Cesare Rossi ed Eleonora Duse? ma ... in che rapporti sono stati ? |
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Difficile dirlo, vi sono testimonianze diverse e contrarie, ma in definitiva si riducono a tre filoni principali, secondo cui le relazioni Rossi – Duse sono da considerarsi: |
a)
come uno scambio tra un padre anziano ed ansiogeno e una figlia
scalpitante e promettente: «All'inizio dell'86 un'altra penosa decisione si era resa inevitabile: il distacco dalla compagnia Rossi; risoluzione tanto piú penosa, perché ella era profondamente affezionata al Rossi per la sua continua, paterna vigilanza, per la sua assistenza anche nel recente conflitto sentimentale" [vedi il triangolo Andò – Duse – Checchi].... Era riconoscente al Rossi, inoltre di averla compresa sin dagli inizi, come testimonia questo ricordo del Rosasco: « ... Un giorno, saranno trentacinque anni, Cesare Rossi mi scriveva da Torino : "Annunzia pure agli amici, e se vuoi nei giornali, che ho scoperto un... filone. Voglio dire una giovane attrice che ha ristinto e il genio di una nuova scuola". Questo filone rispondeva al nome di Eleonora Duse. Nella Pamela Nubile, al "Manzoni" di Milano, sentii una sera certi accenti, vidi dei gesti, udii dei pianti che sulla scena non m'erano mai parsi cosí veri e spontanei"» (Olga Signorelli, Vita di Eleonora Duse Cappelli Bologna, 1962) |
Ci sono tuttavia anche voci "dissonati", che fanno riferimento a tentativi di seduzione da parte del capocomico navigato nei confronti della giovane attrice: è sempre Olga Signorelli che si fa portavoce della moralità di entrambi i soggetti: «Fui presente, alcuni anni fa, quando Olga Ossani Lodi (Febea) raccontò allo scrittore Rheinhardt come il capocomico Cesare Rossi che aveva fiducia nell'eccezionale talento di Eleonora Duse, dopo averla scritturata nella sua Compagnia avesse continuato ad occuparsi di lei con premura paterna, e aggiunse che, appunto per proteggerla dalle inevitabili insidie dei corteggiatori, aveva favorito il suo matrimonio con il compagno d'arte Tebaldo Checchi. Lessi in seguito il volume di Rheinhardt, e vi trovai che la Duse avrebbe sposato Checchi per, salvarsi dalle insidie del vecchio Rossi. L'errore fu cagionato, probabilmente dalla scarsa conoscenza che Rheinhardt aveva della lingua italiana, oppure da disattenzione; tale giudizio fu riportato, tuttavia, nelle diverse traduzioni del libro, e in articoli vari più o meno critici. Testimone della conversazione, posso rendermi conto di quale ordigno pericoloso sia la parola. valsa a trasformare il paterno buon Cesare Rossi in un Don Giovanni fuori stagione». (Olga Signorelli, Vita di Eleonora Duse Cappelli Bologna, 1962). |
b)
come uno confronto/scontro tra due generazioni di "comici": la
giovane attrice incompresa che alla fine sorpassa il vecchio maestro,
imponendo le sue scelte di drammi francesi ed opere veriste sul tranquillo
repertorio italiano (ed in effetti Giovanni Verga deve pagare
personalmente i costumi per la sua "Cavalleria rusticana" se
vuole farla rappresentare in modo "verista" ! questo perchè Rossi non
vede la necessità di tale spesa...) «La lotta tra Cesare Rossi e la
Duse è fra le più drammatiche da vedere: è la lotta tra conservazione e
rivolta, tra commedie italiane pacate e drammi francesi furibondi ..., fra
goldonismo e verismo romantico, tra buon senso, ragionevolezza,
oculatezza, e lo scatenamento dell'intuito, l'irrazionale, l'ebbrezza che
l'estenua e la riduce così spesso ammalata, lo spendere totale ogni sera
fino all'ultima goccia di sé. ....... Una lotta senza quartiere; che a
volte immeschinisce, involgarisce, come nota Giacosa a Primoli; il tono
delle loro conversazioni la Duse lo riassume così a Boito: quando avevo
l'emicrania mi diceva: "sarà l'unica volta che ti accorgi di avere
la testa". Lotta impari, perché la forza irrazionale della Duse e la
presa e il fascino che esercita sul pubblico esautorano Cesare Rossi,
tutto quel che fa appare vecchio e vieto, e nei lunghi periodi in cui lei
s'ammala e non recita il teatro si svuota» (Gerardo Guerrieri, Eleonora Duse
tra il tramonto del grande attore e la nascita della regia, Treviso,
Canova, 1974) |
c)
come una polemica sullo stile piuttosto che una rivoluzione come è presentata dalla vulgata dusiana,
un'operazione di svecchiamento per adeguare «il repertorio della
compagnia a quello di altre formazioni primarie», spostandosi da un
repertorio che privilegia il caratterista, ad uno che lascia spazio alla
primadonna I rapporti Rossi – Duse sono visti in un'ottica più "obiettiva" e – oserei dire – "illuminante": «Ma l'azione capocomicale di Cesare Rossi fu più spregiudicata, e molto meno convenzionale», esiste una «"zona d'ombra" in cui il capocomico è stato confinato nelle monografie dusiane. Negli anni Ottanta, la Drammatica Compagnia Città di Torino diretta da Cesare Rossi è una formazione anomala, che in un'epoca di poco successiva, o con un capocomico con maggiori velleità intellettuali, non avrebbe mancato di trar vanto dal suo essere modernissima e "senza ruoli": raccoglieva infatti un insieme di giovani, alcuni dei quali costituivano una scoperta sia per il pubblico che per la critica. Un organismo compatto, nel quale la Duse passerà alcuni anni fondamentali per la propria formazione [...]». (Cesare Molinari, L'attrice divina, Roma, Bulzoni, 1985) |