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Precedenti teorici: Fontana,
il movimento Spaziale e i "nuovi media"
In Italia le radici di un¹attenzione
al medium televisivo come nuova tecnica artistica, o come
espansione delle possibilità dell¹operatività
artistica, hanno origini lontane, le quali partendo dall¹esaltazione
del "mezzo nuovo" in ambito Futurista trovano
con Fontana e il gruppo degli Spaziali una precoce teorizzazione.
L¹importanza dei nuovi media,
ma anche della relazione tra video e arte, era stata già
anticipatamente avvertita all¹avvio degli anni trenta proprio
in ambito futurista con il manifesto La Radia firmato
da Marinetti e Masnata nel 1933. In questo manifesto si
esalta la televisione che, come sottolinea Fagone, "finalmente
può realizzare una simultaneità planetaria
di sensazioni, rendere ridicola ogni malinconica nostalgia
dell¹ "altrove""13,
e dopo aver affermato che "possediamo ormai una televisione
di cinquantamila punti per ogni immagine grande su schermo
grande", si propongono questi nuovi media, quali la
radio e la televisione come "un¹arte senza tempo né
spazio senza ieri e senza domani"14.
Ma i rapporti del video
con il Futurismo sono sottolineati anche da Nam June Paik
che esplicitamente dichiara l¹importanza teorica del Futurismo
nella storia del video, proprio per l¹attenzione posta da
questo alla componente "tempo"15,
ma anche per l¹idea, teorizzata nei Manifesti futuristi,
di dispositivi tecnologici e complessi che utilizzano luci,
colori, forme in movimento, e suoni in una sintesi coinvolgente
che sarà l¹elemento chiave delle videoinstallazioni
dello stesso Nam June Paik.
Per altro verso anche Maurizio
Calvesi, parlando di videoarte, si sofferma sull¹importanza
del Futurismo16: "I
futuristi furono i primi a introdurre la tecnologia nell¹arte
(con le "fotodinamiche" di Bragaglia) e a interessarsi
al film come forma espressiva "al di là"
della pittura. Marinetti, Manifesto della cinematografia
futurista, 1916: "Il cinematografo, essendo essenzialmente
visivo, deve compiere anzitutto l¹evoluzione della pittura:
distaccarsi dalla realtà, dalla fotografia, dal grazioso
e dal solenne. Diventare antigrazioso, deformatore, impressionista,
sintetico, dinamico, parolibero. Occorre liberare il cinematografo
come mezzo di espressione per farne lo strumento ideale
di una nuova arte immensamente più vasta e
più agile di tutte quelle esistenti. [Š] Nel film
futurista entreranno come mezzi di espressione gli elementi
più svariati: dal brano di vita reale alla chiazza
di colore, dalla linea alle parole in libertà, dalla
musica cromatica e plastica alla musica di oggetti. Esso
sarà insomma pittura, architettura, scultura, parole
in libertà, musica di colori, linee e forme, accozzo
di oggetti e realtà caotizzata. Offriremo nuove ispirazioni
alle ricerche dei pittori i quali tendono a sforzare i limiti
del quadro""17.
Dunque ciò che vorrei
sottolineare è la possibilità di rintracciare
una linea, soprattutto per quanto riguarda i proponimenti
teorici, che partendo dal Futurismo, attraverso le prese
di posizione dei manifesti di Fontana e del gruppo degli
"spaziali", giunge sullo scorcio degli anni Cinquanta
e lungo gli anni Sessanta alle proposizioni dell¹arte concettuale
nelle sue molteplici manifestazioni18.
Questa linea si fonda su una ipotesi di "riduzione
all¹effimero" e al "puro gesto dematerializzato",
che per certi aspetti costituisce il terreno in cui si sviluppa
e cresce la pratica video.
Altro elemento di cui si
è nutrito tale percorso è rintracciabile in
una certa "esaltazione immaginativa dell¹artificiosità"
che permea il manifesto Ricostruzione futurista dell¹universo,
proposto da Balla e Depero nel marzo 1915, e che Crispolti
suggerisce come chiave di lettura strutturale della poetica
di Fontana19, ma che è
presente con una certa insistenza anche nei manifesti "spaziali"
e successivamente nella pratica "sperimentale"
degli artisti che si interesseranno al video nel corso degli
anni Settanta.
Ma proseguiamo con ordine.
