CAPITOLO XIII

          MARZO : SI AVVICINA LA FINE

L’attesa della fine

 Questo mese non ha lasciato il ricordo di molti fatti di rilievo. Modesta attività al fronte, poche azioni partigiane, meno attiva l'aviazione. Sembra quasi un mese di attesa. In effetti, con l'avvicinarsi della primavera, l'offensiva americana non può tardare molto ancora.

 Tuttavia ognuno continua a fare il proprio mestiere.

 Il giorno 3 si ha un rastrellamento a Gorfigliano, condotto da un reparto tedesco composto da mongoli. Don Vincenzi li definisce "un po' vandali". Ma il capo è cattolico e "rispetta il prete". Vengono catturati Bianchi Settimo col figlio Claudio e Casotti Alberto. Ma poi saranno rilasciati.

Estrema durezza nei confronti dei disertori

 Continua, durissima, l'azione per dissuadere i disertori. Il giorno 7 a Filicaia vengono fucilati il Maresciallo Vestrini Giorgio, il Serg. Vai Virginio e il soldato Simoncelli Nello, assistiti da Don Azelio Giannotti, parroco di Colle. Invano il Maggiore Bin tenta di salvarli telefonando al comando di divisione. Carloni è inesorabile.

 Il giorno 15 vengono fucilati altri due disertori presso il cimitero di Camporgiano: Ciampi Foscaro e Labardi Gino.

 Il Federigi, traendo le notizie da una relazione dei Patrioti Apuani, fornisce informazioni sulla dimensione del fenomeno. Secondo queste notizie, nel bimestre febbraio-marzo avrebbero passato il fronte, disertori o prigionieri, 144 bersaglieri della ITALIA, 18 alpini della MONTEROSA, 6 della LITTORIO (?), 2 non identificati, 2 tedeschi, 8 russi, 5 polacchi. In totale, durante tutto il periodo del fronte, viene ipotizzato il numero di 5 o 6 mila. Che, francamente, appare assolutamente eccessivo. Anche includendovi i civili e i partigiani.

 Il maggiore Bin ha fama di essere un buon uomo, ma non tollera nei suoi soldati comportamenti scorretti. Racconta Don Pinagli che il 17 marzo alcuni alpini sono andati a Sillicano a cercare vino e hanno sfondato una cantina. Appena saputolo il maggiore Bin li fa arrestare e condurre a Camporgiano dove "saranno processati".

 Dicevamo che anche il fronte è piuttosto calmo. Tuttavia nei giorno 12 e 13 gli americani tentano un nuovo attacco nella zona di Treppignana. Ma, probabilmente, è solo un assaggio per indagare sulla consistenza delle difese. Vengono subito respinti.

Ordine di sfollamento della zona del fronte

 Il 26 marzo, però, il genereale Carloni dirama l'ordine di sfollamento totale della zona a sud della strada Castelnuovo-Torrite-Arni, cioè tutta la zona compresa fra il fronte e la Turrite Secca.

 Stranamente nessun ordine del genere viene dato per i paesi a ridosso del fronte di Treppignana, sulla sinistra del Serchio. E, qui, si continua a morire per le cannonate. Il 10, in località Orzaglia, muoiono una madre, Clotilde Fabbri Cardosi, di 42 anni, madre di sei figli, e il figlio Valentino di 14 anni, per lo scoppio di un proiettile rinvenuto inesploso. Il 19 a Migliano, nell’infermeria del collegio, muore Pietro Pennacchi, di anni 48 colpito da una cannonata a Ceserana. Era un mutilato privo di una gamba, sfollato da Castelnuovo. E il 30, Venerdì Santo, in loc. Rocca di Ceserana, muore Michele Rossi, settantaduenne, per una granata.

 Si comincia a pensare che sta per accadere qualcosa, ma, per ora, tutto resta tranquillo.

