"Cenere" nelle lettere di Eleonora alla figlia Enrichetta :
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Roma
4 maggio 1916 «Il
libro è Cenere di Grazia Deledda. E' un bel libro su l'isola di
Sardegna. L'ho letto una volta - mi ricordo - in tournèe - tu, Enrichetta
- eri ancora bambina -, e tante cose che mi turbavano nel libro - noi le
vivevamo. Il libro è basato sulla necessità (non importa quale) d'una
separazione fra madre e figlio. La madre sola e povera si abbrutisce nella
morte del cuore, senza amore - ma il figlio - per volontà della madre -
mandato via, a studiare, subisce un'evoluzione pratica - poetica - si fa
Uomo, un vero uomo - fatto di azione, di sogno, e senza crudeltà
sensuale, e capisce la pietà: qualcosa fra il Rolla di De Musset e il
Renè di Chateaubriand, e, ben compresa, qualcosa della sete d'amore e di
bene di Nietzsche - Allora, quando la Vita, il lavoro, lo sviluppo morale
della sua anima, e l'amore del suo cuore, agiscono fortemente su lui (perchè
lui ama Margherita, una giovane ragazza) egli deve agire nella vita, ma ha
della donna un ideale talmente alto che vuole prima di tutto ritrovare sua
madre che lo ha abbandonato per il suo bene, dice lei, ma l'ha abbandonato
- e poi vuole stabilire fra la sua donna e la madre una forma di vita di
lavoro... ma sia l'una forza che l'altra l'abbandonano - La fidanzata, per
la vergogna di condividere la vita con una mendicante come la madre del
giovane, e la Madre che da sola, si riconosce indegna di condividere la
vita di suo figlio, e per orgoglio della povertà. Vi è nelle ultime
pagine del libro, un alto amore della Vita - della Vita, da chiunque ci
venga questo dono divino; e la madre, qualunque essa sia, è la
depositaria, cieca ma benedetta della forza vitale... Insomma, ci sono
delle pagine di realtà e poesia che mi "tormentano" il cuore, e
l'immaginazione ~ e che, io penso di poter fare comprendere senza
parlare». Roma
2 giugno 1916 «Non
ho buttato a mare l'idea fondamentale che è il Lavorare al più presto
possibile. Bisogna che la mia forza sia impiegata, non più a distruggere
me stessa, ma a ricostruire. Sono in trattative assai strette, e quasi
concluse e tutte buone, con tre case di film. Ma ancora non ho firmato,
perchè stavo male, e perchè fare un film, è un problema spirituale che
non si può decidere su due pied?. Sono andata alla Casa Madre di tutte le
case di films in Italia, ed è la Casa Ambrosio di Torino. R una casa
piemontese, d'un onesto operaio, salito, per il lavoro, oggi, a una vera
ricchezza. Sapevo che questo Ambrosio era stato, ed è ancora (se pure un
po' fuori moda) la Casa onesta dal lato scelta di film - serietà di
scelta, e onestà finanziaria. Allora, di botto, telegrafai io stessa alla
casa, l'indomani, il Direttore in capo era qua - un brav'uomo, e
intelligente e che farà tutto quello che voglio io! Ecco, questo
significa secondo me essere intelligente! Insomma
sono scritturata, ma per un solo film per provare, in società con la casa
stessa. Sono divenuta
socia, capito? Ho una casa di produzione! Sono felice! Mi
hanno scritturata con tutti gli onori,
s'intende - Farò quello che vorrò, dice il contratto, e a me
danno il 50 per cento dell'introito - e mi anticipano 40 mila franchi, e
20.000 per le mie spese Bene, calma, Eleonora! tu hai sempre lavorato,
torni sulla tua strada - se la salute ti impedisce
il lavoro di un tempo - e se la tosse ti impedisce di parlare,
allora fa dei film - L'Arte del Silenzio - La febbre nel cuore, dopo
questa offerta di Griffith, non ho sognato che dei films ! Il
buon vecchio proprietario non domanda di meglio. Ha pianto baciandomi le
mani, dicendo che lui, che tutta la sua vita ha fatto films, non ha mai
capito tanto come io che di films non ne ho fatti mai lo ho diritto (ah!
