all'anguilla

La tecnica per questa pesca è molto semplice, infatti il modo migliore per prendere le anguille non sta nell’attrezzatura ma nel momento, ma di questo parlerò più in avanti.

Le canne devono essere di una lunghezza di circa 4 metri robuste e capaci di lanciare anche piombi da 100 grammi, quando le condizioni del fiume non ti permettono di pescare con piombi inferiori. I mulinelli devono essere robusti e capaci di contenere almeno150 metri di lenza madre dello 0.035, la loro azione deve essere potente e rapida l’esecuzione. Il terminale deve essere rigorosamente formato da un solo amo per evitare ingarbugliamenti anche se molti ne usano più di uno. Io utilizzo finali di circa 60/80 centimetri, con monofilo inferiore della lenza madre attaccato ad essa tramite girella, l’amo deve essere lungo e stretto, per permettere un facile innesco di lombrichi (esca madre per questo pesce), ma lasciando sempre una buona possibilità di ferrata. Il procedimento di lancio è identico a quello per la bolognese a fondo, quindi invito il lettore a dare uno sguardo cliccando qui, evitando di riscrivere le modalità di lancio.

La mangiata di questo pesce è particolarissima e varia a seconda dell’individuo, infatti durante una pescata si può assistere a mangiate decise, alternate a mangiate stanche, la bravura del pescatore sta nel ferrare al momento giusto.

Parlare della pesca all’anguilla in generale è difficile, infatti io uso tutta una serie di espedienti che mi permettono catture interessanti, che non potrei effettuare in caso di pesca “classica”. A questo punto sposterei l’attenzione dei lettori sulla pagina nella sezione i miei trucchi inerente l’anguilla.

bolentino

La pesca a bolentino può essere interpretata in due modi diversi e precisamente quella con barca ancorata in un determinato punto, e quella con barca non ancorata e quindi in balia delle correnti detta anche a scarroccio.

Personalmente utilizzo sempre l’ancora (tranne quando sono a pesca di seppie oppure di mormore) poiché la mia esperienza nei luoghi di pesca che frequento mi ha portato a cercare ed individuare i posti migliori, che ritrovo con facilità grazie agli strumenti elettronici più volte menzionati in altre pesche (ecoscandaglio, gps ecc.). Se non avete la più pallida idea di dove andare a pescare le prime volte sarà un terno al lotto, cercando di trovare delle zone dove il fondale a dei punti di discontinuità, ed esempio buche, rocce, relitti eccetera poiché in questi punti si ha una maggiore concentrazione di pesce. I motivi possono essere tanti dalla presenza di larve, crostacei, eccetera, alla presenza di zone utili per nascondersi e vivere come ad esempio un relitto.

L’attrezzatura che si utilizza in questo tipo di pesca dipende dal tipo di pesce, dal posto in cui peschiamo e dalla profondità. Ma una regola comune è sicuramente quella di utilizzare canne flessibili al punto giusto cioè canne capaci di trasmettere immediatamente le toccate del pesce, ma non eccessivamente per evitare che a causa della troppa flessione causata dal peso del piombo, la canna possa curvarsi oltre il massimo previsto cosa che la renderebbe poco sensibile e quindi controproducente. Stessa cosa si può dire della lenza che deve essere si invisibile ma poco elastica, altrimenti non trasmetterebbe con immediatezza le toccate, causando di avvertire una ferrata in ritardo e quindi un colpo a vuoto.

La profondità in cui si pesca è determinante per il tipo di attrezzatura per questo motivo è da tutti riconosciuto un decalogo che divide questa pesca in:

Bolentino sotto costa:

la profondità in cui viene svolta questa pesca è inferiore ai 20 metri, in base al fondale dove peschiamo cambiano radicalmente le nostre prede, infatti se peschiamo su fondali rocciosi possiamo insidiare saraghi (sparaglioni), tenute, cavalieri d’italia, tordi, occhiate, perchie, spigolette, ecc.ecc. se peschiamo in fondali misti a sabbia possiamo insidiare oltre a quelli menzionati anche triglie di roccia, fragolini, spinarelli, ecc.ecc. in fondali sabbiosi andremo ad insidiare in prevalenza fragolini, seppie, mormore, saraghi, triglie di sabbia, tracine, ecc.ecc. A queste profondità le catture sono di piccola taglia e personalmente a parte per pescare esclusivamante le mormore oppure le seppie non rientro mai a queste profondità. L’attrezzatura che utilizzeremo per questa pesca è leggera, canne molto flessibili e quindi sensibili al minimo tocco, della dimensione di 2 metri o poco superiori, piombatura di 20 max. 30 gr. filo bobinato non superiore allo 0 0.20, con finali leggerissimi dello 0 0.14 /0.12 e ami proporzionati alle prede.

Bolentino di profondità media:

si distingue dal primo per la profondità più elevata in cui si pesca, infatti si passa sai 20 metri fino ad arrivare agli 80 / 90 metri, è quella che prediligo e come precedentemente descritto si pesca in prossimità di rilievi o di secche. In queste profondità lo scarroccio è poco redditizio poiché basta uscire di pochi metri dal posto giusto e non si avrà più nessun tocco per le nostre canne, per questa ragione individuato il posto giusto si cala l’ancora. La preda madre è il fragolino poiché da inizio autunno fino a primavera arriva in branchi verso la costa e spesso il numero di individui che compongano il branco è molto elevato regalando spesso diverse catture contemporaneamente. Non si pescano solo fragolini ma anche tenute, scorfani, sgombri, triglie, tracine, gallinelle, dentici, orate ecc.ecc.

Si pesca con attrezzatura superiore a quella precedentemente descritta, le canne utilizzate hanno una lunghezza superiore ai 3 metri ed una potenza tale da permettere una piombatura che varia dai 50 gr, ad oltre 100 gr. Il monofilo bobinato nel mulinello varia dallo 0 0.30 al 0 0.50, il nostro finale sarà un 0 0.18 / 0.20. Per entrambe le tecniche sopra descritte si possono utilizzare due tipi di finali uno classico con un amo solo ed uno a 3 ami per vedere in dettaglio questi accorgimenti date un occhiata alla pagina relativa nella sezione del sito attrezzature.

Le esche che utilizzeremo sono delle più varie e vanno dai vermi, al gambero, al cannolichio, al totanino, alla seppiolina, al pezzetto di sarda ecc.ecc. cliccate qui, per sapere in dettaglio le differenze.

Bolentino di profondità:

Menziono questo tipo di pesca brevemente poiché non è una tecnica che utilizzo e solo raramente, quando vengo invitato da amici mi cimento in questa tecnica. Esistono decine di siti molto più adatti per sapere di questa nuova tecnica di pesca che si sta piano piano facendo largo tra i pescatori, si differenzia dalle precedenti non solo dalla profondità in cui si pesca che può raggiungere cifre da capogiro, ma anche dall’ausilio di canne completamente elettriche (ovviamente sarebbe impensabile per un uomo recuperare centinaia di metri di filo con piombo e magari una cernia di fondale da 30 chili agganciata), che svolgono da sole tutte le operazioni di lancio e di recupero. Si può pescare con esce vive oppure artificiali e le prede più comuni sono gli occhioni, ma non è raro caturare squali e cernie di fondale.

Non voglio fare il moralista e neppure il predicatore ma personalmente trovo questo tipo di pesca come altre tecniche come il palamito, le reti, ecc. poco sportivo e totalmente inutile per come intendo io la pesca. Queste “tecniche” di pesca sono solo utilizzate al fine di fare bottino poiché non esiste alcuna interazione con la preda cha spesso è gia morta quando andiamo a recuperarla.

Tornando a parlare di pesca col bolentino vorrei precisare che la canna ideale deve avere una azione di punta, cioè la flessibilità deve essere essenzialmente nel cimino, e non distribuità su tutta la lunghezza omogeneamente, poiché durante la cattura il cimino subisce la massima flessione rispetto agli altri segmenti e costituisce l’elemento principale della nostra canna. La scelta del cimino quindi deve essere fatta in base al tipo di bolentino che si intende praticare, più profondi saranno i fondali dove andremo a pescare, maggiori sarà lo spessore del nostro cimino. Per quanto riguarda il mulinello non ci sono particolari consigli da dare, importante è che una volta montato non sbilanci il peso della canna, in questo caso farebbe perdere molto della sensibilità della stessa.

Le esche utilizzate in questa tecnica come sopra già descritto possono essere molteplici e tutte efficacissime, non è detto che una esca che va bene in un posto può essere utile anche per un altro posto, infatti la scelta della nostra esca è determinante per la buona riuscita di una battuta a bolentino. L’efficacia di un esca è legata al tipo di luogo dove si pratica la nostra battuta, quindi se non si conoscono le abitudini dei pesci in quel determinato luogo conviene utilizzare un’esca che genericamente da i suoi frutti come ad esempio (arenicola, tremolina ecc.) anche se magari non è la migliore per il posto scelto. Per questa motivazione conviene sempre premunirsi di più esce differenti, per non rischiare di fare un buco nell’acqua.

Personalmente ritengo indispensabile per questa tecnica di pesca e non solo per questa la pasturazione (detta anche brumeggio), che consiste nel disperdere in mare rilevanti quantità di esca allo scopo di attirare i pesci in prossimità dell’imbarcazione. Come per la scelta delle esche anche la pasturazione deve essere effettuata con oculatezza e soprattutto in determinate circostanze. Prima di tutto devi essere ancorato per avere una maggiore efficacia, e soprattutto la corrente non deve essere eccessivamente forte poiché diventerebbe totalmente inutile pasturare disperdendo a notevole distanza da noi tutta la nostra pastura. Utilizzo contemporaneamente due metodi di pasturazione. Inserisco in un retino a maglie larghe una bella quantità di pezzi di sarda precedentemente triturati con le mani, e successivamente verrà legato alla barca in modo tale da risultare immerso in acqua. Il movimento dell’imbarcazione causa la fuoriuscita di pezzetti ma soprattutto dell’olio produciendo una scia odorosa che attrae il pesce da notevole distanza. Contemporaneamente preparo in un recipiente bello capiente una pastura speciale che è un mix tra pastura di sarda che potete trovare in commercio in sacchetti, pezzi di sarda, e pastura di profondità. Invece di utilizzare l’acqua per amalgamare il tutto utilizzo il sangue che fuoriesce dalle interiora delle sarde. La pastura di fondo che potete trovare anche questa in commercio è essenziale poiché quella di sarda tende a galleggiare diventando totalmente inutile se pensiamo che il nostro amo è a notevole profondità.

Come accennato in precedenza mi dirigo in acque poco profonde solo quando pesco seppie e mormore, mentre delle prime parlo in una pagina a parte, voglio spendere alcune parole per la pesca alle mormore.

