IL BALLO DI
SAN VITO (1996)
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Il ballo di
San Vito
Salsicce
fegatini
viscere alla brace
e fiaccole danzanti
lamelle dondolanti
sul dorso della chiesa fiammeggiante
vino,
bancarelle
terra arsa e rossa
terra di sud, terra di sud
terra di confine
terra di dove finisce la terra
e il
continente se ne infischia
e non il vento
e il continente se ne infischia e non il vento
Mustafà viene di Affrica
e qui soffia il vento d'Affrica
e ci dice tenetemi fermo
e ci dice tenetemi fermo
ho il ballo
di S. Vito e non mi passa
ho il ballo di S. Vito e non mi passa
La
desolazione che era neela ser
s'è soffiata via col vento
s'è soffiata via col rhum
s'è soffiata via da dove era ammorsata
Vecchi e giovani pizzicati
vecchie e giovani pizzicati
dalla taranta, dalla taranta
dalla tarantolata
cerchio che chiude, cerchio che apre
cerchio che stringe, cerchio che spinge
cerchio che abbraccia e poi ti scaccia
ho il ballo
di S. Vito e non mi passa
ho il ballo di S. Vito e non mi passa
dentro il
cerchio del voodoo mi scaravento
e lì vedo che la vita è quel momento
scaccia, scaccia satanassa
scaccia il diavolo che ti passa
scaccia il male che ci ho dentro o non stò fermo
scaccia il male che ci ho dentro o non stò fermo
A noi due
balliam la danza delle spade
fino alla squarcio rosso d'alba
nessuno che m'aspetta, nessuno che m'aspetta
nessuno che mi aspetta o mi sospetta
Il cerusico
ci ha gli occhi ribaltati
il curato non se ne cura
il ragioniere non ragiona
Santo Paolo non perdona
ho il ballo
di s. Vito e non mi passa
ho il ballo di S. Vito e non mi passa
Questo è
il male che mi porto da
trent'anni addosso
fermo non so stare in nessun posto
rotola rotola rotola il masso
rotola addosso, rotola in basso
e il muschio non si cresce sopra il sasso
e il muschio non si cresce sopra il sasso
scaccia
scaccia satanassa
scaccia il diavolo che ti passa
le nocche si consumano
ecco iniziano i tremmori
della taranta, della taranta
della tarantolata....
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Morna
Nel cielo
di cenere affonda
il giorno dentro l'onda
sull'orlo della sera
temo sparirmi anch'io nell'ombra
la notte che viene è un'orchestra
di lucciole e ginestra
tra echi di brindisi e fuochi
vedovo di te
sempre solo sempre a parte abbandonato
quanto più mi allontano lei ritorna
nella pena di una morna
e
sull'amore che sento soffia caldo un lamento
e viene dal buio e dal mar
e quant'è grande la notte e il pensiero tuo dentro
nascosto nel buio e nel mar
grido non più
immaginare ancor
tanto qui c'è soltanto vento
e parole di allora
il vento
della sera sarà
che bagna e poi s'asciuga
e labbra che ricordano e voce
e carne che si scuote sarà
sarà l'assenza che m'innamora
come m'innamorò
tristezza che non viene da sola
e non viene da ora
ma si nutre e si copre dei giorni
passati in malaora
quando è sprecata la vita
una volta
è sprecata in ogni dove
e
sull'amore che sento soffia caldo un lamento
e viene dal buio e dal mar
e quant'è grande la notte e il pensiero tuo dentro
nascosto nel buio e nel mar
grido non più
immaginare ancor
quel che tanto è soltanto
vento e rimpianto di allora
il vento
della sera sarà
che bagna e poi s'asciuga
e ancora musica e sorriso sarà
e cuore che non tace
la schiuma dei miei giorni sarà
che si gonfia e poi si spuma
sarà l'anima che torna
nella festa di una morna
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La notte se
n'e' andata
La notte se
n'è andata
come una fucilata
e i resti cadono abbattuti
sopra l'uomo del Gibbuti Inn
sguardo di paraffina
sopra il banco perlinato
puzza di chiuso e di benzina
sul parterre disinfettato
nuvole
gonfie sopra il cielo
