SAVATAGE : LA STORIA
Questa non è la biografia ufficale dei Savatage, che si può trovare nei meandri di www.savatage.com, bensì un articolo molto lungo ed altrettanto curato ed interessante che fu pubblicato da Rock Hard dopo l'uscita dell'album Dead Winter Dead (1996, quindi le informazioni e le affermazioni contenute sono relative ai fatti di quel periodo) come una sorta di tributo ai Savatage, è un articolo molto scorrevole e divertente diviso in sezioni, contiene informazioni sulla discografia, i tours, gli elementi della bands (presenti e passati) e molti anedotti divertenti e curiosi!
Trovo che l'autore, Matthias Breusch, abbia fatto un ottimo lavoro di ricerca e stesura, e spero di avergli fatto giustizia in questa (interminabile!) traduzione, durante la quale ho cercato di resistere alla tentazione di inserire commenti e appunti -tolti gli indispensabili. Le foto che corredano il tutto sono quelle originali tratte da Rock Hard più alcune del'archivio di Hounds e qualche immagine raccolta dalla rete, spero di non infringere diritti di nessun tipo e di non fare arrabbiare nessuno! Presto verrà aggiunto una ggiornamento sugli eventi dal 1996 ad oggi,c he epr ora è in via di preparazione (abbiate pietà di me, questa band non si ferma un attimo!!!)
Essendo l'articolo piuttosto articolato ho diviso la storia in paragrafi che vengono richiamati qui sotto, e ho "disseminato" il testo di "top of the page" per tornare all'indice, in ogni caso il modo migliore per godersi la storia è mettersi comodi e leggerela dall'inizio alla fine. E' tutto, ho già scritto fin troppo ed è ora di lasciare la parola a Rock Hard.
JON OLIVA, MANI D'ORO E CUORE D'ORO
CRISS OLIVA, IL GENIO NON RICONOSCIUTO
STEVE "DOC" WACHOLZ, L'ORGANIZZATORE
JOHNNY LEE MIDDLETON III, SOLIDO COME UNA ROCCIA
PAUL O'NEILL, PRESTIGIATORE, POETA E VISIONARIO
AL PITRELLI, IL FASCINO DEL ROCK AND ROLL
ZACHARY STEVENS, LA VOCE DA UN ALTRO MONDO
"This
is the time...and this is the place"
ovvero
“Questo è il momento e questo è il luogo”, ci siamo detti, pensando
all’omonima canzone dei Savatage presente sull’album "Dead Winter
Dead". In altre parole, è arrivato il momento di rendere onore alla più
grande band “sconosciuta” della storia del rock con una biografia elaborata
- anche se per una storia approfondita della leggendaria band della Baia di
Tampa non sarebbero bastate 300 pagine.
Si
potrebbero riempire libri di anedotti, informazioni, foto e rarità di questa
band senza eguali in nessun campo, che si è evoluta in modo naturale nel corso
di oltre 18 anni di vita e 12 albums da una delle formazioni più pioniere del
mondo metal in un’orchestra power-rock di prima categoria, incondizionata
dalle mode e dai sounds trendy, .
“Progressive”
nel senso vero del termine, i Savatage siedono di diritto sul trono accanto a
mega-bands come Queen o Queensrÿche. A parte ciò, la Sava-famiglia è composta
da persone che sanno come prendere la vita e la musica con il giusto senso
dell’umorismo e vitalità, nonostante i molti momenti bui e la tragedia della
morte improvvisa e prematura di Criss Oliva.
Augurandoci
che il "Mountain King" Jon Oliva e i suoi nuovi compagni un giorno
presto possano marciare lungo la strada del successo presso il grande pubblico,
così come da tempo sarebbe già dovuto succedere, vi auguriamo buon
divertimento e buona lettura.
MATTHIAS BREUSCH, APRILE 1996
C’era
una volta...
.....
nell’anno 1975, un ragazzo quindicenne, Jon Oliva, e suo fratello Criss, 12
anni, che fondarono il loro primo gruppo insieme, posando il primo mattone di
una carriera musicale unica che sarebbe passata alla storia per passione e novità
di idee.
All’epoca,
nel bel mezzo degli anni ’70, quando Richie Balckmore aveva appena lasciato i
Deep Purple per fondare i Rainbow, i Black Sabbath avevano appena fatto uscire
"Sabotage" e i Judas Priest regalarono all'umanità "Sad Wings of
Destiny", i due futuri eroi dell'heavy metal abitavano in California e
suonavano in una coverband chiamata "Black Diamond"; Jon era il mago
della sei corde e Criss invece suonava il basso.
Jon:
"Avevamo in repertorio circa una trentina di pezzi dei Kiss, più "War
Pigs" dei Black Sabbath e 'Iron Man'. Ci truccavamo come i Kiss, ma senza
la base bianca, sembrava un po' uno stile alla Alice Cooper, ma più cattivo".
Doveva proprio donare parecchio all'organista, un ragazzino quindicenne con
tratti afro e una selvaggia criniera bionda!
Nel
1976 la famiglia Oliva si trasferì in Florida,
dove Criss e Jon trasformarono un vecchio pollaio nel cortile sul retro
nella loro sala prove. "Battezzammo quel postaccio "La Fossa". Ci
si poteva davvero sentire male lì dentro! La cosa peggiore erano i ratti. Ogni
volta dopo le prove Steve Wacholz piazzava le trappole e per ogni ratto che
prendevamo -più o meno la media era 6 a prova- disegnava una grossa X sul muro
dietro la batteria!"
Prima
di arrivare a questo conteggio delle vittime, il destino aveva fatto incontrare
Steve e i fratelli Oliva, che all'epoca erano i fondatori di una band chiamata
Metropolis. Steve era un fan accanito della band, aveva perfino comprato il loro
primo singolo, 'Let's get Rowdy', un 7 pollici stampato in 500 copie. Il futuro
"Doctor" abitata a pochi isolati da casa Oliva e in un pomeriggio di
sole si presentò alla "Fossa" dove trovò Jon e
Criss alle prese con l'ennesimo tentativo di far passare alla storia il
quartiere di Palm Harbour per un nuovo record di rumorosità!
