CRITICA LETTERARIA: IL CINQUECENTO

 

Luigi De Bellis

 
 
 

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Il linguaggio tecnico del "Principe"
di F. CHIAPPELLI



Il linguaggio del Principe nasce dall'incontro di una tendenza alla creazione di un linguaggio tecnico della politica, che appare soprattutto dal lessico, con la tensione passionale che determina soprattutto la formazione di una sintassi nuova e variata, sia nella ricerca di un'alta e persuasiva oratoria, sia nel raggiungimento di una calda espressività.

Il Machiavelli scrive con una chiara consapevolezza del fattore terminologico, ammette l'eventualità di neologismi e il loro diritto d'entrata in una lingua.

Non crea tuttavia, nel Principe, neologismi formali: tende piuttosto a fissare in date eccezioni termini d'uso generale, secondo il procedimento tecnificante che sarà poi quello per es. di Galileo. Attinge questi termini sia al suo patrimonio linguistico culturale (latinismi), sia al suo patrimonio linguistico naturale (fiorentinismi); ma moderatamente: il suo lessico è composto di latinismi e di fiorentinismi moderati. Nell'esame del materiale linguistico a cui il Machiavelli ha attinto per costituire il suo linguaggio, risulta la sorveglianza esercitata sulla parte lessicale, e la noncuranza con cui è stato trattato l'aspetto morfologico. In questo si osserva l'accoglienza incontrollata della morfologia spontanea non solo del fiorentino, ma dei vari strati sociali del fiorentino promiscuamente. Questo fatto si inquadra del resto senza suscitare meraviglia nella storia della nostra lingua. Basta ricordare la crisi linguistica post-boccaccesca, non ancora studiata nei particolari ma già evidente nel suo primo esempio di valore letterario, il Sacchetti; e si vedrà che di tale crisi il Machiavelli è l'ultimo esempio grande.

Tuttavia la costituzione di un sistema terminologico nel Principe avviene sulla base del materiale linguistico descritto, e per l'assenza di veri neologismi, attraverso operazioni sintattiche. Vengono scelte nella loro famiglia sinonimica alcune parole che l'autore comincia ad adoperare in costrutti assoluti, attribuendo loro un significato definito e costante. Oltre che dalle condizioni sintattiche (o meglio in concomitanza con esse) la tecnificazione di parole fondamentali della fenomenologia machiavelliana (come ruinare, spegnere, stato) risulta anche dall'istituzione di una casistica in termini di necessità, e dalla estrinsecazione massima dei rapporti causali. Caratteristiche generali che non è difficile mettere in rapporto con le più evidenti correnti di pensiero dell'umanesimo, come l'orientamento naturalistico, la ricerca di controllabilità (concetto di virtú in opposizione a quello di fortuna, ecc.). Il confronto del Principe con le altre opere del Machiavelli, in relazione a questi termini tecnificati, mostra che l'incertezza terminologica tocca assai meno il Principe che, per es., i Discorsi; da una parte perché il linguaggio del Principe ha carattere trattatistico, mentre quello delle altre opere ha carattere epistolare, narrativo, discorsivo, ecc.; dall'altra perché il linguaggio del trattato appare come il prodotto delle esperienze espressive del Machiavelli anteriori al 1513. Del resto col nome di trattato definisce il Principe il Machiavelli stesso, nei due passi dei Discorsi in cui lo cita: «Sarebbeci da mostrare a questo proposito il modo tenuto dal Popolo romano nello entrare nelle provincie d'altrui, se nel nostro trattato de' Principati non ne avessimo parlato a lungo» (II, 1); «se da uno principe si debbono osservare simili modi o no, largamente è disputato da noi nel nostro trattato De Principe» (III, 42).

Il sistema terminologico del Principe è tale solo nelle sue grandi linee, nelle sue nozioni fondamentali. La spinta obbiettiva, trattatistica, tecnificatrice, ha operato sui dati di pensiero che esprimono i fenomeni fondamentali della biologia statale, dall'istituzione alla dissoluzione dell'organismo politico. La folla di exempla, di casi particolari, di varietà umane contenuta dalla storia è rimasta ordinata in questa struttura, ma non immobilizzata. Fra gli exempla sono seminati molti casi di diretta esperienza, carichi dell'intonazione affettiva rimasta nella memoria insieme all'insegnamento, anzi vera conservatrice di quei fatti come insegnamento. Un'altra spinta, soggettiva, affettiva, stilistica, si impone qui, e mantiene all'interno della struttura tecnica una mobilità di particolari, una variabilità di sfumature e una capacità di calore assai sviluppata. Le manifestazioni della spinta stilistica sono fra le più varie, e vi rientrano le tendenze artistiche verso un'alta espressività, come le tendenze oratorie verso la persuasività del discorso, come pure quegli «aperti segni di un'austera e dolorosa coscienza morale» di cui parla il Croce nel suo noto saggio sul Machiavelli.

2001 © Luigi De Bellis - letteratura@tin.it