Il senso di esaltazione artificiosa e l¹attenzione verso
il "mezzo nuovo" assume un¹importanza fondamentale
nella poetica futurista, e nella Ricostruzione futurista
dell¹universo così viene espressa: "La
scoperta-invenzione sistematica infinita mediante l¹astrattismo
complesso costruttivo rumorista, cioè lo stile futurista.
Ogni azione che si sviluppa nello spazio, ogni emozione
vissuta, sarà per noi intuizione di una scoperta"20.
Nei Manifesti Spaziali questo
senso di esaltazione artificiosa, questa importanza attribuita
al "mezzo nuovo" o alla "materia nuova",
si arricchisce di una nuova consapevolezza tecnologico-scientifica:
"Gli artisti anticipano gesti scientifici, i gesti
scientifici provocano sempre gesti artistici. Né
radio né televisione possono essere scaturiti dallo
spirito dell¹uomo senza un¹urgenza che dalla scienza va
all¹arte. E¹ impossibile che l¹uomo dalla tela, dal bronzo,
dal gesso, dalla plastilina non passi alla pura immagine
aerea, universale, sospesa"21.
L¹anno successivo nel Secondo
manifesto dello Spazialismo viene postulata la liberazione
del quadro "dalla sua cornice" e la scultura "dalla
sua campana di vetro", giungendo ad affermare che:
"Una espressione d¹arte aerea di un minuto è
come se durasse un millennio, nell¹eternità. A tal
fine, con le risorse della tecnica moderna, faremo apparire
nel cielo: forme artificiali, arcobaleni di meraviglia,
scritte luminose. Trasmetteremo, per radiotelevisione, espressioni
artistiche di nuovo modello"22.
Perfettamente calzante sembra
allora la definizione di Fontana come un "evoluzionista
dell¹arte" proposta da G. Brownstone23.
Posizione, questa, tra l¹altro già apertamente dichiarata
nell¹incipit del Manifesto Blanco del 1946: "Noi
continuiamo l¹evoluzione dell¹arte"24;
e successivamente arricchita di una maggiore attenzione
verso il "mezzo", ancora nell¹incipit del Manifesto
tecnico dello Spazialismo del 1951: "Noi continuiamo
l¹evoluzione del mezzo nell¹arte"25.
Ma le dichiarazioni più
importanti, sia per le connessioni con il Futurismo che
per le anticipazioni delle future ricerche e sperimentazioni
video, le abbiamo nella Proposta di un regolamento del
movimento Spaziale, del 1950, e infine nel Manifesto
del movimento spaziale per la televisione, distribuito
il 17 maggio del 1952 in occasione di una trasmissione televisiva
della Rai-Tv di Milano allestita dallo stesso Fontana.
Il terzo manifesto, dunque,
dopo aver precisato tra le altre cose il proponimento "di
raggiungere una forma d¹arte con mezzi nuovi che la tecnica
mette a disposizione degli artisti" e che, come ho
già accennato, "la grande rivoluzione degli
Spaziali sta nell¹evoluzione del mezzo nell¹arte",
e dunque nell¹impiego dei "mezzi nuovi, come la radio,
la televisione, la luce nera, il radar e tutti quei mezzi
che l¹intelligenza umana potrà ancora scoprire",
accenna infine ad un margine di libertà che in qualche
modo anticipa le proposizioni "comportamentali"
dei decenni successivi: "L¹artista Spaziale non impone
più allo spettatore un tema figurativo, ma lo pone
nella condizione di crearselo da sé, attraverso la
sua fantasia e le emozioni che riceve"26.
Fin qui i riferimenti alla
televisione dei manifesti di Fontana non individuano delle
vere e proprie specificità "video", ma
si limitano a definire un generale orizzonte tecnologico
cui l¹arte doveva far ricorso per evolversi con i tempi,
per superare i limiti del quadro, per proiettarsi in una
spazialità illimitata. Con il Manifesto del movimento
spaziale per la televisione, del 1952, si fa più
esplicita l¹individuazione delle caratteristiche del mezzo,
sia per quanto riguarda la trasmissione che per quanto concerne
la definizione dell¹opera stessa: "Noi spaziali trasmettiamo,
per la prima volta nel mondo, attraverso la televisione,
le nostre nuove forme d¹arte, basate sui concetti dello
spazio [Š] La televisione è per noi un mezzo che
attendevamo come integrativo dei nostri concetti. Siamo
lieti che dall¹Italia venga trasmessa questa nostra manifestazione
spaziale, destinata a rinnovare i campi dell¹arte. E¹ vero
che l¹arte è eterna, ma fu sempre legata alla materia,
mentre noi vogliamo che essa ne sia svincolata, e che attraverso
lo spazio, possa durare un millennio, anche nella trasmissione
di un minuto. Le nostre espressioni artistiche moltiplicano
all¹infinito, in infinite dimensioni, le linee d¹orizzonte;
esse ricercano una estetica per cui il quadro non è
più quadro, la scultura non è più scultura,
la pagina scritta esce dalla sua forma tipografica"27.