Fino a qualche anno fa nelle zone dove pesco, nei fondali sabbiosi catturare una moltitudine di mormore era all’ordine del giorno, adesso il loro numero è drasticamente diminuito a causa di due fattori entrambi determinanti, la pesca intensiva da parte dei pescatori, e l’arrivo del pesce serra. Infatti questo predatore condivide con la mormora sia il periodo di accostamento e cioè da primavera agli inizi dell’autunno, sia i fondali infatti entrambi prediligono i fondali sabbiosi . Per questa ragione quando pesco alle mormore lancio sempre una canna a fondo per il serra, non di rado mi è capitato nella stessa nottata di catturare mormore e serra, e ancora meno di rado mi è capitato che durante il recupero di una mormora un pesca serra mi spaccasse a metà la preda con un morso.

Come si intuisce il momento migliore per insidiare la mormora è dal calare del sole fino al mattino, il mare deve essere calmo, la luna possibilmente piena e possibilmente il vento deve essere un leggero tramontanino. Il mare calmo è indispensabile per permettere lo scarroccio molto lento e per consentire alla nostra esca di effettuare la migliore pesca. Il piombo deve essere di tipo passante, cioè deve essere di forma ovale e soprattutto dentellato in modo da sollevare durante il nostro scarroccio una piccola nuvola di sabbia, questa piccola quantità di sabbia alzata attira le mormore che credono sia l’azione di un piccolo pesce oppure di un verme. Per questa ragione si capisce l’importanza che il mare sia calmo per avere migliori possibilità di cattura. La lenza madre sarà dello 0 0.20 ed il finale sarà molto sottile dello 0.014, ricordatevi che la media delle catture è minuta e prendere esemplari superiori a 300 gr è molto raro, gli ami saranno da 6 a 10 a gambo lungo per permettere l’innesco del verme, il piombo come detto deve essere passante di dimensioni ridotte 20/30 gr. L’azione di pesca comincierà proprio a ridosso della spiaggia, a meno di 2 metri di profondità, a scarroccio spostati leggermente dalla brezza notturna (tramontanino), che di notte soffia leggermente dall’entro terra al mare. Appena si avvertono le prime abboccate segnate subito il posto e se di li a poco non si avvertono altre toccate, ritornate proprio da dove avete avvertito le abboccate per ricominciare la nuova passata. Se le mormore non si sono fatte vedere quando siete ad una profondità di 5/10 metri io consiglio di cambiare zona, poiché la notte le mormore arrivano vicinissime alla costa fino a pochi cm dal bagnasciuga e quindi se non abbiamo ancora avuto incontri vuole dire che quella zona non è per qualche motivo frequentata. L’esca regina per questo pesce e non solo per lei è sicuramente l’arenicola, in alternativa ad essa si possono usare altri vermi ma la resa sarà sensibilmente inferiore. Una valida alternativa all’arenicola reputo sia il gamberetto vivo, che spesso gli esemplari più grossi prediligono anche alla stessa arenicola, l’inconveniente è la sua reperibilità.

bolognese a galleggiante ed a fondo

Questo tipo di canne (famose in tutto il mondo) si possono utilizzare in svariati modi, infatti la loro duttilità deriva dalla loro forma che è sempre una via di mezzo. Molte volte mi è capitato di utilizzare una bolognese per pescare a fondo, oppure all’inglese, o addirittura a spinning, poichè ero sprovvisto di adeguata attrezzatura. Ma lasciamo però stare questa considerazione e andiamo ad analizzare lo stile di pesca ideale per queste canne, e cioè quello col galleggiante.

Sicuramente il luogo di pesca per questa tecnica è tutto. Dobbiamo trovare quei luoghi che ci permettano di avere a poca distanza da noi profondità adeguate, cioè avere un fondale di circa due metri minimo ad una distanza non superiore ai 20 metri. Questa considerazione è d’obbligo poichè le prede che andremo ad insidiare con questa tecnica di pesca, sono tutti pesci che mangiano in superficie o poco sotto ad essa, e visto che le nostre prede non saranno “enormi” l’attrezzatura utilizzata sarà leggera, e con galleggianti che non possono superare (per ovvi motivi) i 4 grammi, neppure un marziano riuscirà a fare lanci di oltre 20 metri da riva.

I luoghi che ritengo ideali per questa pesca sono i moli artificiali dei porti e delle insenature vicino ai centri portuali, poichè possiedono una elevata profondita a distanza ravvicinata, e offrono un ottimo riparo per tutte le prede che solitamente si insidiano con questa tecnica di pesca. Buone risultano anche le scogliere che offrono spesso un ampio ventaglio di possibilità, ma hanno il brutto handicap di essere totalmente esposte alle intemperie e di conseguenza in caso di mare mosso o di forte vento sarà impossibile anche provare a pescare. Qualche volta mi è capitato di pescare anche sulla spiaggia ma i risultati non sono mai stati buoni, infatti troppi sono i problemi che si incontrano pescando col galleggiante dalla spiaggia e direi che in questi luoghi è meglio lasciare fare al Surf Casting.

La canna a bolognese è telescopica, di lunghezza compresa fra i 4 e gli 8 metri, possiede una serie di anelli che sono distribuiti uniformemente su tutto lo sviluppo di essa, via via che si arriva al cimino, la nostra canna diventa sempre più sottile fino ad arrivare ad un diametro finale piccolissimo che ci indica chiaramente la sua natura di pescatrice col galleggiante. I modelli sono svariati, come lo sono anche i materiali con cui possono essere fatte, e soprattutto i prezzi, io non entro in questo capitolo poichè è una scelta soggettiva, l’importante è tenere sempre presente le zone dove solitamente andremo a pescare e scegliere in funzione di esse.

Per i mulinelli vale sempre la stessa storia, ne esistono milioni, e tutti possono essere validi, io consiglierei prima di acquistare un mulinello solo per il gusto estetico di inserirlo nella canna e di vedere come lavora con essa. Scarterei quelle offerte che regalano mulinelli a prezzi stracciati poichè sicuramente c’è il trucco, è bene ricordarsi che il mulinello per questa tecnica di pesca è fondamentale, deve lavorare perfettamente in armonia con la canna e deve consentirci una facilità estrema nei movimenti sia di lancio che di recupero, quindi io personalmente preferisco spendere qualche euro in più ma acquistare un oggetto valido.

Passiamo ora ai galleggianti che ritengo essere la vera arma per questa pesca, anche qui sarò ripetitivo ma non potrei mettermi ad elencare tutte le forme e le funzionalità dei galleggianti altrimenti non mi basterebbe una vita, voglio però focalizzare l’attenzione su un paio di considerazioni.

Se peschiamo con mare calmo non ci sono mai problemi e tutti i galleggianti faranno bene il loro lavoro, ma se peschiamo con mare agitato e forte vento saremo costretti ad utilizzare le forme a pera oppure a goccia che hanno la caratteristica di fuoriuscire dalla superficie dell’acqua pochissimo e quindi di essere trascinati molto meno dalle intemperie, evitandoci di stare continuamente a rilanciare dopo la passata. L'altra considerazione è banale ma non tutti ci fanno il dovuto caso, un sughero troppo grosso non è mai consigliato, io ad esempio cerco sempre di pescare con sugheri piccolissimi perchè cerco sempre di fare pochissima resistenza al pesce che è intento nella mangiata dell’esca. Tante volte o visto “sbocconcellare” il sughero da un pesce e poi abbandonare il tutto dopo essersi accorto della resistenza della lenza, l’esca deve essere il più naturale possibile.

Per quanto riguarda gli altri componenti che andranno a formare la nostra attrezzatura, come i monofili, gli ami, le girelle, gli stopper, i piombini ecc.ecc. lascio la piena autonomia, ma ricordo a tutti che i pesci non sono stupidi e viste le dimensioni dei pesci che spesso si catturano con questa tecnica, consiglio di pescare sempre con attrezzature leggerissime, secondo me è meglio perdere due o tre pesci in più ma divertirsi, che rimanere ore fermi a guardare il galleggiante in attesa di un miracolo.

Le prede che si possono insidiare con la bolognese sono molte, e sono tutti quei pesci che si avvicinano alla costa e che mangiano ad una certa distanza dal fondo, alcuni esempi potrebbero essere saraghi, cefali, spigole, boghe, sugarelli, donzelle, aguglie, cefali, eccetera, eccetera, ecc. Ovviamente ci sono delle differenze tra le varie razze e quindi saremo costretti a differenziare l’esca se ci vogliamo specializzare su un tipo in particolare di preda.

L’esca che definirei la più generica e anche la più usata (dove è consentito l’utilizzo) è senza dubbio il bigattino, per il suo movimento continuo è ideale per tutti quei predatori che amano il movimento, alcuni esempi potrebbero essere la spigola, i saraghi, le mormore, le aguglie, eccetera, ecc. L’innesco ideale è quello a due poichè uno viene innescato a calzino per coprire l’amo mentre l’altro verrà innescato per la parte posteriore lasciandolo scodinzolare come un pazzo. Ovviamente come potete immaginare le esche in questa tecnica sono molteplici ed oltre che al bigattino, si potrebbero tranquillamente elencare tutti i tipi di vermi di mare, i piccoli crostacei come il gamberetto, i piccoli molluschi, le varie polpettine di pesce, o di altro, per non parlare delle varie miscelazione di sfarinati per catturare cefali e boghe ecc.ecc.ecc.

La pastura assume per questa tecnica di pesca l’80% se non il 90% della buona riuscita di una battuta, effettuare una buona pasturazione sia prima dell’inizio sia durante la pescata, ci consentirà di catturare una quantità notevolmente superiore di pesce rispetto a non aver pasturato minimamente. Ovviamente anche qui è bene sottolineare che non tutte le pasturazioni sono uguali, se peschiamo i cefali sarà bene utilizzare pasturazioni per cefali, se peschiamo spigole la pasturazione sarà fatta con bigattini magari mischiati a palle di sarda o farina di sarda, eccetera, ecc.

Per i terminali ritorno a ribadire il concetto che molte volte o enunciato, e cioè che non esiste un terminale adatto a tutte le specie ed a tutte le profondità, quindi di volta in volta a seconda della zona e del luogo di pesca, si dovrà modificare il nostro terminale per renderlo utile in quella determinata situazione. Io spiegherò brevemente un tipo di montatura che ritengo la più classica ma pensare che sia perfetta sempre sarebbe un errore imperdonabile, e sarò ben lieto per chi vorrà delle delucidazioni, consigliare la migliore attrezzatura per il posto dove solitamente va a pescare. E’ sicuramente una montatura facile da effettuare, basta avere un monofilo che io direi potrebbe rientrare tra lo 0.14 al 0.8 mm, degli ami che vanno dal n° 10 al 14, una girella piccola direi del 16 o del 18, un galleggiante che va da 1 a 3 grammi e dei piombini spaccati da 0.40 g. Sulla lenza madre leghiamo il nostro galleggiante, ad una distanza che varierà dal fondale dove pescheremo, a questo punto inseriremo la girella, a questa verrà collegato il nostro terminale di diametro inferiore della lenza madre con uno svolazzo cha anch’esso varierà dalla profondità, decisa la lunghezza inseriremo il nostro amo.

