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Etna eruzione 2001
L'attività
di questa eruzione è iniziata intorno alla prima metà del mese
di luglio 2001, con una serie di terremoti che si sono succeduti a più
riprese fino all'inizio della fase eruttiva vera e propria. Le prime colate
laviche sono cominciate a fuoriuscire dal cratere di Sud-Est, dove si sono
verificate fontane di lava visibili dai paesi pedemontani. Nel frattempo una
lunga frattura si allargava lungo la Valle del Bove tranciando i cavi elettrici
della telecamera dell'INGV posta a sorveglianza della zona dei crateri sommatali,
pertanto questa telecamera ha purtroppo smesso di funzionare fin dall'inizio
dell'eruzione, la stessa è poi stata distrutta dalle esplosioni dei
crateri formatisi nella vicinanza.
Una delle prime fratture apertasi durante questa eruzione ha interessato la
zona intorno a Torre del Filosofo, parte bassa del cratere di Sud-Est a quota
2700mt. La macchina della protezione civile già da qualche settimana
in allerta cominciava così a mettersi in moto.
Giorno 18/7/2001 alle 2.20 ora locale, avveniva una scossa di terremoto in
prossimità dei Monti Calcarazzi e quindi l'apertura di una delle fratture
principali a quota 2.100mt., dalla quale iniziava da subito un'attività
effusiva con magma piuttosto denso seguito da un'intensa attività esplosiva
con emissione di ceneri e lapilli. Nel corso del pomeriggio la lava aveva
già raggiunto e attraversato la strada provinciale 92 all'altezza del
piazzale funivia minacciando da vicino il ristorante "La Capannina".
Le ruspe della Provincia, nel tentativo di deviare il cammino del fronte lavico,
costruivano quindi un argine di terra, mentre i vigili del fuoco gettavano
acqua sulla lava per raffreddarla e rallentarla, evitando così la distruzione
del ristorante "La Capannina" e proteggendo l'albergo "Corsaro"
che si trovava poco più avanti.
Il giorno successivo il fronte lavico partito da quota 2100 aveva già
raggiunto quota 1600mt. e procedendo con discreta velocità in direzione
del paese etneo di Nicolosi che si trovava ad una quindicina di chilometri.
Durante la discesa si è inizialmente temuto che la lava potesse lambire
la SP92, e quindi rendere inaccessibile il piazzale funivia, cosa che poteva
rendere molto difficoltosi i soccorsi.
Lo stesso giorno, la protezione civile decideva di bloccare l'accesso alle
zone sommitali attraverso la SP92 che nel frattempo stava diventando impraticabile
per il numero di macchine che i turisti sostavano in corsia.
Nei giorni seguenti la colata di quota 2100mt. dopo aver percorso una certa
distanza seguendo i pendii dell'Etna aveva cominciato a dare segni di rallentamento
in prossimità di zone più pianeggianti, infatti anche se ben
alimentata la morfologia del terreno tendeva a far allargare il fronte lavico
senza farlo proseguire oltre.
Intanto la macchina della protezione civile, capitanata dal Professor Barberi,
cominciava a fare le prime simulazioni al computer, per rendersi conto di
quale direzione poteva prendere la colata se fosse continuata l'alimentazione.
Da i risultati di queste analisi, il paese di Nicolosi risultava quello più
a rischio, anche se veniva continuamente ripetuto che la popolazione non correva
alcun pericolo. A questo punto il sindaco di Nicolosi dopo una riunione in
prefettura nel valutare lo stato di avanzamento della colata, decideva di
chiedere lo stato di Calamità.
I danni di questa eruzioni non cominciarono a farsi attendere: verso giorno
19/7/2001 il ristorante La Capannina, nonostante gli innumerevoli sforzi dei
vigili del fuoco era ormai quasi sommerso dalla lava.
Il magma che usciva dalla frattura apertasi a quota 2.700 alla base del Cratere
di Sud-Est e da altre fratture apertesi in quei giorni a quote un po' più
basse, si incanalava un po' verso la Valle del Bove e un po' lungo il tracciato
del terzo skilift degli impianti di risalita, e cominciava così la
lenta agonia degli impianti della funivia e dello skilift, inoltre la particolare
fluidità della stessa cominciava a far temere per le piste di sci e
per il piazzale di Rifugio Sapienza.
Nonostante il divieto a percorrere la strada provinciale 92 fino al Rifugio
Sapienza, moltissimi turisti si riversavano per vedere le colate eludendo
i posti di blocco, così che, purtroppo un turista rimaneva gravemente
ferito, mentre curiosava vicino alle bocche eruttive.
Mentre la colata di quota 2100mt. giorno 20/7/2001 raggiungeva quota 1350mt.,
quella partita da molto più in alto da quota 2700mt. si incanalava
lungo le piste sciistiche distruggendole, lo stesso giorno nuove fratture
intorno a quota 2500mt e 2600mt si aprivano nella valle del Leone nella zona
nord-ovest del vulcano.
Il fronte lavico della colata più in basso, aveva raggiunto un'ampiezza
di 250mt. investendo boschi e castagneti, costringendo la guardia forestale
ad interventi antincendio con l'ausilio di un elicottero della Marina Militare
che prelevava l'acqua da un serbatoio a Monte Sora e un Canadair che prelevava
l'acqua dal mare. Grazie a questi interventi si è riusciti a limitare
i danni alla vegetazione.