L¹impiego della televisione,
quindi, porta con sé la coscienza e l¹intenzionalità
di ridefinire la nozione di opera come oggetto, ma anche
di proporre interrogativi sulla sua struttura, sulla percezione
e sul rapporto con il pubblico. Interessante a mio avviso
si rivela l¹idea della televisione come mezzo "integrativo"
dei concetti dell¹artista, che in qualche modo fissa una
direzione nella modalità di utilizzo del medium televisivo,
soprattutto per quanto riguarda le proposizioni degli artisti
italiani che si occuperanno di video nei decenni successivi28.
Altrettanto importanti risultano
le idee di un¹espansione dell¹opera verso un pubblico virtualmente
illimitato, di una "dematerializzazione" dell¹opera d¹arte,
e infine di un superamento della dimensione temporale confinata
alla trasmissione, proprio attraverso la sua dimensione
spaziale. Spazio quindi come categoria mentale oltre che
fisica, non rimando illusionistico ma "processo concettuale",
così come il "puro gesto" dematerializzato
che lo genera, e per questo non "immortale", ma
"eterno"29.
Come scrive Silvia Bordini:
"Ultimo tra gli scritti programmatici di Fontana il
Manifesto per la Televisione costituisce forse il
paradigma più preciso di quel legame positivo, creativo
tra arte scienza e tecnologia cercato dall¹artista, veicolo
auspicato del superamento dei linguaggi tradizionali in
una sintesi nuova"30.
Contemporaneamente alla
distribuzione del Manifesto del movimento spaziale per
la televisione, come ho già accennato, viene
realizzata una trasmissione sperimentale televisiva. Questa
anche se si presenta come l¹unico tentativo di utilizzazione
reale di un "mezzo nuovo", la televisione, per
produrre e trasmettere un¹arte nuova, comunque assume un
valore ed un significato particolare, sia all¹interno dello
sviluppo della poetica di Fontana che per quanto riguarda
il rapporto con la "televisione" e le sue caratteristiche
formali31.
Infatti scrive Crispolti:
"La nascita dei "buchi" di Fontana va posta
esattamente in relazione a questa implicazione di nuove
tecnologie, non per nulla le prime tele e carte-telate bucate
sono impiegate da Fontana per le proiezioni di "immagini
luminose in movimento" in esperimenti televisivi della
Rai-Tv di Milano all¹inizio del 1952"32.
Ma questa trasmissione televisiva si pone soprattutto come
una sperimentazione innovativa per l¹Italia, che comincerà
le regolari emissioni pubbliche solo nel 1954, e dove Fontana
riesce ad integrare la tematica artistica dello spazialismo
con le caratteristiche formali del mezzo, creando un¹opera-evento
progettata appositamente per la televisione, una sorta di
"video d¹artista" ante litteram, in cui le forme
non solo interagiscono programmaticamente con la luce ma
sono animate e spazializzate proprio dal dispositivo tecnico
dell¹emittente: "Sul monitor il quadro con i buchi,
che costituisce la matrice originaria, si trasforma in evento;
l¹opera si dinamizza e si dà non più come
termine finale e compiuto di un processo ma come un processo
in atto, si identifica con la durata effimera della trasmissione
smaterializzandosi"33.

Note
- 13. Vittorio Fagone,
L'immagine video, Feltrinelli, Milano, 1990, p.
164.
- 14. F. T. Marinetti, P. Masnata, La
Radia, Manifesto futurista, settembre 1933, in Ricostruzione
futurista dell'universo, a cura di E. Crispolti, Mole
Antonelliana, Torino, 1980, p. 208.