Jon:"All'improvviso
alziamo gli occhi e vediamo questo ragazzino dentro alla nostra sala prove, che
ci fa 'Hey, ragazzi, siete dei grandi! Sentite, vi serve un batterista?' Lo
abbiamo squadrato e ci siamo chiesti che razza di svitato fosse, ma poi gli
abbiamo detto che poteva benissimo presentarsi da noi con i suoi tamburi e si
poteva provare una volta. E così fece, si portò dietro la batteria e iniziò a
suonare. L'unico problema era: picchiava sulle pelli invece che MARTELLARLE! Mi
sono piazzato davanti a lui e gli ho detto "Senta, signorino, se vuole
suonare con me e mio fratello devi fare un po' più casino! Ti spiego cosa
intendo..."
Dietro
"La Fossa" c'era una rastrello appoggiato a un muro, abbiamo preso il
manico e l'abbiamo spezzato in due e abbiamo creato due gigantesche bacchette.
Poi mi sono seduto alla sua batteria e gli ho detto "Okay, devi suonare
almeno con questa potenza che ti faccio sentire adesso" ... e ho iniziato a
pestare sulla batteria con i manici del rastrello. Nel frattempo lui saltava e
si disperava e diceva "Noooooo!!! La mia batteria!!!!! Cosa cavolo fai!?!"
e io gli risposi "Non fare il piscialetto, anzi, ringraziami che ti sto
insegnando come si fa!". Beh, gli sfasciai completamente le pelli e
così il giorno dopo gli ho portato 35 $ per ricomprarsele nuove, poi lui
ha iniziato a suonare davvero e gli consigliai di andare a comprarsi le
bacchette più grosse che trovata. Detto fatto, se le procurò davvero!
Siccome
non aveva i soldi, Steve rubò due mazze da golf leggere da un campo da gold lì
vicino, le segò e le trasformò in bacchette per batteria. E da quella volta,
diventammo ancora più fragorosi!! Mio fratello poi aveva un metodo veramente
bastardo per incitarlo a fare più casino,
mi diceva "Questo qui non fa ancora abbastanza casino, adesso gli
faccio sentire la voce degli angeli!" e Criss aveva avuto la brillante idea
di mettere i nostri ampli direttamente dietro la batteria, metteva il volume al
massimo e lo facevamo impazzire, ah ah ah!!! Già, a quel punto doveva proprio
picchiare forte, che lo volesse o no! E così iniziò a martellare la batteria
in modo davvero impressionante, e da lì venne il suo nome "Dr. Killdrums"
(tradotto, sarebbe qualcosa come "Dottor Ammazzatamburi"!!) ...
semplicemente sfasciava tutto! Dopo che suonava con noi da tre settimane la sua
batteria sembrava che gliel'avessero tirata dietro per 20 $ al mercatino delle
pulci!!"
Per
il periodo successivo Criss e Steve suonarono nei Tower, un trio all'epoca del
liceo, e Jon lasciò la scuola senza diplomarsi perché nel frattempo riusciva a
mantenersi con i concerti che faceva con una coverband.
Insieme
i tre persero la testa per i Rush. "Da allora decidemmo di chiamarci
Avatar. Ormai era passata l'era delle coverbands, suonavamo già pezzi nostri.
Nel frattempo Criss era diventato un chitarrista molto in gamba e io inizia a
suonare il basso al suo posto e le tastiere".
Alla
fine però il trio decise di trovare un bassista vero e proprio.
Jon:
"E fu così che trovammo Keith Collins. Principalmente perché aveva un
impianto suo, e con quello e la nostra strumentazione potevamo andare a suonare
nei clubs, una soluzione molto pratica, aha ha ha! Inoltre non era veramente un
bassista, Keith era un chitarrista, ma nel 1980 non era facile trovare un
bassista. Quindi la prima formazione degli Avatar nel 1980 consisteva di un
quartetto. All'epoca non avevamo un vero agente, facevamo tutto da soli. Steve
specialmente, si prendeva cura lui di tutta la parte di booking".
Nel
1980 gli Avatar registrarono per la pria volta la loro musica, per una
compilation della radio rock YMF. Gli Avatar furono la sola band sconosciuta a
cui fu permesso di contribuire, e registrarono due brani "Rock Me" e
"Minus Love". In queste due canzoni si sentiva molto poco la loro
influenza Rush. Jim Morris, il quale aveva aperto il Morissound - studio a Tampa
nell'anno 1981 insieme a suo fratello Tom, ricorda: "facevano rock
commerciale. Rock per capelloni! E per lo meno era molto ma molto più potente
della musica che la gente sentiva in quel periodo".
Negli
anni 1981/1982 venne alla luce la maggior parte del materiale che costituisce
l'LP "Sirens".
Jon:
"All'epoca registrammo parecchi demo; Keith aveva un registratore
multitraccia piuttosto buono, e registrammo alla Fossa. Non me lo dimenticherò
mai! Facemmo un concerto all'aperto organizzato da una radio, nel parcheggio di
un supermercato, l'ingresso era gratuito e vennero circa 6000 persone a vederci!
E fu proprio in questa memorabile occasione che incontrammo la prima volta Dan
Johnson della Par Records, e dopo il concerto ci offrì un contratto.Ci avrebbe
pagato tutto. Gli abbiamo riso in faccia. Pochi giorni dopo ci chiamò davvero,
firmammo il contratto e entrammo nei Morrisound Studios".
...dove,
nell'agosto 1982, i ragazzi iniziarono a registrare i brani precedentemente
apparsi sul singolo "City Beneath the Surface" nel giro di 12 ore
filate, prima di iniziare a registrare i brano per il loro primo vero album.
Nel
frattempo, in vendita a prezzi da
capogiro: The City Beneath The Surface - 7" in vinile giallo (edizione
limitata, 100 copie).
Qui
l'enorme talento e potenziale della band venne alla luce. Tutti i costi di
produzione e registrazione delle canzoni che costituiscono "Sirens" e
"The Dungeons are calling" arrivarono in tutto a 2500 ridicoli dollari!
I brani furono registrati e mixati nel giro di tre giorni. Jim Morris, un fan
irriducibile dalla band fin da allora, ricorda: "Facemmo tutto in tre turni
da 10 o 12 ore l'uno. Jone Criss mi
hanno impressionato fin dal primo momento".
