una competenza linguistica e musicale.

Quindi, dato che la musica è - come il linguaggio - una attività umana, si può supporre che dall’osservazione della sua struttura si riesca a dedurre qualcosa sulla natura della mente umana che riesce a produrla naturalmente e liberamente.

Alcuni studiosi ritengono che le regole di una grammatica musicale siano i veri e propri procedimenti usati per generare musica. Ma la musica è in grado di esprimere emozioni e, quindi, di comunicare? Oppure, essendo una manifestazione artistica, non è capace di esprimere nulla?

Tale diatriba, sin dai primi anni del ‘900, terminava definendo la musica un "non-linguaggio": nel linguaggio vengono articolate le parole per costruire frasi, mentre nella musica non è semplice identificare qualcosa che corrisponda ad una parola.

Il superamento di queste posizioni si è avuto quando sono stati correttamente identificati i termini del problema: nel linguaggio esistono componenti minimali privi di significato (fonemi), che vengono utilizzati per creare componenti minimi che posseggono un significato (morfemi), i quali, a loro volta, vengono usati per formare parole e frasi.

Nella musica si trovano le note che sono, in sé, prive di significato e che vengono usate per creare intervalli e accordi , cioè il materiale utilizzato per strutturare temi e frasi musicali.

Si è dovuto attendere sino all’avvento degli studi semiotici sui segni dei vari linguaggi (proprio Sloboda ha compiuto approfonditamente tali studi) per comprendere meglio le relazioni fra il linguaggio comune e l’arte dei suoni: i bambini imparano tutti e due i linguaggi, esponendosi agli esempi prodotti dagli adulti; esiste una forma scritta; in entrambi i linguaggi è possibile distinguere una fonologia (componenti del linguaggio), una sintassi (le regole per combinare fra loro le componenti) e una semantica (attribuzione di significato ai prodotti del linguaggio). Legame perpetuo tra musica e linguaggio può essere suggerito da un’analisi della suddivisione del cervello: il piano temporale, situata nel lobo temporale della corteccia cerebrale è l’area del cervello che sembra essere associata all’elaborazione del linguaggio e sembra anche che ‘classifichi i suoni’. 

Non dobbiamo dimenticare che il fatto di vivere nel suono e, più precisamente , nel suono prodotto dal linguaggio, imprime sempre piccoli segni sul sistema nervoso periferico: a seconda delle parole utilizzate, del timbro generato, sarà interessata questa o quella parte del corpo; quindi possiamo considerare l’immagine del corpo come conseguenza del linguaggio; accettando tale idea, si può sperare di rimodellare il corpo migliorando la parola.

Inoltre, sappiamo che alcune espressioni verbali non hanno nulla in comune col significato della musica, ma vengono associate a moduli ritmici per aiutare la memorizzazione; ciò accade soprattutto nel caso di stili percussivi. Un esempio è costituito dai suonatori di tamburo africani, i quali correlano, appunto, le sillabe ad alcuni suoni emessi dai tamburi: questi suoni, prodotti da strumenti, permettono la trasmissione di messaggi ‘verbali’ a notevole distanza. Ciò dimostra che, presso alcune culture, il linguaggio è imitato musicalmente.

Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che - come affermava Sloboda - le aree cerebrali responsabili della musica sembrano avere una sovrapposizione parziale, anche se incompleta, con quelle responsabili del linguaggio. La musica impiega un insieme distinto di risorse neurali.

Dove sta la verità? l’analogia linguistica non è né vera né falsa, si adatta parzialmente al suo oggetto. L’elemento vero è la concezione in base a cui noi ci rappresentiamo nelle sequenze di elementi individuali, assegnando ad essi ruoli tematici in strutture astratte sottostanti, alcune delle quali presentano somiglianze reciproche; ciò che determina o meno la vigilanza psicologica tra gli elementi è il loro reciproco rapporto entro queste strutture.

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