Per quanto riguarda i piombini è bene aprire un capitolo a parte, molti sostengono che i pallini devono essere disposti a distanza regolare, altri dicono che devono essere compatti, io direi che dipende dalla corrente.

Bolognese a fondo

Questa tecnica di pesca molto praticata nel nostro mare, è una variante della pesca a bolognese col galleggiante. La canna a bolognese per la sua forma e leggerezza, ti consente di utilizzarla in più modi e sicuramente quella di utilizzarla per pescare a fondo non fa eccezione. Personalmente utilizzo questa tecnica di pesca poche volte, e quasi sempre pescando nelle foci dei fiumi magari contemporaneamente alla pesca ad anguilla.

Infatti divido sempre gli inneschi per insidiare sia anguille, che tutti gli altri pesci di mare che rientrano in fiume, in cerca di cibo. Questa tecnica ti permette di portare i nostri inneschi direttamente sul fondo ed a una distanza che varia dal punto prescelto, la possibilità di lancio è enorme ed il piombo può essere lanciato sia a pochi metri di distanza che a distanze siderali. Ritengo che la pesca a fondo con la bolognese sia un modo di pescare nato molti anni fa, e sicuramente il più semplice da mettere in pratica, ma non per questo meno divertente e soprattutto meno pescoso rispetto alle moderne tecniche di pesca a fondo come ad esempio il surf casting, il rock fishing, oppure il beach legering, solo per citarne alcuni.

Le prede che si possono insidiare sono esattamente le stesse che si insidierebbero con le attuali tecniche di pesca, diciamo che la differenza sta solo nella zona in cui si pesca, poichè è fuori discussione che se ci troviamo su una spiaggia con mare agitato, pescare con la bolognese è follia, ma se ci troviamo in una foce di un fiume, sarebbe follia pescare a surf casting.

Per praticare questa tecnica ci serviremo di una bolognese leggera ma resistente, capace di lanciare dei piombi che variano dai 50 agli 80 grammi di piombo. Il mulinello deve essere di dimensioni non troppo grandi, diciamo che è sufficiente che riesca a contenere 200 metri di filo dello 0 0.30. La lunghezza della canna varia a seconda del posto in cui decideremo di pescare, se peschiamo dal molo, oppure sul fiume sarà sufficente una lunghezza che sta intorno ai 5 metri, se invece peschiamo dalla scogliera oppure dalla spiaggia le dimensioni dovranno essere più consistenti e non guasterebbero canne intorno ai 7 metri.

Le montature principali per questa pesca diciamo che sono due, differenti sia per le prede che si catturano, sia per le esche utilizzate.

MONTATURA SCORREVOLE: il finale da montare a valle della girella legata alla lenza madre, è costituito da uno spezzone di monofilo super dello 0 0.30 lungo circa un metro. Dopo aver realizzato un’asola ad una delle estremità infiliamo un pezzo di guaina di plastica di filo elettrico come salva nodo e subito dopo un piombo a oliva del peso scelto. Inseriamo un altro pezzo di guaina salva nodo e leghiamo una piccola girella senza moschettone. A questa girella verrà legato, tramite un’asola, il bracciolo costituito da uno spezzone di monofilo dello 0.020 lungo 40 cm montato con amo del n° 8.

MONTATURA FISSA: Il finale è costituito da uno spezzone di circa un metro dello 0.20. Praticheremo al finale due asole, una per ogni estremità che serviranno rispettivamente per agganciare il finale alla girella della lenza del mulinello, e per legare la girella con moschettone dove agganceremo il piombo piramidale con anello del peso scelto. I braccioli sono 3 e saranno costituiti da uno spezzone di 25 cm di monofilo dello 0.20 montati con amo dello n° 10. I braccioli saranno fissati sul finale a 50 cm uno dall’altro partendo dall’alto verso il basso. Facendo questa operazione l’ultimo amo pescherà praticamente sul fondo.

Scelto il finale più adatto innescheremo gli ami con le esche scelte, per l’innesco il discorso è sempre il medesimo, ogni zona di pesca ha la sua esca che maggiormente viene predata dai pesci, diciamo che se dovessi fare un discorso generale semplificherei l’argomento in questo modo.

Se peschiamo da un molo oppure su una riva di un fiume, consiglierei di usare anellidi, (coreano, tremolina, ecc.ecc.), il gambero a pezzi oppure intero, il totano a pezzi, la sarda intera oppure a pezzi. Se peschiamo da una parete rocciosa opterei sempre per gli annellidi, il gamberetto, il totanetto o la seppiolina, il murice (sgusciato), il paguro, la cozza (sgusciata), la sarda. Se infine peschiamo dalla spiaggia direi di usare sempre gli anellidi (non si sbaglia mai), il murice, il paguro, l’oloturia a strisce.

Completato l’innesco si passa al lancio, che sicuramente è una delle componenti più importanti per questa pesca. Per questa ragione, è bene effettuarlo in modo da raggiungere la distanza che riteniamo giusta per insidiare le prede. Cerco di spiegarmi meglio, si può anche effettuare un lancio a caso e magari il più lontano possibile, ma è sempre bene lasciare poco al caso quando si pesca, e anche quando lanciamo dovremo cercare di raggiungere quelle zone dove secondo voi c’è il pesce. Il lancio può essere effettuato in più modi, ma in questa tecnica di pesca direi che il “classico” è sempre il migliore. Per effettuare un buon lancio, i movimenti sono semplici ma devono essere effettuati in perfetta sincronia, maggiore sarà quest’ultima e migliore e sicuramente più preciso sarà il lancio.

Fissato un punto dove vorremo far arrivare il nostro piombo, solleviamo la canna e la portiamo alle nostre spalle facendo una rotazione del busto di circa 45°, Fermiamo il filo in bobina con l’indice della mano destra ed apriamo l’archetto, portiamo la mano sinistra ad impugnare la parte finale del manico, a questo punto effettuiamo un movimento repentino in avanti, spostando il dito indice dal filo per permettergli di scorrere grazie al movimento del piombo. Il momento migliore per lasciare il filo è quando il cimino della canna è parallelo all’acqua, poichè il movimento a in quel preciso momento, che il lancio raggiunge una maggiore forza dovuta alla velocità che abbiamo impresso al piombo. Una volta che il piombo è arrivato sul fondo, il filo smetterà di uscire dalla bobina, e non resterà che chiudere l’archetto e recuperare il filo in eccesso per consentire alla nostra canna di entrare perfettamente in tensione. Il cimino dovrà essere perfettamente teso, per consentirci di vedere perfettamente quando un pesce sarà intento nel cibarsi della nostra esca.

L’abboccata sarà segnalata da una flessione più o meno ampia del cimino, a questo punto non resta che impugnare la canna ed incocciare in maniera decisa per far penetrare bene l’amo all’interno dell’apparato boccale del pesce, e contemporaneamente staccare il piombo dal fondo. Da questo momento si passa alla fase di recupero, portando ben alta la canna inizieremo a recuperare il filo con velocità regolare e sempre assecondando i movimenti del pesce, lasciando alla frizione ed alla elasticità della canna il compito di contrastare le eventuali testate del pesce. A seconda delle dimensioni della nostra preda, varierà e di non poco le ultime operazioni di recupero, infatti se il pesce è di modeste dimensioni, si può tranquillamente issarlo verso di noi senza guadino, cosa che dovrà essere fatta nel caso in cui la nostra preda fosse di dimensioni ragguardevoli.

Questa pesca è molto rilassante, spesso possono passare diversi minuti se non anche ore prima di vedere una mangiata, se il periodo “morto” si protrae per un tempo molto lungo sarà bene controllare la nostra esca, perchè non di rado piccoli pesci oppure crostacei approfittano del banchetto per pulire l’amo senza essere visti.

surf casting

La parola Surf Casting derivante dal termine americano tradotto letteralmente "lanciare sull’onda", è una tecnica molto utilizzata in Italia e che conta migliaia di appassionati con le cifre che sono di anno in anno in aumento. Nel nostro paese si pratica il Surf Casting dalla fine degli anni 80 grazie ad appassionati che anno sicuramente apportato notevoli modifiche dalla tecnica originaria praticata in Americana, adattando con maestria opportune modifiche indispensabili per pescare nel mediterraneo.

La filosofia madre del Surf Casting è semplice andare a pesca quando c’è l’onda, che cosa significa questo? Cercherò di spiegarlo in parole povere: quando le onde si infrangono sulla spiaggia, a causa di mareggiate più o meno forti sconvolgono il fondale mettendo a nudo e quindi rendendoli vulnerabili ad attacchi piccoli molluschi, crostacei, vermi, eccetera, eccetera attirando i pesci grufolatori (si chiamano con questo nome tutte le specie di pesci che mangiano a stretto contatto con il fondo, per scavare nella sabbia alla ricerca di cibo ne sono alcuni esempi la triglia, la mormora, l’ombrina ecc.) e di conseguenza anche i predatori (ovviamente quelli che si cibano di quelli sopra menzionati, e che spesso preferiscono cacciare nelle zone più alte ne sono alcuni esempi, la spigola, la leccia, il serra ecc.ecc.).

Come precedentemente detto le condizioni ideali per il Surf Casting sono con mare agitato; ma non è del tutto vero. Infatti questa regola non è esatta se pensiamo a prede come la mormora, l’orata, varie razze di saraghi eccetera che vengono catturate anche con mare calmo. Per questa ragione negli ultimi anni in Italia si sta sviluppando una tecnica di pesca del tutto simile al Surf Casting, denominata beach legering che prevede un’attrezzatura più leggera e quindi più adatta quando le condizioni di pesca sono con mare calmo.

Il surf Casting non è una pesca alla portata di tutti, bisogna essere dei profondi conoscitori del mare, infatti la difficoltà maggiore per un pescatore di Surf Casting sta nell’individuare il momento giusto ed essere li al momento giusto. Il risultato di una battuta è condizionato in maniera esponenziale e quindi molto di più che altre tecniche di pesca dal clima e dalle condizioni del mare, il moto ondoso deve aver liberato il nutrimento per far accorrere in maniera consistente le nostre prede, e quel momento non dura in eterno ma può durare solo poche ore. Da qui si capisce l’importanza di essere conoscitori del mare. Adesso quando vado a pesca con l’attrezzatura da Surf Casting lo faccio in momenti precisi, in quei momenti che reputo “magici” e che mi danno una certa garanzia di fare centro, ma per arrivare a constatare che quel giorno sarà buono per quel determinato pesce ho fatto tanti buchi nell’acqua e sono tornato tante volte a casa a mani vuote.

