Notizie storiche su Trivento

 

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Trivento é un piccolo centro del Molise che conta circa seimila abitanti (5375 n.d.r.). Si può raggiungere da Campobasso o, più comodamente, dalla strada Trignina, che s'innesta sulla Statale Adriatica nei pressi di S. Salvo. Il fiume Trigno, che costeggia la strada, scorre in una valle ampiamente aperta con fianchi di facile erodibilità costituiti da sabbie in prossimità del mare, e da argille e molasse verso l'interno. Il fondovalle é quasi sempre deserto e l'alveo, sassoso ed asciutto, si gonfia soltanto nelle piene invernali ed autunnali. Superata l'Abbadia di S. Maria del Canneto, insigne monumento del Xlll secolo, si comincia ad intravedere (per chi viene dal mare n.d.r.), alto ed inaccessibile, il colle di Trivento. Tutto intorno le montagne diventano sempre più alte con dorsali monotone, spianate, a lievi ondulazioni. Dopo una serie di tornanti si raggiunge l'abitato (m 603) costituito da una parte più recente, pianeggiante, e da un nucleo antico arroccato attorno ad un colle. Trivento fu città sannita. I Sanniti Pentri e Caraceni abitarono tutto il Molise interno fino al V secolo quando, attraversato il Matese, invasero la Campania. A seguito di questa azione si scontrarono con i Romani, loro alleati, che avevano con quella regione traffici commerciali. Nel 321 a.c.a.C. a Caudio, presso Benevento, i Sanniti inflissero una grande sconfitta ai Romani. Qualche anno dopo, nel 305 furono a loro volta sconfitti e costretti a chiedere la pace. Iniziò allora la decadenza di queste genti italiche che più tardi finirono sotto il dominio romano. Durante queste guerre Trivento restò spopolata. Per ridarle prosperità vi fu dedotta una colonia militare della tribù Voltinia. Nel periodo augusteo l'Abruzzo ed il Molise fecero parte della IV Regione denominata Sabinum et Samnium. Trivento (Tereventum), Alfedena (Aufidena) e Sepino (Saepinum) divennero allora municipi romani. Sotto il dominio longobardo l'Abruzzo rimase diviso nei ducati di Spoleto e di Benevento.

Trivento appartenne a quest'ultimo. Quando i Normanni, nel 1140, invasero il Molise, la città fu data ai conti di quella regione. Nel 1268 Carlo I d'Angiò la dette in feudo ad Ansaldo di Lavanderia e successivamente, nel 1285, ad Amerigo de Sus. Dai de Sus ( di Susa ) passò poi alla famiglia di Pipino, d'origine francese. In seguito fu feudo di varie famiglie tra le quali i d' Evoli, i Caldora, i d' Afflitto e infine i Caracciolo. La parte pianeggiante di Trivento é collegata all'altra da una gradinata in pietra locale che porta ad una piazzetta da cui dopo breve scalinata, si dipartono due rampe in salita che giungono alla sommità del colle ove trovasi la Cattedrale. L'Antico centro é menzionato in una cronaca del Medioevo come "Castrum" e questo lascia supporre che fosse ben munito di fortificazioni. Le mura ed i bastioni si conservano ancora saldamente nei primi anni del '700 assieme alle tre porte come risulta da una descrizione del Paccichelli il quale ne riporta anche una veduta. Lo schema urbanistico di questo nucleo antico è tipico dei centri medioevali. Nel suo sviluppo potrebbero individuarsi tre fasi ipotizzate dal Lavedan.

