Il romanzo non è diviso in capitoli, ma presenta stacchi bianchi a intervalli
irregolari; in appendice, una «Testimonianza» dell'autore. È l'ultimo romanzo di
Jovine, pubblicato postumo. Al centro dell'azione sono le terre del Sacramento,
un grande feudo molisano in grave decadenza, il cui proprietario è l'avvocato
Enrico Cannavale. Intorno alla terra -elemento dominante che avvicina questo
romanzo a Fontamara di Silone - «s'aggrovigliano gl'intrighi, le superstizioni,
i rancori» (Natalia Ginzburg) dei protagonisti: Enrico Cannavale, uomo dotato di
qualche velleità socialista, dedito al bere, al gioco e alle donne; la cugina
Laura de Martiis, che riesce a sedurlo e a divenire sua moglie; Luca Marano, un
ex seminarista figlio di contadini, studente in legge a Napoli, giovane di
nobili ideali. Accanto a loro, una selva di personaggi minori e minimi, ben
distinguibili: da una parte i "padroni" e i loro amici (avvocati, notai, nobili
e nobilastri ecc.), dall'altra i contadini e i diseredati.
La vicenda si svolge, tra il 1921 e il 1922, nei paesi di Calena e Morutri, alla
vigilia della Marcia su Roma. Enrico Cannavale è sommerso dai debiti; tenta di
gestire la grande proprietà del Sacramento, ma non ha né la voglia né la
costanza di applicarsi per uscire da una situazione che volge al peggio; ha
delegato tutto al proprio fattore Felice Protto, che lo imbroglia regolarmente.
Un giorno, nella vita di Enrico entra la cugina Laura de Martiis, tornata a
Calena a causa di un lutto familiare dopo aver vissuto alcuni anni a Napoli; i
due cominciano a frequentarsi e alla fine si sposano. Laura decide di occuparsi
del Sacramento, per tentare di riportare ordine negli sconclusionati affari del
marito e di scongiurare il tracollo finanziario che sembra imminente. Ottenuta
una delega totale da parte di Enrico, Laura si dedica con grande energia ed
entusiasmo all'impresa. Ricorre così anche all'aiuto di Luca, impiegato dallo
zio in piccoli servizi di notariato locale; in realtà, Luca "serve" a Laura
principalmente come tramite con i contadini di Calena e Morutri, presso i quali
il giovane gode di notevole prestigio grazie ai suoi studi universitari, alla
sua cortesia e ai consigli legali pieni di buon senso che dispensa a chiunque
gliene chieda.
I propositi di Laura sono onesti: il suo fine pare davvero quello di risanare la
situazione finanziaria del Sacramento, tanto che non esita profondere
nell'impresa denari e proprietà personali, e a esporsi in prima persona per
ottenere prestiti a Napoli. Grazie alle sue amicizie, Laura ottiene credito,
nonostante la proprietà sia già gravata da ipoteche; perché il denaro arrivi,
occorre però che le terre comincino a fruttare: i contadini devono mettersi al
lavoro. Qui interviene Luca: il suo compito è convincere i contadini ad
anticipare lavoro in cambio della promessa di ottenere, dopo i primi raccolti,
degli appezzamenti di terreno in concessione. I contadini accettano la proposta
e cominciano a lavorare, fiduciosi nella parola data da Luca. Per un po' di
tempo, tutto sembra procedere per il meglio, quando, improvvisamente, lo
scenario cambia: Laura parte con il marito (convalescente dopo uno scontro con i
fascisti locali) e non dà più notizie di sé; dopo qualche tempo, Enrico torna da
solo a Calena, e Laura sembra sparita nel nulla. Luca si mette sulle sue tracce:
va a Napoli, la cerca, ma senza risultato; infine apprende che è partita per San
Remo. Intanto da Calena giungono notizie allarmanti: molti contadini hanno
ricevuto ingiunzioni di sfratto, altri si sono visti moltiplicare venti, trenta
volte il canone di affitto. La situazione precipita: un'anonima società di Roma
risulta la reale proprietaria delle terre, e opera con l'intenzione di scacciare
i contadini dalle zone più fertili, riservando loro quelle più aride e pietrose,
a prezzi di affitto esorbitanti. Luca torna a Calena e organizza una "resistenza
bianca": i contadini vogliono solo lavorare e pretendono il rispetto della
parola data. Così le terre del Sacramento vengono occupate; ma la calata di
fascisti e carabinieri coalizzati spazza via il tentativo dei contadini. Luca e
qualche altro restano sul campo.
«Luca è vivo e vero: un magistrale ritratto», ha scritto Emilio Cecchi. Questo «jeune
homme, povero illuso», che «troverà la morte, a difesa non più d'un diritto, ma
d'un'idea» (Giuseppe De Robertis) resta tra le migliori e più solide figure di
"eroi" della letteratura meridionalista. Del romanzo andò in onda nel 1970 un
adattamento televisivo con la regia di Silverio Blasi.
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