mi piace questa parola) sulle macchine e sull'operatore, che è la persona
più difficile. Ma nel contratto, ho voluto diritto di scelta, dunque:
giudizio. Vado a scegliere! E, per il momento, tu devi mettermi in
corrispondenza con questo Lindsay, ho bisogno del suo libro, e tu devi
mandarmi tutto quello che può essere utile alla cosa". Come
già ti dissi ieri, bisogna mettersi al corrente delle cose tecniche. Le
idee per i soggetti non mi mancano ma, ho bisogno che l'esecuzione sia
moderna. Insomma, vorrei sapere, come procede il cinema in Inghilterra. lo
ho già scritto a Griffith (in ottobre) per il mio
"Michelangelo" e voilà! Alla fine di luglio - agosto, se mi
rimetto in salute sarò a Viareggio. Avrò una casa, una baracchetta, e
luce elettrica per esperimentare il primo film». 17
Luglio 1916 - Palace Hotel-Torino «Alle
9 e mezzo ero già allo stabilimento Ambrosio dove si fanno le scene
d'interno. P, un posto davvero interessante! quanta gente! Stamattina, c'è
stata la presentazione di tutto il personale; 204 persone sono impegnate
per il mio film. Il film è 'passionale' (madre e figlio) ma ci vogliono
204 persone per farlo vivere! Un mondo! lo credo di sognare, la mia anima
ritorna in me! Ah, che dire, e come dire, ciò che io ho perduto della mia
anima in questi cinque anni senza lavorare, in prigione... La metà delle
riprese non è utilizzabile, ma c'è qualche cosa - che non è male - un
certo pudore nei confronti del gesto cinematografico. Ce n'è una che mi
piace, in mezzo a un grande campo fiorito. E' riuscito tanto bello, io la
testa abbassata come una spigolatrice, e l'argento dei capelli bianchi,
così luminosi come l'argento dei fiori. Sono talmente distaccata che solo
il personaggio Rosalia parla ai miei occhi. E' proprio molto carina -
Ambrosio in estasi! lo ai sette cieli! La sarta dello stabilimento,
mostrandomi la veste da mendicante che avrò nel personaggio, ieri mi
diceva, con le lacrime agli occhi: "Ah, quante volte ho visto la
Signora risplendente, e invece ora!". L'avrei abbracciata per la bontà
del cuore e il paragone d'arte! Mah! Sogno? - no - lavoro, alle 4 parto
per un villaggio di montagna, per fare il film in un omnibus di campagna,
quando la madre con il suo fagotto fra le braccia, abbandona il villaggio
per separarsi dal piccolo. Quanto piangerò, oh oh oh, figlia mia !». 21
agosto 1916 - Hotel d'Europe - Torino «Sono
molto stanca, ieri ho dovuto lavorare sei ore nello stabilimento, perchè
i films d'interno sono una fatica cane. Bisogna lavorare alla luce
elettrica sotto una tettoia di vetro bianco, un caldo!... 2
Settembre 1916 - Torino «C'è
un sacco di difetti, ma l'impronta è bella, una sola cosa è
d'immaginazione (da noi) perchè io non so se il grande Griffith l'ha
fatta già, perchè gli Americani sono molto avanti come film - ecco io
non parlo mai per tutto il film. A bocca chiusa, sì, o no, con la testa -
e ci sono dei no piuttosto tristi. Tutto il personale della Casa Ambrosio,
le povere ragazze che lavorano lì e gli impiegati, hanno chiesto di
vedere il film della padrona, quindi le donne sono entrate nella camera
oscura ed ecco, le mamme hanno compreso. Dunque speriamo che sia un
successo d'arte e di cuore. Ho già iniziato il secondo film, La Donna del
Mare. Dio mio, è difficile, ma insomma, se Dio vorrà». 10
Settembre 1916 - Torino «Malinconia
della domenica, figlia mia! Gli altri giorni si lavora, si dà un calcio
all'anima e al corpo e si tira avanti, ma questa tranquillità della
domenica ora è riempita di lacrime. Quanti
cuori nel mondo guardano case, bambini, focolari distrutti - orrore! Dovrò
rispondere ai soldati, ho tanti soldatini che mi scrivono, ma, sono tanto
stanca, Un soldatino di fanteria, un mio cugino lontano, col nome Duse, mi
ha scritto: 'Lei non sarà la sola ad avere reso illustre questo nome,
vedrà quello che farò io, al fronte!!!`. E' un soldato di fanteria, ma
da due mesi non ricevo più lettere - Sua moglie é qui, a Torino, ha dato
alla luce un bimbo che ho battezzato 'Libero' - atrocità della guerra! E'
domenica, e poichè non lavoro ( oggi, farnetico... Il mio film è bello -
Triste! Per essere triste è triste, ma bello - una acquaforte, qualcosa
fra buio e luce. L'altro film sarà tutt'altra cosa. Grande spazio,
nessuna gioia, ma volontà slancio - resistenza, volontà della Vita -
Chissà se riuscirà? chi sa, ma il cuore mi fa male oggi. Sempre la copia
della Vita, mai la realtà ». Ottobre
1916 - Firenze «Ho
fatto senza la cameriera anche durante il film, perchè il lavoro consola
di tutto, ma ritornare da Maria quest'inverno, ne ho paura come se
perdessi il solo bene che mi resta: la mia forza di lavoro, da Maria
sarebbe la noia. Andrò dunque per non perdere tutto a fare questi
sopraluoghi per il film ad Alassio... E' anche vero che se non lavoro sono
ancora più stanca, quindi scelgo il meno peggio ». Alassio
15 Ottobre 1916 «... Ambrosio
mi ha telegrafato ora, che mi invierà le scene da aggiungere alle scene
della natura stessa - spero di aver trovato ciò che occorre per filmare
bene, ma non ne sono certa. Dicono che sui laghi - Bellagio - sarà
meglio, ma come saperlo ? ognuno vede la natura e l'arte in maniera
diversa ». Alassio
16 Ottobre 1916 «Più
lontano, in alto sui monti, la guerra, la guerra. Ho dimenticato a Firenze
un telegramma che ho ricevuto dall'ospedale di Moncalieri, della Duchessa
d'Aosta. Il film è stato dato all'ospedale dei soldati ». 15
Maggio 1917 - Viareggio « Sono
sicura che se potessi realizzare la Visione... la cosa non sarebbe nè
cupa nè disperante come Cenere - ma questo povero Cenere ormai esiste
come prova (già superata) che la mia anima ha dovuto superare prima di
arrivare a una visione d'arte pura - senza troppo dolore. Qui, nel secondo
film avrei fatto una cosa di luce e altrettanto fondata sull'arte; come è
Cenere, perchè, questo può piacere o no, ma Cenere, non è volgare -
solamente, si, è stata prova di uno stato d'anima... così come è stata
la mia anima durante questi anni di guerra! E che dovevo fare; diavolo!
Non potevo io, fare un'operetta come Madame Angot! e fare una farsa del
mio lavoro, che diavolo!... La verità è figlia, che bisogna che io lotti
ancora ...... [si tratta qui di un soggetto per film tratto da un lavoro di Paul Claudel: “L'Annonce Faite à Marie”, rappresentato con la regia di Lugné Poe nel 1912] |
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"Cenere" il film realizzato |