Nei paesi si perde talvolta nel tempo l'etimologia dei soprannomi, usati per identificare in maniera inequivocabile questa o quella persona; sicuramente ogni nomignolo ha la sua storia: particolarità fisiche o comportamentali (Culibassi o La Baffa), mestieri svolti (Vignaroli), zona di provenienza (Peschiolana)...e spesso tramandati di padre in figlio. Non fa eccezione GIOACCHINO ROSSI, il protagonista di questa puntata della ....

 

STORIA SONORA DI PAGANICA

Gioacchino, altrimenti noto come Bombardino: soprannome alquanto curioso, ma diminutivo ereditato assieme alla passione musicale dal padre Giovanni "Bombardo' ", che suonava il flicorno grave (chiamato in Italia tuba bassa o bombardone) nella banda dell'Aquila.
Nato a Paganica nel 1879, Gioacchino era emigrato in Francia dove fu impiegato presso le ferrovie; tornato in Italia, si sposò nel 1908, continuando a lavorare in paese come contadino, e nella cava di pietre che fu aperta vicino al Santuario della Madonna D'Appari. Iniziò a suonare da solo, e forse aiutato dal padre, l'organetto che possedeva in casa, di proprietà del fratello.
Così come nel resto dell'Abruzzo lo strumento usato per il ballo, già dai primi del '900 è l'organetto a 2 bassi (du' botte), prodotto da alcune fabbriche artigianali regionale, e frequenti anche quelli a 4, 8, e 12 bassi, considerati più difficili da suonare ma con una gamma di varietà tonali in più.
Lo strumento musicale per quegli anni era tenuto in "grande considerazione", e custodito gelosamente per due motivi: perché in famiglia c'era un musicista, e perché l'economia fatta per mettere da parte la cifra occorrente a comperare un oggetto utile alla quotidianità, era stata spesa per acquistare uno strumento musicale appunto (più costoso e non utile certo per il lavoro nei campi).
E sicuramente Gioacchino non sperava che il padre gli dicesse "Andiamo all'Aquila a ricomperare l'armonichetta!", dopo che il fratello aveva deciso di tenere per sé l'organetto. Poche mattine seguenti si recarono a Piazza Palazzo dove c'era un negozio di strumenti musicali...
...Bombardó ne scelse uno a 12 bassi e chiese al figlio di provare a suonarlo... Bombardino allora si sedette su una seggiola situata vicino l'anta d'entrata; cominciò ad eseguire alcuni brani, e quando sollevò lo sguardo dal mantice per dare il suo consenso all'acquisto, vide che la piazza si era riempita, e timidamente sorrise e raccolse l'applauso scrosciante degli spettatori per lo sconosciuto musicista. Gioacchino, come tutti i nuovi musicisti di quegl'anni, cresceva musicalmente non ripristinando generi e stili di vecchi suonatori, compaesani, ma imitando i grandi nomi e repertori sovrapaesani: pochi brani noti e di grande circolazione, e il liscio"dilagante" che ha reso in ambito popolare l'affermarsi di valzer, polka, mazurca (soprattutto nell'ultimo dopoguerra e negli anni '50). La rincorsa al nuovo e la filosofia del consumo, hanno sottratto quelle motivazioni esistenziali necessarie a far vivere espressioni culturali della tradizione perduta nei tempi; così anche l'uso di canti, musiche e balli tradizionali viene connotato di "vecchio" e di "passato", e non
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