L’attrezzatura per il Surf Casting è molto varia e molti accorgimenti dipendono solo esclusivamente dal gusto del pescatore, io posso solo dire quale secondo me è l’attrezzatura con la quale mi sono trovato bene, non potrei dire però che è la migliore in assoluto, poichè nella pesca niente è sicuro. Io utilizzo sempre 3 canne di diversa lunghezza e quindi di diversa potenza, le loro dimensioni variano da 4 a 6, sono telescopiche e la loro potenza mi permette di lanciare piombi che variano da 80 a 150 g. Io consiglio a tutti un accorgimento che sembra banale ma non lo è affatto, quando si sceglie una canna quale tipo di mulinello verrà abbinato ad essa visto che è possibile utilizzare mulinelli a bobina rotante e se decidiamo di usarne uno è necessario che la canna sia predisposta a questo utilizzo, cioè che sia dotata di una adeguato attacco porta mulinello e di un manico corto.

Ovviamente se decidiamo di pescare con la tecnica del beach legering, bisogna fornirsi di canne e quindi di attrezzature completamente diverse. Quale sia il mulinello “migliore” cioè quello a bobina fissa oppure a bobina rotante è una questione che non troverà mai fine, secondo me resta solo un fatto di gradimento personale, l’unica differenza è nella complessità più elevata al momento del lancio se usiamo il rotante da un punto di vista tecnico. Il monofilo per questa tecnica di pesca è determinate, anche qui esistono migliaia di tipi diversi di monofilo e non sto parlando solo da un punto di vista di diametri ma anche di colorazioni, carichi di rottura, fluorescnza e resistenza alle abrasioni. Per caricare le bobine dei mulinelli io utilizzo monofili con diametri che partano dallo 0 0.20 allo 0 0.40, con caratteristiche di alta resistenza alle parrucche e alle abrasioni. Per quanto riguarda la colorazione io personalmente non ho mai trovato grosse differenze anche se molti colleghi mi dicono che colorazioni più accese sono più visibili al predatore nelle fasi di recupero e quindi da preferirsi. Per lo shock leader (spezzone di filo lungo un paio di metri più della canna) utilizzo un monofilo con carico di rottura maggiore che varia in base alle caratteristiche di elasticità della canna e del tipo di piombo montato sul finale, comunque io utilizzo monofilo compreso tra lo 0 0.30 e lo 0 0.60.

Come ho già spiegato anche nella sezione dei miei trucchi pesca_alla_spigola , lo shock leader viene montato come finale della lenza madre del mulinello, tramite un nodo particolare, e alla fine di esso viene legata la girella a cui attaccheremo poi il finale oppure il piombo a seconda del calamento che stiamo utilizzando. Il calamento dovrà essere necessariamente composto da due monofili differenti, uno di diametro maggiore per creare la lenza madre ed uno più sottile per legare gli ami. Questa differenza è necessaria visto che la lenza madre dovrà reggere il peso del piombo che come detto può raggiungere grammature considerevoli, mentre dove sono montati gli ami è necessario un diametro più basso per fare in modo che sia meno visibile. Ovviamente se si insidiano gronghi e pesci serra saranno necessari i terminali in acciaio che possono essere già preparati oppure del filo di acciaio ricoperto. In questo caso utilizzaremo il pezzetto di sarda o addirittura una sarda intera e sarà necessario un altro accorgimento molto utile e cioè il filo elastico per rendere molto più compatto l’innesco e per permettere una migliore ferrata.

Anche per quanto riguarda gli ami il gioco è il medesimo, infatti variano a seconda del tipo di pesca che intendiamo fare e quali pesci intendiamo insidiare. Io utilizzo ami in acciaio con occhiello con punta ad artiglio d’aquila di buone dimensioni quando insidio predatori come grosse spigole, gronghi, serra, eccetera, eccetera mentre ami a gambo lungo quando utilizzo vermi per insidiare mormore, orate, saraghi, spigole, eccetera, eccetera buoni sempre per i vermi sono però anche quelli cromati oppure quelli a paletta.

Il piombo è determinate come tutti gli elementi della nostra armatura e dovrà essere scelto in base al tipo di lancio ed in base alla distanza che intendiamo raggiungere. Ne esistono di tutte le grammature e soprattutto di tutte le forme, esistono dei tipi di piombo nati ed utilizzati esclusivamente per il surf casting che hanno la caratteristica di offrire poco attrito nel lancio ma molta resistenza all’effetto di trascinamento che costantemente le onde fanno in direzione della battigia. Quello che io utilizzo è il classico piombo tondo perchè mi piace come forma, anche se per logica dovrei utilizzare tipi di piombo con superfici lavorate a bassorilievo che mi permettono una volta appoggiato sulla sabbia una buonissima resistenza al trascinamento. Se il mare è molto arrabbiato cambio totalmente tipo di piombo poichè la forma tonda tende a rotolare e quindi ad intrecciare tutto, a causa della forte corrente, in queste situazioni utilizzo sembre piombi spike (arpione) che hanno degli arpioni d’acciaio alle estremità che infilandosi nella sabbia, lo tengono ancorato al fondo, un accorgimento però è di dovere se usiamo piombi spike controllare che il fondale sia solo sabbioso perchè se è misto con roccia o poseidonia rimarremmo sempre incastrati sul fondo. In sintesi io utilizzo queste due forme ma in commercio ne troverete a decine, il consiglio è sempre lo stesso prima di acquistare ricordatevi di controllare la potenza della vostra canna, il terminale che userete, e soprattutto le condizioni metereologiche a cui andrete in contro.

Una piccolissima parentesi è doverosamente necessaria per parlare degli accessori che necessariamente si devono utilizzare in questa pesca, anche qui molto dipende dal gusto e sopratutto dalle necessità di ogni singolo pescatore anche se i più comini e quindi i più utilizzati sono senza dubbio i seguenti:

  • Portacanna: E’ uno strumento che conficcato nella sabbia, permette di infilarci la canna, sorregendola e permettendo di tenerla in tensione. Io utilizzo quelli in alluminio ma anche qui si possono trovare di varie forme e vari materiali.

  • Tripode (treppiedi): La parola stessa ci illustra l’oggetto che ci permette di posizionare più canne sopra di esso. Insieme al treppiedi classico si possono aggiungere tutta una gamma di accessori che rendono molto più agevole la posizione di pesca, come ganci, vaschette, ripiani ecc. Io essendo un irresistibile romantico continuo a preferire i puntali che mi permettono a differenza del treppiedi di piazzare le canne a diversi metri di distanza l’una dall’altra.

  • Raffio: Se la nostra intenzione è quella di insidiare prede di notevole dimensione e peso non possiamo spiaggiarle nel modo classico ma siamo costretti a raffiarle prima che raggiungano la battigia. Il raffio è quel simpatico uncino che viene molto usato nella pesca d’altura, questo non deve avere caratteristiche particolari basta che sia bello robusto e possibilmente telescopico.

  • Wader: E’ un altro accessorio utile e non è altro che una tuta che presenta in un corpo unico stivali, pantaloni e corpetto. Questa ci permette di entrare in acqua fino al busto senza bagnarsi e di conseguenza si può utilizzare sia per fare lanci molto più lunghi che per salpare le prede. Questi oggetti sono indispensabili per la pesca a Serf Casting, l’unica cosa che mi sentirei di aggiungere è sul reparto di illuminazione poichè spesso si esce a pescare di notte e di conseguenza essere fornito di un buon impianto di illuminazione è indispensabile. Io utilizzo una pila a mano ed una piccola lampadina da testa per le fasi più delicate di preparazione della lenza.

rock fishing

Questa tecnica di pesca può essere considerata il fratello gemello del surf casting, l’unica variante è che si pratica in coste rocciose, invece che su distese sabbiose. Il principio è identico al surf casting, infatti si sfrutta il momento di mangianza delle prede, presentando loro esche a cui non potranno rifiutare.

I classici posti dove praticare questa tecnica come detto sono le scogliere, meglio se alte e con fondale elevato, da non sottovalutare neppure le isolette nel mezzo al mare. Viste le condizioni di pesca, e le asperità dei luoghi, bisogna scegliere bene la posizione di pesca tenendo conto innanzitutto della sicurezza. Il momento migliore per praticare il rock fisching è come nel surf casting, quando il mare è mosso oppure in scaduta, difficilmente il mare calmo da sorprese gradite. Il mare agitato muove il fondale e con esso sono più esposti agli attacchi dei predatori i molluschi, i crostacei, i pesci, e tutte quelle forme di vita che trovano riparo nelle pareti rocciose. La marea è come per tutte le tecniche di pesca determinante, sono da preferire i momenti in cui la marea è in aumento oppure è ferma. Difficilmente si assistono a catture quando la marea è in diminuzione, anche se il movimento dell’acqua mettesse a nudo le prede. Si può praticare sempre questa tecnica, come sempre le ore migliori sono quelle dell’alba e del tramonto.

Il rock fisching risente molto del luogo dove viene praticato, infatti da zona a zona può variare molto sia come periodi che come catture. Diciamo che in linea generale l’autunno e l’inverno offrono maggiori mareggiate e quindi condizioni più favorevoli per buone catture.

L’attrezzatura varia dalle condizioni climatiche e dal mare, le canne saranno robuste e capaci per i momenti di mare mosso e vento forte, mentre leggere ed elastiche in momenti di mare calmo. E’ indispensabile utilizzare attrezzi telescopici, poichè spesso prima di raggiungere il posto prestabilito devono percorrere lunghi tratti di parete rocciosa. La lunghezza delle canne può oscillare dai 3,5 metri ai 5 metri, per l’attrezzatura pesante, mentre può raggiungere anche i 6 metri per quella leggera. I mulinelli devono essere proporzionati alle canne, devono essere capienti e provvisti di frizione facilmente accessibile. L’attrezzatura per chi pratica questa tecnica deve essere necessariamente ampia e variegata, il tipo di terminale e di amo dipendono dall’esca e dalla preda che intenderemo insidiare.

Le esche le differenzierei a secondo dell'attrezzatura usata.