la banda suona un funerale
fango, e anatre per strada
due fari gialli contromano
vanno spediti come cani
randagi in mezzo alla pianura
fino alla fabbrica di ghisa
forno di musica e di luce
statuario
Ciaina appoggia il piede
tra oriundi e truzzi in larga schiera
e in mezzo al mucchio una che sbatte
gli occhi come slot machine
lui ci ha le tasche piene d'oro
e dal sorriso ha perso i denti
anelli e grossi per lo sguardo
fessure umide e pazienti
Nic guidava
il lamierone
niente sbirri per la strada
passa il turno del boccione
la radio suona indiavolata
Cato dietro parla e fotte
pare il grande lova lova
fotte e parla e tira botte
tra lattine e molle rotte
di
all'amica non voltarti
e stringiti in mezzo al sedile
lei prima piange e dopo ride
vuole il suo turno nel privè
Nic la tratta col la cinghia
lei la lascia fare e stringe
il velluto con le unghie
più lui mena più lei stringe
Io ti
ammazzo con la birra
non ti far vedere più
ti sotterro con la birra
non ti far vedere più
imbestiati dalla birra
dentro o fuori e così sia
muri sopra e muri intorno
la birra è tutto quel che c'è
Ciaina
russa chioccia e sbuffa
fa un rumore di trattore
gratta gira e ancor si gratta
poi si alza con la schiena rotta
siede addosso alla sciacquone
e non trovò più niente da dire
fuori solo un ostinato
latrar di cani e segheria
la notte se
n'è andata
come una fucilata
il cielo è grave e gonfio adesso
come una colpa presa addosso
il buco che la notte riempie
il mattino lo trivella
finché arriva come niente
la spugna che tutto cancella
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Le case
Le case
taccion nell'addio
non urlan più di lavatrici
di respiri, di attese,
di anime contese
vuote e composte nell'ombra
di polvere e imposte
gesti
alzati in fretta nel mattino
calda assenza a fianco al comodino
treni, stazioni, biglietti
sepolti nei letti...
e viene il
tempo di partire
armadi cimiteri di appendini
parole scritte a mano
scritte in ogni dove
col tempo tutto sembra migliore...
silenzio
sulle frasi storte e tra le porte
rotolano le bottiglie nascoste
pacchi e confezioni
vite nei cartoni
restano di noi
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Il corvo
torvo
Corvo torvo
seduto sopra il bordo
all'erta in guardia tra gerani e trasmissioni
aggrappato tra la luna e la luce che consuma
spia dal lucernario il quadro obliquo dell'orario
Corvo
ingordo abituato alla camelie
al profumo dei cassetti, al riflesso degli specchi
stringe in mezzo al becco la cornetta che lei stacca
mentre Billie non la smette di cantare ''Man I love''
Giro
sottocasa nel quartiere
corteggio i muri a fianco del cortile
e non m'incanto di salire
non salirò stasera e non mi importa
che c'è dietro la porta
Come un
corvo tra ragazze di quartiere
che non hanno niente da arrivarti nelle vene
fai una mossa e volan via
mentre strisciano sui piedi
ti salutano e lo vedi
che non basteranno più
Corvo torvo
aggrappato sotto il tetto
gonfio tronfio a dispetto sopra il letto
luce di candela trema sul fondo della sera
tremano le ombre come un ragno che si fonde
gracchia sul rumore del suo gemito che muore
gracchia lui che vede
a cosa cede quando crede.
Stà
scoppiando in strada il carnevale
coriandoli e girandole a saltare
e stelle filanti, sopra tutti quanti
girano le maschere e m'abbracciano d'amore
Lucifero non smette di saltare
Linee d'ombre e segni tra l'azzurra biancheria
persi nelle pieghe di chi è già scappato via
il corvo non lo dice ma già sa che già io lo so
come lei lo vede quando cede, quando crede
Corvo torvo
seduto sopra il bordo
occhio non vedere, paura non avere
un'altra notte da bruciare sul suo gemito che muore
ma sarò io a ritornare, menti ancora per favore....