Nei giorni seguenti dalla frattura di quota 2550mt., alle spalle della Montagnola,
avveniva un emissione di ceneri vulcaniche d'impressionante portata, così
che giorno 22/7/2001 si doveva procedere alla prima chiusura dell'aeroporto
di Catania, infatti la cenere trasportata dal vento aveva invaso le piste
dell'aeroporto Fontanarossa rendendo impossibili decolli ed atterraggi.
Le ceneri, trasportate dal vento, arrivavano fino a Siracusa, causando parecchi
disagi alle popolazioni etnee e non. Queste ceneri sono sostanzialmente delle
polveri abrasive, pericolose per gli occhi soggetti a congiuntiviti, pericolose
per le strade che diventavano sdrucciolevoli e per l'agricoltura esposta alla
moria delle piante sommerse dalla cenere.
Nonostante le numerose colate e l'incessante attività esplosiva dell'Etna,
la protezione civile continuava a ricordare che la situazione non era particolarmente
grave e sicuramente non era rischiosa per le popolazioni, secondo loro era
tutto sotto controllo. Intanto la colata più lunga era già giunta
a quota 950mt. a circa 4 chilometri da Nicolosi. Veniva dichiarato ufficialmente
lo stato d'emergenza.
Si costruivano i primi argini per tentare di salvare la funivia e il Rifugio
Sapienza, minacciati ormai dalla colata partita da quota 2550mt., da quella
frattura ormai chiamata Montagnola 2. Il lavoro dei ruspisti era incessante,
alla fine i primi piloni della funivia venivano distrutti comunque, ma il
Rifugio Sapienza era salvo. Tutto ciò avveniva in un clima di tensione
fra la Protezione Civile e l'Ente del Parco dell'Etna che non aveva mai voluto
deviazioni del corso della lava.
Purtroppo non si salvava il piazzale funivia, che veniva invaso da migliaia
di mq. di lava minacciando molto da vicino le piccole botteghe del piazzale.
I commercianti risultavano essere i più danneggiati da questa eruzione,
il piazzale dei "souvenir" veniva distrutto.
Verso giorno 26/7/2001 la funivia e lo skilift venivano completamente distrutti,
e nuove bocche eruttive intorno a quota 2550mt. davano vita a nuove colate,
sicuramente questa eruzione verrà ricordata come una delle più
anomale, l'Etna sembrava un colabrodo, ovunque fratture ed effusioni laviche.
Venivano stanziati inizialmente circa 15 miliardi dalla protezione civile
e poi altri 40 a carico dello stato per far fronte l'emergenza.
Durante la notte del 27/7/2001 gli argini a protezione del Rifugio Sapienza
si rilevano validi e il rifugio fortunatamente si salva definitivamente. Il
rifugio andava difeso a ogni costo perchè oltre ad essere un edificio
storico sull'Etna, era anche una parte importante del sistema di rilevamento
dell'attività del vulcano a cui faceva riferimento l'INGV. Lo stesso
giorno l'aeroporto di Catania Fontanarossa veniva nuovamente chiuso al traffico
per le ceneri che non avevano mai smesso di cadere, i voli venivano dunque
dirottati a Palermo.
L'attività del vulcano sembrava incessante, nella notte del 30/7/2001
la stazione d'arrivo della funivia viene inghiottita dalla colata fuoriuscita
dalla Montagnola 2. Almeno quattro sono le colate che a fine luglio risultavano
ancora alimentate, la situazione di pericolo per il paese di Nicolosi sembrava
però ormai scampata, la colata sembrava ormai rallentare decisamente.
Nei primi di agosto 2001 la bocca posta a quota 2550, quella dalla quale fuoriusciva
magma che in parte andava verso la valle del Bove e in parte minacciava il
rifugio Sapienza, non era più alimentata, così come quella da
cui usciva la lava che si era fermata a poco meno di 4 chilometri da Nicolosi.
Le colate che proseguivano andavano comunque a sovrapporsi alle colate precedenti
rendendo il loro scorrere molto lento.
Le emissioni di ceneri continuavano comunque per parecchi giorni, ma l'alimentazione
delle colate era ormai finita.
L'eruzione ha causato parecchi danni:
· Gli impianti di risalita sono andati quasi completamente distrutti,
sia lo skilift, sia la funivia.
· La pista di sci è stata completamente sommersa dal magma,
anche se in futuro sarà possibile sciare nuovamente, sicuramente le
piste avranno un altro aspetto. Sulla colata la neve si scioglierà
almeno ancora per un paio di anni, così per poter approfittare delle
nevicate dovremmo probabilmente attendere l'inverno del 2003.
· I commercianti della zona hanno subito ingenti danni, e fin quando
non verrà ripristinato il piazzale funivia, la loro attività
potrebbe non andare come prima.
· Con la chiusura dell'aeroporto e la cattiva pubblicità fatta
all'estero sui fantomatici rischi di vita per il turista, anche il turismo
di questa estate 2001 è stato seriamente danneggiato.
Attualmente l'attività dell'Etna è molto scemata e non presenta
fenomeni di grande rilevanza. Continuano ad essere attive le bocche sommitali
caratterizzate da emissione di gas e ceneri (18/8/2001).