Per quella LEGGERA le esche principali sono tutti i tipi di vermi, sarde a pezzetti oppure a filetti, gamberi e crostacei vari, vari tipi di molluschi, granchietti, pezzetti di polpo oppure di calamaro, seppioline ecc.ecc. per catturare tutta una serie di categorie di pesci che frequentano la costa rocciosa. Fra i vermi senza dubbio consiglierei per questo tipo di pesca l’arenicola poichè ovunque vai sei sicuro che bene o male con lei cadi in piedi, l’arenicola è un verme rosa – bruno, che raggiunge una quarantina di centimetri di lunghezza e pochi millimetri di diametro, la sua caratteristica migliore (per noi pescatori) è la sua emanazione di odore particolarmente attirante nei confronti di molti pesci. Per ottenere un ottimo innesco è opportuno realizzare un boccone ricco e voluminoso poichè sicuramente verrà attaccata da una moltitudine di piccoli pescetti. L’unica pecca di questo anellide è il suo prezzo che è più elevato rispetto ad altre esche che si trovano in commercio, nessuno è perfetto.

La stessa cosa detta per l’arenicola non la si può dire di altri anellidi, perchè altre esche simili come il bibi, l’americano o canadese, il coreano o cinese, la tremolina di fango, il muriddo, (che reputo le alternative più valide all’arenicola) per essere efficaci, dobbiamo conoscere le abitudini alimentari locali della spigola come di tutti i pesci, per sapere scegliere. Infatti un verme non vale l’altro e se uno di essi risultasse particolarmente catturante in una determinata stagione dell’anno, oppure in una determinata zona non è detto che vada bene sempre e quali che siano anche le condizioni del mare.

Per quella PESANTE si differenzieranno notevolmente le prede che si andranno ad insidiare e trattandosi di tutta quella categoria di predatori costieri, le esche saranno ad esempio, sarde a pezzi oppure intere, seppie intere oppure a pezzi, calamari e polpi sempre interi oppure fatti a tranci, tutta una serie di pesci foraggio sia vivi che morti come i cefali, boghe, occhiate ecc.ecc. Ovviamente l’esca cambia a seconda del tipo di preda che andiamo ad ambire e soprattutto le sue dimensioni, è sempre difficile fare un quadro che vada bene sempre.

La montatura in questa tecnica è fondamentale ma anche qui varia a seconda della preda che andiamo ad insidiare, io cercherò di spiegare quale è la montatura classica ma è bene ricordarsi che per ogni pesce esistono degli accorgimenti che possono essere determinanti.

Come sarà chiaro a tutti esistono varie razze di pesci che si cibano sul fondo e altre che lo fanno a mezz’acqua oppure a pochi centimetri dalla superficie, soprattutto per quanto riguarda il rock leggero io consiglio sempre di effettuare una montatura a più ami. Il terminale che direi va benissimo se vogliamo trattare una montatura generica e che possa insidiare più pesci, è quella classica formata da un monofilo lungo dal metro e mezzo ai due metri, di diametro compreso dallo 0.20 allo 0.30, collegato alla lenza madre che è più grossa di diametro tramite una girella, ad una distanza variabile a seconda del tipo di fondale e della profondità della zona di pesca, si innesta un bracciolo montato con mono filo di diametro inferiore al terminale, fermato a quest’ultimo tramite un pezzettino di cavetto metallico che essendo più rigido del monofilo lo terrà a debita distanza dalla lenza madre evitando così ingarbugliamenti. A questo si inserisce il nostro amo che poi verrà farcito da un bel boccone succulento. Per tenere sempre alla stessa distanza il nostro bracciolo piazzeremo due perline, una sopra ed una sotto il cavetto metallico. Ad una distanza leggermente superiore, sempre per evitare ingarbugliamenti, rifaremo esattamente la stessa operazione con un’altro bracciolo e così via a seconda come gia detto del tipo di fondale e della profondità di pesca. Conclusi i braccioli si piazza un moschettone e si inserisce il piombo che è normalmente di forma allungata per permettere una maggiore possibilità di scivolare tra le rocce senza rimanerci incastrato.

Questa montatura è molto simile a quella utilizzata nel Surf Casting se si usano più ami, l’unica variante sta nel fatto che nel Surf Casting l’ultimo amo pesca sul fondo mentre nel Rock pesca sempre ad una certa distanza da esso poichè sul fondo va solamente il piombo.

Se invece parliamo di Rock pesante il discorso cambia notevolmente, infatti vista la mole dei pesci che andiamo ad insidiare e le caratteristiche di questi, sarebbe assurdo ed impensabile insidiarli con montature come quella sopra descritta. Personalmente utilizzo sempre il terminale che adesso descriverò sia se pesco con il vivo, sia se pesco a galleggiante con una sarda ad esempio per il pesce serra.

Il terminale che monto per questa tecnica è senza piombo, il peso che mi serve sta tutto nell’esca che utilizzo, questo secondo me è importante per dare più naturalezza alla mia esca. Il terminale è molto semplice ma non per questo poco efficacie, infatti dopo molti tentativi reputo che sia il migliore. Per collegarsi alla lenza madre il terminale sarà provvisto di girella, il diametro varierà dalla preda che si intende insidiare, se pescate il serra oppure il grongo è doveroso montare il cavetto altrimenti dopo pochi secondi dalla ferrata vedrete la vostra preda andarsene dopo aver tagliato il filo. La lunghezza del terminale sarà di circa un metro sull’estremità legheremo l’amo con dimensioni variabili a seconda della preda, poco sopra legheremo uno o due ami a seconda della dimensione della nostra esca. Ricordarsi sempre che per consentire un maggiore movimento e soprattutto una superiore resistenza, sarà opportuno che la nostra esca sia attaccata con l’amo finale al naso, con l’amo centrale appena sotto il primo strato di pelle sul lato, e con l’amo più in alto si andrà a inserire direttamente nell’ano del pesce lasciando uscire la punta dell’artiglione.

 

Adesso vi descrivo brevemente gli anellidi sopra citati per avere un quadro chiaro di che cosa sono:

BIBI

E’ un anellide molto tozzo che puù raggiungere diversi centimetri di lunghezza e di diametro, vive perennemente sotto i fondali sabbiosi, raramente lo si trova fuori dal buco che scava sotto la sabbia. Durante le mareggiate possiamo trovare spiaggiati i bibi, in tali condizioni il bibi potrebbe diventare un esca efficacissima per la spigola anche se di solito viene innescato per la pesca alle orate, ai saraghi, alle mormore. E’ sicuramente da preferire il prodotto fresco, meglio se vivo, rispetto al congelato ed innescato intero. Io consiglio sempre di innescare bibi di piccola taglia, gli o sempre trovati molto più catturanti di quelli grossi.

AMERICANO

Viene chiamato anche il blood worm, verme di sangue, è conosciuto sotto i due nomi di americano e canadese pur trattandosi dello stesso verme. E’un anellide che può raggiungere diversi centimetri di lunghezza è più grosso però della arenicola e questo lo fa apprezzare in quei posti dove c’è tanta minutaglia, poichè resiste molto di più ai morsi dei piccoli pesci. La sua caratteristica principale è sicuramente quella di lasciar fuoriuscire dei veri e propri schizzi di sangue una volta che viene innescato o tagliato. Lo ritengo superiore al bibi per effetto catturante, le sue condizioni ideali per pescare sono con mare calmo e poco mosso, specialmente su fondali sabbiosi od in prossimità di qualche foce. Io consiglio di impiegarlo intero montandolo sull’amo con l’ausilio dell’apposito ago da innesco.

COREANO O CINESE

E’ un verme che si differenzia dai precedenti per due caratteristiche principali, lateralmente è provvisto di centinai di piedini e la sua struttura non è molliccia ma bella dura. Io consiglierei di pescare con questa esca nei periodi autunnali ed invernali, innescando un intero verme e appuntandone un ‘altro per la testa. Il movimento del verme attirerà sicuramente la nostra spigola che attaccherà il primo verme ingoiandolo subito, passando poi a quello innescato nel nostro amo. In alcuni momenti particolari io utilizzo il coreano anche con la canna a bolognese nelle foci dei fiumi, prevalentemente in notturna con galleggiante, a mezz’acqua. Io inserisco in ami del N° 8/10 un coreano intero appuntandolo appena per la testa, il movimento e le dimensioni del verme, infatti ricordano moltissimo la ceca, (stadio giovanile dell’anguilla) di cui le spigole sono ghiotte. In determinati momenti e sopratutto in determinati posti (dove ci sono forti presenze di ceche) si catturano moltissime spigole che sono in preda ad una vera e propria frenesia alimentare.

TREMOLINA DI FANGO

In foce, in laguna ed in molti canali è possibile raccogliere la tremolina scavando nel fango. E’ un verme simile al coreano ma meno duro di consistenza, nelle zone dove questo anellide è presente, diventa una esca micidiale per spigole e per tutti gli altri pesci. Io ne innesco molti esemplari per volta facendo una vera e propria palla, il motivo è semplice da capire, la sua morbida consistenza e la sua forza catturante, ne fanno preda di una moltitudine di piccoli pesci che lasciano ben poco dopo il loro attacco. Dovremo per questo motivo controllare spesso l’innesco se non vogliamo stare ore a pescare con l’amo completamente pulito.

IL MURIDDO

Questo è un anellide particolarmente duro e resistente bello tozzo anche se non di dimensioni eccessivamente elevate, io mi porto sempre appresso una scatola di muriddo, perchè quando peschi in posti pieni di minutaglia e granchietti, è l’unica salvezza che ti rimane. Non si trova molto facilmente in commercio e questo è un vero peccato, non sono mai riuscito a trovarlo naturalmente, quindi non potrei consigliare come reperirlo senza passare da un negozio abilitato. Si posso utilizzare anche altri tipi di esca ma secondo me con minore valore adescante per la nostra spigola, come ad esempio cannolicchi, polpa di cozza, di vongola e molti altri molluschi della famiglia, oppure anche le più rudimentali e a buon mercato sarde, tentacoli di seppia o calamari.

spinning in mare

Lo spinning in mare è riuscito ad assumere in pochi anni un ruolo di primo piano nel panorama della pesca sportiva. La tecnica è la medesima che in acqua dolce e consiste nel lanciare un artificiale e recuperare, con questo movimento si cerca di invogliare un predatore ad attaccare. Lo spinning lo si può praticare con profitto sia dalla riva insidiando principalmente spigole e serra, che dalla barca insidiando, sgombri, tonni, leccie, ricciole ecc.

Per praticare correttamente questa tecnica di pesca, si devono tenere conto di alcuni accorgimenti particolari che variano dalla pesca in acqua dolce, il primo è sicuramente la lunghezza della canna che deve necessariamente essere superiore ai 3 metri, per permettere lanci più lunghi. La caratteristica principale della canna da spinning in mare è la flessibilità e la leggerezza, i mulinelli si differenziano come sempre tra quelli tradizionali con quelli con bobina rotante, come o sempre detto non esiste differenza, è solo un gusto soggettivo, l’importante che siano adatti a questa tecnica e che consentano lunghe gettate e siano comodi nel recupero.