Jon:
"Ogni canzone l'abbiamo provata una volta, registrata in diretta subito,
buona la prima e fine. Poi Criss ha registrato gli assoli e io mi sono sgolato
per le parti di cantato, tutti i brani uno dietro l'altro". Per il mixaggio
hanno avuto a disposizione "in tutto 4 ore, è stato folle!!" Quando
Jon poté riascoltare il tutto disse "che avrei voluto cambiare questo o
quello, ma continuamente ci dicevano che non c'era tempo. E mi viene quasi da
ridere, se penso ai tempi che abbiamo a disposizione oggi. Davvero, non sapevamo
cosa stavamo facendo. Le pressioni erano enormi! Non abbiamo avuto un solo
secondo libero per provare o sperimentare qualcosa".
Ma
qualcosa poi fu cambiato, per forza di cose...........
Jon:
"Avevano già mandato in tipografia la copertina di "Sirens"
quando Dan ci chiamò e mi disse che c'era già una band che si chiamava Avatar
e aveva registrato il nome legalmente. E naturalmente non volevamo essere
denunciati da quei pagliacci!"
E
così Jon, Criss e la sua ragazza Dawn si sedettero attorno a un tavolo quella sera
stessa e fecero un partita a "Scarabeo-Metal"!. "Cazzo, ci
piaceva da morire quel nome! Così volevamo almeno salvarne un pezzo. Prima
abbiamo pensato di chiamarci Savatar. Giuro!!! Ma suonava male, una band con un
nome che sembra una specie di mostro giapponese scappato da una edizione di
serie B di Gozzilla! "Aiutooooo! Arriva Savatar, distruggerà
Tokyo!!!" Ahahaha!! Sabotage non andava bene, sapevo che c'era già una
band con questo nome in Europa, e alla fine facemmo un bel miscuglio tra le tre
parole: Sabotage, Avatar e Savatar. Non voleva dire niente, ma suonava bene e
ognuno poteva pensare che significasse quello che preferiva. Così richiamai Dan
e lui disse 'Ok'' ".
Con
il disco "Sirens" sul mercato la band guadagnò una certa
considerazione, che la portò ad esibirsi in concerti di maggiori dimensioni.
Jon:
"In uno di questi concerti suonavamo come gruppo spalla per gli Zebra qui
in Florida e nel pubblico c'erano dei rappresentanti della Atlantic Records, che
erano venuti in teoria per vedere gli Zebra, che erano sotto contratto con loro
all'epoca. Ci videro, notarono che il pubblico rispondeva bene e così dopo il
concerto vennero nel nostro camerino e ci fecero un'offerta".
Il
risultato fu che la band si mise d'accordo con la Music For Nations, che nel
frattempo aveva acquistato i diritti su "Sirens" e l'opzione per un
secondo disco. Misero le 6 canzoni avanzate dalla registrazione di Sirens
sull'album successivo, "The Dungeons are Calling" e così onorarono il
contratto prima di firmare con l'Atlantic.
Jon:"L'Atlantic
allora ci mise al lavoro con Max Norman, un gran produttore, e registrammo
"Power of the Night". Max ci diede un suono molto aggressivo e nuovo.
Con questa produzione le cose andarono molto diversamente. Avevamo un mese
intero solo per la pre-produzione, un mese intero a Bearsville, dove non avevamo
altro da fare che prepararci a registrare in un centro gigantesco di sale prove.
Il posto era ricavato da un vechcio scalo ferroviario, sia Jimi Hendrix che i
Rolling Stones erano stati qui a provare... era incredibile!
Solo due anni prima avevamo due ore per finire un disco, e all'improvviso
adesso avevamo una settimana intera solo per fare gli assoli di chitarra, un
giorno intero per cantare e ricantare una singola canzone! "Power of the
Night" è stat piuttosto dispendioso in effetti, in tutto ci abbiamo
lavorato per tre mesi. Lavorare con Max era un po' come lavorare con Paul
O'Neill, la preoccupazione principale di entrambi è che l'essenza della musica
che producono deve rendere al 100%. Creare un album meraviglioso per loro vale
qualsiasi sacrificio.
Tra
le altre cose, i nostri ebbero anche il tempo di creare uno dei suoni/effetti
per tastiera più imprevedibili che siano mai stati registrati su un album rock
o metal. Ad esempio, il suono dell'intro di warriors non viene da dentro un
aspirapolvere come sembra: Jon Oliva affumicò mezzo studio quando bruciò un
sacchetto di plastica e registrò il suono che faceva la plastica fusa che
colava per terra, e poi fece girare il nastro al contrario... !
Il
mixaggio aggressivo di Max non solo produsse in maniera brillante voce e
chitarre, ma regalò alla scena metal anche uno dei suoni più naturali e
potenti di batteria fino ad allora registrati. Steve Wacholz spiega il suo suono
travolgente principalmente con il fatto che "poco prima che entrassimo in
studio mio padre morì. Così le registrazioni diventarono una faccenda molto
emotiva per me. Mentre registrai "In the Dream" effettivamente piansi,
e poi picchiai sulle pelli come un dannato. E così facendo, apparentemente feci
anche un ottimo uso dell'eco naturale della sala di registrazione".
Anche
se l'album diede dei buoni risultati di vendita, i Savatage si bruciarono
intenzionalmente la strada per un maggiore successo rifiutando qualsiasi
compromesso. Mentre le bands glam dell'epoca scrivevano mega successi dai titoli
come "Hot for Love" ("caldo per il tuo amore") una canzone
tipicamente alla Jon Oliva come "Hard for Love" ("duro per il tuo
amore"... notare la leggera differenza!), anche se una band come i Motley
Crue si sarebbe trascinata in ginocchio fino a Wladiwostok per poter dire che
l'avevano scritta loro, con il suo testo impudente fu sdegnosamente rifiutata da
tutte le stazioni radio dalla pudica America.
E
con 'Power of the Night' i Savatage partirono per il loro primo tour. E il tour
'Monsters of the Universe' è stato la quintessenza di ogni tour!...