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Al veglione
Da Ciccillo
ristorante
dieci portate nel prezzo di una
alla sera del trentuno
grande festa del veglione
stelle filanti nel salone
tavolo solo su ordinazione
orchestra, pezzi a richiesta
repertorio della festa
vammi a prendere al tabbacchino
due nazionali esportazione
se vuoi andare fai attenzione
alle raccomandazioni
azzuppa azzuppa zuccherino
appozzati di vino Pachino
ti presento a mio cugino
appena tornato da Canadà
tiene una macchina truccata
parcheggiata fuori in strada
più tardi ne piazzale mi farà provare un giro a me
accaniti
nella quadriglia
chi ti lascia e chi ti piglia
Ding e Dang all'incontrè
Ding e Dang all'incontrè ancor
zio Peppe balla a culo a poppo
spinge la dama alla parte di sotto
alza la guardia, alza la mano
poi dietro la pergola s' allontana
questa è
la volta che posso restare
tutta la notte alzato a guardare
come fosse capodanno
il veglione che passione
e come si muove muove
e come si balla balla,
ogni passo manda un bacio
già le piacio, già le piacio
si chiama Angela sta a Torino
piace pure a mio cugino
occhi neri di bambina
com'è carina, come cammina
tra le dita sue affilate
vedo già le mie nottate
quand'è che sarò più grande cosa le combinerò
E quanto è
nello e quant'è bè
stare qui vicino a te
come fosse per sempre festa
ti voglio bene
stiamo insieme
fino al veglione della pensione
Mastro
Sentimento s'è bevuto
quarantatré Peroni
pesta l'orlo dei pantaloni
mentre lo invocano a battimani
attacca lo strumento e suda
stacca, sbocca poi si asciuga
si sfinisce si prosciuga
cade urlando all'incontrè
e mentre muore in cannottiera
si butta sulla cameriera
schiocca la lingua e se l'abbraccia
faccia a faccia nell'amor
e quant'è
bello quanto è bè
stare qui vicino a te
come fosse per sempre festa
ti voglio bene
stiamo insieme
fino al veglione della pensione
che bella
serata ch'è stata
che bella serata passata
attenzione battaglione
l'ultimo ballo del mattone
allacciatevi nel lento
cade un festone sul pavimento
guidate con prudenza
guidate con prudenza
guidate con prudenza
e buonanotte.
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Body guard
C'è chi la
vuole per selezione naturale
spinto dal timore
del terrore universale
la guardia che protegge
da ladri e fuorilegge
attenta alle sortite
di guardoni e paparazzi
io la voglio per proteggermi dai pazzi
sì, io la
voglio la body guard
che mi protegga dalla volgarità
sì io chiedo una body guard
perché adesso vivo nell'oscurità
tu sei nella luce
la grazia ti conduce
tutti stanno in fila
al passaggio della diva
io invece sto viaggiando
sul fondo bassofondo
sono nell'imbuto e
mi necessita un aiuto
quindi chiedo la body guard
perché adesso vivo nell'oscurità
anzi chiedo due body guard
una per me e una anche per l'ombra
chiudi la
portiera
c'è una macchia tutta nera
fate largo che sto stretto
qui in un attimo sei fritto
coca pillole e vinazza
aspirati in quantità
guida nella polvere
il sole sta per sorgere
e di fianco è meglio con una body guard
sì io
chiedo due body guard
una alla mattina se ho fatto un brutto sogno
e una per la sera
come aiuto nel ritorno
che mi faccia da mangiare
che mi porti all'ospedale
che mi spazzoli una mano
che mi chiami presidente
che mi porti a casa sano
che mi tenga lontano
le mosche dal divano
che si spieghi anche per me!
Tu ti alza
la mattina
bellissima e divina
poi ti butti nel bel mondo
che ti abbraccia a tutto tondo
io mi sveglio che è già buio
con la lingua blu a pois
mi guardo nello specchio
guardo e dico ancora qua!
allora
chiedo
la body guard
perché adesso vivo nell'oscurità
anzi chiedo due body guard
una per me e una anche per l'ombra
nei
reticoli di strade sempre buie
la voglio
nei cunicoli dei bagni in corridoio
la voglio
che mi tenga i caldo chi mi attende
che allontani chi pretende
la voglio
se il mio cuore ha fatto crak
per i
simpaticoni a tutti i costi, la voglio
che ti pugnalan dietro appena che ti sposti, la voglio
per gli indirizzi delle feste per la questua che molesta
per il cambio di gestione, per il ladro d'autoradio
per il carro rimozione per il blocco del groppone
sì io chiedo due body guard
pretendo
tre body guard
anzi prescrivo
quattro body guard
sette body guard
dieci body guard
tutti body guard
solo body guard
body guard.....