Il guadino quando si pratica lo spinnig è indispensabile per salpare le prede in sicurezza, soprattutto se siamo soli e magari siamo in cima a scogliere.

Gli artificiali assumono in questa tecnica di pesca un ruolo fondamentale, sono la base della nostra pesca e individuare l’artificiale giusto nel momento giusto significa catturare le prede invece di andare in bianco. Come per le esce vive anche nello spinning non sempre gli artificiali che sono stati profiui una volta lo sono sempre, dipende sempre dalle condizioni del mare e dal clima, solo l’esperienza vi potrà portare ad avere un quadro chiaro di quali sono gli artificiali corretti per quel preciso momento. Come per la traina anche per lo spinning la varietà di arificiali che si possono usare sono innumerevoli, oltre a tutti quelli CLASSICI che si possono utilizzare per la traina costiera, si possono usare una categoria di artificiali chiamati POPPERS e GRUB, che vi descrivo brevemente essendo diversi dai classici già menzionati in altre pagine.

POPPERS:

Sono delle imitazioni di pesci che a causa della mancanza della paletta classica per l’affondamento e per il muso concavo, restano a galla e mentre si effettua il recupero sollevano la superficie dell’acqua spruzzandola lateralmente e creando per tanto rumore. In questi ultimi anni a preso sempre più piede poiché si è visto che in determinate condizioni di tempo e di mare, diventa micidiale per insidiare Leccie dalla barca e spigole o serra da riva. Come si può facilmente intuire anche di poppers ne esistono svariati modelli, io preferisco quelli molto colorati ma non saprei dire con esattezza quale ia il colore che normalmente è favorito.

GRUB:

Sono delle raffigurazioni di animali e non, in silicone che possono avere svariati colori ed essere di svariate misure, vengono fissati al nostro terminale con testine piombate decorate di vari colori e spesso con raffigurati due occhietti laterali. La testa piombata è provvista di un amo che può variare a seconda delle dimensioni del nostro grub. Anche questi strani artificiali stanno riscuotendo un bel successo negli ultimi anni, soprattutto se vengono utilizzati per le occhiate, per l’ogni presente leccia e altri predatori di superficie. Personalmente reputo interessanti questi artificiali quando pesco le aguglie poiché questi pesci sono molto attratti da questi tipi di artificiali, spesso mi capita di utilizzare il classico minnows e non avere nessuna abboccata, cambiando esca e mettendo un grub riesco a catturare molte aguglie.

I posti dove si può praticare questa pesca sono infiniti, oltre che dalla barca, come detto anche in mare si può praticare questa tecnica anche dalla riva. Andranno benissimo le coste rocciose, le spiagge, i porti, le foci dei fiumi (secondo me ottimi posti perché come si è molte volte detto molti predatori amano le foci per l’innumerevole presenza di prede). insomma ovunque ci sia dell’acqua.

Se peschiamo da una scogliera rocciosa, saranno da preferirsi quei posti dove il mare si scontra con gli scogli, essendo uno dei luoghi preferiti dalle spigole. Se peschiamo dalla spiaggia consiglierei di praticare dello spinnig quando è in atto una mareggiata oppure con mare in fase iniziale di scaduta. Se però uno si cimenta per la prima volta con questa tecnica io consiglierei di cominciare da un porto, oppure da un canale interno che porta al mare. La mia valutazione è dovuta al fatto che all’interno di porti e canali, le acque sono più calme e si avrà la possibilità di avere più a portata di mano il nostro artificiale, seconda considerazione sono gli incontri che si posso fare. Spigole e pesci serra sono predatori abituali dello spinning dalla riva, e non di rado si posso fare belle catture.

Lo spinning si può praticare tutto l’anno ma il periodo migliore è senza dubbio tra l’estate e l’autunno, poiché è in questo periodo che si concentrano maggiormente i pesci pelagici. L’inverno è redditizio solo se si pesca alle grosse spigole, poiché come spiegato nella pagina dedicata a questo pesce, è proprio in questo periodo dell’anno che le grosse spigole si avvicinano alla costa.

A differenza di molte altre tecniche di pesca, lo spinning praticato in momenti in cui il mare è piatto e magari l’acqua è bella trasparente è totalmente inutile, poiché i predatori saranno molto restii ad attaccare il nostro artificiale, i momenti migliori per praticare questa tecnica sono l’alba ed il tramonto, con mare mosso, ottimo se nella fase iniziale di scaduta.

Se peschiamo dalla barca il discorso cambia radicalmente, soprattutto se stiamo pescano in mare aperto e non vediamo alcun punto di riferimento. Se pesco in posti che non conosco, e sono in mare aperto, la mia esperienza mi porta a considerare dei fattori che reputo molto importanti, la presenza di eventuali isolette, secche, presenza di gabbiani o altri uccelli acquatici, presenza di mangianze. Tutti questi fattori hanno la loro grande importanza e adesso vi spiegherò il perchè. Se scorgo la presenza di isolette, relitti, pareti rocciose, secche, o altre differenze nel panorama circostante, mi dirigo e pescherò esattamente nei pressi di quest’ultime, poiché sicuramente non saranno passate inosservate neppure ai nostri predatori, lanciando ripetutamente il nostro artificiale nei pressi di queste zone, sicuramente avremo molti più risultati che pescare a caso lanciando senza alcun punto di riferimento. Se nella zona non ci sono per varie motivazioni niente di tutto quello sopra menzionato, cerco di scorgere la presenza di gabbiani o altri uccelli acquatici, poiché la loro presenza in un determinato punto non è mai casuale, come invece si potrebbe pensare. Stanno sicuramente aspettando che accada qualche cosa per poterne avere dei benefici, ricordatevi sempre che la loro vista ed i loro sensi sono nettamente superiore ai vostri, e si accorgono oppure si sono già accorti molto prima di voi, della presenza di un bel branco di pesce. Spesso mi è capitato pescando vicino a dei gabbiani che apparentemente stavano riposando, di catturare grosse prede intente a cacciare i grossi branchi di pesce foraggio. Se vi imbattete in grossi branchi di sardine, alici ecc. ecc. cercate di lanciare il vostro artificiale nei pressi di quest’ultimo poiché anche in questo caso la presenza del grosso branco non passerà inosservata, e lanciando l’artificiale nei dintorni si potranno fare anche diverse catture.

Come detto precedentemente le catture più frequenti con artificiali sono per la costa la spigola ed il serra, per le acque più profonde l’occhiata, aguglia, sugarello, sgombro (acerto), ricciola, leccia, barracuda, tonno. Una considerazione particolare va fatta per l’occhiata, poiché apparentemente questo pesce non sembrerebbe fatto per questa pesca ed invece molto più che altri appartenenti della sua famiglia l’occhiata attacca i piccoli pesci. Molto utile per le occhiate sono i minnows ma si fanno delle ottime catture anche con gli ondulanti, ovviamente quando si pratica lo spinning per le occhiate, le zone da battere sono le scogliere a picco sul mare. Personalmente non pesco mai appositamente le occhiate, ma sono delle prede che catturo involontariamente quando cerco di insidiare sua maestà la Spigola, poiché è la mia preda preferita con questa tecnica di pesca, per insidiarle ci vogliono grandi conoscenze dei luoghi e delle abitudini, attacca come l’occhiata principalmente i minnows e ondulanti, va insidiata principalmente in superficie ed in acque torbide e ricche di spuma, sulla costa rocciosa bassa, le spiagge e nei porti, molto utili per questo pesce sono le foci dei fiumi e anche le acque interne che sfociano nel mare.

Il lancio nello spinning è determinante, sono considerati principalmente due i tipi di lancio che si posso effettuare, il primo è quello classico a “colombella” con la canna bassa dietro il pescatore che guarda la punta della medesima, prima di lanciare lasciando libero il filo di bobina. In questo lancio si raggiunge una notevole distanza anche se utilizziamo artificiali leggeri, questo è il tipo di lancio che consiglio ai principianti, poiché non è “tecnico” e di conseguenza molto facile da effettuare. L’unico difetto di questo tipo di lancio sta nella scarsa precisione, cioè se volgiamo far passare esattamente l’artificiale in un determinato punto perché pensiamo sia molto probabile che li ci sai un predatore in agguato esempio tra due scogli, sotto un tronco, tra due barche, eccetera, eccetera, dobbiamo forzatamente utilizzare un altro tipo di lancio.

Quest'ultimo è molto più tecnico rispetto a quanto sopra descritto, ed è quello che utilizzano tutti i pescatori di spinning dopo alcune volte che sono andati a pesca con questa tecnica. Invece di effettuare una parabola discendente, l’artificiale va fatto viaggiare in linea retta per avere la sicurezza di prendere il punto scelto. Per effettuarlo va sollevata la canna sulla testa, come se si fosse intenti nel recupero di un pesce, arrivati con il vettino della canna leggermente dietro il collo, si lancia in direzione del punto indicato lasciando il filo della bobina, smorzando il tiro e sfruttando al meglio l’elasticità della canna. Questo secondo tipo di lanciare l’esca oltre ad avere una notevole precisione, spesso è l’unico modo che si a per pescare, infatti se dietro di noi ci sono scogli, alberi, cespugli ecc. ecc. non potremmo mai utilizzare il primo tipo di lancio. L’unico svantaggio che si può attribuire è la sua scarsa gettata soprattutto se usiamo esche leggere, e quindi l’impossibilità di utilizzarlo se il nostro punto scelto dista lontano da noi.

Quando si pesca a spinning è sempre bene ricordarsi che il 70% delle probabilità di riuscita di una battuta di pesca sono da attribuirsi alle condizioni meteo, dalla scelta del posto, e dalla scelta del momento “Magico.” Il restante 30% sta nella scelta del nostro artificiale e da come si lancia e si recupera la nostra simulazione. Da queste due considerazioni si capisce che il pescatore di spinning non è un semplice pescatore della “domenica” che lancia senza senso in attesa che qualche cosa accada. L’arte di capire quando e come andare a pesca in questa tecnica sono fondamentali come la maestria nel muovere la nostra simulazione. Dare la vita ad un semplice pezzo di metallo o di plastica richiede grande conoscenza della preda che andiamo ad insidiare, e recuperare semplicemente l’oggetto senza alcuna scelta dei tempi risulterà totalmente inutile, poiché il nostro predatore non associerà mai il nostro artificiale ad una preda. E’ ovvio che a volte accade che nonostante il momento sia perfetto, il clima sia perfetto, il pescatore muova in maniera perfetta il suo artificiale, non ci siano abboccate, ma questo è senza dubbio il bello di questa pesca come di tutte le pesce in genere. Sapere però quando pescare e come farlo, aumenta in maniera esponenziale le possibilità di catture e quindi di trasformare una giornata in bianco con una giornata buona.