Ad una prima fase di contrazione della città romana, ridotta ad un piccolo agglomerato sulla sommità del colle (che era la parte più facilmente difendibile) ne sarebbe succeduta una seconda di consolidamento di questo nucleo entro una cinta muraria ed una terza di espansione al di fuori di questa, nel piano. In effetti, in cima al colle vi é stato ritrovamento di materiale epigrafico e la tradizione vuole vi fosse un tempio di Diana. Durante le invasioni barbariche alcuni centri, soggetti a distruzione totale, furono abbandonati dalle popolazioni superstiti, altri che, come Trivento, occupavano posizioni facilmente difendibili riuscirono a conservare la loro ubicazione. Il tracciato urbano di Trivento rivela la mancanza di una vera e propria "pianificazione urbanistica" anche se nell'apparente disordine, vi é pure una logica della viabilità. I piccoli spiazzi, le viuzze che s'innestano obliquamente seguendo la pendenza del terreno, il loro andamento tortuoso, non sono dovuti a motivi di difesa ma quasi certamente all'esigenza di conservare percorsi campestri che furono incorporati nelle mura a seguito della espansione edilizia. Questo spiega le pendenze, a volte notevoli, superabili solo con gradinate, le sezioni variabili delle strade, le frequenti strozzature. In un centro così piccolo la circolazione rivestiva una scarsa importanza. La strada era soprattutto un luogo di vita all'aperto, un prolungamento della vita che si svolgeva nelle case e nelle botteghe. La piazza della Cattedrale, che nel Medioevo costituiva il centro della vita religiosa, si trova a Trivento nella parte alta dell'abitato. Attualmente ha forma irregolare e se, come appare probabile, rispecchia quella primitiva, così fu concepita per sfruttare la conformazione del terreno. La cattedrale nella città medioevale era collocata quasi sempre al centro dell'agglomerato o nella posizione più elevata in modo da accentuarne l'importanza e lo slancio verticale. La ricerca di questa posizione, dominante prevale a Trivento sulla centralità sicché il tempio non si trova esattamente nel mezzo dell'abitato. Tutte le costruzioni antiche di questo nucleo sono in pietra ( calcare detritico proveniente principalmente da cave locali sfruttate fino in età recente n.d.r.). L'uso del pietrame a faccia vista per questa edilizia si spiega con il particolare carattere geologico della zona. La pietra ha caratterizzato sempre l'aspetto dei vecchi centri, sia storici che di campagna, in rapporto alle zone geologiche che ne favorivano o meno l'uso come materiale da costruzione. Rappresenta ancora la testimonianza di una imponente opera artigianale che si è esplicata attraverso la lavorazione della pietra grezza, la sua connessione e posa in opera: fasi sempre legate alle tradizioni locali. L'uso della pietra viva, tanto per le murature che per la pavimentazione delle strade, da all'insieme unità figurativa. Le abitazioni, le cortine murarie non esauriscono la loro funzione estetica in se stessa ma la dilatano a tutto l'ambiente.Ne risulta un habitat a misura d'uomo ove le altezze e le ampiezze sono a lui commisurate ed in funzione della sua fruizione visiva. Anche se la caratteristica principale di Trivento sta in questo suo essere "pedonale ", strettamente legata alla dimensione umana, vi sono pure edifici che rappresentano momenti epici di questa letteratura architettonica. Si allude, tra gli altri, al Palazzo Comitale e soprattutto alla  Cattedrale. Questa chiesa ha antichissime origini cosi come é antica la diocesi di Trivento, forse la più antica del Molise ( primo vescovo fu S. Casto nel IV secolo). Fu dedicata ai SS. Nazario e Celso, probabilmente nel sec. VI ma testimonianze certe si hanno solo dopo il mille. L'interno é stato rifatto, varie volte, la prima nel '700 e non presenta grande interesse. E' costituito da tra navate divise da pilastri e misura m. 34x12. La facciata fu ricostruita nel 1905 in forme rinascimentali, il possente campanile é invece dal '600. Della chiesa primitiva si conserva la Cripta il vero gioiello di Trivento. É costituita da sette navatelle spartite da sei file di colonne che sorreggono voltine a crociera. Sulla parete di fondo c'è un'abside tra due absidiole. La struttura richiama la cripta coeva di Sulmona a cui é simile anche per una particolarità: la semicolonna, sostegno degli archi terminali delle file estreme, interrompe a metà il giro dell'absidiola. Le origini romane di questo sito sono attestate da frammenti inglobati nella struttura della Cripta. Nel secondo pilastro a sinistra vi é un cippo funerario ed un altro cippo fa da altare. É sormontato da una lunetta scolpita con un bassorilievo raffigurante la SS. Trinità, due angeli e due delfini. La scultura risale probabilmente al XIII secolo e così pure i resti degli affreschi che si trovano intorno. La tradizione che vuole la Cripta costruita sul sito di un tempio romano sembra suffragata dall'uso costruttivo di opus reticulatum per tompagnare le lunette racchiuse nelle arcatelle cieche della parete sinistra.


(tratto da Mondo Archeologico D.A. Tavani)

                                 

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