SKIN

FLESHWOUNDS

 

   
 

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Genere: pop
Miglior brano: Faithfullness
Assomiglia a: Skunk Anansie
Voto (0-10): 4.0                                                          Recensione del: 01/09/2003
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MA COS'E' SUCCESSO A SKIN?

Questa è la prima (lecita) domanda che sorge spontanea dopo l'ascolto dell'album.

Che fine ha fatto la Skin che conoscevamo, quella trasgressiva ed eccentrica nel look e nei comportamenti, che dava scandalo sul palco e sapeva zittire tutti con la sua voce calda e profonda, ma anche grintosa , aggressiva e tagliente allo stesso tempo?

Non troverete la risposta a questa domanda in "Fleshwounds", qui di quella Skin non c'è traccia, o almeno, è rimasta solo la sua splendida voce, che però, ahimè, da sola non basta.

E pensare che la prima volta che si presentò per la firma di un contratto discografico con gli Skunk Anansie, i discografici stentarono ad accettare il fatto che fosse una cantante rock, perchè aveva la pelle nera.

La prima prova dell'interprete di "Secretely" da solista è davvero deludente.

"Fleshwounds" è uno di quei dischi che compreresti a scatola chiusa, ma non è tutto oro ciò che luccica.

Si tratta di un insieme di brani melensi fin quasi all' insopportabile, come "Don't let me down" e "The trouble with me", che toccano il picco con "Till morning comes", un vero strazio per le orecchie; un album monotono e prevedibile dove le uniche canzoni degne di interesse sono i due singoli "Trashed" e "Faithfullness", quest'ultima tra l'altro già sigla di uno spot pubblicitario.

Ascoltando questo disco si ha l'impressione di non sentir cantare Skin ma una sua controfigura, fredda e costruita ma con la stessa voce. Evidentemente l'ex Skunk Anansie non ha voluto osare.

I brani non trasmettono all'ascoltatore nessuna sensazione od emozione, se non la noia, e sono degni della più ispirata Laura Pausini.

Questo disco sembra quasi l'esercitazione per un'eventuale prossima partecipazione al festival di Sanremo, e in questo caso non si può certo negare che Skin abbia superato la prova brillantemente.

Dopo la collaborazione con i Marlene Kuntz la dimestichezza con l'italiano non dovrebbe mancarle, dunque perchè non provare? Chissà, forse andrà meglio...

Solo una cosa resta da dire: ridateci gli Skunk Anansie!

 

Recensione di: Marzia Accardo

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