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L'affondamento
del Cinastic
La notte
era un iceberg
e a furia
di cozzarci contro
il Cinastic si affondò
nel porto delle nebbie d'Interland
il nostro transatlantico sostava
i libri, le scialuppe
i manoscritti, le caldaie
l'orchestra ci ha suonato Charles Trenet
e sulle note di La Mer
nell'acqua scura si affondò
Sono
Cinastic,
vado a passeggio
e nel mio cappottone
rido sornione
io trovo dappertutto la poesia
anche nell'atrio a casa mia
tra odor di chiuso e di brioches
seduti
nella sera a San Giuliano
con un bicchiere in mano di Galliano
di poesia discutevamo
ma da quando hanno serrato il mio locale
i piccoli scrittori non san più dove andare
la cassa color panna,
l'insegna la lavagna
l'orchestra ci ha suonato Charles Trenet
e sulle note di La Mer
nell'acqua scura si affondò
Il mio
socio sta abbracciato
ad una ruota
sopra il selciato
che m'importa del Cinasic che
è affondato
valuterò qualche
proposta inserzionale
e chiuso il giornale
a Kalakuta me ne andrò..
lasciatemi qua, lasciatemi qua
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Contrada
chiavicone
Gatte che
si strusciano d'amore
al chiavocone
donne coi mustacchi sul mastello dei marmocchi
ruggine, rottami, robivecchi tra il catrame
passa Giacomo col carro del cartone
stravecchi
spessi d'aglio e di dialetti
al chiavicone
ti guardan di sottecchi mentre tirano il pastone
abbaiano tra i tubi
incanagliati nel bidone
cani da tana guerci alla catena
squasciano
le onde di lamiera al chiavicone
ronzano i mosconi sotto il manto del tendone
reti senza letto, anime mute sopra il tetto
mentre il vento non la smette di soffiar
mamma mia,
mamma mia
s'è smarrita la via
pensa a me, pensa a me
qui perduto per via
solo chi cade offre la vista edificante
di rialzare il capo dal fondale sottostante
Disastro
sfreccia rapido in vespetta
al chiavicone
lascia dietro nella steppa
una ventata di sabbione
e si trovan la dozzina
alla stazione di Benzina
quei ragazzi di contrada Chiavicone
sulla torre
d'acquedotto s'alza il fumo del fogone
s'oscura il cielo sotto il velo nero
di carbone
bruciano gli sterpi
al rogo bruciano gli scarti
qui facciamo pulizia della ragione
bruciano i
ricordi del passato al chiavicone
Mellone il matto soffia a perdifiato nel trombone
odorano di resina e di anima che crepita
gli ultimi giorni dell'umanità...
mamma mia,
mamma mia
s'è smarrita la via
pensa a me, pensa a me
qui perduto per via
solo chi cade offre la vista edificante
di rialzare il capo dal fondale sottostante
bruciano i
ricordi del passato al chiavicone
s'oscura il cielo sotto il velo nero di carbone
bruciano gli sterpi al rogo
bruciano gli scarti qui facciamo
pulizia della ragione
squasciano
le onde di lamiera al chiavicone
ronzano i mosconi sotto il manto del tendone
reti senza letto anitre mute sopra il tetto
mentre il vento non la smette di soffiar
mamma mia,
mamma mia
s'è smarrita la via
pensa a me, pensa a me
qui perduto per via
solo chi cade offre la vista edificante
di rialzare il capo dal fondale sottostante....
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L'accolita
dei rancorosi
Camminan di
bolina
al freddo di prima mattina
legnosi nei pastrani
come talpe dentro
brache di fustagno
occhi
crepati, vene aguzze
maculati
denti neri di tabacco
barbe di setola e allumina
anche l'alba che li coglie
livida di bardolino
porta rispetto e fa un inchino
Accolita di
rancorosi
settimini cuspidi e tignosi
persi nella vita
come dentro una corrida
intrappolati
tra melassa e baraonda
Accolita di
rancorosi
gelosi, avvelenati, sospettosi
incazzosi dentro casa
compagnoni fuori in strada
ci intendiam solo tra noi!
ringhiosi che rimangon sempre soli
gli ingrati se ne vanno
noi restiamo e ci teniamo la ragione
La baraonda
s'alza allegra come l'onda
e tutto sprofonda
nel nettare del vin brulè
alla morte fan la corte
ebbri di guai
inguaiati dalle femmine
inchiodati sulla croce
e ruggiscon di Rancor
RANCOR
RANCOR
Musso,
Musso
liscio e busso
passa appresso
carica a bastoni
cala l'asso
piglia, strozzo
smazza il mazzo Cavallaro
fuman trinciato forte
Joe Zarlingo fa le carte
bestemmia in mezzo ai denti
tira a fottere i compari
bastardi si deridono tra loro
cirrotici, diabetici
nemici dei dottori
sputan sulla terra
dove andranno sottoterra
Accolita di
rancorosi
settimini cuspidi e tignosi
persi nelle vita
come dentro una corrida
intrappolati tra melassa e baraonda
Accolita di
rancorosi
camerati ruvidi e grinzosi
accaniti nel lavoro
sparagnini con la prole,
spendaccioni con le troie
demoni rapaci
sputan sulla terra
dove andranno sottoterra!!
