L' Egitto: storia moderna |
La fauna del paese è limitata a causa dell'aridità del clima. Nelle aree semidesertiche vivono numerose gazzelle, mentre nei deserti si incontrano rettili quali l'aspide di Cleopatra, vipere e lucertole. In alcune zone, principalmente nel delta e nelle aree montuose lungo il Mar Rosso, si trovano volpi del deserto, iene, sciacalli, topi delle piramidi e manguste. I coccodrilli e gli ippopotami, un tempo comuni nella parte bassa e nel delta del Nilo, attualmente si trovano solo nell'alto Nilo. Le specie ornitologiche abbondano soprattutto nel delta e nella valle del Nilo e comprendono l'airone bianco, l'upupa, il piviere, il pellicano, l'airone, la cicogna, la quaglia e il beccaccino. Tra i rapaci si trovano l'aquila, il falcone, l'avvoltoio, il gufo, il nibbio e il falco. Nelle acque del Nilo vivono numerose specie ittiche. L'Egitto è il più importante produttore mondiale di cotone a "fibra lunga". Altri prodotti agricoli sono mais, frumento, canna da zucchero, riso e pomodori. Si coltivano inoltre miglio, orzo, ortaggi e frutta, quali agrumi, datteri, fichi e uva. L'allevamento rappresenta una voce di modesta importanza come pure la pesca, attualmente in fase di sviluppo nei pressi del lago Nasser. Agli inizi degli anni Novanta il settore industriale impiegava il 21% della forza lavoro. Particolarmente fiorente nel paese è l'industria tessile, che produce filati di cotone, di lana e tessuti di iuta. Altre importanti produzioni sono zucchero raffinato, acido solforico, fertilizzanti, carta, cemento, pneumatici e apparecchi televisivi. Le attività industriali comprendono inoltre la manifattura del ferro e acciaio, l'assemblaggio di automobili e la raffinazione di petrolio. Industrie di piccola scala, ma significative per l'economia del paese, sono rappresentate da concerie, birrifici, stabilimenti per la produzione di ceramica, profumi, olio di semi, farina e altri prodotti alimentari. I principali centri industriali si trovano nei distretti del Cairo e di Alessandria. L'Egitto possiede una grande varietà di giacimenti minerari, alcuni dei quali, come i giacimenti d'oro e di granito, sono sfruttati fin dall'antichità. La risorsa mineraria attualmente di maggior rilievo è il petrolio, i cui giacimenti si trovano nella regione costiera sul Mar Rosso, a el-Alamein e nella penisola del Sinai. Altre risorse importanti sono i fosfati, il manganese, il titanio e il minerale di ferro. Nel 1991 si è iniziata l'estrazione di uranio nella regione circostante Assuan. I principali prodotti importati riguardano i settori agricolo e alimentare, dei trasporti, chimico e dei macchinari per l'industria mineraria. I prodotti esportati sono il petrolio greggio e i suoi derivati, il cotone grezzo, i filati di cotone e i tessuti, e i prodotti alimentari. I più importanti fornitori sono gli Stati Uniti, la Germania, l'Italia, la Francia e il Giappone. Nonostante i grandi investimenti realizzati e i rigorosi controlli statali, il paese ha seri problemi di bilancia dei pagamenti. Le principali fonti di valuta estera derivano dall'industria turistica ed estrattiva, in particolare sviluppo dopo la riapertura del canale di Suez, la conclusione degli accordi di pace con Israele e la restituzione dei territori occupati del Sinai. A metà degli anni Novanta il debito estero dell'Egitto ammontava a 14 miliardi di dollari. Capo dello stato è il presidente della Repubblica, scelto dall'Assemblea del Popolo ed eletto con referendum popolare. Il presidente rimane in carica sei anni e ha il potere di formulare le politiche statali di carattere generale e sovraintendere alla loro esecuzione, di sciogliere l'Assemblea del Popolo, nominare e destituire i ministri, partecipare alle riunioni del consiglio ed emettere decreti in situazioni di emergenza, ma unicamente con l'approvazione popolare, mediante referendum da tenersi entro 60 giorni. Il potere legislativo è conferito all'Assemblea unicamerale del Popolo, formata da 444 membri in carica per cinque anni, metà dei quali sono eletti dai lavoratori e dai contadini. In aggiunta il presidente nomina 10 membri della comunità copta. L'Assemblea del Popolo ha il potere di approvare il bilancio dello stato, aprire inchieste, imporre tributi, approvare i programmi di governo e, infine, togliere la fiducia al Gabinetto dei ministri o a uno dei suoi componenti. Il potere giudiziario è conferito a un sistema indipendente, che si basa su elementi della legge islamica della