 Non si segnalano molte azioni neppure da parte partigiana. Si registra un attentato a Gragnanella in casa Dini, ove dormivano dei soldati. Due partigiani della formazione "Dini" entrano in casa e uccidono un bersagliere e il Ten.Menghi della Div.ITALIA. Un secondo soldato resta ferito. Pare che il Menghi fosse uno che odiava i ribelli e li combatteva duramente. Secondo Pinagli il Menghi fu solo ferito. Dice anche, Don Pinagli, che agguati di questo tipo se ne sono verificati altri qua e là.

 E, comunque, scaramucce ce ne dovevano essere continuamente. Il 26, ad esempio, muore a Calomini il partigiano Boschi Azelio di 29 anni e  il 29, sempre a Calomini, muore un altro partigiano garfagnino: Adriano Lotti Suffredini di 29 anni, di Castelnuovo Garf. (1)

 In realtà l'attività partigiana di questo periodo è volta soprattutto a favorire diserzioni di gruppi di soldati che, poi, venivano portati oltre le linee e consegnati agli americani. Su ciò ho raccolto anche la testimonianza dell'ex partigiano Dante Lazzeri che aveva comandato una squadra del III Btg di Bertagni e, poi, aveva contribuito a costituire il "Distaccamento Dini".

Le “guide ferocissime”

 Naturalmente non sempre le cose andavano così lisce per chi cercava di passare il fronte. Il Federigi dice che, nella zona di Corfino, c'erano delle "guide ferocissime che depredano e uccidono i viandanti che già si credono in mani sicure". Evidentemente era gente, forse emiliana, che si proponeva come guida per passare il fronte e, poi, risolveva tutti i problemi uccidendo e depredando chi si era affidato a loro.

 E’ probabile che queste “guide ferocissime” facessero parte delle formazioni partigiane emiliane. Questi partigiani, infatti, hanno dato prova in più occasioni di una notevole ferocia. In una data imprecisata di questo mese di marzo, ad esempio, il paese di Campori fu bombardato su richiesta dei partigiani perché sede della 6° Batteria del Gr.”Bergamo”. In quell’occasione tre artiglieri che si erano allontanati dall’abitato a causa del bombardamento, furono uccisi a pugnalate.(2) E la vita civile ? Malgrado l'attività aerea non eccessiva, tuttavia si continua a morire per bombardamenti. A Castiglione il giorno 24 trovano la morte sotto le bombe Raffaelli Maria Teresa e Rossi Lia.

 Eppure si cerca di continuare a vivere, facendo le cose consuete.

 Si sta avvicinando Pasqua (nel 1945 cadde il primo aprile) e i preti provvedono alla tradizionale benedizione delle case e alle confessioni. Il giorno 30 Don Turriani di Eglio va a confessare i soldati "anche nei posti avanzati". Va sotto le cannonate (riporterà anche qualche ferita leggera) ma va volentieri "perché sono buoni figlioli e spesso ci si sfama col pane dei soldati".(3)

 Anche Don Pinagli è impegnato nelle benedizioni e nelle confessioni.

 Per tradizione gli abitanti delle case benedette offrono uova al prete. Anche il Maggiore Bin offre uova. Il giro è lungo e Don Pinagli è autorizzato a girare anche col coprifuoco. Viene fermato da una pattuglia ma, appena riconosciutolo, il capo pattuglia si scusa. E tutti chiedono di potersi confessare l'indomani.

NOTE:  

(1) Nel cortile della scuola elementare di Gorfigliano c'è un cippo marmoreo a ricordo di un giovanissimo partigiano originario di quel luogo: Casotti Aldo detto "il monello", di 16 anni. Pare fosse residente a Gallicano, ma morì in Liguria in un combattimento contro i tedeschi. Era il 15 marzo 1945.

(2) Carteggio Bernardi in Oscar Guidi, Documenti di guerra 1943-1945, cit., pag.104).

(3) Don Turriani in LA GUERRA IN GARFAGNANA dalle relazioni dei parroci, cit., pag. 145.

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