Jon: "E' stato come il nostro primo picnic. Semplicemente perfetto! Come andare a Disneyland per la prima volta... e restarci per sei mesi!!! Eravamo una manica di esagitati a piede libero! E' stato magnifico, cazzo! Non avevamo un tourbus, ma una specie di camper. Io guidavo quasi sempre. E non dimenticherò mai come siamo riusciti a ridurre quel povero veicolo! Verso metà tour dovevamo cambiare macchina, riesco ancora a vedere quella buca enorme sulla strada che non avevo visto, e come ci sono andato dentro a tutta velocità e... bhe, la macchina... come dire, atterrò un po' ,male e la botta fece saltare via il contenitore del WC! Sono saltato sul freno che tutti e due i piedi! E siamo scesi, e abbaiamo raccattato i pezzi rotti e li abbiamo rimessi assieme, e abbiamo legato il tutto davanti alla macchina, sul radiatore usando nastro adesivo, corde e elastici. Il proprietario del garage era pietrificato quando ci ha visti arrivare! Con questa macchina con il WC davanti, buchi di sigaretta sui sedili e ammaccature dappertutto!"
JON
OLIVA
Mani d'oro, cuore d'oro.
"La
più sottile linea immaginabile tra Genio e Follia è quella che divide
l'emisfero destro dall'emisfero sinistro del cervello di Jon Oliva". - Jim
Morris
Jon
Oliva è un fenomeno sotto molti punti di vista. A pare il fatto che questo
purosangue da palcoscenico è passato alla storia come uno dei cantanti e
interpreti più carismatici del metal, costui suona anche il piano, la chitarra,
il basso e la batteria senza aver mai preso una sola lezione in tutta la vita.
"Sono
certo che Jon sia uno dei musicisti di maggior talento su cui questo pianeta
abbia mai posato gli occhi" conferma Steve Wacholz. L'accanito fumatore
(Paul: "Non avete idea di quanto spenda in sigarette! E si mantiene il
vizio solo perché fa un sacco di soldi!") semplicemente riesce in
qualsiasi cosa faccia, come sedersi dietro a un piano a coda una sera e suonare
le canzoni dei Beatles come se fosse John Lennon, proprio come fece una sera in
California nella lobby di un hotel dopo un concerto del tour di
"Streets", dove diede un concerto per pochi entusiasti ospiti
dell'albergo da notte fonda fino all'alba. Jim Morris è convinto che al mondo
non esista un altro cantante metal che riesca con la facilità di Jon. Almeno,
non in modo così perfetto.
Quando
una sera durante il tour di Gutter Ballet Chris prese il microfono e cantò
"Power of the Night", Jon che è mancino prese al volo la chitarra
(per destri) di Chris e d'istinto iniziò a suonare, ed eseguì alla perfezione
tutta la canzone.
Paul:
"E' stato assolutamente impossibile far suonare a qualcuno che non fosse
Jon la parte di piano di "Alone you Breathe" sull'album "Handful
of Rain" [la canzone che i Savatage dedicarono a Criss dopo la sua morte,
ndT]. Avevo fatto mandare alcuni eccellenti pianisti dal conservatorio, ma
anche dopo 8 ore di prove nessuno era stato in gradi di trasmettere le emozioni
che Jon tira fuori da un piano."
Anche
come autore e compositore, il capofamiglia Oliva (due figli maschi, di 7 e 13
anni) sembra esese un pozzo senza fondo. Riesce a creare una canzone perfetta
che non necessita di ritocchi nel giro di 6 o 7 minuti. Big Dave, un amico,
vicino di casa e compagno di molti viaggi da tanti anni, descrive così le
capacità del "Mountain King". "Nel giro di un quarto d'ora aveva
tirato fuori un sacco di idee, che avrei riconosciuto anni dopo su "Edge of Thorns". Gli avrò già chiesto mille
volte perché non usa il suo talento almeno una volta ogni tanto per scrivere
una canzone che almeno una volta arrivi dritta in cima alla classifica di
Billboard. La risposta è sempre la stessa da anni: "Non posso scrivere
certa musica-spazzatura, perché io non sono così. Non mi piace quella roba
superficiale, no." sapete una cosa? Quest'uomo sarebbe potuto diventare
miliardario molti anni fa..."
Al
contrario, Jon è il tipo di persona che darebbe via anche l'ultima camicia, se
qualcuno gli chiedesse un favore. Non c'è una sola persona che lo abbia
conosciuto che non racconti di che uomo alla mano, amichevole, generoso e
modesto Jon Oliva sia.
Certo
il "Madman" non è un santo, ma per dirla con el parole di Big Dave
"E' l'antitesi vivente del concetto di 'Stronzo' " Come suo fratello,
appartiene a quella categoria di persone che non guarderebbero mai nessuno
dall'alto in basso.
Paul:
Ho visto Jon fare questo dopo moltissimi concerti in cui era assolutamente
esausto. Usciva, si imbatteva in 200 ragazzi che volevano autografi e firmava
tutto quello che gli veniva chiesto, ci metteva circa 2 ore a dare ascolto a
tutti quanti. Jon è fatto così, ha semplicemente un cuore d'oro.In Giappone
una sera sparì nel nulla dopo un concerto. Lo cercai dappertutto, non sapevo più
cosa pensare, quando alla fine lo trovai all'ingresso dove stava pulendo i
pavimenti e svuotando i cesti della spazzatura mentre aveva mandato gli addetti
alle pulizie, tutti uomini e donne anziane, a
bersi una birra e mangiarsi un
panino che offriva lui".
Da
bambino Jon fu molto ispirato da suo padre, che per molti anni oltre a fare il
rappresentante di una ditta di materiale sintetico, suonava il piano in hotel e
ristoranti.
"Abbiamo sempre avuto un pianoforte a casa, e fin dall'inizio i nostri genitori hanno incoraggiato me e Criss quando hanno capito quanto fosse importante per noi la musica, anche se mio padre, che aveva un'istruzione di stampo classico era molto dispiaciuto che nessuno di noi avesse mai voluto prendere almeno qualche ora di lezione di musica e siamo sempre andati a naso e a orecchio. Ma eravamo ragazzini, e volevamo solo suonare le canzoni dei Black Sabbath".
CRISS
OLIVA
Il genio non riconosciuto
C'è
difficilmente qualcosa che possa meglio descrivere fino a che punto Criss Oliva
sia stato sottovalutato più del modo in cui sia stato completamente ignorato
nel corso della sua vita dal note riviste per chitarristi come Guitar World e
Guitar Player. Non solo nessuna di queste testate gli fece mai un'intervista, ma
dopo la sua tragica morte gli editori delle due riviste non pensarono neanche
che fosse opportuno o necessario onorarlo ai postumi come uno dei chitarristi più
influenti di quest'era.