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Pioggia di
Novembre
E se, e ma
mi pare sarà
eppure non piove e nuvole
non ne vedo di qua
è una striscia di cielo
non diversa da prima
solo freddo d'autunno
e bianco color di farina
guardo
sopra al sesto piano
una goccia e poi l'altra si spiaccica in faccia
fa un rumore di sveglia
che tintinna sul ferro
di una gronda lontana
e viene la
pioggia a lavare
le macchine in fila
gli allarmi strillare
e bagna le aiuole spellate
le multe stracciate
il cielo dei bar
sulla
strada di pietra segnata
come panforte di tagli e binari
piove sulle varesine e gira gira
la giostra senza fine
cade sopra
i tram che passano lenti
di ferro e di legno pazienti
con un occhio solo
buoni da guardare
dinosauri in fila ad asciugare
piove sui pensieri dietro ai fanali
delle tangenziali
e bagna nei
cortili i gerani
le nere ringhiere
le lingue straniere
i viados di Gioia
la casba di Buenos Aires
le edicole accese
le borse e le spese
piove sulle
campane
delle pievi romane
sulle grazie sui ceri
sui voti e sui desideri
cade sopra i piedi dei bambini
che ci sono ma non li vedi
sugli ortomercati
dentro i fabbricati
sopra le collette di spicci e sigarette
su uomini e su cani
e piove sulle urla dei villani
sul
cimitero monumentale
sugli attacchini sugli spazzini
sulle chiese dei filippini
sui tavolini dei baracchini
sui gatti tristi dentro i cortili
sulle collane degli abusivi
sul padiglione degli infettivi
sopra i germani dentro i navigli
sui treni
caldi dei pendolari
sopra i silenzi dei tassinari
sulle africane per mezzo ai viali
sopra i parenti negli ospedali
e piove stasera anche sul chiuso della galera
... e venga
la pioggia a Novembre
a lavarmi i pensieri dal fango e dal mal.
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Tanco del
murazzo
Si sveglia
male, urla in cucina
fitte alla testa, memoria in rovina
parenti in casa, cinque di sera
tempo scaduto, si alza come c'è venuto
nervi asciugati, metallo in bocca
mette il giaccone, è già nell'angolo di sotto
al bar bigliardi, raduno del grifone
colosso anfibi, tatuaggi di pitone
sussurrano di come nella notte prima
gli altri son scesi come cani da rapina
slegati in squadra a testa china toro toro
hanno spazzato dei rifiuti la banchina
nel gelo di case e caserme s'incammina,
l'aria è strana alza lo sguardo
e sente in alto un grido di poiane
il freddo lo trapassa addosso,
smazza un grammo, allunga il passo
il tipo aspetta dietro il ponte senza fretta
il fiume è giallo, lento fango d'Orinoco
scorre tra i fuochi, gli spacci, i mangiafuoco
scende il murazzo, c'è una macchina bruciata
kebab arrosto e folla a grappoli in parata
le ragazze aspettano di uscire fuori per ballare
e intanto provano le scarpe nuove e ridono da sole
dentro casa, lei lo guarda e resta lì senza parlare
fuori tutto accade anche senza di noi
nel grotto spingono e si bercian Patuan
l'anfe che sale, caldo a fiotti, nervi tesi
Envisia serve al banco acqua minerale
ondeggiano sulle ginocchia tutti uguale
guarda lo specchio e vede in fondo
che per occhi adesso ci ha due buchi neri
e nel riflesso dell'abisso vede il pozzo che era un tempo anima sua
batte una sigaretta arrolla una cartina
mentre da dietro Chiurlo il rosso s'avvicina
sembra l'errore di una spinta alza la voce
è un attimo poi il tempo scorre più veloce
Big Jim lo centra con l'anfibio nel torace
rosso di sangue cade a terra braccia a croce
lo scalcia in faccia quando è steso già caduto
gli arabi scappano nel mucchio chiede aiuto
parte per sbaglio il colpo e fa, come un rumore di petardo
nel festino s'alza lento il volo del grande tacchino
chiude gli occhi e s'avvicina, sempre più vicina
l'ombra lo copre sull'asfalto senza fiato.
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