Vorrei fare una piccola precisazione
riferendomi ai tre punti della "rivoluzione informatica",
riterrei opportuno aggiungere un quarto punto, ossia quello
del come sfruttare al meglio le potenzialità di un
materiale. Ci siamo resi conto studiando la storia dell'architettura,
che in ogni epoca le migliori innovazioni architettoniche
sono avvenute grazie ad uno studio ricco e meticoloso dei
diversi tipi di materiali da costruzione, mi spiego: il periodo
romano vede la scoperta della volta questa bellissima innovazione
non è altro che il risultato ottenuto, dopo una serie
di ricerche e fallimenti, sottoponendo alla massima espressione
strutturale la muratura; bene la soluzione a volta è
a questo punto il limite massimo da essa consentita. |
Successivamente per grandi
linee arriva il medioevo,
anche qui le ripetute sperimentazioni hanno reso possibile
la sorprendente possibilità di indirizzare lì
dove si voleva le spinte di serie di archi sovrapposti,
ottenendo addirittura esasperando il concetto di "smaterializzazione"
delle masse murarie. Arriviamo ai giorni nostri saltando
tutte le successive epoche e relative innovazioni (per non
parlare del grande innovatore Borromini), in effetti, stiamo
assistendo ad un totale cambiamento del fare architettura,
Gehry, Benish, Zaha Hadid e tanti altri sono gli artefici
indiscussi di questa nuova epoca descritta come lei sostiene
rivoluzione informatica, ma come è stato possibile
ottenere un così tale risultato di forme spaziali
tanto complesse quanto
affascinanti?
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Le architetture disegnate da Gehry
si liberano nello spazio deformando il concetto canonico
di struttura portata e portante, gli ambienti non sono più
facilmente comprensibili non basta un primo impatto per
focalizzare il tutto. La parola chiave diventa deformare
oppure, usando un termine più attuale decostruire,
le possibilità sono infinite ma in realtà
quello che ci sfugge, o forse solo a me in principio sfuggiva,
è il fatto che la cosa che per primo si modifica
non è la semplice scatola, ma è lo scheletro
da essa contenuta, e quindi il materiale da costruzione
utilizzato. Concludo con l'affermare che anche questa volta
la storia si ripete, l'informazione si arricchisce e con
essa la possibilità di sfruttare al meglio le potenzialità
di quel materiale, arrivando al punto di avere non il semplice
pilastro o la semplice trave ma una forma ondulata che assolve
tale scopo.
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