Esiste una regola che è sempre bene tenere in mente quando si pesca a spinning e cioè sapere che un predatore attacca il nostro artificiale se ben manovrato anche se non a fame, poiché in lui si risvegliano l’istinto predatorio e la sua aggressività. Un recupero lineare non susciterà mai interesse per un predatore che in caso di pancia piena lascierà passare il nostro artificiale anche se gli passasse a pochi centimetri dal suo naso. Per rendere l’artificiale interessante e quindi dotarlo di vita propria E’ NECESSARIO che il recupero sia vario, discontinuo, alternato a cambi di direzione, a pause più o meno lunghe, ad accelerazioni improvvise, e tutte le altre azioni che possono rendere l’artificiale ben visibile ed attirare con il suo movimento il predatore.

Non potrei dare un consiglio standard per tutti poiché gli artificiali sono talmente tanti e talmente variegati che ogni categoria a un suo modo di utilizzazione, sarò ben felice però di dare consigli a chi mi chiederà come utilizzare un determinato artificiale.

Un consiglio che però riguarda tutti gli spinning man è di variare continuamente il posto se vedete che non ci sono abboccate, poiché un predatore dopo due o tre lanci se non a ancora attaccato non lo farà più, e quindi o si cambia artificiale o si cambia posto. Se invece siete fortunati ed un bel pesce attacca il vostro artificiale mentre recuperate, sentirete un forte strappo seguito da continue testate sulla vostra canna, in questa situazione non ci si dovrà mai far prendere dal panico e ferrare decisi prima di iniziare a recuperare con regolarità tarando la frizione e lasciando che il pesce preda metri di filo senza alcun timore. Appena vedrete il pesce si passa alla fase finale e cioè quella del recupero che si divide in due modi, il primo è quello di issarlo direttamente sulla riva con uno strappo deciso se il pesce è di modeste dimensioni, altrimenti allungare il guadino oppure scendere direttamente in acqua se il pesce è di notevoli dimensioni. Un consiglio che posso dare è quello di non aver fretta di concludere l’azione poiché una mossa azzardata potrebbe vanificare tutta la fatica fatta.

all'inglese

Questa tecnica molto usata in alcune zone di Italia per le acque interne, viene applicata con successo anche in mare in quanto permette con galleggianti non eccessivamente pesanti di poter effettuare potenti lanci che ti permettono di raggiungere distanze impensabili con un classico galleggiante da bolognese.

Infatti questi tipi di galleggiante sono già piombati all’estremità inferiore con la condizione di dover a seconda della nostra scelta aggiungere piombo sul terminale; cerco di spiegarmi meglio, questi galleggianti sono divisi come tutti per grammature es. 2+1; 3+2 ecc. il primo numero indica il piombo posto sul galleggiante, il secondo è quello che dovremo aggiungere per ottenere una ottima linea di galleggiamento e una maggior sensibilità alla ferrata.

Come per i galleggianti anche la canna non potrà essere la classica canna a bolognese, ma dovrà essere con un alto numero di anelli e con varie azioni sempre suddivise come per quelle alla bolognese ma con l’aggiunta della dicitura dei grammi minimi e massimi che essa può lanciare; chiaramente più sarà alto il peso da lanciare più sarà di azione rigida la canna da utilizzare. La canna per questo tipo di pesca si chiama appunto canna all’inglese e può essere telescopica o ad innesti.

Personalmente non amo molto pescare la spigola con questo tipo di tecnica, preferisco notevolmente pescare a bolognese, ma non per un motivo particolare, ma solo per un mio gusto personale. Molte volte però sono stato costretto a ricorrere a questa tecnica e con ottimi risultati, sopratutto quando il posto di pesca mi imponeva di effettuare dei lanci molto lunghi, lanci che non avrei mai potuto effettuare con la bolognese. Secondo me se devo trovare un difetto in questa tecnica di pesca è sulla passata, poichè il sughero utilizzato non è perfettamente in sintonia con la corrente e spesso rimane dietro insospettendo le spigole nell’abboccata.

col sabiki

Queste esche prendono il nome dalla prima e tutt’ora più grande casa produttrice di artificiali in Giappone e molti chiamano appunto i sabiki con il nome di giapponesi. Queste esche sono costituite da una lenza madre di 120/150 cm, composta da 6/8 braccioli armati con ami ai quali è applicata una perlina fluorescente e delle piumine bianche o colorate di materiali vari. A seconda della qualità possono essere completati da una o più girelle alle estremità. Con il movimento in acqua il sabiki simula un branchetto di piccoli pesci oppure piccoli crostacei, che scatenano l’attacco del predatore.

Normalmente si utilizza il sabiki per pescare piccole prede, spesso per utilizzare le stesse come esca per la traina ma a volte le sorprese non mancano. Possono essere usati per la pesca dalla riva, dal molo o dalla barca, piombandoli all’estremità ed effettuando un continuo movimento di saliscendi o per la traina leggera distanziandoli di almeno 5 metri dall’ultimo piombo. Sono costituiti da piccole piumette e piccole strisce di silicone con perlina, alle due estremità trovi due girelle per il collegamento al piombo da 40 grammi in su a seconda della corrente, dalla profondità e allo spessore della lenza nel mulinello. Sono ottimi per la cattura di sugarelli, sardine, alici, alacce, boghe, menole, sgombri, aguglie, sul fondo tracine, sciarrani, gallinelle ecc.

Una volta individuato un branco di pesci oppure raggiunto il posto di pesca, lo cala in profondità, iniziando un movimento costante cercando di animare i nostri artificiali come se fossero veri. Visto che i sabiki sono composti da vari ami e le prede che si andranno a catturare vivono in branco, è utile non recuperare subito se si sente un pesce allamato poichè solitamente se ne prendono più di uno.

La canna ideale per questa pesca avrà una lunghezza di ¾ metri ed una ottima azione di recupero. Non importano mulinelli particolari, l’importanza primaria sta nella robustezza e la capacità di facile recupero. La colorazione è molto varia, anche se non o mai riscontrato grosse differenze, o notato che quelli bianchi evitano di prendere alcuni tipi di pesce come le boghe che invece rimangono più attratte da quei sabiki con piume colorate.

Ultimamente si sta vedendo molti pescatori di traina che in canna utilizzano il sabiki senza piombatura, legandone più di uno contemporaneamente ma io non saprei dire se funziona oppure no. Con questa tecnica di pesca oltre alle prede sopra menzionate, si possono fare incontri entusiasmanti, non rare infatti sono le catture di piccoli tonni, tenute, ricciole, leccie ecc.ecc.

seppia dalla barca

Le seppie si dirigono verso la costa sia in primavera che in autunno, la loro pesca però può essere fatta con buoni risultati solo in autunno, poiché in primavera non sono molto propense a mangiare. La pesca alla seppia la si può praticare sia dalla barca che da riva, insidiando gli esemplari dagli scogli, oppure dai pontili dei porti quando le acque sono chiare, utilizzando gli stessi artificiali. Io parlerò della pesca della seppia dalla barca poiché è solo in questo modo che la insidio.

La pesca avviene sotto costa, su fondali sabbiosi o fangosi, da 5 a 20 metri di profondità con esca artificiale composta da un gambero finto che possiede alla coda due coroncine di ami senza artiglione. Per avere maggiori probabilità di catturare le seppie il mare deve essere calmo poiché le seppie sono poco mobili e l’acqua deve essere chiara perché le seppie cacciano a vista.

La pesca consiste nel calare sul fondo l’artificiale a forma di grosso gambero, muoverla verso l’alto e lasciarla ricadere nuovamente. Il movimento assomiglia a quello del gambero che è la preda preferita dalla seppia. Di questi artificiali ne esistono molte versioni e molti modelli, personalmente ritengo il migliore quello rivestito di seta, che a incorporato un piombo nella parte iniziale cioè vicino alla testa, la colorazione deve variare dall’arancione al rosso. Spesso però assisto a cose strane che non capisco e cioè la colorazione arancione/rossa che ritengo di gran lunga la migliore alle volte non è catturante, in quelle situazioni utilizzo altri colori con risultati migliori. Io strofino il mio artificiale contro una sarda per dargli anche un odore più naturale, questo accorgimento mi a dato migliori risultati.

Indispensabile in questa pesca è il guadino, infatti il nostro artificiale come detto non è provvisto di artiglione quindi la seppia potrebbe sganciarsi nel momento in cui si issa a bordo, per evitare ciò basta immergiere il nostro guadino in acqua e farci entrare delicatamente la seppia all’interno prima di salparla a bordo. Molte volte nel recupero la seppia si sgancia, in quel caso lasciate immediatamente ricadere il gambero e vedrete la seppia tornare indietro e attaccarlo nuovamente.

Molti utilizzano terminali con più gamberi attaccati, addirittura c’è chi usa mettere contemporaneamente oltre i gamberi anche una o due totanare. Io ritengo troppo macchinoso e inutile questi tipi di “apparecchiamenti” poiché nei periodi giusti e soprattutto nelle giornate giuste, si catturano molte seppie anche con un gambero solo ed in più mi sembra più sportiva come tecnica di pesca. Spesso durante il recupero capita che il gambero venga attaccato da un polpo di sabbia, il lavoro di recupero è il medesimo della seppia con la differenza che il polpo una volta issato a bordo dovrà essere ucciso per evitare che scappi o distrugga il retino dove viene messo.

traina col vivo e con artificiale

Questa meravigliosa tecnica di pesca si può dividere in modo generico in due categorie: traina costiera e traina d’altura. Come si capisce dalle parole la prima è rivolta a quei pesci che vivono prevalentemente nel sottocosta, l’altra a quei tipi di pesci che restano oppure transitano tramite migrazione nelle profondità dei mari e quindi a notevole distanza dalla costa.

Per la traina costiera non importa avere una imbarcazione particolarmente specializzata ne tantomeno motori potenti infatti la velocità che dovrà essere tenuta è da 2 a 4 nodi poichè una velocità eccessiva diventa totalmente inutile. La stessa cosa non può essere detta per la traina d’altura dove è necessaria un’imbarcazione in grado di reggere bene il mare anche se in condizioni di instabilità, anche perchè dovete considerare che normalmente le zone di pesca sono tra 6 e 20 miglia. In questo caso non mi voglio addentrare nelle considerazioni dello scafo migliore, il motore più adatto ecc. ecc. poichè esistono migliaia di siti e libri che ne sanno molto di più, io parlo solo di pesca ed in particolare di quelle pesce che faccio e che amo.