Criss,
come suo fratello Jon, imparò a suonare il suo strumento senza aver mai preso
una lezione, e ha mostrato stupefacenti capacità fin da molto giovane.
Steve
ricorda che "Criss all'età di 14 o 15 anni surclassava in modo
spettacolare qualsiasi chitarrista". All’età di 17 anni partecipò a un
concorso a Tampa dove stravinse alla grande.
Suonò
il brano "Eruption" di Van Halen così bene che "Eddi Van Halen
sarebbe rimasto a bocca aperta!". Gli organizzatori del concorso non ebbero
altra scelta che consegnare a Criss la Strat che si meritava. E' stato un
momento molto triste quando proprio questa chitarra gli fu rubata dopo un
concerto in Florida.
Jon:
"Criss era un musicista molto dovizioso. Suonava la chitarra per 5,6,7,8
ore al giorno. E tutti i giorni. Era la sua vita, più di qualsiasi altra cosa.
Ed è sconvolgente come non gliene sia mai importato nulla della teoria
musicale. Faceva solo affidamento sul suo orecchio e ai suoi sentimenti ed era
enormemente creativo in questo modo. Per me era come Mozart, aveva qualcosa di
divino".
Jon
descrive la loro relazione interpersonale come "molto stretta. Ci
divertivamo insieme, ma alla fine era la classica relazione fratello maggiore/fratello
minore, come è quasi sempre tra fratelli. Lui aveva i suoi amici e io avevo i
miei, non è che fossimo sempre in giro insieme. A parte quando scrivevamo
canzoni, allora eravamo come gemelli".
Chris
Caffery: "Il suo particolarissimo stile veniva tutto dalle mani. Non
importava che amplificatore usasse, che chitarra, che effetto. Più passa il
tempo e faccio esperienza e più mi rendo conto di che chitarrista incredibile
Criss fosse. Era assolutamente perfetto, al punto da non sbagliare mai.. E se
per caso gli scivolava un dito, cose che capitano, aveva un capacità innata di
trasformare una possibile stecca in qualcosa di intonato e artistico, come se
l'avesse fatto apposta, e nessuno capiva che stava per sbagliare".
Paul O'Neill: -e non è il solo ad essere di questa opinione- dice che Criss "era la persona più splendida che uno potesse immaginare. Ha sempre trattato ogni persona come se questa fosse al suo ultimo giorno di vita. Ogni volta che lavoro in studio mi chiedo sempre "Cosa avrebbe fatto qui Criss per migliorare, purificare questa o quella canzone? E quante canzoni meravigliose non saranno mai più scritte, ora che il suo talento e contributo artistico non sono più tra noi?"
Per
gli addetti ai lavori il Morrisound - Studio a Tampa è sempre stato l'
"Abbey Road dell'heavy metal" -
e ci sono molti addetti ai lavori che, oltre alla musica e alle bands, sono
interessati a questo tipo di informazioni.
"Almeno
3 volte alla settimana dei turisti Europei vengono qui e si fanno fotografie tra
di loro e dei loro figli davanti allo studio, all'insegna, alla porta e chiedono
di me o di poter incontrare mio fratello Tom o Scott Burns" racconta Jim
Morris.
Lo
staff del Morrisound ha portato un grosso contributo di qualità alla storia dei
Savatage.
Non
per caso, Jim Morris sostiene che non starebbe facendo questo lavoro se non
fosse per musicisti devoti e professionalmente eminenti come Jon Oliva.
Anche
se lo studio è tra i più grandi della Florida, è piuttosto piccolo e
paragonato ai celebri studios di New York e Los Angeles.
Jim:
" A Francoforte o Saarbrucken (Germania), dove lavorai con i Wicked Maraya
al loro debutto, tutti sapevano chi fossi. Questo non succederebbe a Los
Angeles. A parte i fans del metal, non ci conoscono in molti negli Stati Uniti.
Abbiamo i nostri clienti abituali, come i
Saigon Kick e i Death, che tornano sempre qui perché danno importanza all'atmosfera personale in cui lavoriamo, e perchè siamo anche molto meno costosi degli studio nelle metropoli o a Miami".
STEVE
'DOC' WACHOLZ, L'ORGANIZZATORE
"Il
mio più grande ispiratore come batterista? Jon Oliva, naturalmente"
Steve
Wacholz è sempre stato molto più del "semplice" leggendario 'Dr.
Killdrums'.
A
parte il fatto che non toccò mai una goccia di alcol durante i tour, e
costituiva il contrappeso sobrio dei fratelli Oliva insieme a Johnny Lee
Middleton, si è sempre occupato della promozione della band agli esordi e poi
della cura degli aspetti finanziari e organizzativi dei tour.
"Qualcuno
doveva pur controllare che tutti avessero il passaporto in regola e che la crew
venisse pagata in tempo. Ho solo cercato di mantenere un minimo di
organizzazione. Il che era già un lavoro di per sè!"
Oltre
a tutto ciò, ha tenuto in vita il fanclub della band per molti anni, insieme a
su madre, 'Ma Killdrums', - e ha
gelosamente custodito ogni foto, ogni rivista, ogni maglietta e ogni rarità dal
1977. Così facendo raccolse centinaia e migliaia di rarità. "Ha raccolto
vagonate di roba" confida Chris Caffery "Una scenetta che si ripeteva
spessissimo quando eravamo in tour la dice lunga: quando qualcuno di noi perdeva
qualcosa, Steve la raccattava e la metteva nella sua cuccetta... bastava
chiedere a lui, e lui te la tirava fuori!" Grazie a questa mania di
collezionare cose, oggi abbiamo una documentazione completa della storia della
band. Perfino le tavole originali delle copertine di Gary Smith hanno trovato
posto nel "museo" di Steve.
Il
Doctor, che non ha più registrato da dopo la registrazione di 'Edge of Thorns' perché non ha mai trovato nessuno al livello dei
Savatage,...("Ho avuto varie offerte, ma nessuna soddisfacente") da
lezioni di batteria, lavora di giorno nel reparto batteria e percussioni del
Thouroughbred Music a Clearwater, il più grande centro di strumenti
musicali nell'area della Baia di Tampa Bay area, e da molti anni fa il promoter
"da normali concerti di bands locali a raduni di motociclisti a oktober
fests"... qualsiasi cosa si possa fare su un placo, insomma!
