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La necessità di nuove norme
definte antiterroristiche va contro a chi ancora crede alla privacy.
Sembra incredibile, ma i governi dei più importanti stati al mondo (usa,
cina, russia) stanno lentamente dirigendosi verso quello che potremmo
definire "controllo totale", o meglio ancora controllo dell'informazione.
Poindexter, ammiraglio statunitense, ha recentemente chiesto al governo di
varare nuove norme antiterrorismo che consentano alle forze dell'ordine di
sapere tutto ciò che un cittadino compie quando usa un computer.
Prima del fatidico 11 settembre infatti le autorità statunitensi avevano
bisogno dell'autorizzazione della magistratura per effettuare indagini che
infrangessero la privacy dei cittadini.
Dopo l'episodio delle torri gemelle gli organi legislativi hanno dato il via
ad una serie di norme che rendessero più immediato (ad esercito ed f.b.i)
l'accesso ai dati personali dei cittadini.
La richiesta dell'ammiraglio Poindexter pone le basi legali al cosiddetto
"Total Information Awareness", sistema che consentirebbe di raccogliere in
un unico database qualsiasi le informazioni intercettate su un qualsiasi
computer connesso ad internet.
I punti di vista più estremi su questa delicatissima questione sono
essenzialmente due.
Da una parte chi sostiene che è giusto controllare cosa fanno i cittadini
(un po' come accade negli internet cafè della cina "comunista"), perchè
permette di evitare il terrorismo.
Dall'altra parte c'è chi si sente poco sicuro vedendo che stati
costituzionalmente democratici scelgono di privare i propri cittadini di
diritti stabiliti nei primi articoli delle rispettive costituzioni, come
l'anonimato e la libertà d'espressione.
La richiesta dell'ammiraglio Poindexter è stato solo uno spunto di
riflessione, in ogni caso la fonte è il
New York Times -
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dell'articolo da
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