LOTUS

NESSUNO E' INNOCENTE

 

   
 

track-list

1.Qualità

2.Trasparenti ma non liberi

3.Io sono il re

4.Lazy Jane

5.Testacoda

6.Yeahjaouijasi!

7.Un'estate in clinica

8.Ricchi e poveri

9.Sushi

10.Squalo

11.Nessuno è innocente

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Soap opera

 

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Genere: pop/rock anni '70
Miglior brano: Lazy Jane
Assomiglia a: 3000 bruchi, Afterhours, Ivan Graziani, Velvet, Blur, Beatles, Oasis
Voto (0-10): 7.0                                                          Recensione del: 16/06/2003
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Dietro il nome Lotus si nasconde Amerigo Verardi, figura storica dell'underground italiano degli ultimi quindici anni, che ha dato vita a progetti come Allison Run, Betty's Blues e Lula. In questo nuovo progetto, ruotano anche una serie di collaboratori, come Claudio Chiari e Silvio Trisciuzzi, e svariati componenti di bands come Sonica, Freex, Arcastrella, Lova... In più, come se non bastasse, il Verardi si avvale anche della preziosa collaborazione di Manuel Agnelli degli Afterhours.

E con questo progetto Verardi tira fuori dal cilindro un cd anni '70, dalle atmosfere rarefatte, in penombra (in armonia con la cover del cd, con una veste grafica semplice ma accattivante), senza disdegnare accenni rock (sempre anni '70) con qualcosa di personale in più. Il singolo antipasto è stato "Io sono il re", il pezzo sicuramente più aggressivo. Il singolo contiene anche la versione live di "Qualità", che nella versione studio è più amalgamata e ricca di synth. "Trasparenti ma non liberi" (una vera e propria dichiarazione d'amore) si muove con voci sensuali, su un ritmo sinuoso anni '70, con parsimonie elettroniche. Magica. Ancora magica è la stupenda "Lazy Jane", che prende nome dal portavivande girevole che, ruotando al centro del tavolo, fa arrivare le portate a tutti i commensali. Una bellissima metafora femminile: "Mangiavo ciò che c'era, guardavo la giostra girare. Ti leccavo a ruota le ferite... Smetti di girare, sei completamente priva di controllo...", che 'ruota' sempre su morbide linee anni '60/'70. "Testacoda" è romantica e ironica, mentre l'onomatopeica "Yeahjaouijasi!" ha bel ritmo e radiofonicità, che ne fanno un'ottima candidata al secondo singolo. Il brano ha un testo più che esplicito, e riprende cose che il Verardi scriveva a vent'anni. "Un'estate clinica" è beatlesianissima, dall'ottimo finale corale, che lascia spazio al ritmo frenetico e alle chitarrine rampanti (mi ricorda i Cure di 'Boys don't cry') di "Ricchi e poveri", dal testo a sfondo sociale: "Io in alto, tu in basso. Io ricco, tu povero. Io tutto, tu niente!". L'orientale "Sushi", dedicata ad una ragazza che amava masturbarsi con un cucchiaino da caffè... ricca di sospiri su un letto lento di note: "Sushi vuole il mondo accanto, per giocarci quando le va. Sushi inganna il tempo godendo col freddo del suo cucchiaino d'argento...". "Squalo", l'episodio più prolisso (6 minuti e mezzo) e  definito da Verardi il pezzo più 'sinistro' dell'album, lascia spazio alla title-track "Nessuno è innocente", che si discosta musicalmente dal suono globale del cd. Scritta con la collaborazione di Francesco Bianconi dei Baustelle, che ne canta anche una parte, il brano è inquietante e cupo quanto basta: "Mai fratello dire mai... Guscio delle tue paure, quante volte hai detto 'Morirei per te'?". La traccia n°12 è una  pseudo gost-track: dichiarata nei titoli del cd, è però 'fusa' alla tracci n°11. E' l'unico brano non firmato da Verardi, ma da Alessandro Palazzo dei Lova.

Un cd non originale, ma suonato con cura, ironia e maestria, che ci mostra il 'lato personale' degli anni '70 di Amerigo Verardi. Una rilettura di quei favolosi anni, caratterizzati da ritmi assopiti e voci melange. Le voci, appunto, in alcuni casi raggiungono livelli veramente inesistenti di testosterone, come nel brano "Sushi". Un cd da ascoltare al buio, in penombra, assaporandone tutte le sfaccettature e gli intarsi che si scoprono con un ascolto attento e continuo. E autoaccusandosi di ciò, "Nessuno è innocente" punta il dito sull'unico vero artefice e 'colpevole' di questo sano cd: Amerigo Verardi.

Recensione di: Ilario Pisanu

Thanks to: Manuela, Uff. Stampa Mescal

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