Con
la 'Spybat Records' ha anche dato vita ad una sua etichetta discografica.
La
prima uscita della Spybat' è stat la ristampa su cd di ' Sirens/ Dungeons', la
seconda sarà probabilmente la pubblicazione in America del CD dei Doctor
Butcher, che è stata rimandata da oltre un anno. "E' uno dei miei dischi
preferiti, si avvicina molto allo spirito e ai suoni dei primi Savatage".
Oltre
a Tommy Aldridge, il più grande idolo come batterista per Steve, non ci
crederete, è Jon Oliva ! "E' un batterista meraviglioso. Non solo ha
composto i nostri pezzi, ma spesso mi ha dato cassette con registrate le parti
di batteria per farmi sentire esattamente come voleva che suonasse la sezione
ritmica. Molto spesso io aggiungevo qualche particolare, un 2 o 3%, ed il
risultato era subito perfetto".
JOHNNY
LEE MIDDLETON III:
solido come una roccia
Johnny
Lee è l'unico membro dei Savatage nato in Florida e che non ha mai abitato
fuori dai confino dello stato, ma solo a Tampa o St. Petersburg. Ed oltre ad Al
Pitrelli è anche l'unico a non aver iniziato la sua carriera di musicista come
batterista. Entrambi deliziavano le orecchie dei loro cari suonando la tromba,
quando erano bambini!
Agli
albori il nostro calmo e gioviale Johnny militava come bassista nella formazione
dei Lefty, una glam band piuttosto selvaggia e dal look appariscente, anche se
oggi non si direbbe proprio. Tra un tour e l'altro Jonhhy ama dedicarsi allo
sport e alla vita all'aria aperta: da ragazzino era un mago dello skateboard con
cui dava spettacolo sulle rampe, mentre oggi preferisce passare il tempo sulla
spiaggia con la sua tavola da surf o ad assistere alle partite della neonata
formazione NHL, i Tampa Bay Lightning, insieme a sua moglie Michelle, una donna
decisamente tutta pepe che gli ha già fatto venire parecchi capelli grigi
grazie al suo stile di giuda non proprio tranquillo!
A
parte ciò, Johnny ha un lavoro assolutamente al riparo da qualsiasi crisi di
recessione, nella calda e umida Florida: insieme a suo padre, Johnny Lee
Middleton II installa e ammoderna condizionatori d'aria.
Il
ricordo più buffo dei "tempi andati" per Johnny è un concerto a
"Bush Gardens", una via di mezzo tra Disneyland e uno zoo, che si
trova a nord ti Tampa.
"Suonavamo su un palco che durante il giorno veniva usato come pista per gli spettacoli degli elefanti. Davanti al palco c'era una pozza d'acqua abbastanza grossa, e c'era un leggera pendenza che dal prato portava verso la pozza e verso il palco. Era venuta così tanta gente a vederci che quelli dalle file in fondo iniziarono a spingere, e così chi stava sull'orlo di questa pozza iniziò lentamente e inesorabilmente a scivolarci dentro. A metà concerto ci siamo ritrovati a guardare una marea di gente che ci nuotava davanti in questa poltiglia fangosa che, inutile dirlo, era piena di cacca di elefante!!!"
PAUL
O'NEILL:
Prestigiatore, poeta, visionario.
Paul
O'Neill è nato e cresciuto in un quartiere opeario a New York City. Era il
secondo di dieci fratelli, figlio di un veterano della Seconda Guerra Mondiale
di nascita irlandese, che lavorava nel settore delle telecomunicazioni e la sera
frequentava un corso di laurea che lo portò a diventare professore di Storia.
"Ero
circondato da libri quando ero picoclo",
l'instancabile lavoratore e perfezionista ("il cui carburante
consiste in un gallone di diet coke al giorno!" nota di Chris Caffery!)
descrive così il suo amore per la storie e i racocnti, che ha alla fine portato
alla creazione del concept di "Dead Winter Dead".
Il
suo credo: "Anches e può sembrare molto pretenzioso o snob, sono convinto
del fatto che l'arte abbia una certa responsabilità del plasmare una vita umana
appena nata".
Uno
dei molti esempi dei testi scritti da Paul è la storia che sta dietro a
"Chance", dall'album "Handful of Rain"
"Sempo
Sugihara era l'ambasciatore giapponese a Mosca negli anni '30. Un ometto di
bassa statura, magro e con occhiali spessi. All'epoca c'erano forti movimenti
razziali contro gli Ebrei in Russia, e Sugihara ha fornito ai profughi ebrei
migliaia di visti lasciapassare per permettere loro di fuggire dall'URSS
passando dal Giappone. Dopo che la sua nazione gli intimò di termirae questa
sua attività, egli non si lasciò intimidire ma anzi raddoppiò i suoi sforzi
per aiutare queste povere persone. Fu deposto, dalla carica e passò il resto
della sua vita in povertà estrema come barcaiolo in una piccola località sulla
costa in Giappone. Negli anni '80 alcune delle persone che aveva salvato ed
erano sopravvissute lo rintraccciarono e gli offrirono grosse somme di denaro
come ricompensa e ringraziamento, ma egli rifiutò sempre.
Morì
nel 1986, senza che nessuno se ne accorgesse. I suoi compaesani si accorsero di
chi fosse e solo quando al suo funerale una folla di corca 20.000 persone
accorse da tutti gli angoli del mondo".
La
filosofia di vita di Paul: "Molte volte nel corso della vita si ha
l'occasione di fare qualcosa, o cambiare qualcosa in modo positivo - e bisogna
saper cogliere questa occasione." Jon Oliva ha un modo molto efficiente per
spiegare quanto i Savatage beneficino dell'input creativo di paul:: "Paul e
io spesso e volentieri litighiamo come bambinoni quando siamo in studio. E'
allucinante, ma funziona, perchè così facendo siamo molto produttivi.
Semplicemente abbiamo la formula giusta per il tipico Savatage sound. Lui riesce
a sentire minuscoli dettagli quando io sto strimpellando qualcosa e mi ferma e
mi dice "Hey, fermati, quesllo era una figata, rifallo, lavoriamoci sopra".
E' veloce come la luce quando si tratta di asocltare e scegliere le idee buone.
Sono quetsi i momentoi in cui nasocno le canzoni".