Le attrezzature per questo tipo di pesca dipendono come sempre dal tipo di traina e quindi dal tipo di pesce che si vuole insidiare.

Quando effettuo traina costiera (ovviamente io conosco esattamente i posti e quindi i punti dove farla) mi dirigo in prossimità di isolette o promontori rocciosi, tranne che per il serra che predilige zone sabbiose. La velocità di traina è tra 1 e 4 nodi e l’esca che prediligo è il vivo, composto da piccoli e medi esemplari di cefalo, anguilla, sgombro, per predatori come la spigola ed il serra mentre utilizzo pezzetti di sarda o piccole sarde per le occhiate, le tracine eccetera.

La traina d’altura io la pratico in zone aperte che arrivano anche a 20 miglia dalla costa , in quelle zone scoperte da me e quindi che definisco le migliori nella mia zona dove insidio i pesci durante la migrazione, per ritrovare esattamente tali posti mi affido totalmente agli stumenti elettronici (ecoscandaglio, radio VHF, GPS), se non si conoscono punti migliori di altri e si va alla cieca io mi sento di dare due consigli utili, osservate sempre il posizionamento di altre barche, ed osservate sempre il comportamento dei gabbiani, loro sanno benissimo dove è presente la mangianza delle nostre prede es.(sardine, alici ecc.). Durante la migrazioni i tonni sono molto famelici perchè devono percorre notevoli distanze, non si lasceranno mai scappare un banchetto e quindi se avvistate un bel branco di pescetti muovetevi nelle vicinanze. La velocità che si deve tenere è leggermente superiore a quella nella traina costiera ed è intorno ai 4/6 nodi, nella pesca d’altura si insidiano tonni, palamite, sgombri, ricciole, eccetera.

Le esche utilizzate devono essere fresche io come sopra detto preferisco pescare col vivo, nella mia imbarcazione o una vasca con ossigenatore per tenere sempre in ottimo stato le mie esche. Per il riperimento in commercio, il problema è serio poichè non in tutti i posti si possono trovare pesce vivo da comprare, io le mie esche le prendo da solo. Il giorno prima oppure la mattina presto mi reco in un canale pieno di cefali e con una canna fissa e con i bocconcini di pane cerco di catturarne il maggior numero possibile, contemporaneamente lancio una piccola canna a fondo con un bel lombrico di terra per catturare qualche anguilletta. Il resto delle prede e cioè sugarelli, acerti sardoni ecc. me li procuro in mare aperto pescando con il giapponese (tecnica di pesca che è ben illustrata in un altro capitolo).

L’innesco del vivo è soggettivo e molti utilizzano vari modi, io utilizzo il più classico ma credo il migliore ed è quello con due ami. Il primo amo lo innesco sulla bocca con la punto dell’amo rivolta verso l’alto per avere migliori probabilità di cattura, il secondo verso la coda con la punta che esce lateralmente. In queste situazioni si capisce che il piccolo pesce non potrà resitere per tutto il giorno quindi si dovrà cambiare spesso esca e da qui la necessità di averne molte. L’unico pesce che si può insidiare senza problemi anche con esche naturali ma morte, è il serra. Per non distruggere l’esca io utilizzo un piccolo accorgimento inserisco all’interno della mia esca un ago di acciaio, piazzo all’estremità della bocca un pallino di piombo che diventa necessario per evitare di scaricare lo sforzo di trazione sull’amo. Attenzione solo per il serra si possono utilizzare esche morte per gli altri pesci è sembre bene utilizzare il vivo se volgiamo avere delle possibilità di cattura.

Un altra forma di traina che ritengo entusiasmante è quella con gli artificiali, addentrarsi in questo campo è sempre rischioso poichè tutti ritengono che un tipo di artificiale sia meglio dell’altro, io posso dire che dopo tante prove oggi utilizzo sono due tipi di pesci finti il classico bianco a testa rossa e quello blu con linee nere sul dorso che raffigura perfettamente un acerto, le dimensioni sono di 10 cm., i cucchiaini dotati di penna e polpetti in silicone. Il segreto se utilizziamo un minnows nella traina è quello di legarlo solamente al filo, non aggiungerci come fanno in tanti piombi, gommini, cucchiaini, scatoline per aumentare il rumore eccetera, eccetera perchè si compromette notevolmente la naturalezza nel movimento, se utilizziamo invece i cucchiaini (eccellenti se peschiamo in prossimità di banchi di piccoli pesci) si deve necessariamente utilizzare una girella per evitare attorcigliamenti della lenza durante il lancio.

L’artificiale viene attaccato principalmente per istinto quando percepiscono le vibrazioni, da qui si capiscono due accorgimenti più vibra meglio è e conseguentemente più si avvicina ad una esca naturale e più probabilità ci sono di abboccare un predatore. I minnows oggi sono di ottima fattura i loro movimenti oscillanti sono molto simili a quelli di un pesce vero non importa aggiungerci altro, io utilizzo un piccolo accorgimento se in zona si nota la presenza di palamite oppure lampughe, ed è un piccolo tubicino di gomma, del diametro di 0.30 cm fra la parte finale della lenza e l’esca per evitare che si strappi il filo a causa della voracità e della dentatura di questi pesci. Se vogliamo insidiare esplicitamente le spigole è necessario portare l’esca in prossimità del fondo e non potendo scendere a velocità inferiore di 3 nodi perchè le nostre esche diventerebbero del tutto inutili occorre utilizzare un sistema di affondamento con l’ausilio di una sfera di piombo che varia dai 3 ai 5 kg. munita di due occhielli, al primo occhiello, montato sulla parte superiore della sfera si aggancia il cavetto che la collega alla barca, al secondo occhiello è montata la nostra lenza. Ovviamente il peso della sfera e la velocità di traina dipende molto dalle condizioni del tempo e soprattutto della corrente.

Come si capisce il numero di canne che si utilizzano dipendono dalla capacità della nostra inbarcazione, se possediamo una barca bella capiente riusciamo a mettere in pesca anche 5 canne con l’assetto classico, e cioè due canne piazzate agli esterni calate in mare una a 90 e l’altra a 75 metri dalla barca. Due ai lati della poppa a 50 e 60 metri. Una al centro molto corta entro i 15/20 metri sempre nella scia della barca. Personalmente utilizzo tre lenze, due ai laterali ed una centrale. Io utilizzo canne che variano da 4 a 12 libbre, al carbonio e del tipo Stand-up cioè quelle corte e per pescare bene anche in piedi puntati sulle ginocchia, ma non o mai trovato problemi anche con canne più lunghe. I mulinelli montati alle canne sono rotanti del tipo 2/0, 3/0, 4/0, non possiedono alcuna caratteristica particolare, e secondo me è giusto così poichè non è l’abito a fare il monaco. Le lenze che monto sono da 4 a 12 libbre ed i terminali lunghi 4 metri sono dello 0 0.050 unito alla lenza madre con girella.

Prima di augurarvi di passare una bella giornata a traina vi voglio dare l’ultimo consiglio, se vi capita di imbattervi in qualche corpo galleggiante tipo casse di legno, pancali, lamiere ecc.ecc. passateci vicino più volte perchè sarà molto probabile che ci possano essere branchetti di serra, lampughe, lecce, ecc. che cercano riparo sotto di esse, se questo avviene il divertimento è garantito poichè partiranno più canne contemporaneamente.

canna fissa in fiume ed in mare

La pesca con la canna fissa è senza dubbio la tecnica di pesca più romantica e al tempo stesso la più affascinante. In un mondo che sempre di più ci esaspera dal progresso non poteva esimersi la pesca che ha assunto in questi ultimi 5 anni un miglioramento ed un grado di perfezione che secondo me poco comincia ad avere con quella che sempre più viene chiamata “pesca sportiva”. Materiali sempre nuovi e funzionanti, tecnologia sempre più computerizzata ci dice dove sono i pesci, a quale profondità, e come fare per prenderli, pasture sempre più complesse e selettive, mulinelli che recuperano da soli, ecc.ecc.ecc. In un quadro così “Tecnologico” che posto può avere la pesca con la canna fissa?

La storia della pesca con la canna nasce proprio con quella fissa, possiamo dire che è l’antenata delle moderne canne, anche lei in questi anni a subito delle notevoli mutazioni, a partire dai materiali usati, ma la sua semplicità, la sua maneggevolezza, l’incredibile sensazione che si prova quando si ha un pesce in canna la rende unica ed inimitabile. Se è sbalorditivo tenere in canna un pesce da 10 kg, con una attrezzatura da traina, la difficoltà ed il divertimento non è inferiore se si tiene in canna un pesce di 1 kg con la fissa, (ovviamente devono essere fatte le opportune scale e soprattutto le opportune considerazioni).

Ma entrando a parlare in concreto di questa pesca, la prima cosa che salta all’occhio quando si vuole acquistare una canna fissa è che il materiale più usato per la sua costruzione è il carbonio, anche se spesso possiamo trovarlo misto ad Kewlar, litio, ecc. Le due caratteristiche che rendono il carbonio il materiale principe sono essenzialmente la leggerezza e la rigidità. Queste due caratteristiche consentono di realizzare canne anche molto lunghe e non perdere mai la prontezza di risposta all’abboccata. La lunghezza delle canne fissa è immensa: parte da 40 cm e arriva a circa 12 metri ed ovviamente la scelta dipende dal tipo di pesca che si intende fare e dalle prede che comunemente andremo ad insidiare. Diciamo per sintetizzare che per pescare minutaglia si arriva ad un massimo di 5 metri, oltre si intende insidiare prede più consistenti.

Purtroppo quando si insidiano pesci piuttosto consistenti in termini di peso, bisogna mettere in conto anche eventuali rotture, in quanto non sarà possibile assecondare la fuga del pesce oltre una certa distanza. Ciò è secondo me l’unico inconveniente di questa canna, ma la soddisfazione quando si guadina una grossa preda è sicuramente raddoppiata rispetto a canne fornite di mulinelli. Questo inconveniente a dato luogo alla nascita di canne fisse con microanelli: sono canne fisse a tutti gli effetti a cui sono stati aggiunti però piccoli anelli ed un recuperatore, che rendono assai più agevole l’insidiosa opera del recupero del grosso pesce.

Ovviamente sono contrario all’utilizzo di questi accorgimenti che tolgono del tutto il vero fascino della pesca con queste canne, la bellezza e la difficoltà nel pescare con una canna fissa sta proprio nel tentare di assecondare come meglio è possibile le fughe del pesce e qualunque accorgimento per facilitare ciò è secondo me inutile e fa perdere