Capriolo Zoppo (Seattle)

"Il nostro popolo sta svanendo, come una marea che si ritira rapidamente per non tornare più."

Capo Duwamish (1790-7 giugno 1866) di padre Suquamish e madre Duwamish. Sempre ben disposto nei confronti dei "bianchi" li accettò sempre con amicizia, guadagnandosi un enorme rispetto da questi. Si convertì al cattolicesimo e per tutta la vita usò recitare le preghiere del mattino e della sera. Si sposò due volte ed ebbe quattro figli: due maschi e tre bambine che morirono tutte molto giovani. Nel 1890 la popolazione di Seattle, la città che porta il suo nome, fece erigere un monumento alla sua memoria.

Si riporta qui di seguito il famosissimo discorso che egli tenne di fronte a Issa Steven, governatore del Territorio di Washington nel 1854 nella forma che comunemente si ritiene più vicina alle parole originali:

"Il cielo lontano che ha pianto lacrime di compassione sul mio popolo per innumerevoli secoli e che ci appare senza cambiamenti ed eterno, può mutare. Oggi é bello. Domani può essere coperto di nuvole. Le mie parole sono come le stelle che non cambiano mai. Qualsiasi cosa Seattle dica, il grande capo a Washington può credervi con tanta fiducia , quanta può averne nel ritorno del sole e delle stagioni. Il capo bianco dice che il Grande Capo di Washington ci manda saluti di amicizia e di simpatia. Ciò è gentile da parte sua, perché noi sappiamo che ha poco bisogno della nostra amicizia e simpatia. Il suo popolo è numeroso come l'erba che copre le vaste praterie. Noi siamo pochi e sembriamo gli alberi sparsi in un terreno battuto dalla tempesta. Non voglio dilungarmi, né versare lacrime sulla nostra prematura decadenza, né incolpare i bianchi di averla affrettata, perché anche noi siamo, in qualche misura , da criticare.

Il vostro Dio non è il nostro. Il vostro Dio ama il vostro popolo ed odia il mio. Egli stringe amorevolmente il suo forte braccio protettivo attorno al viso pallido e lo conduce per mano come un padre conduce il proprio bambino, ma ha abbandonato i figli rossi, se sono realmente suoi figli. Il nostro Dio, il Grande Spirito, sembra anche lui averci abbandonati il vostro Dio rende ogni giorno il vostro popolo più forte, tanto che presto occuperà tutta la terra. Il nostro popolo sta svanendo, come una marea che si ritira rapidamente per non tornare più. Il Dio dell'uomo bianco non può amare o proteggere il nostro popolo, che sembra un orfano senza nessuno a cui rivolgersi per aiuto. Come dunque possiamo essere fratelli? Siamo due razze diverse con origini diverse e diversi destini. C'è poco in comune tra di noi. Per noi le ceneri dei nostri antenati sono sacre e le loro tombe sono luoghi venerati. Voi ve ne andate lontani dalle tombe dei vostri antenati e, apparentemente, senza rimpianto. La vostra religione è stata scritta su tavole di pietra dal dito di ferro del vostro Dio, perché non possiate dimenticarla. L'uomo rosso non capirà mai ciò.

La nostra tradizione è fatta dalla tradizione degli antenati, delle visioni degli anziani, avute in dono dal Grande Spirito nelle solenni ore notturne e di quelle dei Capi, ed è scritta nel cuore della nostra gente. I vostri morti smettono di amare voi e la loro terra natale, appena passano le porte della tomba e vagano via oltre le stelle. Sono presto dimenticati e non tornano più. I nostri morti non scordano mai il mondo meraviglioso che ha dato loro la vita. Il giorno e notte non possono andare d'accordo. L'uomo rosso ha sempre sfuggito l'avvicinarsi dell'uomo bianco, come la nebbia della mattina fugge il calore del sole che sorge. Perciò la vostra proposta sembra buona ed io penso che il mio popolo l'accetterà e si ritirerà nella riserva che gli offrite. Così separati staremo in pace. Importa poco dove passeremo il resto dei nostri giorni. Non saranno molti. Poche lune ancora., pochi inverni e nessuno dei figli delle potenti schiere che un tempo camminarono su questa vasta terra, o vissero in case felici protetti dal Grande Spirito, rimarrà a lacrimare sulle tombe di un popolo che fu più potente e felice del vostro. Ma perché piangere sul destino finale del mio popolo? Una tribù succede all'altra e così una nazione, come le onde del mare. E' l'ordine naturale e non serve lamentarsi. Il tempo della vostra decadenza può essere lontano, ma verrà certamente, perché anche i bianchi che camminano col loro Dio e parlano con lui da amico, non potranno sfuggire al destino comune. Saremo fratelli dopo tutto. Vedremo. Ogni parte di questa terra è considerata sacra dalla mia gente. Ogni collina, valle, pianura e bosco è stato reso sacro da qualche triste o felice evento in giorni remoti. La stessa polvere sulla quale ora camminate, risponde più amichevolmente ai nostri passi che ai vostri, perché è arricchita dal sangue dei nostri antenati ed i nostri piedi nudi ne percepiscono il tocco amichevole. Persino i bambini che vissero qui una breve stagione e ne gioirono, ameranno queste ombrose solitudini e, a sera torneranno mostrandosi come fuggevoli ombre. E quando l'ultimo uomo rosso sarà morto e il ricordo della mia tribù sarà diventato un mito tra gli uomini bianchi, queste rive saranno affollate dagli invisibili spiriti dei morti della mia tribù, e quando i figli dei vostri figli penseranno di essere soli nel campo, nella bottega, sulla strada o nel silenzio del folto del bosco, essi non saranno soli. Di notte, quando le strade delle vostre città dei vostri villaggi sono silenziose, e voi pensate siano deserte, esse saranno affollate dalle schiere ritornanti di coloro che un tempo vissero su questa terra meravigliosa e ancora l'amano. L'uomo bianco non sarà mai solo. Sia egli giusto e tratti bene il mio popolo, perché i morti non sono privi di potere. Morti ho detto? Non esiste la morte , ma soltanto il passaggio da un mondo ad un altro."

(Hodge, HAI; Moquin, Great Documents in American Indian History)