Paul
multitalentuoso :
Entrò
nel music buniness all'età di 16 anni come chitarrista della band-orchetsra
di "Hair" e "Jesus Christ Superstar". L'autodidatta, che
scrive anche alcune canzoni al piano, è anche stato in tour con una
coverband per un paio di anni. Ha lavorato come tecnico del suono dal vivo
per bands come Humble Pie, ed è stato fonico da studio presso i prestigiosi
New York Electric Ladyland -Studio per alcuni mesi, poi passò ad occuparsi
di management, organizzazione e promozione e nel giro di pochi anni arrivò
alla posizione di vice-presidente della più grossa casa di management degli
Stati Uniti all'epoca, la Leber/Krebs Communications.
In
tutto ha scritto più di 80 canzoni per bands con contratti major.
Ha
diretto come regista svariate produzioni musicali.
Ha per primo pensato, realizzato
e promosso i primi Rock Festival in Giappone nel 1984 e '85, e nel frattempo
organizzò i tour di Whitesnake, Foreigner, Scorpions, Bon Jovi, Sting e
Madonna nel Paese del Sol Levante, stabilendo così un record
di incassi superiore ai 200
milioni di dollari; molti degli artisti citati ottennero i loro ingaggi più
ricchi proprio suonando in Giappone sotto l'organizzazione di Paul.
Dal
1985 ha prodotto (tra gli altri): Aerosmith ( "Classics Live! I and
II" ) e il debutto dei Badlands, "Badlands".
Ha
lavorato come compositore per esempio con bands come gli Omen ( "Escape
to Nowhere" ) e i Metal Church ("Hanging in the Balance" )
Ha
preso parte alla composizione e stesura (testi, concepts e musica ) di tutti
gli album dei Savatage dal 1988/7 ("Hall of the Mountain King") e
dal 1995 ha abbandonato ogni attività per dedicarsi a tempo pieno
all'attività di manager e produttore dei Savatage.
La
neonata in casa O'Neill è un'opera scaturita dall'inesauribile creatività di
Paul e Jon, che si snoda tra le vicende della Rivulzione d'Ottobre russa ed è
incentrata sulla figura dell'illustre Rasputin, che probabilmente debutterà a
Broadway nell'autunno '96 [e invece non ha mai debuttato, ma le prove sono
quasi terminate e debutterà nel 2001 ndT].
Con
questo progetto Jon e Paul hanno intelligentemente aperto una porta che potrebbe
portarli sulle orme di autori come Andrew Lloyd Webber. In origine la storia era
stata progettata come il seguito della rock opera "Streets", ma la
storia prese rapidamente una svolta diversa e vita autonoma. Insieme a Bob
Kinkel, che arrangia le parti di orchestra con i Savatage da molti ani (iniziò
con l'arrangiamento del 'Prelude to Madness' di Grieg sull'album "Mountain
King"), Paul e Jon hanno scritto tutta l'opera su spartito. Per Jon, che
scrive tutto direttamente su tastiera, è stata di enorme aiuto la moderna
tecnologia su cumputer che gli ha permesso di tradurre con facilità su
pentagramma le parti da lui composte per 125 diversi strumenti dell'orchestra.
Jon:
"Normalmente si preventivano 1 o 2 anni per la fase di composizione, ma noi
abbiamo finito tutto nel giro di 6 mesi".
Le
conoscenze di Paul hanno fatto sì che il prodotto finale atterrasse a tempo di
record sulla scrivania della più grsande agenzia di Broadway, la William Morris
di New York - che immediatamente comprò i diritti e li rivendette
istantaneamente ad un'altrettanto prestigiosa casa di produzione (Pace
Theatrical), che iniziò la selezione del cast all'inizio del 1986.
I
costi di produzione, se paragonati a quelli per un disco ("Dead Winter
Dead" ha divorato circa 690.000.000 L.) sono lievitati oltre ogni
aspettativa. Più di 10 milioni di dollari sono necessari per mettere in scena
la prima [tradotto in lirette sono ...ehm... circa 23 miliardi! ndT]
Non
c'è da meravigliarsi, se si considera che un solo violoncellista costa 250 $
all'ora, sia alle prove che allo spettacolo.
Jon:
"A Broadway si trovano facilmente gli sponsor, quello è un mondo a se
stante. E' un tipo di intrattenimento artistico per gente estremamente ricca, e
se sono convinti di qualcosa corrono tranquillamente dei rischi colossali".
L'omonimo
disco che sarà realizzato - sarà registrato alle prove dell'orchestra - in
confronto costerà un'inezia.
Paul:
"E se sei sfortunato e al New York Times non piace la coreografia, puoi
raccattare le tue cose e sparire il
giorno dopo. Ora come ora preghiamo ardentemente che tutto vada bene".
Jon:
"Esperimenti di questo titpo vengono tentati non più di 2 o 3 volte
all'anno a Broaday. Io non vedo l'ora che arrivi il giorno in cui mi potrò
accomodare su una poltrona in prima fila, vestito in smoking e con un calice di
champagne in mano, a godermi lo spettacolo.
Comunque
si può anche contare sul fatto che i fans di Broadway si comprano qualsiasi
disco che esce. Chiunque abbia "Cats" o "Il Fastama dell'Opera"
vorrà avere "The Romanovs". Prova a immaginare di essere un metallaro
e non escono più di quattro dischi metal all'anno... ovvio che te li compri
tutti... se siamo fortunati rischiamo di navigare nell'oro, ah ah ah!"
AL
PITRELLI: IL FASCINO DEL ROCK'N'ROLL
Diversamente
da Alex Skolnick , Al Pitrelli sembra diventare per i Savatage molto più di un
"tappabuchi" temporaneo. Anche se ha preso parte a numerose produzioni
(Asia, entrambi i dischi dei Widowmaker, CPR e Joe Lynn Turner) e tour (ad
esempio Alice Cooper) nel corso degli ultimi 15 anni, Al non è mai riuscito a
rimanere con la stessa band per un lungo periodo, cosa che gli dispiace molto:
"Perfino i Widowmaker si sono dimostrati un vicolo cieco per me".
Il
piccolo Al aveva senz'altro immaginato la sua carriera in modo diverso quando
per la prima volta aveva preso in mano una chitarra nel 1968/69: "all'epoca
dalle mie parti c'era una garage band che provava vicino a casa mia. Avevano
tutti i capelli lunghi e un sacco di ragazze carine che facevano avanti e
indietro tutto il tempo. E' stato il mio primo approccio con il rock, e mi ha
affascinato seduta stante".
