La prima evangelizzazione è un fatto
informale, non ha schemi ed è data dalla testimonianza. Essa ha
efficacia se è accompagnata da un rapporto diretto di amicizia ( in chi
osserva il cristiano deve scaturire una domanda: perché si comporta così?
). La prima evangelizzazione si chiude quando, nell’altra persona, nasce
il desiderio di conoscere.
L’evangelizzazione rappresenta il contatto
con i primi elementi della fede ( le preghiere semplici, le
parabole,… ). Con l’evangelizzazione si cominciano a capire diverse
cose. Oggi succede che queste due fasi sono sparite o, quantomeno,
trascurate. L’evangelizzazione si chiude con la professione di
fede
( = adesione piena e consapevole al Credo, che recitiamo ogni
domenica a Messa ). L’uomo che si professa credente può adesso passare
alla catechesi e alla liturgia. La catechesi è la tappa
conseguente alla professione di fede, è la formazione permanente del
cristiano e non ha un punto d’arrivo; questo perché, durante la
crescita, le situazioni della vita cambiano, ma immutabile deve rimanere
la fede cristiana. La catechesi non è un cammino solitario, ma è
accompagnata dalla liturgia, che aiuta a vivere la catechesi.
Catechesi e liturgia sono collegate e aiutano il cristiano a crescere ed a
maturare la propria fede.
Oggi gli operatori della pastorale trascurano le prime due tappe di questo
processo, curando direttamente ed erroneamente la catechesi, dando per
scontata la professione di fede.
La professione di fede comporta la scelta radicale
che Gesù è il centro della propria vita ed è il punto di partenza della
catechesi.
Solo con la professione di fede convinta il
cristiano avverte il bisogno della catechesi e della liturgia (
prima devo credere che Gesù è veramente il mio unico Signore e
Salvatore, e poi devo rafforzare questa mia fede con il Vangelo ).
Annunziare il Vangelo significa innanzitutto
convertire noi stessi per poi convertire il prossimo, considerando che
ciascuno può recepire il messaggio del Vangelo in modo diverso, cioè
cogliendone aspetti ed insegnamenti diversi.
La prima evangelizzazione è affidata ad ogni
cristiano ( colui che crede in Gesù ), perché è informale ed avviene
col contatto diretto col prossimo. L’essere cristiano riempie di
significato la testimonianza, che è l’elemento fondamentale e decisivo
del cammino del cristiano. L’evangelizzazione è affidata alla comunità
cristiana che, per lo scopo, individua e qualifica un gruppo di cristiani.
Destinatari della catechesi sono gli adulti, gli unici capaci di fare una
scelta di fede e di adattare le situazioni della vita alla fede stessa.
Bisogna tornare all’idea che il mondo che cambia
ha bisogno della prima evangelizzazione e dell’evangelizzazione. Ciò
non è per niente facile, anche perché oggi, ad esempio, è divenuto
drammatico il rapporto fra Cristianesimo e Islam.
Quali elementi possiamo evidenziare nel mondo
che cambia?
Il mondo che cambia è divenuto plurale,
cioè popolato da uomini che non vivono allo stesso modo; c’è grande varietà
di religioni ( ma anche di sette religiose ); c’è grande varietà
di lingue, che comporta una grande varietà di culture che si
incontrano. Il mondo diventa piccolo, col rischio che ognuno
smarrisca la propria identità. Il dialogo fra culture diverse non
significa annullare la propria identità, ma “far propria” la propria
identità. I rischi che si corrono sono
due: se si è tolleranti, si rischia di rinunciare alla propria identità
e quindi si rende amorfe la propria vita; se si esaspera la propria
identità, si è incapaci di dialogare con chi è diverso da noi.
Il mondo ci invita alla convivenza ( cioè
ci dice che tutte le religioni, lingue, identità sono uguali, e ciò non
è vero ), alla massificazione ( aspetto deleterio della
globalizzazione ), alla tolleranza. Il Vangelo si deve confrontare
con queste tre realtà, ma nessuna di esse ha valore cristiano.
E noi, chi dobbiamo essere?
Il cristiano “vive per…”, cioè ama, perché
il Vangelo ci porta e ci fa vivere di amore.
L’amore va oltre la convivenza, la tolleranza e
la massificazione.
Col "vivere per…", sia il cristiano che
la comunità portano avanti l’evangelizzazione, la catechesi e la
liturgia.
Diventa importante, allora, intraprendere un
cammino di evangelizzazione mantenendo il pieno rispetto delle tradizioni
popolari che si affiancano alla vita religiosa ( pensiamo alle
rappresentazioni del triduo pasquale, alle feste parrocchiali, alle
processioni,… ). Inoltre, una società diversa ed in continua evoluzione
richiede qualità e criteri diversi di movimento, ben sapendo che il
processo di scelta di fede ci viene offerto da Gesù quando dice: “Voi
siete il sale della terra…voi siete la luce del mondo”, che
è l’icona biblica proposta dal Papa ai giovani per la GMG.
Don Gaetano
risponde alla seguente domanda:
Come conciliare le richieste di sostegno
materiale della Chiesa cattolica con la testimonianza che il
cristiano e la comunità devono dare al prossimo?
Se, da un lato, è evidente che nessun sacramento o attività
spirituale deve essere legato al denaro, dall’altro lato è importante
educare la comunità al sostegno della Chiesa cattolica, che impiega le
risorse per i sacerdoti, per le missioni e per il sostentamento dei vari
istituti religiosi di formazione, accoglienza e solidarietà. E’ certo
comunque che, specie nelle parrocchie, nonostante la Chiesa ha autorizzato
un tariffario con l’indicazione delle cifre massime, chiedere denaro ha
involontariamente generato una “controtestimonianza”. Compito del
cristiano è dunque quello di rispondere a ciò col “vivere per…”.
(Relazione a cura di Giuseppe Rizzo)