shariah, insieme a leggi di derivazione inglese e francese. I tribunali sono suddivisi in quattro categorie. La Corte suprema costituzionale, il Corpo giudiziario supremo, la Corte di cassazione e sette tribunali d'appello, situati nei governatorati più importanti. Ogni governatorato è dotato di un tribunale primario, che esamina le cause civili e penali. L'intolleranza religiosa che aveva caratterizzato il periodo della dominazione bizantina, con gli editti proclamati dal basileus Eraclio che imponevano il battesimo agli ebrei e la dottrina della Chiesa bizantina ai cristiani copti, portarono l'Egitto a non opporre grande resistenza alla dominazione araba. Entrati nella sfera d'influenza del califfato, gli egiziani furono progressivamente islamizzati; ma una parte della popolazione poté conservare la propria religione in cambio del pagamento di una tassa individuale (jizyah). Tutta la popolazione maschile pagava invece una tassa fondiaria (kharaj). Durante i due secoli seguenti, l'Egitto fu retto da governatori nominati dal califfo, il capo della comunità musulmana, e la lingua araba sostituì progressivamente quella copta, che si conservò solo nella liturgia. Sotto i califfi abbasidi l'Egitto fu dilaniato da una serie di insurrezioni generate dai conflitti tra diverse sette musulmane. Nell'868 Ahmad ibn Tulun emancipò l'Egitto dalla tutela degli Abbasidi, fondando una dinastia che rimase al potere sino al 905. La dinastia degli Ikhsiditi, che conquistò il potere nel 935, fu sottomessa nel 969 dai Fatimidi, a opera di Gawhar, che fondò Il Cairo, trasferendovi la capitale. Sotto la dominazione dei Fatimidi, che erano di religione sciita, l'Egitto conobbe un periodo di fioritura culturale, divenendo il paese più importante dell'Islam. In seguito i Fatimidi persero alcuni territori dell'Africa settentrionale, la Siria e parte della Palestina. Minacciati dagli eserciti dei crociati i califfi fatimidi chiesero aiuto a Nur ad-Din, signore di Aleppo, che nel 1168 inviò un esercito. Saladino, uno dei generali di Nur ad-Din, fu nominato visir dell'Egitto e nel 1171 vi fondò la dinastia degli Ayyubiti, restaurando l'ortodossia sunnita; riconquistò gran parte della Siria e della Palestina, facendo dell'Egitto una grande potenza militare. Dopo la morte di Saladino (1193) il regno fu indebolito da lotte intestine, che favorirono l'ascesa al potere dei Mamelucchi. Essi svolsero un ruolo fondamentale nella lotta contro i crociati guidati da Luigi IX e riuscirono a respingerli nel 1249; l'anno seguente rovesciarono gli Ayyubiti e instaurarono una propria dinastia. I Mamelucchi I Mamelucchi governarono l'Egitto dal 1250 al 1517 con due dinastie, quella dei Bahriti e quella dei Burgiti. Alcuni tra loro furono valorosi condottieri, come Baybars I, che nel 1260 fermò l'avanzata dei mongoli. Altre due invasioni mongole furono respinte dai Mamelucchi, che eliminarono inoltre la presenza dei crociati in Medio Oriente, conquistando nel 1291 Akko, l'ultima roccaforte crociata in Palestina. Tra il XIII e il XIV secolo, il regno dei Mamelucchi si estese verso nord sino ai confini con l'Asia Minore. Quella dei Mamelucchi fu un'età di straordinario splendore per le arti e per la cultura, oltre che per l'economia, grazie soprattutto al commercio di spezie con l'Occidente. All'inizio del XVI secolo i Mamelucchi subirono la minaccia dell'impero ottomano: nel 1517 l'Egitto fu occupato e conquistato dall'esercito del sultano ottomano Selim I. Sotto l'impero ottomano i Mamelucchi continuarono ad amministrare il paese, anche durante l'occupazione delle truppe francesi di Napoleone Bonaparte. L'ascesa di Muhammad Ali e la dominazione britannica. L'occupazione francese dell'Egitto, sebbene di breve durata (1798-1801), determinò la crisi degli istituti politici del paese. Nel 1805 Muhammad Alì, generale turco di origine albanese, prese il potere e si fece nominare governatore; nel 1811 sconfisse i Mamelucchi e diede inizio a un vasto programma di riforme in ambito poltico, economico e sociale. L'opera avviata da Muhammad Alì venne proseguita dai suoi successori, tra i quali il figlio Said e il nipote Ismail. I prestiti internazionali per finanziare i lavori del canale di Suez, aperto nel 1869, portarono l'Egitto alla bancarotta e all'ingerenza dei paesi occidentali nella politica egiziana. Nel 1882, per sedare una rivolta condotta dagli ufficiali dell'esercito, gli inglesi occuparono militarmente l'Egitto. L'Egitto, pur rimanendo