Nell'estate
del '95 Al fu ingaggiato per la registrazione di ' Dead Winter Dead '.
"Incontrai
prima Jon Oliva, un uomo che non può non piacere, e poi uno alla volta tutti
gli altri, e mi sono detto: qui siamo più o meno tutti della stessa età, le
stesse esperienze e siamo tutti pazzi uguali!' La prova della verità è stato
il tour successivo, durante il quale ci siamo trovati benissimo tra di noi, e da
allora sono diventato un membro effettivo del gruppo. Adoro la musica e i
ragazzi della band. I Savatage non si sbarazzeranno facilmente di me!"
Riesce
a suonare benissimo con un altro chitarrista dopo molti anni in cui ha sempre
avuto il palco tutto per sè: "Onestamente la cosa mi darebbe fastidio, in
circostanze normali. Ma Chris è una persona fantastica, è simpatico e ha molto
rispetto per gli altri, e soprattutto è un chitarrista in gamba. I chitarristi
di solito non mi stanno impatici, se la tirano tutti e hanno un ego grande come
una montagna"
Veramente
anche lui ha questa reputazione, ma ora sta cambiando: "Ehm, sì... anch'io
ero così una volta - tutti quanti passano in questa fase. Ma oggi sono
rilassato, tranquillo, perchè so quello che so fare e chi sono. E per di più,
a mia moglie non vanno proprio giù gli atteggiamenti da rockstar! Quando arrivo
a casa dal tour mi fa "Al, ecco la paletta, vai a raccogliere la cacca del
cane in giardino" aha ha ah!"
ZACHARY
STEVENS
LA VOCE DA UN ALTRO MONDO
I
Savatage hanno sempre avuto molto intuito nel scegliere nuove facce che si
integrassero alla perfezione con la formazione originale della band.
Dopo
Paul O'Neill e Chris Caffery la scelta di chiamare Zak Stevens nel gruppo come
sostituto di Jon Oliva nelle vesti di cantante si è rivelata assolutamente
azzeccata.
Anche
se inizialmente criticato dalla Sava-comunità durante il tour di 'Edge Of
Thorns', Zak ha subito dimostrato il suo valore. Le sue brillanti doti canore si
basano sull'esercizio, all'età di 9 anni Zak ha iniziato a suonare in una
coverband dei Kiss, si chiamavano Black Diamond (casualmente, lo stesso nome
della coverband dei Kiss di Jon e Criss) e un giorno decise di iniziare a
cantare, cosa che continuò a portare avanti per anni:
"Stavamo
continuamente provando nuovi cantanti, ma nessuno era meglio di me così
rimaneva il fatto che dovevo fare entrambe le cose, suonare la batteria e
cantare. Era proprio dura..."
Nel
1985, quando Zak terminò il suo primo anno di college, gli capitarono per le
mani "Power Of The Night" e "Sirens" - e da allora divenne
un fan entusiasta dei Savatage. Dopo essersi diplomato al college si trasferì a
L.A., trovò un lavoro come dirigente del personale all'Holiday Inn e iniziò a
prendere lezioni di canto, per espandere l'estenzione della sua già ottima
voce.
A
L.A. Zak, grande ammiratore di Bruce Dickinson e Ian Gillan, incontrò Dan
Campbell, il quale era stato il roadie di Criss Oliva per vari anni. E fu sulla
West Coast che Jon, Criss e Chris incontrarono Zak per la prima volta, durante
il tour di Gutter Ballet.
"Dan
mi ha invitato al concerto e abbiamo passato una bella serata insieme. Me la
ricordo ancora perchè facemmo un po' di casino e fummo esiliati da "Fatburger"
a vita! All'epoca non mi sarei mai sognato che ci sarebbe stato qualcosa di più
di questa semplice conoscenza, che per me era già un grande evento".
Nel
frattempo Dan non si era dimenticato di Zak, che era divenatto cantante di una
band di buone speranze nel New England, i Wicked Witch, quando Jon decise di
passare il testimone di cantante. La prima audizione andò bene, "anche se
non riuscivo a immaginarmi i Savatage senza Jon". Poi il giorno fatidico
venne: "Sono quasi svenuto al telefono: Criss Oliva mi telefonò e mi
chiese di venire in Florida con la massima urgenza." Il resto è storia...
Jeff
Plate, il successore di Dr. Killdrums, è nato nella campagna fuori New York e
si guadagnava da vivere suoando in bands da classifica Top-40 e di musica
country: "Per la amggior parte sono cresciuto ascoltando musica country,
finchè mi sono imbattuto in un disco dei Kiss quando avevo 14 anni".
Nel
1990 Zak Stevens stava cercando un
nuovo batterista per i Wicked Witch a Boston. Il giorno stesso in cui si
parlarono al telefono, decisero di incontrarsi e il destino volle che proprio
quella sera i Savatage tenessero un concerto a Boston.
Zak
trascinò Jeff con sè al concerto, un concerto che non si sarebbe dimenticato
facilmente!
E
neppure Jeff che, come vuole la tradizione nei Savatage è autodidatta, si
sarebbe dimenticato il primo incontro con Jon & co " perchè per 3 mesi
sono andato in giro camminado a un metro da terra!".
Dopo
l'uscita di "Handful Of Rain" e il primo tour in Giappone e negli USA,
fu un periodo ricco di avvenimenti a Savatage Camp, - anche perchè tra le altre
cose stabilirono allora che il loro management si arricchiva alle spese della
band.
Jeff
non ebbe notizie dalla Florida per "praticamente un secolo" e poi più
o meno le cose andarono come per Chris Caffery qualche anno prima: "Li
chiamai io e gli misi un po' di fretta, volevo sapere cosa dovevo fare, e poi
non c'è praticamente nessun gruppo che sia adatto al mio modo di suonare meglio
dei Savatage".
Dal
suo canto, la band la pensava alla stessa maniera. E da "Dead Winter
Dead" il potente batterista ha un posto sicuro nei Savatage. E grazie al
successo della band è abbastanza sicuro che per il futuro Jeff non dovrà più
guadagnarsi il pane suonando a matrimoni, feste del paese e bar!
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