Murice

Il gioco a rimpiattino con le meduse dalle forme e dai colori più strani e meravigliosi, continuano ad affascinare Murice: lei conosce le insidie e ............. sta attenta a tenersi a debita distanza, ma non rinuncia alle intriganti tentazioni della sfida. Ma paga di svaghi, interrompe il gioco per lanciarsi in un pazzo inseguimento del simpatico Ippocampo, dall'evanescente pesce Ago, dal Rombo dagli strani occhi, dalla coloratissima Triglia e dallo "sciocco" Polpo che, quando si vede perduto, mette un tentacolo davanti agli occhi convinto di non essere visto.

Infine la nostra janedda raccoglie le alghe più belle:
la Padina Pavonia e la Peissonelia Squamaria per ornarsi i lunghi e folti capelli bruni.

All'alba e al tramonto, con il mare liscio come una tavola lucente, si adagia sulla battigia intenta a contemplare il volteggiare dei Gabbiani Reali plananti sulle ignare prede, con grida rauche e stridenti, la flessuosità dei Cormorani dal Ciuffo con il lungo collo a periscopio, il librarsi nel cielo di Falchetti e Aquile.

Al sorgere di Venere "S'Istedda e chenadorzu" la jana più saggia e fantasiosa della colonia raduna attorno a sè le janeddas e rispolvera per loro i "cantos de foghile": quello dell'infelice papa Ponziano e prete Ippolito, esiliati in quest'isola per lavorare il granito, dall'imperatore romano Massimino; quello degli abitanti del villaggio medievale Gurguray, che sorgeva in una piccola pianura a nord-ovest dell'isola; quello della bellissima villa di Tommasa de Serra e di Su Casteddu 'e Molara che sorgeva in cima ad un colle roccioso a strapiombo sulle acquee color smeraldo del Tirreno. Era il punto strategico per avvistare i nemici avidi di conquiste che imperversavano per saccheggiare le coste sarde.