DESCRIZIONE
tratto da:
Società Generale Elettrica dell’Adamello
Inventario al 31 marzo 1930 – sistema del Poglia – Derivazione Arno -
OPERE DI PRESA.
— Poste a circa metà della sponda destra, in uno sperone roccioso
cadente a picco nel lago, consistono schematicamente in un pozzo che si spinge
fino a circa 25 metri sotto il livello normale del lago.
Dal fondo parte da un lato la galleria di derivazione e del lato opposto una galleria, rivestita di
tubo metallico, che immette direttamente nel lago. In fondo al pozzo
all’imbocco della galleria di derivazione sono installati gli organi di
chiusura e di regolazione.
L’esecuzione di questè opere, per difficoltà di terreno, per la costante presenza di acqua
filtrante attraverso la roccia, per
numerose altre difficoltà di ordine tecnico, fu molto costosa e richiese un
periodo di tempo notevolmente lungo e largo uso di macchinario e di materiali
diversi.
Ebbe inizio nell’autunno del 1907 coll’attacco, appena sopra il livello naturale del
lago, di una galleria in roccia della lunghezza di circa m. 15, sezione circa
m. 2,50 x 2,50, perforazione a mano.
Al’estremo di questa breve galleria venne scavato, con perforazione meccanica, il pozzo
della sezione di circa metri 2,50 x 3,00, giungendo solamente entro il
1909, fra difficoltà numerose e coll’ausilio continuo di pompe centrifughe per
l’esaurimento delle forti filtrazioni, alla profondità di circa m. 18,50. A
questa profondità non riuscendo più possibile l’aggottamento delle acque
filtranti, venne sospeso l’avanzamento, spingendo al massimo, compatibilmente
con le condizioni difficili di perforazione, l’avanzamento della galleria di
derivazione, dall’estremo della quale si sarebbe completato dal basso in alto
lo scavo del pozzo pel quale si dovevano fare ancora circa m. 6.50.
Questa operazione ebbe difatti il suo compimento nel Novembre 1909.
Dal fondo del pozzo si doveva poi aprire la galleria di comunicazione col Lago: lo
spessore del diaframma da perforare era noto solamente in via approssimativa
non essendo possibile una misura diretta ed esatta percbè tutta la roccia sotto
il pelo d’acqua era coperta da un grosso banco di detriti più o meno voluminosi
e fango, disposto secondo una scarpa di circa il 65 %.
Detto diaframma, risultato poi dello spessore di circa m. 20, venne forato
solamente per la lunghezza di circa m. 13: un avanzamento ulteriore fu precluso dalle
filtrazioni sempre più gravi.
Si provvide allora alla preparazione di una camera da mina che venne caricata
con circa 2 tonnellate di alto esplosivo, intasata con un blocco di muratura:
a rendere più resistente poi il tampone, veniva riempita d’acqua tutta la galleria e il pozzo.
La potentissima mina che avrebbe dovuto sfondare il residuo diaframma di roccia,
a causa delle numerose fughe di gas attraverso le fenditure della roccia, provocava invece la
formazione di larghi crepacci tra la galleria inferiore e quella di approccio
al pozzo e numerose forti fenditure in tutto il blocco di roccia compreso tra
il pozzo stesso e il lago.
Ritentare per la stessa via di aprire la comunicazione profonda col Lago era, nelle nuove
condizioni, oltre che difficilissimo, assolutaniente sconsigliabile per i
pericoli gravissimi di crolli di masse rocciose sotto l’urto di forti mine.
Si procedette invece all’apertura di una profonda trincea, che richiese continue,
rinnovate e robustissime armature di legname, nel materiale ricoprente la
roccia, a mano a mano che una batteria di grosse pompe installate su un
natante, abbassava il livello del Lago scaricando l’acqua attraverso il pozzo
nella galleria di derivazione dalla quale defluivano all’aperto, in
corrispondenza della 1° finestra di approccio. Raggiunta colla trincea la quota
del fondo del pozzo si potè completare la galleria per la comunicazione col
lago.
Entro il 1910 anche questo difficile lavoro era finito.
In seguito, dal piede del pozzo sia nella galleria che nella trincea, veniva posta
una tubazione di lamiera del diametro di m. 1,80 chiodata longitudinalmente e
con giunti a flangia imbottita esternamente di calcestruzzo fino contro roccia
nella galleria, mentre nella trincea venne appoggiata su platea di
calcestruzzo e consolidata da rinfianchi e da un robusto volto pure di
calcestruzzo.
La lunghezza della tubazione è di rn. 51,40.
La bocca verso il pozzo ha la quota 1764,75 e quella verso il lago la quota
1764,40.