- 15. Cfr. M. M. Gazzano, A. Zaru (a cura
di), Il Novecento di Nam June Paik, Carte Segrete,
Roma, 1992, p. 29.
- 16. L'interesse di Calvesi è posto in
particolare modo sui "film di artista", di cui la videoarte
ne sarebbe solo una "figlia", e quindi le sue considerazioni
sul Futurismo sono solo indirettamente riferite al video.
- 17. Maurizio Calvesi, Documenti di
un percorso, in La coscienza luccicante, a
cura di P. S. Serra Zanetti, M. G. Tolomei, Gangemi, Roma,
1998, p. 55.
- 18. A partire da Piero Manzoni e Yves
Klein, che per certi aspetti ne sono all'origine, comprendendo
tutte quelle manifestazioni che in qualche modo propongono
una "rastremazione mentale" del proprio operato, anche
al di fuori di una presunta purezza e di un radicalismo
di esperienze specificamente "concettuali".
- 19. Cfr. E. Crispolti, Carriera "barocca"
di Fontana, "Il Verri", a. III, n. 3, Milano, giugno
1959.
- 20. G. Balla, Depero, Ricostruzione
futurista dell'universo, 1915, in Ricostruzione
futurista dell'universo, a cura di E. Crispolti, Mole
Antonelliana, Torino, 1980, p. 28.
- 21. Primo manifesto dello Spazialismo,
redatto nel magggio 1947 da B. Joppolo, L. Fontana, G.
Kaisserlian, M. Milani, in E. Crispolti, Lucio Fontana,
Catalogo generale, Electa, Milano, 1986, p. 35.
- 22. Secondo manifesto dello Spazialismo,
redatto nel marzo 1948 da L. Fontana, G. Dova, B. Joppolo,
G. Kaisserlian, A. Tullier, in Lucio Fontana. Catalogo
generale, op. cit., 1986, p. 36.
- 23. Cfr. Un évolutionnaire de l'art,
di G. Brownstone in Lucio Fontana, catalogo della
mostra, Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris, giugno,
1970.
- 24. Manifesto Blanco, 1946, in Lucio
Fontana. Catalogo generale, op. cit., 1986, p. 34.
- 25. Manifesto tecnico dello Spazialismo,
1951, in Lucio Fontana. Catalogo generale, op.
cit., 1986, p. 36.
- 26. Proposta di regolamento del movimento
spaziale, firmato il 2 aprile 1950, da L. Fontana, M.
Milani, G. Giani, B. Joppolo, R. Crippa, C. Cardazzo,
in Lucio Fontana. Catalogo generale, op. cit.,
1986, p. 36.
- 27. Manifesto del movimento
spaziale per la televisione, 17 maggio 1952, firmato da
Ambrosini, Burri, Crippa, Deluigi, De Toffoli, Dova, Donati,
Fontana, Giancarozzi, Guidi, Joppolo, La Regina, Milena
Milani, Morucchio, Peverelli, Tancredi, Vianello, in Lucio
Fontana. Catalogo generale, op. cit., 1986, p. 37.
- 28. Come vedremo più avanti la ricerca
video in Italia nel corso degli anni Settanta si caratterizzerà
prevalentemente per l'uso del video come mezzo integrativo
delle proposizioni "concettuali" degli artisti stessi.
- 29. Sull'uso della televisione inserita
in una problematica spaziale Fontana torna in altre occasioni,
quali la dichiarazione Perché sono spaziale del 1952,
ma anche in una conversazione con Carla Lonzi di un decennio
più tardi, ribadendo così l'interesse per il mezzo televisivo,
e per le sue capacità di attivazione sensoriale, oltre
che visiva e spaziale. Cfr. Silvia Bordini, Videoarte
e arte. Tracce per una storia, Lithos, Roma, 1995,
p. 24.
- 30. Videoarte e arte. Tracce per una
storia, op. cit., 1995, p. 24.
- 31. Sulla trasmissione sperimentale di
Fontana per la Rai-TV, cfr. anche il recentissimo articolo
di Matteo Chini, Prove tecniche di spazialismo,
in "Art e Dossier", n. 145, maggio 1999, pp. 13-16.
- 32. Lucio Fontana. Catalogo generale,
op. cit., 1986, p. 18.
- 33. Videoarte e arte. Tracce per una
storia, op. cit., 1995, p. 22.

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