Pareto Vilfredo (Parigi 1848 - Céligny, Cantone di Vaud 1923). Sociologo ed economista francese di origine italiana. Laureatosi in ingegneria a Torino, si appassionò sempre più agli studi di economia, al punto da farne lo scopo della sua vita. Per 15 anni, dal 1890 al 1905, collaborò al «Giornale degli Economisti» e dal 1893 al 1906 tenne la cattedra di economia politica presso l'Università di Losanna.
P. applicò nello studio del problemi economici le concezioni positivistiche di Comte. Asserì sempre l'interdipendenza dei fenomeni economici, ma, pur considerando l'economia una scienza esatta basata sui fatti, ammise l'influenza su questa di elementi non logici, che egli chiamò «residui», rappresentati dal sentimento, da manifestazioni istintive, da interessi particolari. Fu il primo ad esporre la teoria della ripartizione dei redditi, tracciandone anche una curva, il cui andamento indica come le ricchezze
sono distribuite. Tra i suoi scritti più importanti citiamo La courbe de répartition des revenus (La curva di ripartizione dei redditi, 1896), Systèmes socialistes (Sistemi socialisti, 1902) e Trattato di sociologia (1916).
Jevons William Stanley. Economista e filosofo inglese, nato a Liverpool nel 1835 e morto annegato presso Hastings nel 1882. Dopo aver studiato, con risultati molto brillanti, chimica e botanica all'università, lavorò per 4 anni come impiegato in Australia. Divenne professore di logica presso l'Università di Londra e quindi professore di economia politica. Il J. fu scrittore molto originale. Si mise in luce con la sua produzione scientifica, di cui sono rimasti veri e propri classici i Principles of science (Principi della scienza, 1874).
Caratteristica del J. è l'applicazione della matematica all'economia politica. La sua opera principale in questo settore di studi è Theory of political economy (Teoria dell'economia politica, 1871). Difensore in materia economica della piena libertà, in materia sociale tuttavia egli propugnò l'intervento dello Stato.
Tra i suoi scritti vi sono Primer of logic (Primi elementi di logica, 1876) e The State in relation to labour (Lo Stato in rapporto al lavoro,
1882)
Keynes John Maynard (Cambridge 1883 - Firle, Sussex 1946). Economista inglese. Nominato nel 1912 direttore dell'«Economic Journal», dal 1915 al 1919 fu consulente del ministero del Tesoro britannico e membro del Supremo consiglio economico; nel 1940 divenne consulente finanziario del Cancelliere dello Scacchiere e membro del consiglio della Banca d'Inghilterra; nel 1944 ebbe la carica di Lord High Stewart of England e successivamente capeggiò la delegazione britannica che concluse gli accordi di Bretton Woods.
Fino alla conclusione della 1ª Guerra mondiale K. seguì l'indirizzo teorico-politico collegatu all'economia classica. In seguito, forse per le esasperazioni economiche del dopoguerra, respinse con acute ed originali analisi le teorie tradizionali del gioco aureo automatico e sostenne l'opportunità del controllo monetario e la manovra del saggio
dell'interesse per stabilizzare i prezzi ed evitare le fluttuazioni cicliche. Fu contrario alle misure economiche del trattato di Versailles contro gli imperi centrali, sia per le conseguenze negative sui vinti sia per i pericoli che per i vincitori rappresentavano le merci importate a titolo di riparazione.
In A treatise on money (Trattato sulla moneta, 1930), ritenuta la sua opera più importante, K. analizza la dinamicità delle correnti di redditi e spese e, rilevata la sproporzione tra risparmio e produzione di beni, propone il controllo sul risparmio e sugli investimenti tramite una accorta politica bancaria e fiscale. Nell'opera The general theory of employment, interest and money (La teoria generale dell'impiego, interesse e denaro, 1936), preoccupato della dilagante disoccupazione, pone il problema della piena occupazione, ricercando la soluzione in un equilibrio fra i livelli del risparmio e quello degli investimenti, tenendo conto dellapropensione ai consumi. Considera l'interesse un fenomeno monetario, definendolo la remunerazione domandata da chi risparmia per il fatto che rinuncia alla liquidità del risparmio e, investendolo nell'uno o nell'altro impiego, affronta un rischio inscindibile dai prestiti non gratuiti.
Si è parlato di «rivoluzione keynesiana» e K. da alcuni è stato ritenuto uno degli uomini che più hanno influito con le loro teorie sulla politica economica degli stati negli ultimi decenni. Le vedute di K. per combattere la recessione inglese degli anni successivi al 1930, tramite la diminuzione del saggio di interesse, svalutazione e socializzazione della domanda, furono applicate con pochi adattamenti dall'amministrazione Roosevelt, al fine di avviare a soluzione la crisi economica americana; dopo il 1943 si usarono le teorie di K. per risolvere problemi economici internazionali.
Mentre l'economia tradizionale ricerca la spiegazione della quota di reddito nazionale che va a ciascun fattore produttivo, K. studia le forze che determinano il reddito del paese e cerca i legami esistenti tra reddito, consumi, livelli di occupazione, investimenti e risparmio, considerandoli grandezze globali.
Tra le altre sue opere citiamo The economic consequences of the peace (Le conseguenze economiche della pace, 1919), A revision of the treaty (Revisione del trattato, 1922), A tract on monetary reform (Opuscolo sulla riforma monetaria, 1923), The end of laissez-faire (La fine del laissez- faire, 1926), How to pay for the war (Come pagare per la guerra, 1940).
Economista statunitense (1867-1947). Fondamentali i suoi studi sull'interesse e il potere d'acquisto della moneta. Importante l'elaborazione di metodi per la misurazione dell'utilità marginale del reddito, per la valutazione del reddito nazionale e per la costruzione di numeri indici. La natura del capitale e del reddito (1906), Boom e depressione (1935).
Economista austriaco (1840-1921), considerato uno dei fondatori della scuola austriaca e del marginalismo.
Economista (1834-1910). Elaborò una completa teoria sintetica dell'attività economica, detta teoria dell'equilibrio economico.