AMBIENTE
Gonnosfanadiga sorge ai piedi del del sistema montuoso del monte Linas. Il paese è situato a sud-ovest della Sardegna, presenta aspetti inconsueti per questa zona, sia per la consistenza del gruppo montuoso, sia per gli ottimi prodotti agricoli (olive, insaccati, frutta). Sulle pendici del monte Linas sono inseriti estesi boschi di ulivi; gli abitanti di Gonnosfanadiga sono orgogliosi di avere nelle proprie campagne più di 250.000 ulivi che alimentano una piccola azienda olearia in continuo sviluppo. Probabilmente la coltura dell'olivo si è affermata inizialmente per suggerimento dei monaci orientali, ma procedette a rilento per mancanza di capitali e di terreni disponibili che appartenevano ai feudatari. Con il famoso "editto delle chiudende" promulgato nel 1820, ma operante quattro anni dopo, molti contadini diventarono proprietari di terreni e iniziarono a coltivare vigneti e ulivi. Il frantoio più moderno a Gonnosfanadiga è quello di "Santa Barbara" che macina con una moderna apparecchiatura ottenendo un prodotto di ottima qualità. Ma la parte più suggestiva di Gonnosfanadiga è la montagna, la sua vetta più elevata raggiunge i 1236 metri con la Punta Perda de sa Mesa, seguono altre due cime: Punta Cammedda 1214 metri e Punta sa Cabixetta 1202 metri. La montagna è percorsa da ampi canali, in cui scorrono corsi d'acqua per lo più stagionali; le zone più elevate sono ricoperte da una bassa vegetazione, con boschi di lecci, querce e tassi residui di una vegetazione abbondante distrutta dagli incendi. Molto importante e frequentato è il Parco di Perda 'e Pibera in un'area mineraria sfruttata fino agli anni cinquanta. E' da Perda 'e Pibera che partono i percorsi montani più suggestivi. La storia di Gonnosfanadiga risale all'VIII secolo allora il paese era diviso in due borghi, il primo a monte, il secondo a valle. Grazie agli studi sul sardo siamo in grado di sapere il significato dei due toponimi: Gonnosfanadiga, che risulta per tante altre località, ha il significato di colle, altura e viene dal vocabolo "Gon" che vuol dire luogo elevato. Fanadiga è legato al termine "fanum" di origine latina che vuol dire luogo sacro. I primi nuclei abitativi nel territorio gonnese risalgono al Neolitico e alla civiltà megalitica. Nella zona di Pardu Atzei è stato individuato un menhir che ha nove incavi sulla facciata principale, questa statua risale all'età neolitica. Nella stessa area montana fu segnalato un villaggio di capanne databile al neolitico superiore. In epoca tardo-medievale Gonnos e Fanadiga appartennero al giudicato di Aborea. Quando i Catalano-Aragonesi conquistarono il giudicato di Arborea, anche il territorio di Gonnosfanadiga e del Monte Linas fu infeudato dalla famiglia Carroz che lo sfruttò a lungo, passò poi agli Osorio e in seguito ai Centelles. I baroni esercitarono i loro diritti e sfruttarono i loro sudditi estorcendo denaro e beni del lavoro. La popolazione per circa cinque secoli sopportò ogni forma di prepotenza, anche la condanna al lavoro obbligatorio. Il 1839 segnò la fine delle violenze con l'abolizione del feudalesimo, ma non la fine della povertà. Infatti anche sotto il dominio Sabaudo queste popolazioni ebbero pochi aiuti e nessuna considerazione.
In Sardegna pur se con un certo ritardo rispetto ad altre regioni d'Italia, alcuni degli ambienti naturali più significativi e rari sono stati salvaguardati o stanno per essere sottoposti a tutela come ad esempio il parco nazionale del Gennargentu e cosi dovrebbe avvenire anche per il parco di Perda de Pibara. Questo parco occupa gran parte del massiccio del Monte Linas, la vegetazione è assai varia, dalla macchia mediterranea fino ai boschi di sugheri e lecci delle zone interne in un'area ricca di corsi d'acqua Il complesso montuoso è costituito da ricchi giacimenti minerari; la vegetazione è costituita da fustaie di leccio, sughereti, tassi e macchia-foresta mediterranea. Di notevole interesse è senz'altro la fauna che vanta la presenza del cervo Sardo e del daino (del quale si sta effettuando il ripopolamento), dell'aquila reale, del falco pellegrino, del gheppio, della poiana e dello sparviero. Sono inoltre presenti la pernice sarda, il gatto selvatico ed immancabile il cinghiale