formalmente sottoposto alla sovranità ottomana, fu governato di fatto dalle autorità britanniche sino al 1914, quando, allo scoppio della prima guerra mondiale, venne dichiarato protettorato: Abbas II fu destituito in favore dello zio, Hussein Kamil. La monarchia. Nel 1922 la Gran Bretagna, sollecitata dai movimenti nazionalisti egiziani, dichiarò l'indipendenza del paese e proclamò re Fuad I. La Gran Bretagna si riservò tuttavia il diritto di intervenire negli affari esteri e nelle questioni relative alla difesa, e di mantenere truppe sul territorio egiziano. La Costituzione, promulgata nel 1924, instaurò un sistema parlamentare bicamerale, in cui il re deteneva il potere esecutivo e si riservava la nomina del primo ministro. La scena politica dei successivi trent'anni fu dominata dal difficile equilibrio tra il potere del sovrano, del Wafd (il partito nazionalista fondato nel 1919) e delle autorità britanniche. Nel 1936 venne finalmente firmato un trattato anglo-egiziano che ridusse l'occupazione militare del paese, senza tuttavia affrancare completamente l'Egitto dalla dominazione straniera. Alla fine della seconda guerra mondiale, a cui l'Egitto prese parte in quanto alleato della Gran Bretagna, le tensioni tra il re e i partiti politici si acuirono; l'intervento, nel 1948, nella guerra contro Israele (vedi Guerre arabo-israeliane) fece peggiorare ulteriormente la situazione sino al colpo di stato del 1952 organizzato dal generale Muhammad Nagib: il re Faruq I venne destituito e l'anno seguente Nagib si autoproclamò presidente della neocostituita Repubblica egiziana. Il governo di Nasser. Nagib non riuscì a esercitare un'effettiva autorità sul paese e venne progressivamente esautorato da Gamal Abdel Nasser, membro del Consiglio del comando della rivoluzione. Nell'aprile 1954 Nasser si pose alla guida del paese, assumendo nel luglio del 1956 la carica di presidente. Nasser intraprese una politica estera tesa a creare forti legami con gli stati arabi e aderì allo schieramento delle nazioni non-allineate. Il rifiuto opposto dalla Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo alla richiesta di finanziamenti per la costruzione della diga di Assuan (1956) portò Nasser a nazionalizzare la Compagnia del canale di Suez, provocando l'intervento di Gran Bretagna e Francia. Nel 1956 Israele, accordatosi con le due nazioni europee, invase l'Egitto, spingendosi sino alla regione del canale. Le pressioni di Stati Uniti e Unione Sovietica provocarono l'intervento delle Nazioni Unite, che interposero alcuni contingenti militari tra Egitto e Israele. Nel febbraio 1958 Nasser realizzò l'unione tra Siria ed Egitto, dando vita alla Repubblica araba unita (RAU), che tuttavia si sciolse tre anni dopo per la defezione della Siria (l'Egitto conservò questa denominazione fino al 1971). In politica interna, Nasser represse l'opposizione politica e introdusse un sistema a partito unico, l'Unione araba socialista. Nel 1962 l'Egitto intervenne nella guerra civile scoppiata nello Yemen, sostenendo il movimento repubblicano contro le forze monarchiche. Nel 1967, il ritiro delle forze dell'ONU dall'Egitto ottenuto da Nasser e la chiusura dello stretto di Tiran, che consentiva a Israele l'accesso al Mar Rosso, furono tra le cause che scatenarono la guerra dei Sei giorni, durante la quale Israele occupò la penisola del Sinai e la striscia di Gaza. La sconfitta egiziana ridimensionò il prestigio di Nasser che dovette adottare posizioni più moderate. A Nasser, morto improvvisamente nel 1970, succedette Anwar al-Sadat. La presidenza di Sadat. Nel settembre 1971 Sadat promulgò una nuova Costituzione; in politica interna impresse sin dall'inizio una svolta liberale all'economia della nazione, in contrasto con l'orientamento del suo predecessore. In politica estera, nel tentativo di rafforzare l'Egitto militarmente, strinse trattati di cooperazione con l'Unione Sovietica. L'obiettivo principale di Sadat rimaneva la conquista del Sinai e per questo riconciliò l'Egitto all'Arabia Saudita, che finanziò l'acquisto di armi dall'URSS. Il 6 ottobre 1973, durante la festa ebraica dello Yom Kippur, l'Egitto sferrò un attacco a sorpresa contro Israele attraverso il canale di Suez, scatenando la guerra del Kippur. La guerra volse inizialmente a favore dell'Egitto, ma le forze israeliane reagirono prontamente riconquistando i territori perduti e circondando il nemico nei pressi di Suez. Le Nazioni Unite imposero allora il cessate il fuoco e