Successivamente il pozzo di presa veniva prolungato, eseguendo lo scavo quasi totalmente
dall’alto, fino alla quota 1818 circa, dove vennero installati gli apparecchi
di sollevamento della paratoia: vi si accede a mezzo di un cunicolo lungo
circa m. 9, dalla galleria della strada orizzontale che corre a quota
media 1819,40 sulla sponda destra del lago: un altro cunicolo di circa 5 m. di
lunghezza a quota 1816,50 normale approssimativamente al precedente,
comunicante coll’esterno, serviva per lo scarico dei materiali di scavo.
La camera al piede del pozzo, il cui pavimento trovasi a quota 1764.60, e tutta la
canna del pozzo, dell’altezza totale di m. 53.50, vennero rivestiti di
calcestruzzo e muratura.
Una soletta di cemento armato è costruita poco sopra il livello normale del lago;
in essa apposita apertura permette la manovra degli organi di presa e di
regolazione: una seconda robusta soletta consimile trovasi alla testata del
pozzo a quota 1818, sulla quale è installato l’argano di manovra degli organi
suddetti organi di regolazione.
All’imbocco della galleria di derivazione è installata una paratoia a luce
quadrata delle dimensioni di m. 1,60 x 1,60 colla soglia alla quota 1764,75.
Una intelaiatura delle dimensioni esterne di m. 2,30 x 2.30 x O.60 di ghisa
fusa, nella quale è aperta la luce suddetta, è solidamente fissata nella
muratura alla testata della galleria e serve all’appoggio della paratoia e
alla tenuta. Due guide formate da ferri a U da mm. 160 x 65 distanti fra loro
m. 2,83, poste simmetricamente ai lati della luce, servono a mantenere la
paratoia nella giusta posizione sia mentre è chiusa che durante le manovre. La
paratoia era in origine un corpo rettangolare di ghisa fusa con diaframmi
interni e dorso sagomato a curva convessa verso il lago per la miglior
resistenza alla pressione idrostatica, dotato di un complicato sistema di rulli
eccentrici che avevano lo scopo di facilitare la manovra sotto carico. La
caduta di grossi blocchi di pietra dalle pareti del pozzo prima che ne fosse
eseguito il rivestimento produsse guasti notevoli a questo importante organo e
rese necessaria la sua sostituzione: il sistema poi di eccentrici si dimostrò
di difficile ed incerto funzionamento a causa delle impurità introdottevi
dall’acqua.
L’attuale paratoia è di struttura piana assai semplice delle dimensioni di m. 2,66 x 5.32
formata da un robusto telaio di ferri profilati e lamiera, tra i quali è
inserita una parete di tavoloni di legno sovrapposti e incastrati fra di loro.
Appoggia e scorre contro e dentro la stessa sede e le stesse guide della
primitiva paratoia.
La manovra di sollevamento è fatta a mezzo di una fune di acciaio flessibile del
diam. di mm. 30 applicata alla sommità del telaio a mezzo di due carrucole a
gola e grosse staffe di ferro piatto e perni del diametro di mm. 100.
L’argano di manovra, installato alla sommità del pozzo ha un tamburo di m. 0.60 di diam.
lungo m. 2,40 sul quale si avvolge la fune, un sistema di ingranaggi azionato a
mano a mezzo di un riduttore di velocità con due manovelle; un freno a nastro
completa l’argano.
Sul lato sinistro della camera di presa, a garantire l’immissione dell’acqua nella
galleria di derivazione nel caso di impedita apertura della paratoia
suddescritta, è inserito un tubo del diametro di m. 0,80 lungo circa m. 4,00
che con appropriata curva sbocca circa 4 metri a valle della paratoia ed è
ammarrato in un blocco di muratura e calcestruzzo che forma la spalla sinistra
della camera di presa.
La bocca il cui centro è a quota 1765,20 è munita di coperchio a cerniera per la
chiusura, manovrato dallo stesso argano della paratoia: normalmente esso resta
chiuso.
Infine nell’angolo fra la paratoia e il tubo predetto, ad un’altezza di circa 2 m. dal
fondo del pozzo è collocato un tubo del diametro di m. 0.30 che sbocca nella
galleria di derivazione: ad esso è applicata una saracinesca di pari diametro
manovrata dall’alto del pozzo a mezzo di semplice volantino e di asta formata
da tubi da 3” inseriti sull’alberello della lente.
Scopo di questa piccola bocca ausiliaria è quello di poter riempire e mettere sotto
carico la galleria, a paratoia chiusa, in modo da equilibrare quasi
completamente la pressione idrostatica sulla paratoia e renderne quindi molto
più facile l’apertura.
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IMMAGINI
lago d'Arno
lago d'Arno 28 maggio 2001
vasca di valle centrale del Sellero e stazione blindata 380 KV
condotte viste da valle - 1 giugno 2001 -
condotte viste da valle - 1 giugno 2001 -
Scianica di Sellero
linee verso Edolo
a valle della vasca di accumulazione
a valle della vasca di accumulazione
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