Ideali privati e pubblico mercato:
Possono le esigenze di mercato influenzare la nostra scrittura?
di Antonella S. MARTINI - Scrittrice e giornalista
Circa nove mesi fa, dopo un solo anno di esercitazioni, gonfia d'orgoglio ed entusiasmo,
trasmessi da amici e parenti, ho inviato il mio primo romanzo giallo ad un editore
specializzato, e una decina di racconti ad un altro.
Durante il tragitto, diciamo letterario, da me percorso ho incontrato molte persone,
scrittori, poeti, affermati e sconosciuti, e anche qualche insegnante di italiano che mi
hanno aiutato, ascoltato, suggerito e consigliato di continuare e cercare di comprendere le
regole fondamentali della scrittura.
A due anni di distanza dalle prime e timide stesure, avventatamente inviate ai due
editori, ho riletto tutte le mie opere. Alcune le ho trovate ingenue, altre con errori
grammaticali e punteggiature spregiudicate. In alcuni casi, primitivi, fin troppe
allitterazioni e povertà di licenza poetica.
Il talento c'è, mi sono detta. Devi migliorare, mi ha confermato qualcuno,
altrimenti, t'incagli lì.
La scrittura, sostenuta dalla lettura, dalle esercitazioni continue ed incessanti,
va affinata, arricchita, plasmata, perfezionata fino a trovare il proprio stile, fino ad
essere talmente bravi da poterlo anche cambiare, a proprio piacere.
Ma lo stile, da solo, non è sufficiente. Bisogna costruire una storia credibile,
osservare la grammatica, rispettare la punteggiatura, dare spessore ai personaggi,
solidificare e saldare gli intrecci, rendere i dialoghi veritieri.
Essere originali o saper raccontare qualcosa di interessante.
Lungo il tragitto ho incontrato Valeria Borgia, redattrice e titolare della coraggiosa
casa editrice Proposte Editoriali, che mi ha voluto nella redazione della rivista
TAM TAM ed anche qui ho continuato ad
ascoltare i consigli di Valeria, per migliorare. Poi il secondo traguardo, il 4° posto del
Concorso Nazionale di San Marino, raggiunto con un racconto di fantascienza scritto in
coppia con l'amico F.P. Bellisà. Premio che ci è valso la pubblicazione del racconto,
all'interno dell'antologia Le Ali dell'Impero, edito da IL CERCHIO – Iniziative Editoriali.
Pochi giorni fa, quasi contemporaneamente, mi sono giunte le risposte da parte dei due
editori ai quali avevo inviato le mie prime opere, quelle acerbe. Mi sono persino stupita,
non pensavo si degnassero di fornirmi le spiegazioni del loro rifiuto. Mi hanno detto,
ribadisco scrivo polizieschi e racconti dalle sfumature gialle, che quanto loro pervenuto
era scritto in modo troppo lineare, lo stile era troppo pacato, semplice, con la quasi
mancanza di tonalità colorate, a tratti, la scrittura si poteva considerare crepuscolare.
Bocciate!
Uno dei due redattori, in particolare, è stato più disponibile, più esauriente:
"bisogna interiorizzare le esigenze editoriali, industriali, certe strutture narrative
devono essere assolutamente rispettate. Forse [...], un corso di scrittura creativa
potrebbe aiutarla ad avere le idee più chiare, a colmare certe lacune".
Così, dopo aver raccolto queste informazioni, ho cominciato a riflettere ed ho provato
a rendere partecipi alcuni amici del sito Racconti & Letteratura,
e Piera Rossotti, che ha trascinato anche qualcuno del Rifugio.
Naturalmente il discorso fattomi dagli editori ha trovato assensi, silenzi e dissensi.
S'è vero che tutti scrivono per esigenze interiori, è anche naturale che in molti
non vogliano piegarsi alle strette esigenze del mercato editoriale.
Colgo l'occasione per esternare il mio parere personale, integrato da alcune
osservazioni che mi sono pervenute.
Ricordo a voi tutti che gli italiani non sono grandi lettori.
Perché? Perché c'è la televisione, il consumismo, la vita stressante, le carenze della
scuola, nella quale esistono sia insegnanti coraggiosi e lodevoli per i loro sforzi, sia
quelli menefreghisti, il computer, con i tanti giochi, costruttivi o effimeri che siano,
c'è Internet, vasto e, per certi versi, dispersivo. Tutti questi fattori non favoriscono
l'alimentazione o l'approccio alla lettura.
Ma l'Italia è piena di disoccupati disperati, di extracomunitari, di manager rapaci,
di casalinghe annoiate o scoraggiate, di giovani trasandati e abbandonati, di laureati che
non sanno scrivere bene neanche una lettera commerciale, di furbastri opportunisti, di
professori, di medici affogati nel lavoro, divisi tra studi e ospedali, di giornalisti, di
insegnanti, di gente anziana che non ha raggiunto la quinta elementare, di gente fortunata,
come noi, che può parlare di queste cose. Non dimentichiamoci che fino al non lontano 1975,
in Italia, c'era una percentuale di analfabetismo del circa 7%. E non era poco.
Il libro sta morendo, dice Alba Petrella, non si dovrebbe scrivere pensando al raggiungimento
del successo, dice Giuseppe Pipino. Ma nel momento in cui un autore cerca un editore è
perché vorrebbe che quest'ultimo pubblicasse le sue opere. Allora, vuol dire che cerca i
lettori, tanti lettori. Ma se il desiderio è soltanto interiore, epurato da tutte le altre
esigenze: protagonismo, tracotanza, soddisfazione famigliare, desiderio che la sua scrittura
diventi un modo per vivere, una professione, come quella del giornalista, dell'attore e via
discorrendo, allora perché continua ad intasare a palate i cassetti degli editori, sommersi
da valanghe di dattiloscritti?
Dostoevskij, all'inizio della carriera, conscio del suo talento, anelava al successo,
vivendo e pubblicando nell'ombra di Tolstoj. Ma egli è diventato un grande della letteratura,
ha creduto, spinto dall'ambizione, in se stesso. L'ambizione è una spinta, assolutamente
naturale, è quella che ci dà la determinazione ad andare avanti, non è una cosa della quale
vergognarsi.
In conclusione, amici del Rifugio e/o visitatori occasionali, potete scegliere di
continuare ad esercitarvi, ogni giorno, umilmente, studiando, leggendo, e poi decidere per
il futuro. Potete provare a fare filtrare le vostre opere ad amici fidati, collaboratori
di letture incrociate ecc.. o, pensare, anche, all'eventualità di iscrivervi ad un corso di
scrittura creativa.
Insomma se volete, potete scegliere di scrivere per voi stessi e basta, e allora potete
farlo a modo vostro e senza preoccuparvi di soddisfare le esigenze del mercato o degli
editori. Oppure, solo dopo una vera preparazione, quando veramente sarete soddisfatti
della vostra opera, e penserete sinceramente che ciò che avete scritto possa davvero
interessare gli altri, i tanti lettori di cui hanno bisogno gli editori, potete finalmente
cercare l'editore più appropriato per i vostri lavori o un serio ed onesto agente letterario,
o ancora partecipare ai concorsi.
Altrimenti, rischiate di bruciarvi, anche irrimediabilmente.
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