stabilirono una linea di armistizio tra gli eserciti egiziano e israeliano. Pur non vincendo la guerra, l'Egitto era riuscito a mettere in discussione le frontiere del 1967, e, aiutato dagli sforzi diplomatici del segretario di stato americano Henry Kissinger, Sadat accettò di avviare i negoziati di pace. Nel 1974 e 1975 Egitto e Israele conclusero due accordi che prevedevano la restituzione di una parte del Sinai (compresi alcuni pozzi petroliferi) all'Egitto. Nel 1975 venne riaperto il canale di Suez. Alla visita di Sadat in Israele (novembre 1977) seguì una serie di colloqui mediati dagli Stati Uniti; i negoziati si conclusero con gli accordi di Camp David, firmati il 17 settembre 1978, seguiti dalla firma di un vero e proprio trattato di pace a Washington (26 marzo 1979). In seguito alla pace conclusa con Israele, l'Egitto venne espulso dalla Lega araba, che trasferì la sede dal Cairo a Tunisi. Il 6 ottobre 1981 Sadat venne assassinato da alcuni membri di un gruppo fondamentalista islamico, durante una parata militare per celebrare l'anniversario della guerra del Kippur. Il Parlamento nominò quale successore il vicepresidente Hosni Mubarak. La presidenza di Mubarak. In politica interna, Mubarak proseguì nella direzione avviata da Sadat; in politica estera, cercò di riavvicinare l'Egitto ai paesi arabi. Rieletto nel 1987, Mubarak ottenne la riammissione dell'Egitto all'interno della Lega araba, migliorando contemporaneamente i rapporti con Israele e cercando una mediazione con l'OLP. Nel 1990 l'Egitto partecipò alla coalizione guidata dagli Stati Uniti contro l'Iraq (vedi Guerra del Golfo) con un contingente di circa 30.000 uomini. L'insorgenza fondamentalista. Eletto per la terza volta alla presidenza nel 1993, Mubarak dovette affrontare l'azione ideologica e militare dei numerosi gruppi fondamentalisti (tra i quali spiccano i Fratelli Musulmani e Al-Jama al-Islamiya), intensificatasi a partire dagli anni Ottanta. Il governo egiziano attuò una politica di repressione, inaspritasi con gli anni, che non servì però a contrastare efficacemente la diffusione di ideologie islamiste nel paese (favorita soprattutto dal malcontento popolare per la grave crisi economica e sociale), nonostante il ricorso a leggi di emergenza, all'arresto di migliaia di persone sospettate di far parte di organizzazioni della galassia islamista, a tribunali militari e alla pena di morte. Nel 1997 il fondamentalismo radicale islamico rivolse la sua azione contro l'industria turistica, tra le principali risorse del paese. In settembre, un attentato al Cairo provocò la morte di nove turisti tedeschi. Un altro tragico episodio di questa strategia si consumò il 17 novembre nell'importante sito archeologico di Luxor, quando durante un attacco armato, rivendicato da Al-Jama al-Islamiya, trovarono la morte più di settanta persone, tra cui 58 turisti stranieri. All'emergenza terroristica il governo egiziano rispose con arresti di massa e limitazioni alla libertà di stampa, contro le quali vi furono forti proteste. Nel 1998 la paralisi nel processo di pace in Palestina causò un raffreddamento dei rapporti tra Egitto e Israele; in dicembre il governo egiziano deplorò inoltre il nuovo intervento militare statunitense contro l'Iraq. Sviluppi recenti. Il fenomeno fondamentalista radicale islamico, in seguito alla stretta repressiva attuata dal regime dopo l'attentato di Luxor, si è attenuato. Inoltre il regime ha ottenuto una pubblica condanna della violenza da parte di molti membri delle organizzazioni radicali islamiche. Tuttavia la repressione ha duramente colpito anche le opposizioni e ha ridotto gli spazi di libertà di opinione e di stampa. Per quanto riguarda la situazione economica, il governo ha incrementato la sua politica di liberalizzazione e di privatizzazione, che ha investito però solo marginalmente l'abnorme settore della pubblica amministrazione (più di cinque milioni di dipendenti), che per il regime rappresenta la maggiore fonte di consenso. La strategia economica perseguita ha invece causato un'estensione della fascia più povera, che comprende ormai quasi metà della popolazione. Nell'ottobre 1999 Mubarak è stato confermato alla presidenza del paese, ottenendo il quarto mandato consecutivo. Nelle successive elezioni legislative svoltesi tra ottobre e novembre del 2000, il Partito nazionale democratico di Mubarak ha ottenuto 353 dei 444 seggi del Parlamento egiziano. |
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